Fine secolo - 16-17 novembre 1985

O ggi sono venuto a sapere da una per– sona che è appena arrivata da Du– chcov che il nostro Casanova è vera– mente lì». Con ciò J.F. Opitz. uno degli amici più stretti degli ultimi anni, confermava la no– tizia del conte Lamberg di Brno che Casanova si era stabilito a Duchcov, nel castello del con– te Waldstein, di cui era diventato bibliotecario. Giacomo Cas~nova, veneziano, irresistibile amante, avventuriero, imbroglione, ma nello stesso tempo filosofo, diplomatico, scienziato e scrittore, conoscente e amico di tutti i potenti e di tutte le personalità dell'Europa di allora, trascorse prima della sua partenza definitiva per la Boemia, nel 1785, un lungo periodo a Vienna, come segretario dell'ambasciatore di Venezia, Foscarini. Con la sua morte improv– visa perse però il protettore, nonché il datore di lavoro. Una situazione che aveva già vissu- . to, ma questa volta si rendeva conto del peso degli anni e dello 0 sfavorevole andamento degli eventi. Così Casanova cominciò a éarezzare l'idea di entrare in monastero. Presto però l'abbandonò e si mise alla ricerca, di un nuovo posto, questa volta a Berlino, dove sperava di 6ttenerlo pres– so la biblioteca dell'Accademia. Durante il viaggio verso il nord, Casanova sostò a Brno dal suo amioo, conte Lamberg, conosciuto a Parigi. Da lui ricevette una lettera di raccomandazione per J.F. Opitz di Càslav, che si trovava sulla strada. Volendo raggiunge– re in breve tempo la principessa Lubomìrskà, che allora soggiornava a Karlove Vary e sulla quale nutriva delle speranze, Casanova promi– se a Opitz di fermarsi ancora da lui al ritorno, precauzione che testimonia della sua poca fi– ducia nel successo del viaggio. A Teplice si in– contrerà col conte Waldstein. Si erano cono– sciuti un anno prima dall'ambasciatore Fosca– rini, dove Casanova aveva attirato l'attenzione di Waldstein con la sua dottrina in fatto di ca– bala e magia. Forse fin d'allora gli venne offer– to il posto di bibliotecario a Duchcov, ma Ca– sanova non aveva ancora alcun motivo di ac– cettare. Ora Casanova stava esaurendo le forze, ma anche i soldi, aveva sessant'anni, sentiva che l'età non gli avrebbe permesso la vita che ave– va condotto finora. Forse nutriva qualche spe– ranza su Waldstein, ma non era sicuro della buona riuscita del loro incontro. Duchcov, · sede del castello di Waldstein, era una piccola cittadina che non arrivava al centinaio di case, né al migliaio di abitanti. Casanova divenne bibliotecario in questo lungo così diverso dalle grandi città nelle quali aveva fino ad ora dimo– rato; il castello di Duchcov, per la vita di so– cietà, era fuori mano, anche se si animava du– rante i soggiorni del conte. La querela del maggiordo– mo Waldstein, al tempo dell'arrivo di Casanova a Ducbcov, aveva trent'anni. Era un grande amante della vita mondana, un giramondo, uno sportivo, un appassionato di cavalli. Sem– bra che per Casanova avesse una straordinaria simpatia, un'afTmità e forse anche un certo ri– spetto. Di natura romantica e incline all'av– ventura egli stesso, aveya indubbiamente della comprensione per gli avventurieri. A Duchcov viveva anche un tal barone Maximilian Josef Linden, di undici anni più giovane di Casano– va, che gli sopravvisse per molti anni ancora .. Come Casanova e lo stesso Waldstein, era membro della massoneria. Linden si.interessa– va di alchimia e pubblicò nel 1801 a Praga un'opera su argomenti riguardanti la fisica, la tecnica e la chimica. Il libro è dedicato ai conte Waldstein e dalla dedica abbiamo notizie della vita a Duchcov, ma soprattutto dell'alto e bru– no veneziano, che amministrava la biblioteca del castello. Per quanto Casanova non prendesse molto sul serio le responsabilità di bibliotecario, la sua vita non fu facile. Al castello di Duchcov era FINE SECOLO* SABATO 16 / DOMENICA 17 NOVEMBRE CASANOVA GIACE QUI di Vaclav SEDY Due secoli fa, il grande veneziano dovette fare i conti con l'età e la sorte avversa. Accettò un posto a Duchcov, in Boemia, lontano dai salotti delle capitali, e vicino à maggiordomi sco– stumati e persecutori. ( Le "Lettere a un maggiordomo", a cura di Piero Chiara, sono appena uscite per le Edizioni Stu– dio Tesi di Pordenone, 16.000 lire). Il nostro corrispondente è tornato sulle tracce di Casanova, nella Cecoslovacchia di oggi. E' il Casanova reduce dalla definitiva espulsione da Venezia - alle soglie del suo ritorno nella madrepatria l'aveva lasciato il bellissimo racconto di Schnitzler. Un Casanova che s'incrocia con la prima praghese del Don Giovanni di Mozart: vi ricor- . date, nel "Mondo nuovo" di Scola, la scena bellissima della camminata nel bosco in~cui Marcello Mastroianni, nei panni dell'attempato Casanova, canta un 'aria .del Don Giovanni - tre in uno? Un gruppostatuariodel parco di Duchcov. Sotto, la falsa lapidedel veneziano(foto di Vaclav Sedy). / .... 23 circondato da persone che non simpatizzavano con lui. Non passava· giorno che l'attempato Casanova non avesse una lite a causa del caffé, del latte, o per un piatto di maccheroni; lo scu– diero gli aveva assegnat_o un cocchiere incapa– ce, il cuoco gli aveva rovinato la polenta, non era stato presentato a un ospite straniero di ri– guardo. ~arlava tedesco e non lo capivano; lui si arrabbiava e loro sghignazzavano. «Cospet– to!» diceva, «siete dei furfan~i. siete tutti giaco– binì, offendete il conte e il conte offende me perché non vi punisce!» IJ\PrincipCrCharles de Ligne, zio di Waldstein, che viveva nella vicina Teplice, nel suo «Fra– .gment sur Casanova» menziona una di queste scaramucce con il personale del castello. Tutta 1a faccenda finì in tribunale per una denuncia di Casanova; tra le sue opere postume è stata ritrovata una bozza in latino da lui scritta: «Tutta la servitù del castello afferma di avere visto il mio ritratto àppeso a una parete del ga– binetto, imbrattato di escrementi. Perché l'i– gnominia fosse maggiore, Karel Videro!, servi– tore del conte Waldstein, ha scritto il mio nome sul ritratto e ha ammesso di averlo appe– so lì per offendere la mia persona. Ho in mano ·-il corpo del reato. Questa è un'offesa di pri– m'ordine. Chiedo alla giustizia che egli venga punito seconda la legge». A Casanova, abbandonato, dava sfogo alla sua indignazione nelle lettere, molte volte nemme– no spedite, ma che sarebbero diventate impor– Janti documenti sui fatti che gli avevano reso la vita difficile. Uno dei destinatari di queste lettere era il maggiordomo Feldkirchner, che, a quanto pare, era l'ideatore delle molte mali– gnità che avevano infastidito Casanova nel pe– riodo di Duchcov.- Ma le lettere servivano solo al loro autore che si risarciva così dei torti su- - biti, e soprattuttò dei cupi stati d'animo dovuti alla solitudine ·spiritu~le e intellettuale. Dalle lettere non inviate, ma anche dai dialo– ghi dedicati alla persona di Jakub O'Reilly, ir– landese, medico di Duchcov, coinvolto nelle controversie di Casanova con il personale del castello, è evidente che i servitori del conte era– no dei maliziosi tormentatori, ma anche che Casanova li provocava con la sua suscettibilità e i suoi sospetti, a volte sconfinanti nella para– noia. Sicuramente la servitù del castello non era una piacevole compagnia, ma in fin dei conti Casanova interpretava ogni sguardo bie- . co o anche solo qualche piccolo caso come un complotto contro la sua persona, o come un'offesa al suo onore. Casanova in viaggio verso Pra,:a Le eterne liti e i malintesi con il personale del castello, cresciuti con l'assenza del conte, co– stringeranno Casanova a"fuggire da Duchcov per Hornì Litvìnov, altra residenza di Wal– dstein, e ad attendere che gli venga fatta giusti– zia col ritorno del conte. E vincerà: Wieder– holt, così in reàltà si scriveva il cognome del servitore del conte, e Feldkirchner furono li– cenziati. Ma ciò non bastò a congedare le-an– gustie di Casanova. Pur con l'opportunità di frequenti viaggi a Te– plice, ma anche a Praga, dove soggiornerà per un certo periodo, pensava continuamente a una partenza definitiva da DÙèhcov. Approfit– tando dell'assenza del conte, si fece rilasciare delle lettere di presentazione dal principe Charles de Ligne, e si recò a Weimar e a Berli– no, in cerca di un lavoro migliore. Incontra il duca di Weimar, tuona contro i tedeschi e la letteratura tedesca, contro-Goethe e Wieland, protetti del duca; a Berlino, poi, contro gli ebrei, dai quali peraltro si fa prestare danaro dietro cambiali addebitate al conte. Nonostan– te tutto, una volta saldati i debiti, il conte riac~ coglierà Casanova a braccia aperte. Le frequenti crisi depressive che angustiavano Casanova gli fecero anche prospettare il suici– dio: «La mia vita è un fardello insopportabile. Qual è l'essere metafisico che mi impedisce di

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