Fine secolo - 6-7 giugno 1985

FINE SECOLO* SABATO 6 / DOMENICA 7 GIUGNO 30 ' SKL ...... OVSKIJ, E Clii PORTA I PANTALONI ---------------------------- di Ornella FAVERO---------------------------- Le lettere d'amore tra "Vladimir Majako– vskij e Liii Brik, pubblicate recentemente dalla M ondadori con il titolo L'amore è il cuore di tutte le cose fanno venir voglia di tirar fuori altre lette– re, queste non d'amore (Zoo o lettere non d'amore), che Viktor Sklovskij scrive negli anni venti pensando a una donna che non l'ama e non vuole lettere d'amore: e si po– trehhero leggere insieme per una serie di curiose circostanze, perchè Volodja Maja– kovskij e Viktor Sklovskij erano amici, perchè non sapevano essere leggeri, perchè amavano donne che li avrebbero voluti meno pesanti. Nell'estate del 19 I5 Volodja Majakovskij co– nosce Liii Brik: e, rispettando quella eterna tradizione per cui, quando ci si innamora, si torna a pregare Dio chiedendogli un aumento della razione d'amore se le cose vanno bene, o implorandolo di riprendersi quel calice amaro, se vanno male, anche Majakovskij, ateo, rivo- 1uzionario, futuro comunista, riscopre Dio, sente che è Lui che gli ha mandato quella don– na, Lui che l'ha pescata giù giù nell'inferno più ribollente per torturare e punire l'irriverente e blasfemo poeta: "Ho bestemmiato / Ho urlato che Dio non esiste; / e lui ha tratto dal fondo dell'inferno / una donna che farebbe tremare una montagna, / e mi ha comandato: / ama– la!". Agli imperativi divini non ci si sottrae facil– mente, ahimè, e tutta la raccolta di lettere, messaggi, telegrammi che dal 1915 al 1930 hanno viaggiato senza posa da Volodja Maja– kovskij a Liii Brik sta lì a dimostrare che an– che un gigante come lui finisce per piegarsi· e crollare sotto i colpi dell'amore, e strisciare poi ~sausto e innamorato trascinandosi dietro i suoi quasi due metri di statura ridicolizzati da quella minuscola appendice che è il cuore: "Sai / se io sono ben piantato, / eppure / mi trasci– no ridotto a un'appendice cardiaca/ curvo per tutta la larghezza delle spalle. Dal/a· parte di lui, gigante ''inappuntabilmente tenero, non un uomo, ma un1:1 nuvola· in pantaloni" Il mondo sovietico non ha mai ben digerito il fatto che il suo poeta più rivoluzionario, l'uo– mo d'acciaio, il colossale cantore di Lenin po– tesse improvvisamente, e solo per effetto di un pò d'amore, librarsi in aria come un fragile e tenera "nuvola in pantaloni". E così, nella lot– ta spietata ingaggiata dai critict più ortodossi per ridare solidità al gigante comunista squas– sato dall'amore, l'immagine di Liii Brik, la donna più d'ogni altra amata da Volodja Ma– jakovskij, ha subito negli anni vari ritocchi, fino al punto: per esempio, di rimanere presen– te soltanto con un tacco in una foto, utilizzata nel 1964 per un testo dedicato al poeta: taglia– re via la presenza della donna dalla fotografia è stato allora un po' come un intervento di chi– rurgia plastica per cancellare dalla vita e dal ri– cordo di Majakovskij le cicatrici dell'amore e lasciargli addosso solo !a pelle dura e compat– ta del rivoluzionario. Eppure tutte queste lettere, pubblicate ora dal– la Mondadori, non lasciano dubbi sul fatto che Lilja Brik contava, eccome, nella vita di quel colosso Volodja che amava con la forza ingombrante e disperata del suo corpo troppo grande: aprile 1918 "Non dimenticare che al– l'infuori di te non mi serve nè mi interessa nul– la", 5 dicembre 1921 "Ti bacio 10.000.000.000.000.000.000 di volte". Majakovskij-Brik sono gli autori delle lettere: ma per Brik si intende lei, Lilja, e lui Osip, suo Innamorato di Liii Brik, il grande e grosso Majakovskij diventa una nuvola in pantaloni; intanto, Elsa Trio/et, sorella di Lili,pretende di convincere Sklovskij a-portare i pantaloni con la • piega. I due pesanti amici scrivono lettere d'amore e non d'amore per difendersi dall'insostenibile leggerezza · delle due sorelle. Dalla cui parte, a quanto dichiara, è schierata la nostra collaboratrice. Salvo che... marito, pérchè quando Liii si innamora di Vo– lodja è già sposata, ma non fa più la moglie, vive con Osip come madre e sorel1a e accoglie senza fatica nena sua casa Volodja, inauguran– do una vita a tre che disturba l'ordinato potere sovietico, ma non pare disturbare i tre prota– gonisti del carteggio. Ma com'è dunque Liii, a cui Majakovskij ha dato tutto se stesso? "Ti bacio, bimba. lo sono tutto tuo" scrive Volodja il 26 dicembre 1921, "Cominciamo con gli affari" risponde Lili i] 28 di quello stesso dicembre: e le due lettere si fronteggiano, ma l'amore di Volodja, pur sgor– gando a fiumi dalla sua penna, pare che non riesca a inondare del tutto il-cuore di Lili, don– na volitiva, innamorata forse ma mai al punto da scordarsi di organizzare in modo soddisfa– cente non solo gli affetti, ma anche i bisogni più materiali della sua vita. Una specie di divisione dei compiti si instaura allora tra i due nei difficile anni dopo la rivolu– zione: il poeta pensa prima di qualsiasi altra cosa ad ammassare consistenti razioni di amo– re, e Liii rincorre invece tutto il resto, con lun– ghe liste che ricompaiono spesso nelle lettere, vestiti, cappelli, scarpe, soprascarpe, stoffe, ac– quistati nei suoi viaggi da Mosca a Riga, a Pa– rigi, a Londra durante i quali, a essere onesti, lei non si occupa solo dei suoi personali capric– ci, ma anche di tutte ]e pratiche necessità dei suoi due uomini, per cui compra caldi tessuti per abiti senza 9imenticare che 4 arsin sono sufficienti per Osip, il marito, ma 5 ne servono invece per cucire un vestito a1gigante Volodja. E così, in una frenesia di attività anche troppo concrete gestite dalla donna con piglio sicuro da manager, pubblicazione di libri, acquisti, vi– sti per viaggi all'estero, si arriva a] dicembre del '22, quando ormai satura d'amore Li]i im– pone a Volodja due mesi di separazione, e lui crolla, le scrive nelle lettere "non sono mai sta– to così male" e fuori delle lettere dedica versi al mostro impietoso della gelosia: "Più terribi– le delle parole, / dai tempi dei tempi, / quan– d' ancora con la zanna l'uomo conquistava la femmina, / striscia / dal cordone / la raspante gelosia, / mostro di età trogloditiche". E' curioso che nelJ'edizione italiana (Majako– vskij: Opere, Editori Riuniti) nelle note a1poe– ma Di questo, scritto da Majakovskij per sé, per Lilja, per la separazione da Lilja, per il do– lore che lei gli dava cacciandolo via anche solo per due mesi dalla sua vita, tutto ciò sia diven– tato "la clausura che Majakovskij si impose per riesaminare a fondo il proprio modo di vita". Ma forse è considerato poco dignitoso anche dalle nostre edizioni comuniste che il poeta rivoluzionario Majakovskij, messo da parte, in clausura appunto, da una donna, im– plori almeno due righe da lei, e pianga, pianga dall'amara disperazione, e affoghi nell'acqua del suo pianto, e scorra con il fiume delle sue lacrime: "Di dove, / perchè tant'acqua? L'ho pianta io stesso, frignante fanghiglia". Certo, e le l~ttere ce lo testimoniano, ci sarà poi un riavvicinamento tra i due, ma ormai Liii e Volodja sono forse già irrimediabilmente lontani: e lo sa Volodja, quando ha paura di ritrovare la donna e di non riuscire a offrirle altro che il suo "solito stracciume di sempre condito con un po' di gioia e di arguzia", e lo sa lei che, scrivendo da Parigi, non pensa già più allo stracciume che le offriva Volodja ma ad altri straccetti meno ingombranti e pesanti del poeta: "23 febbraio 1924. Parigi. / .../ An– che qui gli straccetti belli costano molto". E Majakovskij allora, travolto dal vortice della femminile frivolezza, delle cose da comprare, scambiare, scovare, finisce per sentirsi anche lui merce, una merce però vecchiotta, poco ambita, difficile da piazzare sul mercato: "6 di– cembre '24 / ...: Tuo (scusa se ti affibbio una merce così fuori moda)" si scusa infatti il poe– ta, e passano intanto lentamente gli anni, scan– diti da lettere e telegrammi, e la merce dell'a– more è di giorno in giorno più fuori moda, sfu– mano sempre più i contorni deJfa passione, su-

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