Fine secolo - 6-7 giugno 1985

L'immap nella pagina accantt?, come qlff:11, che ricorre a capo delle pagine segueotiùe · tratta da "Le cameredeDa to~ de a .· scienza",scritto da Ernst YonWebernel ~ ~ 1879: NeDadidascaliadella prima si legge: "Senza amici!". Nell'altra: "Fo~ato dalla Natura. E' ...-jbile che animali come questi ~ uartati vivi?" (Le immagini illustrano i? volume di Dolf Stember:ger "Panoramadel XIX secolo", Il Mulino, 1985). lità. Il fatto che non osiamo metterla in primo piano come unico motivo determinante in tutti gli appelli ed esortazioni al popolo, mostra che la nostra civilìzz.azione è maledetta, testimonia la sdivinizzazione delle religioni delle chiese di stato. E' stato necessario ai nostri giorni l'insegnamento di un filosofo che ha combattuto inflessibile e senza indulgenza tutto quanto é falso per dimostrare che l'unico vero fon– damento di ogni moralità é la compassione radicata nella natura della volontà umana (3). Di questo ci si é fatti bef– fe, il senato di una accademia delle scienze lo ha messo all'indice con indignazione (4), poiché la virtù, là dove non è prescritta dalla rivelazione non potrebbe essere fondata che sulla ragione. Con l'ottica della ragione, la compassione é stata addirittura spiegata come egoismo potenziato. Si é preteso che la compassione non sarebbe motiva!a ché dalla vista di un dolore estraneo che causa sofferenza a noi stessi, ma non dalla sofferenza estranea che tenteremmo appunto di allontanare per sopprimere l'effetto doloroso su di noi. Come siamo diventati inge– gnosi per difenderci, nel fango dell'egoismo più volgare, contro i rimorsi causati dai sentimenti comuni all'uomo! (5) Si é d'altronde disprezzata la compassione perché si é incontrata anche tra gli uomini più grossolani come un grado molto basso di istinto vitale: e si scambia in tal caso la compassione col dispiacere che i testimoni di ogni disgrazia pubblica e privata esprimono così facilmente e alla fine risolvono, ripetendosi così spesso queste disgra– zie, in uno scuotimento di testa e in una alzata di spalle– ...fino al momento in cui un uomo esce dalla folla, un uomo ·al quale la vera compassione impone di portare un vero aiuto. · Dove si può vivere • senza compassione Chi non prov~ compassione se non quanto basta per esprimere il semplice dispiacere, facilmente ed in pace può dispensarsene e gli sarà giovevole' un disprezzo per gli_uomini pieno di sé e approntato con gusto. In effetti é difficile rivolgere un tale uomo verso il suo prossimo perché impari ed eserciti la compassione: é in genere una cosa difficile, nella nostra società borghese regolata dalle leggi, adempierè il precetto del nostro redentore: "ama il prossimo tuo come te stesso". Il nostro prossimo é in ge– nere ben poco degno di amore e, nella maggior parte dei casi, la prudenza ci consiglia di attendere dal prossimo le prove del suo amore perché non ci fidiamo molto della sua dichiarazione. A ben guardare lo stato e la società sono congegnati secondo le leggi della meccanica in modo che si possa vivere senza compassione e senza amore del prossimo. Vogliamo dire con questo che l'apo– stolo della compassione avrà gran difficoltà ad applicare la propria dottrina nei rapporti tra gli uomini poichè an– che la nostra vita familiare, oggi tanto degenerata sotto il peso della miseria e la spinta verso le distrazioni, nçn é più in grado di fornire un buon esempio. E' dubbio del resto che le sue dottrine siano accolte con entusiasmo dall'amministrazione militare che mantiene praticamente l'ordine in tutta quanta la nostra v~ta statale fatta ecce– zione per la Borsa; gli proverebbe che occorre compren– dere la compassione in un senso totalmente diverso da ' - ciò che intende lui: en gros, in modo sommario, come un mezzo per abbreviare i dolori inutili dell'esistenza attra– verso proiettili che colpiscono nel segno ii;imodo sempre più sicuro. / Di contro sembra che la "scienza", applicando in modo professionale i suoi risultati, si sia assu_nta il compito di amministrare la compassione nella società borghese, e in. un modo ufficialmente sanzionato. Non vogliamò parla– re qui dei risultati della scienza teologica, eh~ àrma i pa– stori d'anime delle nostre comunità con la conoscenza dei misteri divini, e per ora ci limitiamo a supporre che. la pratica di questa professione incomparabilmente bella non abbia prevenuto i suoi fedeli contro sforzi come i no- . stri. _Purtroppò é- vero che sarebbe eccessivo pretendere dal rigido dogma chiesastico -che ha pur sempre a fonda– mento il primo libro di ~osé- la compassio·ne divina an- • FINE SECOLO* SABATO 6 / DOMENICA 7 GIUGNO In questapagina, dall'alto verso il basso: RichardWagoer, foto di Elliot & Fry, Londra 1877; con la moglie Cosima, foto di Fritz Luckhardt,Vienna 1872;una scena del "Parsifal", foto cliHaos Braod, 1882. che per gli animali, creati a profitto dell'uomo (6). Eppu– re oggigiorno si possono rimuovere alcune difficoltà, e il buon cuore di un pa_rroco umanitario ha certamente tro– vato nell'esercizio pastorale molte occasioni di modifica– re la. sua ragione dogmatica a favore della nostra causa. Per quanto resti difficile utilizzare la teologia al puro fine · della compassione, con tanta maggiore speranza possia– , mo guardare alla scienza medica, che arma i suoi disce– poli a una professione consacrata unicamente ad alle– viare le sofferenze umane. Il medico può realmente appa– rirci il salvatore laico della vita. Rispetto a questa, ogni altra professione é incomparabile quanto al beneficio im– mediato. Pieni di fiducia in lui, dobbiamo venerare ciò che gli dà i mezzi per guarirci da gravi sofferenze. Consi– deriamo pe'rciò la scienza medica come la più utile e la più preziosa e siamo pronti a--sacrificare tutto al suo eser– cizio e alle sue esigenze. Es·sa infatti ci fornisce l'esecutore ~ veramente patentato -altrimenti così difficile da trovare- di una compassione _!lttivapraticata in prima persona. Il veleno non nascosto della medicina Quando Mefistofele mette in guardia dal "veleno nasco- . sto" della teologia, riteniamo che l'avvertimento sia tan– to maligno quanto é sospetto il suo apprezzamento della medicina, il cui successo pratico egli vuole affidare, a consolazione dei medici, al "volere divino" (7). Ma pro– prio questo maligno apprezzamento della scienza medica ci.fa temere che proprio in essa possa essere contenuto il veleno non "!lascosto", ma del tutto scoperto, veleno che il malvagio burlone cercherebbe soltanto di occultare con la lode provocatoria. Tuttavia é stupefacente che questa scienza, giudicata la più utile, quanto più cerca di sottrar– si all'èsperienza pratica e di tendere per via speculativa all'infallibilità grazie a conoscenze sempre_ più positive, mostra con creG~ente precisione che non é affatto una scienza. Ce lo dicono gli stessi medici pratici. Essi posso– no veD:irconsiderati presuntuosi dai docenti di fisiologia speculativa perché ritengono che nell'esercizio dell'arte di guarire si tratti dell'esperienza accessibile alla pratica dei medici, del colpo d'occhio giusto dell'individuo partico– larmente·dotato in medicina e infine della sua dedizione profonda che lo spinge ad aiutare, per quanto possibile, i malati che in lui confidano. Maometto, dopo aver passa– to in rassegna tutte. le meraviglie della creazione, ricono– sce alla fine che la cosa più meravigliosa era che gli uomi– ni provassero compassione gli uni degli altri; noi presup– poniamo questo sentimento senz'altro nel nostro medico fino a che riponiamo la nostra fiducia in lui e pèrciò ere-· diamo più a lui che al fisiologo che nelle sale anatomiche specula ed opera, in base ad astrazioni, per la sua gloria. Ma noi perdiamo anche questa fiducia quando appren– diamo, com'é, accaduto recentemente, che in un conve- .gno i medici, per paura della "sciel)za" e temendo di esse- re presi per degli ipocriti o superstiziosi, sono stati spinti a smentire le sole qualità degne di fiducia che i malati loro attribuiscono, facendosi umili servitori della teòria che vuole le torture degli animali, dichiarando che se si sopprimessero gli esercizi continui di dissezione dei si– gnori studenti sugli animali viventi, il medico non potreb- be più, in un prossimo avvenire, curare i suoi malati. Per fortuna i pochi insegnamenti che abbiamo raccolto su quello che vi é di giusto e di vero in questa faccenda, sono così persuasivi che la viltà di questi altri signori non " può riuscire più a trascinare all'entusiasmo per il tormen- to degli animali sostenuto da motivi umanitari ma, al contrario, noi ci sentiamo ben determinati a non p.ffidare più la nostra salute e la nostra vita ad un medicd che de– rivi da questa pratica il suo sapere: perché n9i lo conside– riamo un uomo incapace di compassione; anzi una nul– lità nel suo mestiere. Dato che ci siamo fatti delle idee chiare e istruttive sulla mistificazione spaventosa di questa "scienza" raccoman– d-ata allo straordinario rispetto ed ·alla sacra protezione - del "gran pubblico", e soprattutto·dei nostri ministri e-– consiglieri della corona, -come é successo anche di recen– te con scritti di vari medici pratfoi, redatti nel più nobile stile tedesco e già per ·questo degni di considerazione- noì

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