Fine secolo - 1-2 giugno 1985

FINE SECOLO * SABATO 1 / DOMENICA 2 GIUGNO e onfesso un incomodo sentimento morale a tratta– re di questo argomento. Non mi si è mai posto alla mente con forza. E ricordo che essendo cre– sciuto in campagna, per i miei primi anni, ho avuto con gli animali fr~quenti rapporti di affetto e d'uso, dati per · naturali; mai portati a riflessione. Faceva parte di un'e– ducazione rousseauiana, concepita da mio padre, che io allevassi conigli, ad esempio. Che certo erano per me og– getto di gioco amoroso. Ma la stessa pedagogia esigeva che, senza scrupolo alcuno, li ammazzassi - la tecnica l'a– vevo appresa dal giardiniere: si regge il coniglio per le zampe posteriori e gli si assesta un deciso colpo con la .mano a taglio sulle vertebre cervicali - e che gioissi a ve– dermeli presentare a tavola. Da qualche angolo remoto . della coscienza una voce mi deve pure aver detto che su quel catafalco -di patate giaceva la spoglia di Giuseppe o di Celestina. Perchè il dettaglio orribile è questo : io li battezzavo. Negli· anni passàti in Germania e Gran Bretagna, dove i vegetariani sono molti - una recente_inchiesta Gallup ha stabilito che nelle isole britanniche il 10 per cento delle donne tra i 16 e i 25 sono vegetariane, e che questo è uno ·sviluppo dell'ultimo décennio - ho dovuto costruire un argomento difensivo per proteggermi dai loro attacchi, 1 soprattutto mentre sto mangiando. All'equazione, che sempre mi viene proposta, mangiare carne uguale aggres– sività, ribatto the Adolf Hitler era rigorosamente vegeta– riano e antivivisezionista. Storicamente vero; e produce nel mio aggressore un lasso d'esitazione che mi permètte di finire il mio gustoso cadavere - c'ome l'ha definito lui - m pace. Un inatteso elogio della plastica Ho avuto bisogno di un maestro e guida, per conoscere .antecedenti e presenti attività del movimento per i diritti degli animali in questo paese. Ed è stato Stephen, un uomo sui 35 anni, autista della linea 90 dell'autobus; si è preso una condani:ia a IO mesi di recente, per le sue atti– vità di sabotatore. E' alto e sano d'aspetto, con occhi az– zurri lumeggiati da un benigno brillio fanatico. L'atteg- . giamento e la parola me ne riveleranno poi il senso: quel radicalismo puritano che .qui, ancora, agisce da causa prima nella scelta di ogni posizione politica di dissenso. Puritano, ma no_ncristiano, anzi lucidamente ateo. Mi dice - e conveng~ - che è proprio la tradizione cristiana a fondare e giustificare il dominio umano sµgli animali. Gli obietto che c'è una traccia di un diverso atteggiamento· nella leggenda francescana. Risponde che non è da esclu– dere un influsso buddista sul francescanesimo. A riprova di possibili contatti tra cristianesimo medievale e buddi– smo parliamo della leggenda dell'asino di Barlaam. Ste– phen è un uomo colto. Sto per mettergli del latte nel caffè, e lui mi ferma la mano. Mi spiega di essere "ve– gan", ossia la posizione più radicale di vegetarianesimo che rifiuta l'uso di ogni prodotto di origine animale, an– che latte, uova e lana. Il suo abbigliamento, fa notare, è tutto di materie sintetiche. E loda l'età della plastica perchè ci aiuta ad abolire ogni forma di sfruttamento del mondo animale. La mia allergia alle materie sintetiche, che subito avanzo come obiezione, è dovuta - afferma - al consumo di latticini animali in eià infantile. Solo lunghi studi di immunologia potrebbero accertare la verità di quanto sostiene. Un ultimo dettaglio prima di tracciare con lui un po' di storia. Stephen, quando mi telefona, si presenta con "l'm the animai man". La fortunata ambiguità dell'apposizio– ne germanica mi trasmette simultaneamente quel che in ogni altra lingua latina è forza scindere in d·ue messaggi: "Sono l'uomo degli animali", ma anche "sono l'uomo animale". Bentham: ragione e sofferenza Ogni carta dei diritti degli animali deve iniziare con una citazione da Introduction to the Principles o/ M orals and Legislation di Jeremy Bentham, pubbl~cato nel 1780. "Giornof orse verrà quando anche il resto della creazione animale acquisirà quei diritti che mai avrebbero dovuto 11 li■~till-1 · Gli inglesi?belve -'intitolano alcunigiornali. Eccovi l'inchiesta di un carnivoro con moderazione nell'Inghilterra vegetariana del diritti degli animali e della guerriglia per la loro liberazione. Il tutto è molto discutibile: molto -dadiscutere, quindi. essere negati se non per mano della tirannia. I francesi han già scoperto che la nere27.éldella pelle non è ragione per cui un essere umano possa essere abbandonato, senza risarcimenti di giustizia, al capriccio di un aguzzino. Ci si renderà conto un giorno che il numero delle gambe, Ja villosità della pelle, e la terminazione dell'osso sacrale · sono ragioni parimenti insufficienti ad abbandonare un essere senziente al medesimo fato. Cos'altro c'è che tracci un confine insuperabile? La facoità di ragione? o forse la facoltà di discorso? Ma un cavallo adulto o un cane sono senza paragone animali più razionali, oltrechè più con– versevoli, di un infante di un giorno, o d'una settimana, o persino d'un mese. Ma supponiamo che così non siano; cosa importerebbe? La domanda non è : ragionano? e nemmeno, parlano? ma, soffrono?" Da. notare: i corsivi sono dall'originale. La, sensibilità di noi moderni è subito attratta dal parallelo tra schiavitù umana, col suo corollario, il tratto fisico usato a pretesto . dell'oppressione, e "medesimo fato" imposto agli anima– li. Questo prepara alla sorpresa, sottilmente anticipata al– l'inizio - il "resto" della creazione animale - del radicale rovesciamento che incontreremo alla fine. Non più una demarcazione, una differenza fondata su attributi della nostra specie - ragione e discorso - peraltro opinabili (contrasto con l'infante). Ma un'identità, un minimo co– mune denominatore che accomuna universalmente tutte le specie: la capacità di sofferenza. L'argomento di Bentham, come vedremo, sarà fondante per la consapevolezza dell'attuale movimento di libera– zione degli animali. Lo si ritrova co~presso nel concetto di "specismo", parola modellata su razzismo, sessismt·:, machismo, etc. . Prima di giungere alla concezione moderna di diritti ine– spressi ma reali degli animali, la ciVI1tàinglese ha una lunga storia di quell'atteggiamento e di quella sensibilità che il mio amico Stephen definisce, con una punta di sar– casmo, "convenzionale amore dei ceti medi per gli ani– mali". Prima dell'800, il secolo borghese, era solo l'ari- · stocrazia a tenere animali in cattività per curiosità, dilet– to e gioco affettuoso. Una passeggiata per un quartiere borghese della Londra vittoriana di mezzo ottocento . -spiega qualcosa all'occhio. Quella casa tipo, con piccolo giardino di fronte, e più ampio sul dietro, serializzata al– l'infinito e miniaturizzata è una replica della "mansion" aristocratica: l'ideale della "country life'! del XVIII seco– lo, imitato su scala minore e industriale. All'interno di quelle case, "nel loro piccolo", si riproduceva anche l'e– thos aristocratico del lusso e del leisure. Con a comple– mento gli animali, a popolare la minuscola arcadia del back-garden. La lingua inglese ha la parola pet per ogni animale - cane, gatto, uccellino, pesce rosso, etc. - che sia oggetto d'affet– to e non d'uso. I pets divengono nell'ottocento, e ancora lo sono, una sorta di devozione domestica dei ceti medi inglesi e delle culture nordiche e protestanti in genere; contemplati e vezzeggiati (e il verbo to pet significa ap– punto vezzeggiare, fare le coccole, anche a ùn uman:o) con intenerita compassione per la loro (dal punto di vista specista umano) incompiuta e goffa essenza. Sentimento questo affine a quello che sarà rivolto al bambino: an– ch'esso creatura della sensibilità vittoriana, che lo conce– pisce privo di diritti e soltanto per metà dotato dei supe-· riori attributi d'umanità, ma per l'altra partecipe di un'indifesa cucciolaggine animale. L'associazione anima– le grazioso-bambino (difficile ottenere i medesimi effetti con una salamandra, un armadillo e persino un tacchino) rimane a· tutt'oggi una delle più eìementari tecniche di ri– catto emotivo nella narrativa di massa, nel cinema e nella pubblicità. Il nenuco degli anuci degli animali Il mio "animai man" mi ricorda con un po' di cifre quale sia lo sbocco di questa forma d'amore: su una popolazio– ne di 6 milioni di cani in Gran Bretagna, ogni anno 600.000 sono volontariamente distrutti perchè non di razza, altri 300.000 lo sono perchè randagi. La posizione di Stephen è che non si dovrebbe costringere nessun ani– male alla schiavitù per nostro piacere e, soprattutto, che

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