Fine secolo - 5-6 ottobre 1985

FINESECOLO* SABATO 5 / DOMENICA 6 OTTOBRE 14 «li rapporto tra alcool e crimine», «Neuromeccanismi dell'aggressione nell'uomo e negli animali», «Comporta– m,entiaggressivi e p;icificatori nei bambini», «Conseguen– ze eco-etologiche e evoluzione dell'aggressività animale». Sono alcuni fra i molti e spesso ghiotti titoli affrontati, in diversi giorni di relazioni, simposi e discussioni, a Parma, nel corso della Terza conferenza europea dell'Internatio– nal Society for Research on Aggression. «Si tratta - spiegano Danilo Mainardi e Stefano Panni– giani - di una società internazionale nata da una esigenza di addetti a varie discipline che affrontano, con metodi e punti di vista differenti, lo stesso problema. Ogni anno ci si riunisce per discutere da un punto di vista interdiscipli– nare tutti gli aspetti relativi alla aggressività». Mainardi e Pannigiani, direttore il primo e ricercatore il secondo dell'Istituto di Zoologia di Parma, hanno curato l'organizzazione della conferenza quest'ànno. Difesa e offesa, maschi e femmine E cominciamo da qui. Quali sono le principali novità emer– se quest'anno? Ma. Alcuni simposi sono stati particolarmente nuovi e interessanti, per esempio quello relativo alla aggressività all'interno della specie che porta alla uccisione e in qual– che caso al cannibalismo. Cose che l'etologia classica ten– deva a non vedere, o a considerare solo come fenomeni patologici. Poi l'aggressività femminile ... Pa. Su questo, che é un fenomeno in genere poco studia– to, abbiamo presentato anche i risultati di una ricerca fatta qui a Panna. Riguarda il diverso comportamento delle femmine di topo di fronte all'ingresso di un estra– neo nel suo territorio quando ha i piccoli. Se si tratta di un'altra femmina, l'aggressività é di tipo offensivo, al contrario di fronte a un maschio estraneo si manifesta una aggressività difensiva ... Vuol dire che la reazione è più violenta con le femmine che con i maschi? Pa. No, al contrario. Anche se i termini possono trarre in inganno. Quella che noi definiamo aggressività offensiva è poco motivata dalla paura, mentre è in genere finalizza– ta a uno scopo da raggiungere, il mantenimento di un territorio, per esempio, o l'instaurazione di una gerarchia sociale. In questo caso l'aggressività tende ad essere tra– sformata in una serie di comportamenti ritualizzati che di solitò annullano o riducono di molto i danni fisici per i contendenti·. Al contrario l'aggressività difensiva è per lo più motivata da paura, si manifesta senza esclusione di colpi e senza riguardi per le parti del corpo più vulnerabi– li. E' quella tipica del ratto nell'angolo: senza più alcuna possibilità di fuga, attacca con moduli totalmente ina– spettati e devastanti. Ed è quello chefa la.femmina del topo con i maschi intrusi? Pa. Esattamente. Quando una femmina sconosciuta en– tra nell'area del nido, dopo un primo approccio abba– stanza violento, si passa a moduli di comportamento ri– tualizzato tesi a definire la gerarchia. Con i masc}:iiestra– nei invece lo scontro è senza esclusione di colpi e, a meno che non sia il maschio a vincere, si può concludere solo con la fuga o la morte di quest'ultimo. Come spiegate questa differenza? Pa. Molto semplicemente col fatte, che se il maschio in– truso· prendesse possesso del territorio ucciderebbe i pic– coli. In questo caso la femmina ritornerebbe in estro, sa– rebbe fecondata dal nuovo maschio che garantirebbe così la propria continuità genetica al posto di quella prece– dente. Il «cainismo» delle aquile Un tempo si credeva che solo l'ùomo, la «scimmia assassi– na», uccidesse i propri simili ... Ma. Le specie animali sono un numero così immenso che ogni generalizzazione è difficile e spesso arbitraria. Ma recentemente ho letto in una pubblicazione scientifica di Il tema non è fuori posto in queste pagine. Riguarda il rapporto fra uomini e altri animali. Riguarda gli anni di piombo e la loro fine. Riguarda la storia passata e la cronaca attuale. Riguarda la gran voglia di pacificazione che ci pervade, e quell'improvviso prurito alle mani che ci riprende a.tradimento ... Studiosi di tutto il mondo e delle più diverse discipline hanno discusso per giorni, · a Parma, dell'agiressività. Ce ne informano, intervistati da Franco Travaglini, i due studiosi italiani che hanno ospitato il convegno: Danilo Mainardi e Stefano . · Parmigiani. -.,.a cura di Franco TRAVAGLINI almeno 1200-1300 specie all'interno delle quali si sa che normalmente avviene l'uccisione fra conspecifici, come fenomeno normale, non patologico, spiegabile con condi– zioni eccezionali. In particolare ci sono gruppi in cui que– sto comportamento è un meccanismo indispensabile per la sopravvivenza. Per esempio? Ma. Il fratricidio, che è tipico delle aquile ma è diffuso anche in altri. rapaci diurni e notturni. Succede che in molte specie la femmina fa due uova e il piccolo che na– sce prima si mangia l'altro. Così per certe aquile, ogni volta che ne vediamo una in cielo, possiamo esser sicuri che è lì in quanto ha ucciso suo fratello o sua sorella. Al– cuni ornitologi hanno definito questo fenomeno «caini– smo» delle aquile. Ma a beo vedere, si tratta del risultato finale di fenomeni di cui non ci accorgiamo perché sono prenatali. Come succede quando, in cçrti casi, una parte, delle uova viene «spesa» nell'utero come nutrimento di altre uova. Per certe piccole rane del Sud America questo avviene in modo più visibile: i girini, che nascono solo dalla prima deposizione, si nutrono poi delle uova che le rane continuano a depositare. Dunque non è vero che noi, le scimmie assassine, viviamo in un mondo che ha bandito almeno la violenza intraspecifica? Ma. lo non distruggerei completamente questa ,visione, perché obiettivamente nella maggior parte delle specie c'è -seppure con eccezioni- questo importantissimo fenome– no che gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della specie: la ritualizzazione dell'aggressività. In ogni caso non si può dire che anche altri animali si comporta– no come l'uomo. Gli esempi che abbiamo visto sono meccanismi biologici che prevedono una diversa «spendi– bilità» degli individui, molto programmata.e molto natu– rale. La distorsione e l'eliminazione dei comportamenti di ritualizzazione dell'aggressività che, nella nostra spe– cie, porta all'assassinio sono fenomeni di ordine cultura– le. Per quel che riguarda noi infatti il problema è l'«inter– ferenza» della cultura con la biologia e molte volte la pre– potenza della cultura che annulla certi meccanismi biolo– gici. La faccia del/' armi e della pace Data questa differenza, che senso ha studiare, insieme, ag– gressività e pacificazione -nell'uomo e -negli altri animali?

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