Fine secolo - 23-24 novembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 23 / DOMENICA 24 NOVEMBRE 32. LACt,ASSE DIC8ZEK ..._________________ di Margherita BELARDETTI --------------------------------------' La scuola privata di diseg110,ritaglio, collage fo11data da ·Fra11zCizt•k per i bambini, o forse dai bambi11iper Franz Cizek. Lavori che piacciono poco alla mamma. Molto ai bambi11i. F ranz Cizek, nativo della 'Boemia, si tra– sferisce nel I 885 a Vienna per frequen– tare l'Accademia della Belle Arti, dopo aver passato un periodo a Monaco e viaggiato1 in lungo e in largo per l'Europa. Affitta unà camera da un fal_egnamee passa le sue ore di– pingendo al cavalletto: i bambin~ del suo ospi– te, di 4 e 6 anni, lo guardano incantati e lo pre– gano di poter fare lo stesso. Dal vicinato ne ac– corrono altri. con carta e matite. Da questa esperienza vivace e immediata pren-· de l'avvio il lungo rapporto rispf,ttoso e genia– le di Franz Cizek con i bambini: ottenuta nel 1896 la concessione per una scuola ·privata di disegno («non io, ma i bambini rhanno fonda– ta», dirà poi - cìt. in Rochowamki, «Die Wie– ner J ugendkunst» ), Cizek sarà chiamato un anno dopo a insegnare nella scuola pubblica, raccogliendo i primi consensi, a livello euro– peo, per il suo metodo didattico. Case di bambole Sono proprio questi gli anni in cui, in tutta Eu– ropa, si risveglia un nuovo e profondo interes– se per il mondo dell'infanzia: si pensi, ad esem– pio, a Freud, ai. movimenti emancipatori fem-. minili che vogliono battersi anche per i diritti_ 1 dei più piccoli (tra le cui file si contano Maria Montessori e Berta Zuckerkandl), a,gliinflussi del pensiero di Nietzsche, alla nuova acco– glienza fatta ai testi di Rousseau e dei romanti– ci. Rovesciand_o totalmente la concezione del secolo precedente, non _sivuole più vedery nel bambino «un materiale ... inorganico, che può essere formato o trasformato nelle mani dell'e– ducatore» (E. Key, cit. in (<FranzCizek Pionier der Kunsterziehung»), un essere imperfetto e privo di valÒri autonomi da instradare con mezzi autoritari e coercitivi verso un ruolo pre– fissato di adulto, all'interno di una società dal– le regole _strette. Una piccola rivoluzione si compie nel mondo dell'infanzia, compaiono nuovi giocattoli, non più impromati a una rigi– da divisione dei ruoli maschili e femminili - primo fra tutti, alla fiera di Lipsia del 1903, il Teddybiir di Margarete Steiff. Artisti di primo piano si occupano della letteratura infantile: a Vienna esce la famosa serie «Gerlach's Jugen– dbiicherei», illustrata - tra gli altri - da Andri, Loffler, Czeschka. . . In tutta Europa si moltiplicano k pubblicazio– ni, i congressi sul tema dell'infanzia e vengono organizzate mostre, in cui non solo si espongo– no disegni dei bambini, ma si vuol porre l'ac– cento sul ruolo primario che può svolgere l'ar– te nel processo educativo. Nel 1908 a Vienna Klimt e il gruppo di artisti a lui vicini fuoriusciti dalla Secessione espongo– no nei locali improvvisati da Hoffmann per l'occasione - «simili a baracche ... che nono– stante tutto hanno chic» (cit. da Hevesi in «G. Nebehay. G. Klimt) - vari prodotti artistici. nella più vasta accezione del tem1ine, dalla pit– tura alla progettazione d'oggetti, alla decora– zione teatrale. Tra questi, i lavori della classe di F. Cizek e quelli della «Scuola d'arte per donne e bambine» di A. Bohm, giocattoli, mo– bili e una casa della bambola. La giovane arte Del resto questa nuova considerazione per i primi stadi dello sviluppo umano è in piena sintonia con il clima artistico del tempo. Tutta l'arte antiaccademica è allora in qualche modo neonata, in fase di crescita e di rigoglio. Lo Ju– gendstil porta questa condizione nel suo stesso nome e nelle movenze delle sùe linee; ·che si ar– rampicano e si svolgono secondo il modello vegetale. Klim.t si scaglia contro i detrattori dell'arte nuova accusandoli di_ combattere «contro il crescere ·e il divenire, contro,Ja vita stessa» (cit. in «G. Nebehay-G. Klimt»), Schie– le scrive a margine di un suo disegno: «Intral– ciare un artista è un delitto: è soffocare vita in germe», Cizek stesso ha per. motto,«Divenire, crescere e lasciarsi giungere a compimento». L'interesse per il bambino è poi strettamente legato a quello per i «primitivi», ·che attraversa tL~tte le avanguardie europee. Anche a Vienna, dopo la svolta radicale della Sectssione si ebbe «un guardarsi intorno da tutte le parti», si provò «nostalgia di esplosioni naturali, si ac– colse con focoso entusiasmo l'arte primitiva · dei negri e degli altri popoli naturali». In que– sto quadro rientrano i lavori della classe di Ci– zek «quali rivelazioni di una forza creatrice elementare, arte autentica, originaria ... -una terra inesplorata in patria». (Rochowanski - «Die Wiener Jugendkunst»). Un'atmosfera propizia Quello che Cizek vuole difinitivamente lasciar– . si alle spalle è l'educazione artistica di vecchio stampo, basata sulla copia passiva dei modelli -«grucce dell'incapacità»-, su pri_ncipigeome- trici che escludono ogni intervento personale fantastico, dove regna la pura «abilità e padro– nanza delle tecniche» e vigono regole severe e quasi punitive nei confronti della natura più vera e spqntanea del bambino. Nella sua clas– se,inglobata nel 1906 nella Kuns:gewerbeschu– le (Scuola d'artigianato) «ricettacolo di forze progressive, divenuta la patria dell'avanguar:– dia a Vienna» (F. Koreny - «F. von Ziilow»), gli allievi, all'incirca 40 o 50 fra i 5 e i 14 anni, lavorano in un ampio locale dove deve regnare -secondo l'esplicito desiderio di Cizek - «un'at– mosfera propizia». Qui «possono esprimersi , con tutti i sensi... avere ogni possibile deside- rio ... scherzare ... ridere, possono essere bambi- ni» · (Rochowanski; «Die Wiener Jugen– dkunst» ).

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