Fine secolo - 8-9 giugno 1985

FINE SECOLO* SABATO 8 / DOMENICA 9 GIUGNO Una mostra e un convegno hanno messo ·a conf,:ontoa Roma i risultati delle ricerche di studiosi albanesi e italiani. Ne sono emerse conoscenze nuove sul passato, , e si sono meglio conosciute le persone presenti e vive: un buon segno. I più attenti avranno seguito con interesse l'an– damento dei rapporti con grandi paesi sociali– sti come URSS e Cina; i più distratti saranno magari stati colpiti da certi accoppiamenti ine– diti nelle coppe sportive europee (che so io: Torino-Partizan di Tirana); un po' tutti hanno avuto recentemente sott'occhio servizi televisi– vi e giornalistici sulla scomparsa di un leader storico come Enver Hoxa. Ner complesso, non si può -comunque dire che l'Albania, pur così , vicina al di là dell'Adriatico, sia stata negli ul– timi decenni spesso presente nelle nostre cro– nache: un nostro oscuro "senso di colpa", un tentativo di rimuovere il ricordo dell'occupa– zione (1939-44)? o anche un obiettivo "isola– mento" internazionale voluto da_Titana? L'Albania si·avvicina Ora però quell' "isolamento" (che tuttavia ha i suoi risvolti positivi, come una. indipendenza economica) gli albanesi stanno cominciando gradualmente a romperlo proprio nel segno dell'amicizia con l'Italia: scambi di visite di uo– mini politici; imminenti prospezioni dell'ENI nelle aree minerarie di oltre Adriatico, in vista di una collaborazione che evidentemente é già nell'aria; iniziative culturali, con preannuncia– te reciproche visite di orchestre sinfoniche e con la real.izzazione di mostre come "L'arte al– banese nei secoli", appena co_nclusasial Museo Pigorini di Roma. Proprio perché questa mostra non si conclu– desse senza un confronto di opinioni e di espe– rienze, il Soprintendente del Pigorini, Fausto Zevi, ha pensato di organizzare, lo scorso 18' maggio, un piccolo convegno, con· la parteci– pazione di alcuni fra i maggiori archeologi al– banesi (Muzafer Korkuti, Kender Anamali, Neritan Ceka) e di un gruppetto di archeologi e storici italiani (Francesco d'Andria, Ettore Lepore, Carlo De Simone, Renato Peroni, Werner Johannowsky e altri). L' ...... J,I .... ___ ...... ~ donia, Italia meridionale (Otraùto) fin dall'età del Ferro. I corredi dei tumuli di Pazhok e di Komsi comprendono oggetti di chiara prove– nienza "egea", come una bella taz7.a troncoco– nica con decorazione dipinta databile al XVI secolo a.C., o alcune caratteristiche spade: se ne deduce che le rotte micenee vanno man mano allargandosi verso occidente; e ciò trova riscontro nei poemi epici, che parlano di eroi reduci dalJa guerra di Troia (sia troiani, sia greci) che giungono in Adriatico. Illirio Nell'età del ferro si hanno evoluzioni decisive: é in questo periodo che si assiste al definitivo sviluppp di un ethnos "illirico". Discendenti del mitico eroe eponimo Illirio, figlio di Ca– dmo _ (nato dopo che costui si era trasferito da T~be sul versan_te adriatico), le stirpi illiriche appaiono saldamente insediate -in larghe aree corrispondenti all'attuale Albania e Jugoslavia costiera meridionale: con particolare evidenza nei secoli VII-V a.C. Conosciamo infatti per quest'epoca fortezze situate nei punti strategici (Gaitan, Tren, Rosuje), con mura di tipo "ci– clopico" o "pelasgico", costruite cioé in grandi blocchi irregolari; e necropoli a tumuli come quelle della valle del fiume Mati, attribuite alla tribù guerriera dei Dassareti. Un grande tumu– lo della località di Belshi, in cui furono operate più deposizioni fra VI e V secolo a.C., ha resti– tuito un ricco corredo di anni, giojelli, vasella– me bronzeo, ceramica figurata, che nella Mo– stra é sbrto presentato per la prima volta al completo. Illiri e albanesi d'oggi Perché a questo complesso di testimonianze, recuperate in località dai nomi per noi un po' ostici, gli studiosi albanesi annettono grande importanza? Perché negli antichi Illiri essi ve– dono i diretti progenitori degli Albanesi attua- SI • · li: e su questo non trascurabile problema stori– co si é concentrata, come vedremo, l'attenzio– ne nel convegno conclusivo. Fra i vari aspetti del problema, uno é notevo– lissimo: quello dei rapporti con la colonizza– zione greca. Già, perché a par:tire dal tardo VII secolo a.e. giungono sulla costa illirica coloni dall'Eubea, da Corinto, da Corcira; fondano Orikos, Apollonia (presso l'attuale monastero di Poiani), Dyrrhachion (Durazzo, Durres ), A ._____________ di Sergio RINALDI TUFI -----------. Nell'ampio arco cronologico abbracciato dai materiali presenti in Mostra (dalla preistona ai dipinti del "realismo socialista"), l'attenzione ha finito per concentrarsi dunque sulle fasi più antiche, che del resto erano anche quelle più ampiamente rapopresentate (cinquecento pezzi su settecento). Rivisitiamo un po', quindi, la realtà archeolo– gica albanese: una realtà che era stata indagata da studiosi di vari paesi alla fine del secolo scorso e nei primi decenni dell'attuale (lavorò sul volgere degli anni Venti, fra l'altro, anche una missione italiana diretta da Luigi M.Ugo– lini), e che merita ~i rientrare finalmente nel circuito dei "grandi temi". Ci faranno ancora da guida i materiali della Mostra, allestita da Maria Luisa Nava, Alessandra Antinori, Da– mian Komata e da altri studiosi, con il coordi- .., namento dello· stesso Zevi. Già notevoli so, io k culture del Neolitico, fra 6° e 3° millennio a.C.: se ne ha un esempio nel– le capanne a pianta rettangolare (3° millennio) di Maliq nel distretto di Korc'a, un abitato che prosegue la sua vita nell'Eneolitico con dimore lacustri ("Maliq II") e poi durante l'età del Bronzo. Altro abitato importante é Kamnik, sempre nel distretto di Korc'a: da qui viene fra l'altro (ed é stato presentato nella Mostra) un vaso antropomorfo del Neolitico . superiore, con ricca decorazi·one dipinta. E non manca– no, provenienti da vari siti, ceramièhe che si possono porre in relazione con culture preisto– riche note altrove (Serra d'Alto in Italia meri– dionale, Dimini in Tessaglia); anche le nume– rose figurine femminili "steatopigiche", dai larghi fianchi, connesse cori l'idea della fecon– dità, sono molto largamente diffuse nell'Euro– pa preistorica. I viaggi dell'età del Bronzo Scambi e relazioni ad ampio raggio caratteriz– zano anche la fiorente età del Bronzo. Dagli abitati (Tren, Cakran) e soprattutto dalle im– portanti necropoli a tumuli (Pazhok presso El– basan, Vajza presso Vlora), nonché dai riposti– gli di oggetti metallici, abbiamo materiale assai abbondante. La ceramica presenta decorazioni incise nel Nord, dipinte nel Sud del paese: e quella detta "di Devolli" (attestata nella Mo– stra) é di un tipo diffuso anche in Epiro, Mice- Buthroton (Butrinto ), città costiere che fiori– ranno fino in epoca classica ed ellenistica (ed

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