Fine secolo - 8-9 giugno 1985

FINE SECOLO * SABATO 8 I DOMENICA 9 GIUGNO fio conosciuto Geo// Lowe pochi an,:zifa a Siena, all'Oste– ria del Brunelli, che è il posto più involontariamente snob del centroitalia. Lowe stava per tornarè in Australia. Dal– /'A ustralia mi mandò poi il catalogo di una mostra in cui esponeva due grandi quadri intitolati «L'idea del Buon go– verno» e «L'idea del Cattivo governo». Quel così diretto trapianto di Siena q Melbourne mi sorprese. Ora Geo// Lowe sta per finire un nuovo semestre italiano, e mi faccio raccontare quei due quadri. E anche le predilezio– ni della nuova generazione di pittori australiani, di cui Lowe è uno dei più vivaci esponenti. Un altro fra i più noti, Da/e Frank, vive per buona parte a Milano, e dichiara di sentirsi isolato dovunque vada: «Mi sento straniero ovun– que, anche in Australia. Non è dell'isolamento che ho pau– ra, ma di essere risucchiato in un luogo particolare». Frank aggiunge che in Europa «alcune città sono così soverchiate dalla storia che oggi è come se fossero disabitate». , Un australiano alla corte· del Mangia Lowe, che dice invece di sentirsi fortemente «australiano», azzarda poi una così diretta citazione della più emblemati– ca pittura toscana. Lowe ha 33 anni, è nato a Melbourne, suo padre aveva una piccola fabbrica di rubinetti, divorata, qualche anno fa, da una multinazionale dei rubinetti, per la quale lavo·rava, in compenso, il fratello maggiore di Geoff Il nonno paterno era nato a BlackpÒol, l'ascendenza mater– na è locale da più lunga data. Geoff Lowe studia /'italiano, senza esiti visibili. «Io sono sempre stato un cittadino: In Australia la sepa-" razione fra città e c-ampagna è brus-ca. ~uesta è già una differenza radicale con la continuità fra città e campagna che c'è da voi, specialmente in Toscana. Ho vissuto fuori .dalle città solo due anni, nel 1973-74, in Tasmania, in una landa veramente isolata. Avevo finito la scuola d'ar– te, è il momento in cui si deve andarsene altrove, di nor– ma si va negli Stati Uniti, a me è capitato di scegliere la diversità opposta, «selvatica» e isolata. E poi costava molto poco. Ho dipinto paesaggi, certo, ma il paradosso è stato che ho cominciato lì, in quella distanza dal mond9 urbaniz– zato, a guardare la pittura italiana, sui libri. Per la mag– gior parte-dei miei coetanei, o dei pittori un po' più an– ziani di me, i modelli erano comprensibilmente tutti nella scuola-èel-l'astratt-is-me-newy-erkese,Frank Stella, Morris a cura di Adriano SOFRI Unpittore australiano giovane e di sicuro avvenire ha dipinto ed esposto a Melbourne due_grandi quadri intitolati "Idea de/Buono e del Cattivo Governo". __ Geoff Lowe, così si chiama il _pittore, ci racconta unpo' d'Australia unpo' d'Italia, e sop_rattu-tto 11ntr,-eato repertorio tli pompieri incendiari e cani festosi che affolla i IJlladri. Lewis. Io ero attratto dal Quattrocento italiano soprat– tutto per la combinazione che mi sembrava di vedere tra 1' eredità df modellf archetipi e 1a trascnzione clèll'ambien– te naturale. Io ero abituato alla descrizione della natura nei termini della pura registrazione naturalistica: il primo pittore che è venuto in Australia era appunto un natura– lista, si chiamava Augustus Earle, e si era imbarcato sul Beagle con Darwin»·. · ze certi quadri: questo «ambientamento» è nell'aria. Da noi l'abitudine a un contesto è _molto più ardua, si è in– dotti a guardare solo esteticamente, a dire: 'bello'». - C'è una storia culturale degli aborigeni. «C'è, ed è importante. Ma la cultura delle città, la cultura che è anche la mia, è molto più imparentata con quella europea occidentale, e ha attinto assai poco, e mai per vie spontanee, a quell'altra cultura. Un'immagine ideologica dell'Australia autentica può diventare altrettanto parzia– le che quella colonizzante. Se a Parigi si tiene una grande esposizione sull'Australia, puoi star sicuro che tutta l'at– tenzione si concentra sulle manifestazioni della cultura aborigena, e dei pittori di città australiani non si occupa nessuno». E com 'è che hai deciso di diventare pittore? «CQsÌ, sui libri, credo ..,..Nessuno mi ha incoraggiato. Mia madre quando gliel'ho detto è andata a letto piangendo perchè era certa che sarei diventato omosessuale. Poi bo conosciuto dei veri pittori. Per esempio John Brack, che dipinge Melbourne, un po' alla maniera di Buffet: ha ri– fatto anche un Paolo Uccello della battaglia di San Ro– m'ano con matite in forma di cavalli. Come vedi la Tosca– na è molto vicina. Considera che Melbourne è fredda e indoor, e Sidney è più aperta e vibrante». La bella imperfezione degli originali Nella tua scuola, che è l'equivalente della nostra Accade– mia, si insegna bene la storia dell'arte? «Direi di sì, anche se prevale appunto la nozione della Che effetto ti ha fatto, dopo una dieta di riproduzioni, la storia, e non il suo possibile stimolo nei confronti dell'at- scorpacciata di originali nel primo viaggio in Italia? . tività di oggi. Si fanno comunque le letture fondamentali: «Forse la cosa che colpisce di più delle riproduzioni, a ·io ho cominciato col Paolo Uccello di John Pope Hen- posteriori, è la loro perfezione. Gli originali non sono nessy, e poi ho letto direttamente Vasari, Cellini, Alberti, mai così perfetti. So 4i qualche pittore australiano che ci Piero. Con una certa foga, anche. Come i ragazzi della è rimasto male. Naturalmente, la perfezione delle ripro– mia provenienza sociale, io non avevo mai a~coltato mu- .duzioni è povera. E' impossibile capire dalle riproduzioni sica classica, ho letto il mio primo romanzo a quindici dove e come è stato davvero fatto il ciclo di Piero ad anni, e fino a sedici anni non avevo mai incontrato un Arezzo. ·com'è stato messo il gesso, com'è stato disegna_– pittorè, nè avevo saputo che potesse essere una professio- to. Si va lì - a parte magari l~ ~attiva conservazione, che è ne, qualcosa che una persona poteva fare n~lla vita». un altro paio di maniche - e il processo sembra ancora E dopo? Dove hai cominciato a familiarizzarti coi quadri? vivo, non si ha di fronte una cosa finale e finita come nel– «Soprattutto attraverso le riproduzioni. Le prime mostre le riproduzioni. C'è, spesso, la sorpresa dei colori e delle di qualche importanza le ho viste quando avevo ormai dimensioni . . vent'anni. Voi avete una consuetudine con le opere d'arte La ragione per cui siamo molto più attirati dagli affreschi e il contesto in cui sono nate,l-a--g<:mer-alizzazie-ne-~he s· sta proprio in quel legame che dicevo prima, nel luogo in chiama «arte» non impedisce di collocare in Egitto le ·cui sono collocati, la loro aderenza al contesto - non solo tombe dei faraon'i, in Russia rerti legni intagliati,-a-Firen~--tma parete, ma un edificio, un paese. Non sono pezzi

RkJQdWJsaXNoZXIy