Fine secolo - 15-16 giugno 1985

•'1 -~ ,, FINE.SECOLO* SABATO 15 / DOMENICA 16 GIUGNO L'ARTE VA A RUBA. AT,T.' , ATJ.' ,_______________________ ,_.-------di Roberto MORINI ---------------------------- Gli inglesi, almeno nella letteratura ·gialla, sono famosi come ideatori creativi di metodi . d'indagine, di sistemi di classificazione, di schemi interpretativi del mondo del crimine. E' loro, per esempio, nonostante l'uso di parole latine, lo schema - quasi uno scioglilingua - noto come "the six Q". Quòd - Quo - Quomodo Quando - Qui - Quia. . Ligio ai metodi scientifici di Philo Vance, forte di un metodo investigativo collaudato, ho pro– vato ad applicarlo al mondo dei furti di opere d'arte. Ho trovato numeri - non attualissimi, purtroppo - e ne ho tratto qualche grafico e un po' di commenti. Il tutto a corollario di un convegno che si tiene fra sabato e domenica a Venezia. Ancora un approccio, prima di andar per numeri. Quello informatico e telematico. Un'esigenza di accumulazione e di circolazione di conoscenza a cui hardware e software pos– sono dare risposte più rapide e efficienti. Scri– veva qualche anno fa, nel '77, Ferruccio Cano– varo, un esperto della questione: "S'impone la necessità della computerizzazione degli ~le– menti relativi ai trafugamenti e ai recuperi di oggetti attraverso la quale si possa veramente definire il pericolo al quale l'oggetto é espo– sto". E più avanti: "Il trafugamento, schedato e quindi individualizzato come èpisodio nella sua dinamica e scomposto in tutte le sue carat– teristiche di tempo, di luogo e di modo potreb– be fornire una miniera di dati estremamente utili per conoscere il fenomeno e combatterlo con criteri ·veramente moderni". Un six-Q, dunque, gestito da computer. E qualcosa del genere in questi ultimi' anni è veramente suc– cesso. I f av(!losi anni '70 , L'elaboratore del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico comin– cia a buttar fuori i primi risultati. Esclusiva– mente quantitativi, quelli che vengono forniti al pubblico. An"chedi analisi qualitativa quelli che vengono quotidianamente utilizzati nel corso delle indagini. E veniamo a questi numeri. Quanti oggetti d'arte vengono rubati ogni anno? Come si vede dalla figura l sembra che la cifra, sia or– mai stabilizzata intorno ai diecimila, dopo la punta di oltre diciassettemila del 1975, con una coda che arriva fino all'S0-81. La seconda metà degli anni settanta segna dunque l'esplosione del fenomeno, evidente– mente collegata a modificazioni strutturali del mercato. Sono infatti gli anni in cui il mercato delle cose d'arte diventa un mercato di massa, in cui la domanda aumenta massicciamente sia sul mercato ufficiale che su quello illegale, del resto fra loro paralleli, spesso contigui, talvol– ta con intrecci molto concreti. Dopo gli anni del boom, sembra dunque che anche il mercato illegale si assesti. Nel volume di affari e forse anche nelle strut_ture. Si può cioè supporre che anche l'organizzazione del furto e della sua commercializzazione si stia stabilizzando. I furti d'autore Sono insomma definitivamente lontani i tempi di Serge Claude Bogusslavsky, che nel 1939 rubò l'Indifferente di Watteau per restaurarlo, perchè considerava che i restauri già apportati al quadro fossero grossolani e indegni dell'au– tore. O quelli di Mario Roymans che ancora nel 1971 rubò in Belgio La lettera d'amore di Vermeer e reclamò un riscatto di"200 milioni di franchi belgi da destinarsi ahifugiati del Ben– gala. Cessati i tempi del_furto j>(:ramore del– l'arte o per fini romanti'co-rivoluzionari - o meno romantici e più rivoluzion:an, .come si dice sia successo in casa òostn?iri fempi non . Se non si sa dipingere la Gioconda, si può sempre rubarla. Se non si ha un adeguato patrimonio artistico nazionale, si può sempre rubarlo. Se si è senza arte né parte, si può sempre mettere Piero della Francesca sotto il materasso. Ma i/furto d'arte ha ormai connotati meno sentimentali e psichiatrici, e più decisamente industriali. Anche il recupero, guidato dal Colonnello Di Donno. E anche la possibile prevenzione, di cui si discute oggi e domani a Venezia,per iniziativa della rivista "Il Mercato dell'arle".11 nostro collaboratore espone qui passato e futuro della questione, dai tombaroli a lume di naso ai trafugatori informatici. Nel 1984, sono stati rubati 8.620 oggetti d'arte: 2.383 di antiquariato, 1.647 dipinti, 1.138 sculture. 365 furti in chiese, 293 in case private, 35 in musei. Nello stesso 1984, le opere d'arte recuperate sono state 7.523. troppo lontani - sembrano finiti anche i tempi dell'improvvisazione, della casualità e dell'or– ganizzazione artigian_ale. Si scopron le tombe allè modeste somme ricavate dagli scavatori) a quelli praticati dall'estero". E'' per questo che si è andata sviluppando una rete di trasporto, esportazione clandestina e commercializzazio– ne che, pur servendosi ancora di reti spontanee e artigianafi, è tendenzialmente sempre più ac– centrata in poche mani. Vediamo la struttura così come la racconta Di Donno. Arrivino i colonnelli in due lotti: oggetti che possono essere imme,y;.j sul mercato dopo un certo periodo di tempo (5 o 6 anni) ed oggetti che possono essere venduti solo a persone che sanno trattarsi di refurtiva. Gli oggetti messi in quarantena vengono ven– duti attraverso vari passaggi per finire da gal– leristi e mercanti al di sopra di ogni sospetto. E se mai le autorità fossero in grado di identifi– care qualche pezzo c'è sempre la possibilità di ottenere l'indennizzo per buona fede dell'ac- quirente". , Siamo ancora a cavallo fra il quomodo, il quod e la settima 'q', il quantum. E con la se– conda e la terza figura siamo ancora nel mon– do del 'quantum'. La seconda mostra il nume– ro dei furti. Conferma la tendenza a stabiliz– zarsi su valori medi. A differenza della tabella relativa al numero di oggetti rubati mostra che non si è più praticamente scesi dai valori mas– simi raggiunti intorno alla metà degli anni set– tanta. Anzi si ha un massimo assoluto nell'81, a cui non corrisponde affatto un massimo ri– spetto al numero di oggetti rubati_. li catalogo è questo Se si va a vedere nel dettaglio che cosa è stato rubato si ha una parziale risposta alla discre– panza. Dal momento che nelle statistiche le monete vengono conteggiate individualmente e che nel '74 e nel '75 esse costituiscono, poco più poco meno, la metà degli oggetti d'arte ru– bati, per poi diminuire sempre più la loro inci– denza, si potrebbe risolvere il tutto attnl>uen– do ai ladri un diminuito amore per la numi– smatica. Ma il confronto dei due grafici ha an– che un'altra interpretazione che, se vera, ci dà qualche elemento in più pei: ricostruire l'identi– kit del ladro d'arte. Sempre meno oggetti ruba– ti sema che cali significativamente il numero dei furti. Il teri.o grafico lo mostra chiaramen– te. Il numero di oggetti rubati in media in ogni furto cala regolarmente. Sembra insomma scomparire la figura del ladro arraffatutto, per far posto a professionisti sempre più specializ– :zati. Questo non wol dire che stia prevalendo il furto su commissione. E' insomma raro - e comunque non incide sulle statistiche - il vec– chio miliardario scontroso e misantropo, ma amante dell'arte, che vuole il bello solo per sé, rinchiuso nel suo caveau, e assolda i sette uo– mini d'oro per un colpo alla Topkapi. Su que– sto concordano tutti gli investigatori. Il nuovo ladro: impara l'arte, per metterla da·parte Il ladro ruba con senno. Conoscendo che cosa tira sul mercato. Che cosa è più facile piazzare. Che cosa rende di più. Attento alle quotazioni di mercato e alle oscillazioni della domanda. ma anche alla rapidità di commercialinazione, il ladro comincia a disdegnare il dipinto - fir– mato e più riconoscibile - e a dedicarsi agli og– getti d'antiquariato. Lo conferma il grafico rappresentato nella quarta figura. Sono confrontati i sei anni pri– ma del '76 con i sei successivi. I dipinti, intesi genericamente come 'tous ce qui est accroché', In alcuni, rari, casi questa trasformazione in -industria del furto d'arte regala soluzioni pro– tezionistiche imprevedibili. Come quando l'in– telligente e un po' spregiudicato sovrintenden– te di Selinunte decise di assumere in blocco i tombaroli della zona. Ne nacque un èsercito di archeologi dilettanti ma mol~ attivi e dotati co~unque di una certa competenza - conqui– stata sul campo - che ha portato alla scoperta --.._di ben cinquemila tombe. · Ma in genere il processo in atto è un altro e mÒlto più pericoloso. Gerardo Di Donno, co– lonnello, comandante dei carabinieri che si oc– cùpano appunto del patrimonio arti~tico, so– steneva poco tempo fa che "è certo e.bei pezzi d'g-rre sono molto quotati ·e che i prezzi di ac– '@isfo in Italia sono molto inferiòri (si° pensi "L'~por:tazione può avvenire per ferrovia, su aumentano solo del 64 per cento. Gli oggetti automezzo, in aereo o a mezzo dei TIR. (...) d'antiquariato del 152 per cento. Speciali:mi– Centro di partenza è Milano da dove l'esporta- zione significa anche, naturalmente, adegua– zione è attuata da precisi occulti tramiti. Cen- mento tecnologico. "Lo scavatore d'oggi - scri– tro di smistamento in linea di massima è la ve Canovaro a proposito della modernizza.zio– Sviu.era e, in particolare, B_asilea.Parte della ne del tombarolo - è ormai un tecnico e dispo– merce viene venduta nella stessa Sviu.era con ne di attrezzature da professionista. Apparec– etichette fittizie o, addirittura, senza indicazio- chi a radiazione, sonde, scandagli. Appena ne di o.rigine, tramite case d'asta o antiquari. , pochi anni fa erano ~o l'aratro. o il piccone ·Parte prosegue per la Germania o per l'Eu,ropa çhe facevano risuonare il woto di upa tomba del Nord o per gJi Stati Uniti.( ...) Il materiale,. o portavanp alla luèe la vecchia· pietra. Lo giuntb a1restero, viene suddiviso generahnente-'-...., strumento princi~ ancera -lo-spiedo

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