Fine secolo - 8-9 giugno 1985

FINE SECOLO* SABATO 8 / DOMENICA 9 GIUGNO . LA MORAT,E DEI T,IIVIITI Tutti intervistano Mario Vargas Llosa. Anche noi. "--------------------------- di Laura GONZALES ---------------~--------------=--- I rivoluzionari di professione, soprattut- . to qu~lli delle insurrezioni fallite, sono, · protagonisti di molti romanzi famosi della letteratura contemporanea. Ad essi si aggiunge Mayta, il protagonista dell'ultimo romanzo di Vargas Llosa, _oratradotto da Rizzoli. Forse la storia di Mayta non é in assoluto il più bel romanzo dello scrittore peruviano, ma la ragione del successo e delle passioni che ha scatenato é che Vai:gas Uosa é riuscito a scri– vere uno dei grandi miti degli ultimi vent'anni: la guerriglia latinoamericana. Come i grandi · scrittori, egli sa che «la materia prima della let– teratura non é la felicità, ma l'infelicità umana, e che gli scrittori come gli avvoltoi preferisco– no alimentarsi di cadaveri». Da qµel mito che ha alimentato e alimenta di morti la recente cronistoria dell'America Latina é nato il suo romanzo. Vargas Llosa è appena stato a Roma, e noi ne abbiamo approfittato per interrogarlo sui temi che "La storia di Mayta" affronta,.e le polemi– che che· sta suscitando. Il suo romanzo é una lucida e spietata rile_vazio– ne della disintegrazione della sinistra peruviana e più in generale latinoamericana. Perché ha scelto come protagonista un personaggio che, parafarasando un verso di César Vallejo, si po- trebbe definire «un triste prete bolscevico»? · Per due ragioni. La prima é che dal momento in cui venni a ·conoscenza di quest'episodio, che é il punto dl partenza del romanzo, mi sen– tii incuriosito, meglio, affascinato dai meccani– smi psicologici e politici che avevano indotto un piccolo gruppo di persone a imbarcarsi in un'avventura così palesemente bislaèca e deli– rante. C'era un elemento di curiosità e di fasci– no per il processo che stava dietro la storia. In secondo luogo, perché credo .che in un epi– sodio di piccole dimensioni, circoscritto ·a po– chi uorriini, a poche ore, era più facile, dal punto di vista romanzesco, costruire un'inven– zione in ~cuisi potessero studiare, quasi da en– tomologo~ i temi ché mi interessava studiare. Il tema dell'invenzione politica, cioé la visione utopistica, la lettura ideologica d~lla realtà che é poi una lettura fittizia, immaginaria che non si riconosce come tale, che si crede scienza, e al tempo stesso contrapporre a questa pseudo– -scienza l'invenzione pura, che é l'invenzione della letteratura. Volevo scrivere un romanzò · in cui tutte e due le invenzioni, quella ideologi-·– ca e quella letteraria, si affrontassero, si conta– minassero, e fare con tutto ciò un romanzo. Questa é più o meno l'intenzione che sta dietro la "Storia di Mayta". Perché nel romanzo le masse degradate e mise– rabili che popolano il Perù apocalittico da lei de– scritto sono cosi inerti e irraggiungibili? Non credo che siano le masse ad essere irrag– giungibili, mi sembra piuttosto che siano Ma– yta e i suoi seguaci, per colpa dell'alienazione ideologica, per essersi proiettati nell'irrealtà in funzione dell'ideologia, a collocarsi fuori della portata delle masse. Essi propongono una vi– sione della storia, dell'azione politica che risul– ta semplicemente incomprensibile. per queste masse obbligate, dalle circostanze in cui vivo– no, ad essere realiste. Quindi é questo gap, di– rei, questo abisso che separa la visione che Mayta ha del popolo, della problematica so– ciale, del modo di risolvere i problemi, dalla vi– sione che il popolo ha della propria realtà, del– le sue effettive possibilità, a far sì che l'avven– tura di Mayta sia votata a un totale fallimento. Attraverso Mayta si può fare, sotto questo aspetto, una critica delle pretese avanguardie rivoluzionarie e ideologiche che hanno, in tutti i casi, fallito fondamentalmente per questo: perché non hanno avuto l'appoggio delle mas– se, le quali hanno dimostrato, malgrado fosse– ro ignoranti', sfruttate e oppresse, di aver-e un~intuizione molto più esatta della re~ltà poli– tica e sociale che i pretesi dirigenti dell'avan– guardia. Mayta approda al marxismo dal cattolicesimo e vive la sua militanza come sacrificio. Al di là del personaggio del romanzo, lei crede che il marxi– smo sia stato e sia vissuto in America Latina e in altri luoghi del mondo come una fede religio– sa? Certamente. Secondo me nel Terzo Mondo il marxismo é diventato la religione del nostro tempo; é diventato la continuità, la continua– zione, direi, di quello che é stata la religione nel passato: l'idea che esistono verità assolute, che esiste un paradiso e che questo paradiso può materializzarsi se si é disposti al sacrificio e all'eroismo necessari per concretarlo. Qursta visione, che é fondamentalmente una visione religiosa della storia, oggi s'incarna nel marxi– smo come s'incarnava nei secoli XVIl e XVlil nei dogmi della Chiesa. Ma l'idea _essa della verità assoluta, l'intolleranza che sta dietro la verità assoluta, é ciò che caratterizza oggi fon– damentalmente i movimenti marxisti e rivolu– zionari in America Latina. Ve ne sono alcuni più fanatici, altri meno, ma in realtà si può · parlare di un atteggiamento chiaramente reli– gioso che queste posizioni sottintendono. Un settore della sinistra peruviana, che come «Frente Unido» ha ottenuto alle ultime elezioni un quarto dei voti, le rimprovera di essere stata trascurato e denigrato nel suo romanzo. Credo che questa critica mi venga rivolta sulla base di una visione un po' estemporanea del romanzo. E' vero, c'é un settore della sinistra peruviana che fortunatamente sembra stia optando per una via gradualista, legalitaria, ed é una cosa molto positiva. Ma non volevo scri– vere un romanzo su .questa sinistra. ·Nel ro– manzo quello che -volevo mostrare é l'altro profilo, l'altra faccia delJa sinistra. La sinistra utopistica, alienata e anche un certo opportu– nismo· ideologico, il trasformismo della sini– stra, che é un'altra cosa che é stata profonda– mente dannosa per noi. Ma tutto questo natu~ ralmente attraverso un'invenzione, un elemen– to di immaginazione che spesso non coincide con la realtà viva. Lo scriìtore che nel romanzo ricostruisce la sto– ria di Mayta fa del militante trozkista wi om~ sessuale per accentuarne -cito le sue parole- l'e– marginazione, la condizione di uomo-pieno di contraddizioni e per mostrare i pregiudizi che esistono su questo problema fra coloro che, a sentirli parlare, vogliono liberare la società dalle sue tare. « li machismo» é un bersaglio costante nei romanzi e nel teatro di Vargas Uosa. Ma l'amore impossibile di Mayta per Anatolio non adombra, in un senso più ampio, la dissociazio– ne, l'inconciliabilità tra la sfera privata e quella politica che dilania tanti militanti? Sì, senza dubbio. E' un aspetto che volevo trat– tare nel romanzo: la situazione in certo modo paradossale di coloro che nel campo politico, sembrano o pretendono di incarnare la lotta per la libertà e l'emancipazione totali, e che in– vece nella sfera privata sono vittime di visioni estremamante alienate, di pregiudizi sull'uomo e sul comportamento umano. E proprio in questo campo, -quello del piacere, de11' amore, del desiderio, nel quate si suppone che la batta– glia non é ancora finita, non é ancora stata vinta, in questo campo curiosamente la sinistra di solito ha avuto atteggiamenti molt-o conser– vatori e conformisti. Volevo anche mostrare un po' questo contrasto portando le contraddi– zioni di Mayta all'estremo limite, che in una società machista come la peruviana é l' omoses– sualità. Naturalmente questo é stato uno degli aspetti del romanzo più criticati dai critici di sinistra in America Latina.

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