Fine secolo - 16-17 novembre 1985

/ FINE SECOLO* SABATO 16 / DOMENICA 17 NOVEMBRE 1 La prima grossa ,· delusione Alessandra Mascetti, 17 anni, Liceo «Parini», Milano In questi giorni non si parla d'altro. Abbiamo paura di essere etiçhettati, cataloga- ti,,schedati. · Ormai è gia fatto: siamo il Movimento Studen– tesco '85. Che si voglia o no, i riferimenti al passato sono espliciti, si pensa al '68, al '77. Si dice che siamo diversi, siamo un'altra gene- razione. _ Portiamo con noi altri valori. Ma intanto si parla, si confronta. Chi c'era allora ci guarda ·con interesse, chi con speranza, chi con scetti– cismo. Quelli che non ci hanno mai creduto, sottoli– neano la perdita di tempo, la mancanza di se– rietà. Ai nostri tempi, dicono, era tutto diver– so. Si studiava davvero. Comunque sia gli stu– denti oggi suscitano una reazione. Può darsi che si dissolva tutto in un attimo, che si riveli una bolla di sapone, mà è qualcosa di vitale che non può non produrre almeno una scintilla. · ' Anche perchè i .problemi soNo reali, devono essere presi in considerazione e possibilmente, risolti. Sono al Parini da 5 anni che, forse, sono di transizione. Nell'80 si respirava ancora un cer– to clima di tensione. Guardavo i 'leader' con stupore, forse con un po' di-sfiducia, ma sicu– ramente lì vedevo come grandi personaggi. A poco a poco sono emerse le nuove leve : oggi sono i miei amici che parlano in televisione, che propongono mozioni mentre quelli di 4• ginnasio litigano per gli scioperi, si sentono in– vestiti di una missione: 'cambieremo il mon– dÒ'. Non ho mai creduto molto in tutto ,que– .sto, ma mi accorgo che è troppo facile giu_~ica- re. Molti 'fanno politica', chi per moda, chi per sehtirsi al centro dell'attenzione, chi per segui– re la massa. C'è anche però chi non 'fa politica', ma la vive. E di questi ho grandissima stima. Con loro è forse possibile cambiare qualcosa. Per me la scuola era semplicemente il luogo dove imparare, che cosa non lo sapevo, non lo so ·tutt'ora. Mi sono resa conto però che è an– che la prima occasione per confrontarci con al– tre esperienze, altre realtà che non siano il voto e la pagella. ·Ci accorgiamo che esistono pro– blemi, barricate da scavalcare. Chi vuol fare le– zione non ha aule, programmi didattici ade– guati, tempo di approfondire. Ma è anche il primo disposto a perdere due ore di scuola per un picchetto. Chi è coerente e sensibile ad altri richiami che non siano la scuola intesa in senso tradizionale si trova troppo spesso a fare i con– ti con chi-non pensa ad altro che ai compiti e ai voti. La· scuola è forse la prima grossa delusione, con le sue tensioni e le sue contraddizioni, a volte troppo grandi per essere vere. Siamo indisposti Antonio llardi, 4° Liceo Classico «Tasso», Sa– "lerno Nessuno nel nostro istituto è disposto a pagare delle tasse così elevate sapendo da principio che non verranno utilizzate per la scuola. Sarei invece disposto, e questa idea è emersa più vol– te durante i dibattiti dei giorni scorsi a pagare delle tasse maggiori se il ricavato di queste tas– se fosse destinato al bilancio dei consigli di Istituto, sempre in rosso, oppure ad interventi straordinari di edilizia scolastica, indispensabi– li in una città come Salerno, dove le strutture scolastiche sono del tutto evanescenti. E' im– pensabile chiedere·a degli studenti senza scuola di pagare nuove e più alte tasse: per cosa? Abbiamo mobilitato le nostre conoscenze per istigare gli studenti a scrivere per noi sullo stato del · movimento, e lo stato , d'animo loro proprio. Siamo stati ,._ castigati da UtJa valanga di scritti di variegata provenienza. Ringraziamo, temiamo per il nostro posto, e chiediamo · comprensione sia per gli interventi che non hanno trovato spazio, sia per le abbreviazioni che lo spazio limitato ha imposto. ( Manipolazioni e tagli ''politici", nessuno). Quanto al contenuto, ci asteniamo rigorosamente dai commenti. Salvo uno: la frequenza sorprendente di topi nelle scuole italiane, ~ stare ai nostri corrispondenti. Qualcuno dice che anche i topi ne hanno abbastanza. Vedete unpo'voi Nico Braghieri, Liceo «Parini», Milano. La prima cosa che faccio alla mattina é leggere i giornali e devo ammettere che è un ~ecessario atto di puro masochismo. Necessario perché sono vitali come il caffè per iniziare la giorna– ta, masochista perché sono consc_ioche mai soddisferanno la· mia paranoica sete di infor– mazione. A migliaia sociologi, psicologi, giornalisti e chi più ne ha più ne metta si buttano ogni mattina· all'_assaltodel nostro mondo, lo analizzano, lo studiano come se fosse quel cane nato anni fa coi'Iil pelo tutto verde. I nòstri cortei di protesta diventano macrosco– piche sfilate di moda, i nostri rapporti sessuali cifre senza senso. Io studente dell'85' mi sveglio incazzato e vivo la mia giornata da tale contor– nato da centinaia di fnigliàia di ultratrentenni che girano per le strade convinti di essere loro i padroni del mondo detentori della verità asso– luta., Felicità, gioia...amore? sì ne ho anche .molto ma non voglio che debba essere vissuto in un modo che non ci permette di poterlo in– teramente concretizzare. Scendo in piazza con altri ventimila come me e vivo momenti di gioia ed euforia collettiva di incredibile gran– dezza ed il giorno dopo dicono che sono uno studente che rifiuta la politica e che vuole solo studiare fra quattro bei muri bianchi; il mio atto di protesta ;, in un ottimo nostrano folklo– re. Quello che .,cnto sempre 'di più è il bisogno di un cambiamento non solo "fisico" della scuola ma anche di metodo e contenuto. Vo– glio realmente avere i mezzi per costruirmi una cultura e non riceverne una preconfezionata in bustine di plastica a breve scadenza. Non vo– .glio sapere le cose ma voglio sapere· il perché delle cose. Voglio avere dei veri spazi dove vi– vere la mia vita con i miei coetanei senza essere sotto il perenne controllo di chi mi sta in alto. E tutto questo non è la politica con la P maiu– scola? Cosa altro è allora la politica? Il solo di– scorso di Craxi in parlamento? Solo Spadolini che parla di navi sequestrate? Vedete un po' voi. Quello che maggiormente mi irrita è il ten– tativo dei "benpensanti" di dividere cultura, costume e politica in tre compartimenti ben se– parati. Nessuno di noi vuole dividere questi valori. I miei bisogni.e i metodi con cui voglio soddisfarli non sono certo una scoperta dell'85, fanno parte· del patrimonio della sini– stra studentesca da almeno trent'anni. Non a caso la totalità degli studenti attivi nel movi– mento è ben caratterizzata politicamente e l'impronta di essi è ben visibile...sembra che la moltitudine delle "Persone Perbene" non se ne accorga. Igienementale /uri De Vigili, 3° anno, Istituto di Geometria « Antonio Canova», Vicenza Eravamo in 2.000. Potevamo essere molti di più se non ci fosse stato chi è rimasto in cen– tro, chi.se ne è tornato a casa, chi è andato a ristorarsi nella varie paninoteche e chi è rima– sto. a .letto con la pronta scusa di venire da, troppo lontano per non approfittare di una buona dorrhita. Nonostante ciò la manifesta– zione ha avuto pieno successo sia per la parte– cipazione unitaria di tutte le scuole (cosa che non accadeva da molti anni) sia per il senso ci– vico degli studenti vicentini. A Vicenza vari istituti superiori sono smembrati in più sedi per inagibilità degli stabili principali. Sono ina– gibili anche molte palestre (l'avviarnentQ al commercio Amerigo Da Schio deve svolgere la · lezione di educazione fisica nella palestra dello scientifico o in una chiesa). Alcune classi han– no le proprie aule nelle cantine, a contatto con , umidità e muffa. I servizi igienici non lo sono affatto mentre ancora a due mesi dall'inizio della scuola, qualche istituto ha l'orario prov– visorio per la mancanza dei professori. I mate– riali più nuovi risalgono a una decina di anni· fa. Alla fin fine se andare a scuola è un nostro dovere, abbiamo il diritto di avere i mezzi adatti per studiare. La prima mossa da fare sa– rebbe quella di far fare ai professori un aggior– namento tecnico.. Niente dafare Francesco Rossi, 5° Geometra di Palo Io scendo in piazza per protestare contro la fi– nanziaria e per chiedere la possibilità di studia– re. Il mio istituto manca di aule, manca di se– diè, manca di laboratori, manca di palestre. Non possiamo studiare. Il nostro indirizzo di studio richiede che una grandissima parte delle ore siano impiegate in laboratorio. Senza labo– ratorio non abbiamo la possibilità matèriale di fare lezione, non sappiamo che fare. Non stia– mo qui a discutere la validità economica o meno di una legge: affermiamo che l'attùazio– ne di questa legge è impossibile. Disinformati, strumentalizzali Alessandro Carlini, Daniele Raste/li, Stefano Splendori, 5° B, Liceo scientifìcÒ « Via del(a Farnesina», Roma Ma esiste veramente questo movimentQ '85? .Attraversando il cortile del nostro liceo sem– brerebbe di no. La mancanza di sedie, aule, la– boratori scientifici, palestre ecc. ci ha portati ad intraprendere un'azione di protesta, tramite una serie di scioperi totalmente indipendente dal movimento sopracitato e senza precise connotazioni politiche. L'apparente adesione di massa nasconde in realtà una inquietante di– sinformazione da parte degli studenti. Quanti hanno partecipato coscientemente e attiva– mente alla protesta? E quanti invece hanno . colto l'occasione per saltare un giorno di scuo– la? Da questi interrogativi scaturisce una preoccupante considerazione: è un dato di fat– to che la massa è stata trascinata da una ri– stretta minoranza attiva. Riallacciandoci alla domanda iniziale, le considerazioni partièolari sopra esposte possono essere applicate (entro certi limiy.) anche ad un contesto nazionale. Infatti in questo particolare clima politico la protesta studentesca assume dei precisi linea– menti di strumentaliZ7.aZioneda parte di diver– si gruppi politici.

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