Fine secolo - 5-6 ottobre 1985

FINE SECOLO* SABATO 51 DOMENICA 6 OTTOBRE 35::: DALLA FIFTH AVENUE IN SU Un giorno sotto una dura capricciosa stella- che spiove la sua luce un po' troppo lontano, ti riconosceremo per la donna che sei. Perchè se anche qualcuno ti prendesse e ti gettasse fuori dello spazio, con le gambe semi strozzate net,inerletti; le tue labbra ancora bacerebbero il mondo fino a farlo -impazzire sulla tua faccia. Vedremmo il,tuo corpo sull'erba con freddi, pallidi occhi. Cercheremmo con forza di toccare quella languida lunghezza delle cosce; e udremmo il tuo acuto, corto, moderno babilonico lamento. Non funzio11erà.Ti sentiremmo attorcigliarti- nella paura sporgendoti 'sui fertili caq-ipia sbirciare- mentre solleciti all'orecchio un'amara confidenza. Vediamo le tue braccia inumidirsi nella calura; la tua fradicia camicia pulsare nel palpito da sopracuo,re stillante ai tuoi piedi. Ti guardiamo abbassarti con i gonfi capelli a su~chiare . il madore screziato di qualche vago sottolabbro. La tua morbida saliva, dissigillata nell'orgia; goccia. Un tempo non avremmo chiamato col tuo nome questa donna- se china suita malinconica madre passavi la bocca sul suo seno come un falso musicista. · Magnificamente slanciandoti a ricadere sulla faccia. · Nuda ~femmina- puerile nella tua smorfia. Il ventre liturgicamente proteso nello spazio. traduzione di Giorgio Agamben Poesie di Djuna Bai-nes INGENERALE Quale drappo d'altare, quale straccio di valore impagato? . Quale giro di carte, quale trucco . al gioco imbarato? P_ureper noi valevi ancora un po' più di Cristo. VISTO DALL'IO Così sta -nuda- opacamente stiràndosi . due pettini d'ambra ciondolanti fra i capelli un confuso tappeto infastidito · scorre la polverosa lunghezza della scala. Non vede, indifferente: è sempre là. Il fragile mosaico alla finestra che sfida inflessibile la strada è scribacchiato da passeri ubriachi– scalfito dal dondolio dei loro piedi. Ogni palpito della camicia, del lenzuolo gli dà forma. Pure la sua veste è meno audace del colmo del suo corpo, cuciti a catenella l'una all'altro com'essa lo è. nel tempo alla sua anima. Magnificamente intrappolata nel vizio s'incurva cadendo nella rima. Traverso l'ordito della virtù scivola nel delitto. Sebbene le sue labbra siano incerte come la fantasia nella giovinezza– sbocciano •intense e repulsive come la verità. Perfino i vasi mancano di grazia nel loro farsi. I SUICIDIO Cadavere A La portarono dentro, un esile bozzolo esploso, con un piccolo corpo crivellato come una luna svegliata di soprassalto; e tutte q·uellesue sottili sinfonie- una runa al crepuscolo. Cadavere B Le diedero spinte frettolose da questa parte e da quella. Il suo corpo abbreviato dall'urlo come un gatto di città. Giaceva.svagatamente come una lattina di birra appiattita. Djuna Barnes è nata nello Stato di New York nel 1892, ed è morta a New York nel 1982. E' l'autrice del leggendario Nightwood (1936; trad. Bosco di notte), di The Antiphon (1958, dramma in versi), e di molti racconti (Spillway, 1962, trad. La Passione); fra i libri scritti e illustrati da lei: The Book of Repulsive Women (pubblicato quando aveva 23 anni), da cui sono tratte queste poesie.

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