Fine secolo - 24-25 agosto 1985

t I t - s • ' ..... . "' .; ... . . IL FAUT QUE JEUN&SSE PASSE e /audio Martelli è minacciato dalla grigia-nube dei quarant'anni, età che i romanzi dell'Ottocento avrebbero sénz'a/tro dichiarato anziana: ma fa la parte di attor giovane e perfino, per i detrattori, di moccio– so. Segno del prolungamento della vita media, ma anche della resistenza del mondo politico a cedére il posto alla gente nuova e alle sùbite carriere. Con Martelli parlo del– -l'immagine proposta dal Meeting de/l'Amicizia, e delle vec– chie e nuove immagini della sinistra. L'inizio potrebbe essere proprio questo: quando finisce la giovineu.a. Forse, nel momento in cui ce lo chiediamo. Quando comincia a posarsi la polvere, quando è comparsa per la prima volta quella fitta al f uurco? ... Quanto alla giovineu.a· di chi fa politica, finisce quando cominci a farla professionalmente, direi. Non so più qua– le conservatore inglese ha spiegato che quando si è in po– litica si è così impegnati a restarci che non si ha tempo di pensare a niente altro. Lì non si è più giovani. Ho l'im– pressione che questo in Italia cominci troppo presto. Per giunta, le carriere sono di norma burocratiche, o ruotano nell'orb·ta di qualche grande personalità retorica. Non c,_è ancora una politica come espressione rappresentativa, come espressione di una comunità identificabile. Le federazioni giovanili sono state a lungo un modo per an– darefuori corso in politica. Un sintomo dei tempi che cam– btanff è stata ltrdichiarazione drPietro Folena subito tfopo la nomina a segretario della FGC/: voglio ricominciare a dare esami e fare la tesi. 'futtavia, hrgiuvinezz.:rcoinciae anche 1n polffica con un movimento ascensionale, con un innamoramento. Non la generica costruzione, preparazione, che è già il gradino finale;-quando-sa:i-che-puoi fatce1a, che puoì assumere un mandato. Forse, ;i smette di esser giovani quando le inclinazioni per– sonali cedono il passo al «senso di responsabilità». Non so se si possa misurare l'uscita dalla giovinezza con l'assunzione di unaiesponsabilità- In-realtà,_ se non q_ueb_ ia «degli altri», una responsabilità bisogna sempre rice– verla, e prendersela. Bisogna sempre sapere che se non ri– schi non avanzi, che se sbagli paghi, che non ti misura solo la tua abilità, ma anche la tua utilità per gli altri. Anche sapere· che se non scrivi bene magari sai fare della buona musica, o dei bei disegni. Insonµna, rispondere di sè. Resta vero ehe, prima o dopo, fra passi avanti e indie– tro, ma arriva un momento in cui si diventa responsabili di altri - si mette su famiglia, si diventa padre o madre, si Colloquio con Claudio Martelli, ex professore, vicesegretario del Partito Socialista, che per essere piuttosto giovane, di gradevole aspetto, e di rapida carriera, piace ad a/clini. Per le stesse ragioni, spiace ad altri. Si parla dei giovani scampati ai partiti, della giovinezzf!:e della suafine, di Parsifal e dei ragazzi della via Paal. Dei diritti umani, degli altri animali, e delle camminate in una Milano senza buoi.· Del diritto alla vita sacro e profano. Del papa postsocialista e della modernità polacca. Della cosmesi dell'anima e dei compromessi storici controriformati. Dei nomi delle piante imparati da grandi, e di un mite individualismo per quattro miliardi. interferisce col lavoro altrui, e dunque·con la vita, col be– nessere e il malessere altrui. L'avanguardia col fiatone _ Nei partiti della sinistra le organizzazioni distinte dei gio– vani avevano in sostanza due compiti: fare da vivaio per il partito adulto, e tenere alta la bandiera dell'idea/e, per pungolare l'indispensabile realismo dei grandi. Tradizionalmente, i partiti «adulti» hanno regolato i loro rapporti con le loro federazioni giovanili sul modeJlo del rapporto fra padri e figli, come lo immaginano i padri: desiderando figli che si ribellino, e che obbediscano. Una dose di ragionevole ribellione disciplinata, questo è quan– to i partiti patriarcali chiedono ai loro vivai. I giovani sono autorizzati a un anagrafico eccesso nell'occuparsi delle stesse cose di cui si occupano i grandi, la Nato o la riforma scolastica. I problemi non sorgono solo quando i giovani eccedono nell'eccesso statutariamente assegnato loro, ma soprattutto quando cessano di occuparsi degli stessi problemi, e se ne vanno altrove, Sostanzialmente è questo che mi pare sia successo in questi anni, e .franca– mente non mi sembra affatto una cattiva notizia. Più francamente ancora, che i ragazzi siano scampati alle scuole di partito, mi sembra fantastico. Mi ha colpito l'attenzione intorno all'entrata di un _giovane gay nella direzione della FGCI: che bisogni gridare per affermare nei partiti (e poi ostèntarli) diritti che la società ha rico– nosciuto da gran tempo. E' una specie di rovesciamento della pretesa dell'avanguardia, che almeno aveva un'in– tenzione di contestazione generarionale, di rivendicazio– ne di libertà. E' evidente che molte espressioni della so– cietà sono andate pubblicamente più a fondo dei partiti su una quantità di questioni, che sia l'omosessualità o l'ambiente. Si dovrebbe fare a meno~anche dell'ultimo sforzo della vecchia produzione ideologica, quello per reinfilare nei partiti, come in una valigia mai svuotata, le modificazioni acquisite dalla società. Cambiare valigia. Non affànnarsi a «recuperare». La stagione dei tavolini Riscoprire piuttosto il piacere della comunicazione, del conoscere e del conoscersi. Perchè non è sommerso solo il reddito - anche il costume, i linguaggi, le leggi, il territo– rio. Dalla cintola in su, sappiamo tutto, e viviamo tutto: sotto, niente è chiaro. Qualcuno può anche pensare che <;iameglio così, che sia questo il segreto del bel vivere che

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