Fine secolo - 26-27 ottobre 1985

FINE SECOLO* SABAT0-26 / DOMENICA 27 OTTOBRE 12 (' VO ·MICHEU. ALIARICERCA DI UNGESTO, E·oEL ·SUOWOGO Unalungaricerca a ritroso, dallacittà alla campagna, in luoghi pasolinianidi cuisi riceve ormaisololo scarto, trapersonechehanno conosciuto lafelicità e la sofferenzadi Pasolini,e non solo lo scandalo. Lo scandalo attuale è in un'esaltazione cheoscura la biografia, chespecula sui film e nonlifa vedere, che ignora la misericordia - e che non è dispostaa rimettere legambein spallaper camminare nelmondo. Una lunga ricerca condotta sui luoghi, negli archivi, tra coloro che lo hanno conosciuto, dal Friuli a Roma, Ne resta un stanza stra– colma di libri, ritagli, reperti fotografici, let– tere, nastri magnetici con ore e ore di intervi– ste, È il materiale che Ivo Barnabò Micheli, quarantunenne regista di Bolzano, ci ha mes– so a disposizione per queste pagine su Pasoli– ni, Lui ne ha fatto un film, prodotto dalla te: levisione tedesca, .che sarà presentato nella sede del Teatro Stabile di Dortmund il 23 no– vembre e poi mandato in onda nella Repub– blica Federale e nella Repubblica Democrati– ca. tedesca, in Austria e in Svizzera, Anche in Italia? È possibile, ma ne dubito, Ci sono molte re– sistenze per l'argomento, E .poi, la mia Ìm– pressione è che Pasolini sia conteso nei dibat– titi politici, ma che sui mass media proprio non riesca a:passare, Credo che susciti imba– razzo, paure. In Germania da tempo invece c'è un interesse forte; quasi una fascinazione, che nasce in un paese industrializzato, appa– rentemente lontano dal mondo cui Pasolini è più legato. Ma credo che il suo fascino per i tedeschi stia nella sua capacità di riflessione, · che in quel paese è mancata due volte. È mancata nei figli verso i padri rispetto al na– zismo; è mancata dopo il '68 e il terrorismo che ne è seguito. Ecco, questo «riflettere su qualcosa che è avve·nuto in tempo relativa– mente breve» ha colpito molto. Lei ha rivisitato i luoghi di Pasolini. Che im– pressione ne ha tratto? Purtroppo, una conferma drammatica di quanto avevo letto e capito di lui, La mitolo– gia del fiume, o della periferia, è scomparsa. Questi posti ti offrono solo lo scarto, il rifiu- • to. Non riesci ad immaginare più le facce che erano descritte nei romanzi o nelle poesie. Non c'è più spazio per l'immaginazione, la realtà ti manda indietro solo quello che è. Prendiamo il fiume Aniene, dove Pasolini ha proseguito la mitologia del Tagliamento. Era per lui un possibile soggetto per un romanzo. Ora ti accorgi che non sarebbe più possibile, ci sono solo immondizie, gru, discariche. Non sono più luoghi incantati. .. Che cosa ha chiesto alle persone che gli erano state amiche? · Tante cose, tutto il possibile. Ma, per esem– pio, ho sempre chiesto a tutti se Pasolini era felice. Silvana Mauri mi ha detto di sì, che aveva una «felicità estetica», che spesso cita– va Gide che dice «nella vita bisogna essere fe– lici». Alfredo Bini mi ha risposto: «mai, per carità. Era una salamandra, costretta a cor– rere per non scottarsi». Io ho trovato impres– sionante rivedere tutti i filmati. risentire per decine di ore la voce. Nel volto mi ha colpito. un misto di tratto adolescenziale e di smarri– mento. Nella distanza tra queste due espres– sioni, credo fosse questa sua ricerca di feli– cità. In fin dei conti, Pasolini è stato un caso ita– liano. Uno dei milioni che si sono spostati dalla campagna alla città. Ma era un uomo divérso. Diverso per la sua omosessualità, e diverso perchè costruito intorno ad un «noc– ciolo duro», irriducibile, con un senso molto alto della morale. Nel mondo contadino, doye scopre la sua omosessualità trova il ri– fugio: lì non si fanno processi, lì sviluppa il suo mito e i suoi affetti. A Roma cerca di ri– petere questo mondo nelle periferie, in una città che descrive come «misera e stupen– da» ... A chi assomiglia? Non lo so. Però capisco perchè sia così letto in Germania. Scrive in prima persoqa., è ap– passionato. Conosce la società perchè passa attraverso il proprio corpo. Cerca le_ contrad– dizioni, provoca. Sia quando si desc_rive,ne– gli anni '50 come un «gatto randagio al Co– losseo», che quando corre sul!'Alfa Romeo. Peter Schneider mi dice che gli ricorda Baal, un personaggio del primo teatro di Brecht, un giovane che dalla giungla viene in città, barbarico, violento per affermare i propri bi– sogni. Qualche volta -a me ba ricordato Lenny, l'attore americano che brucia uno dopo l'altro tutti i mezzi che ha per provoca– re: prima il palcoscenico, poi il teatro, poi il microfono e infine se stesso. La sua peregri– nazione è simile; dalla poesia al romanzo; poi al cinema, al saggio. Ma ogni volta sembra che stia in una stazione e abbia voglia di ri– partire. E dopo un viaggio in America, dove ha visto la cultura dei neri, torna scrivendo ·che~ ora dt buttare il proprio corpo nella lot– ta ... Un altro paragone possibile forse è Fas– sbinder, un'altra persona cui non interessava la realizzazione di un'opera, ma l'essere tut– to. Perchè Pasolini non è stato aiutato? Lui si sentiva rifiutato. Per questo credo si· sia sempre identificato con chi sta ai margini. Prima tra i contadini, poi nelle periferie, poi in Africa. Quest'ultima è stata la sua grande delusione finale, il veder arrivare anche lì «la fabbrica» che corrompe, vedere svanire l'ulti– mo luogo che poteva accoglierlo come diver– so. In questi ultimi anni credo che in lui si sia rotto qualcosa, e precisamente il flusso del tempo. tta accelerato, come ha fatto Fas– sbinder. Tutto ciò di Pasolini non si conosce abbastanza. Si conosce lo scandalo, ma non Ivo Micheli

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