Fine secolo - 6-7 giugno 1985

' FINE SECOLO* SABATO 6 / DOMENICA 7 GIUGN.O ·N Lettera ~perta al signor Ernst von Weber, autore dello scritto ''Le ·camere della tortllra'' ~ - "La più grave_questione dell'umanità~': così Wagner affronta la disputa sulla vivisezione e sul trattamento degli animali. Contro le opposte ragioni de/I' "utilità", egli rivendica il ,:rincipio della "compassione", della "sapienza attraverso la compassione ' che sta al centro del Parsifal e della sua ultima _filosofia. La "lettera aperta" era stata stampata in Italia nel 1963, a cura di Giulio Coçni, per una casa editrice di estrema destra, G. Volpe - ciò che é significativo. No, la pubblichiamo ora in una traduzione integrale a cura di Sandro Barbera e Giuliano Campioni, corredata da note. In appendice, un saggio di Barbera e Campioni indica i riferimenti del testo di Wagner alla cultura çontemporanea. Dopo di che, al lettore la scoperta dell'intricata attualità _diquel dibattito. Lettera aperta al signor Ernst von Weber, autore dello scritto «Le camere della tortura» (1). Caro, stimato signore! . Lei mi fa l'onore di pensare che anche la mia parola pos– sa essere d'aiuto all'impresa che Lei di recente ha così energicamente iniziato, contro la vivisezione; e sembra prendere in considerazione il numero non piccolo di ami– ci che la mia arte mi ha procurato. Se il Suo potente esempio mi spinge sénz'altro a corrispondere al Suo desi– derio, tuttavia non é tanto la fiducia che ho nella mia for– za che mi induce ad imitarla, piuttosto un oscuro senti– mento della necessità di indagare anche in questo campo, apparentemente lontano dall'interesse estetico, il caratte– re dell'influenza artistica éhe fin qui mi é stata da molte parti attribuita. Quello spettro della "scienza" Anche in questo caso ci imbattiamo di nuovo in quello spettro della "scienza", che nella nostra epoca despiritua– lizzata, dal tavolo del sezionatore fino alla fabbrica di fu– cili, ha assunto le fattezze del demoné-dell'unico culto ac– cetto allo stato, il culto dell'utilitarismo. Perciò considero di gran vantaggio, nel momento in cui mi impegno ·in questo-pFeblema-a-t-tuale,che tante voci così significative ed autorevoli si siano levate a Suo favore denunciando al comune buon senso le asserzioni erronee se non menzo– gnere dei nostri avversari. E' pur vero, d'altro canto, che si é dato tanto spazio al mero "sentimento" in questa di– scussione, che abbiamo offerto eccellenti occasioni di di– fendere gli interessi della scienza agli spiriti beffardi e motteggiatori, i soli pratjcamente che si occupino della nostra pubblica presa di posizione (2). Tuttavia, secondo me, ciò che qui viene dibattuto é la più grave questione dell'umanità: e le conoscenze. più profonde non possono che essere acquisite attraverso ·l'indagine più rigorosa di quel "sentimento" così sbeffeggiato. E' questa la strada che, con le mie deboli forze, cercherò di seguire. Ciò che mi ha impedito fino a ora di entrare a far parte di qualche Associazione per la protezione degli animali é il fatto che tutti gli appelli e le istruzioni da loro pubbli– cate erano fondate quasi esclusivamente, a quanto vede– vo, sul principio utilitario. Senza dubbio ai filantropi, che fino a ora si sono votati alla protezione degli animali, im– porta, in .primo luogo, di provare l'utilità al popolo per Òttenerne un migliore trattamento, poiché i risultati della nostra attuale civilizzazione non ci permettono di invoca– re altri motivi, che non siano la ricerca del profitto, nelle azioni dell'umanità civilizzata. Miseria dell'utilitarismo Quanto noi siamo ancora estranei a una motivazione ve– ramente nobile nel trattare bene gli animali e quanto. poco si sia potuto realmente ottenere dalla pratica cor– rente, lo si vede oggi. I rappresentanti della linea di con– .dotta seguita fino ad ora dalle Società protettrici contro la barbarie più inumana verso gli animali, quella che si esercita nelle nostre sale di vivisezione autoriZ7.ate dallo .stato, non sarebbero in grado di produrre un solo argo– mento valido, dal momento che si fa valere per difender– la, l'utilità di questa barbarie. Ci siamo ormai ridotti a discutere solo dell'utilità, e se essa fosse dimostrata con certezza assoluta, sarebbe proprio la Società protettrice degli animali che, con la tendenza finora seguita, avrebbe permesso contro i suoi protetti la crudeltà più indegna dell'umanità.· Ma allora soltanto una dimostrazione, ri– conosciuta dallo stato, dell'inutilità di quella tortura scientifica, potrebbe aiutarci a mantenew'atteggiamento di simpatia verso gli animali: e speriamo che vi si·giunga. Ma anche se i nostri sforzi avessero ottenuto un pieno successo da questo lato, nulla ancora di definitivo e di buono sarà stato fatto per l'umanità finché la tortura de– gli animali sarà abolita solo in ragione della sua inutilitàr L'idea che ha fatto nascere le nostre Società per la prote– zione degli animali rimane in tal modo sfigura~ e messa a tacere per viltà. Chi per impedire il dolore arbitrariamente prolungato di un animale ha bisogno di un altro motivo che non sia la pura compassione, non potrà mai sentirsi veramente in diritto di impedire il tormento di un animale da parte di un suo simile. Chiunque si sia rivoltato alla vistà del mar– tirio di un animale, vi é stato spinto dalla compassione, e chi si unisce ad altri per proteggere gli amman,1o fa solo per compassion_e, una compassione assolutamente disin– teressata e inaccessibile a tutti i calcoli di ùtilità e inuti-

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