Fine secolo - 12-13 ottobre 1985

In azionecon i gommoni;Nella pagina accanto,'Contro unabalenierae controunanaveda scaricodi rifiuti.In questapaginat.,erimpedire il lancio · inmareoei bidoniconle scorie radioattive perliberaregli uccelli catturatida unarete a strascico. GRF:F:NPF:ACE SPIEGATA DAISUOI Mlf,fTANTI Principii, tempi, metodi, e linguaggio dei militanti dell'avventura ecologica Q uella che segue non é ·una vera intervista. Abbia– mo ordinato una serie di conversazioni, con di– versi esponenti di Greenpeace, avvenute sia nella loro sede di Londra che nei pub o a cena. .Nati dal mare Perché le balene e le foche, perché il mare? In parte dipende dal caso e dal modo in cui Greenpeace è nata. Gli incontri con le balene e i balenieri nelle prime campagne della «Vega». Poi in quel periodo non c'era nessuno che si dedicasse al mare e a noi è sembrato che si dovesse colmare questa lacuna. Ciò non toglie che via via ci siamo dedicati anche a campagne terrestri. Al penultimo canto Che differenza c'é fra la vostra e altre organizzazioni pro– tezionistiche? Spesso le organizzazioni ambientaliste tradizionali inter– vengono solo quando le specie sono già in via di estinzio– ne. Noi cerchiamo di intervenire prima che la minaccia si presenti, prima che diventi, come succede spesso, irrepa– rabile. E' il caso delle campagne sulle balene, le foche, i canguri. E' il caso anche, ultima in ordine di tempo, della campagna, tipicamente preventiva, per trasformare l'An– tartico in un parco internazionale. Ma una logica di questo tipo non conduce, se sviluppata fino àlle sue ultime conseguenze, ad una drastica riduzione di ogniforma di intervento umano sull'ambiente? nione pubblica indignata chiede la sospensione degli esperimenti, a cui si arriverà, dopo altre iniziative e proteste, nel 1975. Balene, la battaglia per il leviatano Navigando contro gli esperimenti nucleari, i militanti di Greenpeace incontrano balene e baleniere. Nasce così una nuova campagna. Nel 1975il «Vega»naviga per 60 giorni nel Pa– cifico incrociando la flotta baleniera russa e di– sturbandone la caccia. Il metodo è di frappor– re una barriera umana fra arponieri e balene, per impedire che i primi sparino con i loro mi– cidiali cannoncini, o quanto meno per rendere la loro mira meno precisa. Una tattica perico– losa ma efficace che viene realizzata lanciando dalla barca madre picçoli, veloci e manovrabi– lissimi gommoni che, all'avvista.mento della balena, prendono posizione, davanti alla bale– niera, fino a quando l'animale si reimmerge dopo la respirazione. Ma non sempre gli arpo– nieri rinunciano a sparare: già in questa prima spedizione, ma succederà ancorà, un arpione sfiora un membro dell'equipaggio del gommo– ne prima di uccidere un giovane capodoglio. Con queste azioni spettacolari il problema del– la protezione delle balene arriva, attraverso la stampa e la televisione, in tutto il mondo. L'uomo fa parte dell'ambiente, non è né filori, ne al di sopra. Per questo il problema che noi ci poniamo è quello dell'equilibrio tra le varie specie, quella umana compresa. Dobbiamo tenere in considerazione la globalità degli ecosistemi e sulla base della conoscenza che ne abbiamo sapere quali effetti può produrre l'intervento dell'uomo e mettere in atto solo quelli che non rompono gli equilibri. Purtroppo si continua ad intervenire senza sapere nulla, o facendo finta di non saper!o, degli effetti che si produr– ranno. Quale caccia Voi avete svolto contro la caccia a specie particolari ma non una campagna contro la caccia in generale. Noi siamo contro tutti i danni che vengono apportati al– l'ambiente. Non siamo però contrari al persistere di for– me di caccia di sussistenza, come nel caso di certe popo– lazioni esquimesi che uccidono le foche. Ma non ne pos– sono fare ancora a meno, proprio per sopravvivere: Di– verso è il discorso per la così detta «caccia sportiva». Non conosco la situazione in Italia, ma sono st~to in Grecia e mi sono fatto l'idea che quello della caccia sia uno dei maggiori problemi dei paesi mediterranei. Da un lato perché le leggi sono basate su conoscenze pressoché ~ulle, dall'altro perché i cacciatori sparano a tutto quello che si muove. Credo che un giorno Greenpeace si impe– gnerà anche su questo terreno. Ma siamo un'organizza– zione molto piccola, le lotte da fare sono tante e non pos– siamo seguirle tutte. Non date l'impressione di un'organizzazione tanto piccola, al contrario... · Nell'ufficio di Londra siamo in 20 che lavorano a tempo pieno e credo che sia uno degli organici più grossi. Com– plessivamente, in tutti i 15 uffici sparsi per il mondo, la– vòreranno circa 300 persone a tempo pieno. Ma abbiamo letto che i vostri sostenitori sono passati da un milione a un milione e mezzo ... Sì ma questa è un'altra cosa, sono i sottoscrittori non l'organizzazione. L'organizzazione è costituita s~lo dai membri che vi lavorano a tempo pieno, come coordinato– ri di campagne, nell'amministrazione e in altri servizi. Alle campagne e ad altre attività partecipano anche i vo– lontari, ma la struttura organizzativa è interamente basa– ta su «professionisti», i sostenitori e i volontari non par– tecipano alla discussione e alle decisioni sulle campagne. Centralismo e telex Siete una struttura molto centralizzata ... In un certo senso sì. I quindici uffici nei vari paesi sono organizzati con un consiglio direttivo e un consiglio di amministrazione. Poi c'è la struttura superiore che è Greenpeace lnternational il cui comitato direttivo è costi– tuito da cinque membri, due provenienti· dall'Europa, due dall'area America-Australia, più il presidente. Il co– mitato é nominato nella riunione annuale dei "consiglie– ri", uria rapopresentanza eletta nei quindici uffici nazio– nali. E' in questa sede che si prendono le decisioni sia sul– le campagne nazionali che su quelle internazionali. Que– sta è probabilmente una delle ragioni della nostra forza, cioé essere una organizzazione che ha quindici uffici in diversi paesi, ma che funziona confe un'unica organizza– zione internazionale, dove basta un telex per coordinare un'azione istantanea in tutti i paesi. Ma il telex viene usa– to anche in senso inverso, dalla periferia al centro, o alle altre periferie. Così, questa comunicazione nei due sensi Foche, la strage degli innocenti Nella baia di S.Laurent, in Canada, dove si danno convegno i cacciaton di baby foca, nel 1976 arrivano anche le barche di Greenpeace. Vogliono bloccare 'Una strage che ogni anno costa la vita ad almeno 200 mila cuccioli di foca di due settimane, uccisi a basto~ate per il valore della morbida pelle bianca. Il governo canadese si serve di un ridicolo «Seal Prote– ction Act» per impedire lo sbarco dei militanti di Greenpeace. Alcuni di lòro si tuffano nelle acque gelate, raggiungono la banchisa e pro– teggono con il loro corpo le foche. Intanto prosegue la campagna contro la bale– neria russa nel Pacifico e Greenpeace arriva a un primo risultato: partecipa per la prima vol– ta a una riunione dell'lnternational Whaling Commission (la commissione che decide le quote di balene assegnate a ciascun paese) dove presenta una documentata relazione sui rischi di estinzione che corrono le varie specie. • Un altro importante risultato lo ottiene nel 1977 quando l'Australia, dopo una serie di azioni contro la stazione baleniera di Cheines Beach, decide di abbandonare la caccia. Una seconda nave va a rafforzare la flotta verde che continua a ostacolare le baleniere russe. Una di queste viene anche abbordata dai gom-

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