Fine secolo - 7-8 settembre 1985

- FINE SECOLO * SABATO 7 / DOMENICA 8 SETTEMBRE 22 :11C.:. w•• OV· . ' . LONTANO DA CASA ...... ______________ di Ornella FAVERO-----...----------------------------------' Intervista a Vladimir Maksimov, direttore di "Kontinent", rivista del dissenso sovieiico. L'apatia e la delusione tii Mosca, il silenzio degli scrittori occidentali, i limiti della nuova letteratura sovietica. E il ricordo malinconico delle liti davanti ad una bottiglia di vodka, del/'atmòsfera, la lingua, la vita del popolo russo. L a prima cosa che Vladimir Maksimov mi racconta é che Kontinent, la rivista del dissenso che lui dirige a Parigi da circa IOanni, é stata pensata, desiderata, con– cepita ancora in Russia: e io mi immagino su– bito la solita cucina russa, e gente seduta intor– no a una bottiglia di vodka, e temi come il sen– so della vita, lo scrivere, la cultura, il destino della Russia tutti buttati lì insieme su quel fa. volo, voltati e rivoltati come guanti da uomini del tipo di· Vladimir Bukovskij, di Alexandr Solzenicyn e Volodja Maksimov appun.to , lui che, racconta ancora, subito si infiammò per quell'idea di fare un giornale, diffonderlo nel «sottosuolo» sovietico, mandarlo poi segreta– mente all'estero. Ma ben presto Bukovskij lo arrestarono, Sol– zenicyn un brutto giorno lo sbatterono via, e a Maksimov quello stesso giorno fatale diedero il visto per andarsene legalmente; per poi to– gliergli più tardi definitivamente la cittadinan– za sovietica e la possibilità di tornare. Così Kontinent ha finito per essere partorito qui a Parigi nel '74, fra intellettuali occidentali troppo di sinistra per poter provare del sincero interesse per il nuovo nato, e gente russa emi– grata, sempre troppo poca rispetto all'altro quasi irraggiungibile pubblico di lettori, quello sconfinato di tutti i russi ancora chiusi nel !cin– tano pianeta sovietico. A Parigi, vita da-emigrati: ho soldi e privilegi, ma ho perso la sensazion_e di essere utile a qualcosa. E a un russo che vorrebbe andarsene ma ha pau– ra, d1e non sopporta di _restare ma neppure di emigrare, che cosa consiglierebbe lei, dopo 10 anni di vita in àccidente? Vede, io in 'Russia vivèvo molto male, qui ho soldi, lavoro, privilegi, ma le dico francamente che se dovessi decidere oggi non me ne andrei. Il fatto è che io me ne sono andato da lì pen– sando che la mia ribellione, la rispÒsta di gente come me avrebbe potuto avere una certa in- lluenza qui, e cambiare qualcosa, e invece non qualcuno lo stamperà, se ne venderanno 2.-000 é cambiato niente, e allora non valeva la pena copie e questo é tutto. E poi da voi, v~de, é il di andarsene: come risultato, ho finito per oc- successo che domina, da noi é un'altra cosa, é cuparmi poco di letteratura e tanto di stupi- quello che, con un'espressione di Sklovslkij, daggini e cose inutili, interlocutori in occidente chiamerei il punteggio di Amburgo, la conosce ne ho pochi, la problematica che interessa me questa espressione? Ogni tanto ci sono dei non tocca quasi nessuno qui. Prendiamo per campionati di lotta, ma sa come sono i cam– esempio un intellettuale occidentale medio, so- pionati, incontri spesso truccati, atleti che vin– lido: sicuro, certo non si metterà a parlare di cono o perdono per questioni dì soldi o politi– Dio. di morale, di fede, non gli serve; e così che o simili. Ma, sempre una volta all'anno, sono finite nel nulla tutte le nostre maledette . poi 1 lottatori si riuniscono aclAmburgo in una questioni, clfe noi là in Russia risolvevamo di osteria, senza pubblico, e là lottano davvero, e notte davanti alla nostra bottig1ia di vodka, e là vince l'autentico campione, e il punteggio di discutevamo, ci accapigliavamo, ci battevamo, Amburgo serve a stabilire il valore reale di tutta quella atmosfera viva, la lingua, la vita ogni lottat01:e.Così è da noi, la gente si giudica del mio popolo ... ma questa non é nostalgia, il dal punteggio di Amburgo e. non dal successo fatto é che qui ho perso la sensazione di servire che ha, l'Achmatova per esempio [Anna a qualcosa, là stavo seduto·a scrivere e sapevo Achmatoya, poetessa, amata dai russi e mal- - che mentre scrivevò qualcuno aspettavà, a trattata dal potere so.vietico,:che per bocca di qualcuno quello che facevo serviva, in mano- Zdanov am~va definirla «mqnaca o puttana»] scritto, non pubblicato, clandestino, ma servi: . potev~ patire la fame, po.tc :;'l'ano perseguitarla, va. Ecco (nyece·adesso sto sedutò .qui è ·scrivo ;ma qualsiasi scrittore uffici~___, insignito di tut– un romanzò, e 'so che nessuno l'aspètta,·certo .ti gl_i o_rcjini, per qua,n/e;rueg,rn!ieavesse davan- ·}.i~ :,i/;'.)1i ~· . . .. , . . , .~ - Qui so_pra, VladimirMaksimov(con gli occhiali)e VladimirBukovskij. In basso da sinistra:AndreiSakbarovcon sua moglie;Solgenitzincon lo scrittoreHeinrich Boli. ' Nella pagina·afronte AndreiSiniavski mentreportala bara di Boris Pasternak.,morto nel 1960. ti quando incontrava l' Achmatova si inchina– va di fronte a lei, perché sapeva chi era lei e chi valeva di più. Ecco, anche per questo qui mi sento estraneo, ma se da Mosca mi chiedono, andarsene o non andarsene, io a queste do– mande non so e non voglio rispondere, ognu– no deve decidere da sé, per se stesso. A Mosca, vita da sopravvissuti: solo stanchezza è apatia ... in questi anni ·sòno cambiati tre segretari del partito, e nient'altro. Mi sembra però, a sentire le sue parole, che lei sottovaluti quello ·che é cambiato in occidente in - questi anni, i fermenti positi~i, un _interessereale che é cresciuto Mf<Jrno'aldissensò, la curiosità di tapire da11verb"enèéos'é l'Uniòne-Sovìetica.~ Sì, é vero, molto é cambiato, e molti dicono ·che questo é successo anche grazie alla nostra influenza, l'influenza della letteratura non con– formista, del dissenso, si immagini che i nuovi filosofi francesi, che sono stati leaders del mag– gio del '68, si definiscono ora figli di Solze– nicyn, gente di sinistra e improvvisamente si dichiarano figli di SoÌzenicyn, di un uomo reli– gioso, profondameòle conservatore, nazionali- . sta. Certo dieci anni fa, quando sono arrivato in occidente, ogni giorno avevo voglia di farla finita con la vita, pensavo ecco questa é là fine, l'atmosfera era terribile, ora indiscutibilmente ci sono stati molti ripensamenti, molti fatti nuovi, ma io non ho vent'anni, non ho più molto tempo «di riserva», io vorrei vedere qualche risultato dei miei sforzi, di quello che scrivo, ma questi risultati li potrei vedere e sen– tire solo là, in Russia, ecco perché mi inchino di fronte a quelli che restano lì fino alla fine, che potevano ·andarserie·enon si sono fatti ten– tare; e hanno ritenuto che c'é qualcosa -di più importante dei fascini e delle attràziòn1 che

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