Fine secolo - 1-2 giugno 1985

FINE SECOLO * SABATO 1 / DOMENICA 2 GIUGNO {,_., -·-::· : . :_. e, ~v :~ ·:·· ::: ... ... · · ... , Af \· ,.. :::_r, : ... ::_,_)?{. ,::-:-:-:-:·-···-:-:-::·:;: ·....._: :__ ·: ,, :: ,-.,_,,,.,,-,.::,_ )} , _@{. _ ___ :_~-- \ __ _",:\ .,:· \'.'\. ,.-.:❖~:;,~:::\:-::,;:,< .. t,' .: mtr: _ .)t .,::,:,.,:,, ,: •. }) Ut J)f .::,,::.:-:':.,:-:: ,' \= ..... ···.····=:,,. •. , • .:/:. }-:':, .•. , .. -:-:-:-:-:· .}. ~-, ~ .:,:•..:.(:: :rmt:::r.J:.t,r:: ❖,,,_, \ _: :: 'si-_':_:_,:,:.,. -,~.- ... ,.,.; ,:.,.·-;,.:·e:: •;;:- 33 LASIGN DEI ,l,A. CRUSCA Dopo arer raccontato d uoni1i del vocaboltno, siamo llllÌlati a trovare, nella - flllSll!ra penoml,ra. della Jlilla medicea ti Castdo, Severina Paroti, la dlJnna d,e tiene la cucina del più solenne vocaboltnoita6ano. Ma oggi la Crusca si mtllina col computer. L'Accademia della Crusca è stata fondata nel 1583. con un nome inteso a polemizzare con un accademismo troppo sussiegoso, a vantgggio di più burlesche «cruscate». I soprannomi degli ac– cademici erano tutti riferiti al grano, alla cru– sca, al pane. Arriva più tardi l'accezione del nome nel senso della discriminazione fra farina e crusca, fra buono e cattivo. Il buono era in que– sto caso il volgare fiorentino del Trecento, nel– J'WJodelle «Tre Corone», Dante Petrarca e Boc– caccio. Il motto petrarchesco scelto nel 1590 per l'Accademia, esprime questa ambizione: «Il più bel fior ne coglie». A quegli anni risale la prima discussione sul «modo di fare un vocabolario». Nel 1612 usciva a Venezia, in 960 pagine, il « Vocabolario degli Accademici della Crusca». Dopo una seconda edL-ione nel 1623, una terza, molto ampliata, 11-.JCÌ, questa volta a Firenze. tra il 1648 e il 1691, in tre volumi. Ancora a Firenze uscìfra il 1729 e il 1738 la (J1111Tla edizione, in sei volumi, per un totale di 43.075 voci. Sarebbe rimasta l'ultima edi=ione completata. lnf atti la Quinta Impres– sione comincerà ad apparùe nel 1863, e si inter– romperà nel 1923 all'undicesimo volume, quan– do si era alla O. Ne/frattempo, aspre discussio– ni avevano di.visogli studiosi: memorabile quella fra chi voleva che /'e con valore di articolo si scrivesse e', e chi e. Una delle tante dispute irri– ducibili di. cui la vita ha fatto giustizia. La Crusca ha se.de oggi nella bella Villa Medici di Castello, ai bordi di Fùenze. E' lì che incon– triamo Severina Parodi, una donna competente e pa:iente, cui chiediamo dell(l Crusca di oggi. ..Il Vocabolario della Crusca non è certo com– parabile coi vocabolari domestici. Ma anche come vocabolario storico, nella sua forma tra– dizionale probabilmente non riapparirà mai più. Fra i vocabolari storici (quelli cioè in cui definizioni, esempi di costruzione sintattica ed eccezioni grammaticali non v~ngono foggiati dal lessicografo, ma sulla scorta di un canone di autori che mostra la vita della parola fin dalle prime attestazioni letterarie} il suo posto rha preso soprattutto il Battaglia, stampato dalla Utet, e dirètto oggi da Bàrberi Squarotti. In vent'anni, il Battaglia è arrivato alla lettera P: nel frattempo è inevitabilmente invecchiato, perchè si sono modificate le conoscenze e i cri– teri s tessi. Per esempio, il canone degli autori citati rischia.di apparire parziale, nel tipo di te– sti aceolti o nella cronologia: e d'altra parte si capisce che non sia possibile cambiare di punto in bianco il sistema di referenze, da una.lettera m poi. _ La differenza non consiste solo nell'opportu– nità di includere autori di periodi negletti, o contemporanei (attraverso lo spoglio di riviste scientifiche, o di giornali cui collaborino autori noti) ma anche nell'attenzione a documenti linguistici di meno illustre lignaggio letterario. L·esempio principale è stato quello del baroc– co, e del linguaggio secentesco di trattatisti e scrittori tecnici, o quello di autori di relazioni e carteggi ecc. E' il caso del carteggio di Miche– langelo curato da Paola Barocchi, o dei qua– derni di bottega del Cellini; ma anche di autori «minori» che forniscono una dovizia di parole e usi che spesso il letterato tralascia per ragioni di eleganza. Un'utilità particolare ce l'hanno le nomenclature, i «vocabolari minori» ecc. L·Accademia della Crusca dipende oggi dal Ministero dei Beni Culturali e dell'Ambiente, ed è gestita da un Consiglio Direttivo presiedu– to da Giovanni Nencioni, succeduto in questa carica prestigiosa a Giacomo Devoto, succes– sore a sua volta di Bruno Migliorini. Del con- siglio fanno parte, con un'attività ·di carattere volontario, tutti accademici universitari, tran– ne Riccardo Bacchelli. Una legge ha staccato da alcuni anni l'Opera del Vocabolario dal- 1' Accademia, consentendo di riprendere l'atti– vità lessicografica, e collegandola al CNR. La natura volontaria della direzione non è fat– ta per facilitare l'insediamento del direttore, che è infatti ancora vacante, anche. se esiste una designazione generàle per il prof. Mae– strelli. Il direttore non è remunerato; lo sono invece - salvi i momenti di crisi più forte, in cui gli stessi stipendi sono apparsi a repentaglio - 26 impiegati, numero non irrilevante, e soprat– tutto con un impianto materiale di gran peso. e le nuove possibilità di accesso a una archivia– zione pressochè totale. Quale.fra i vocabolari le è più congeniale come "libro di lettura"? Direi senz'altro la Quinta Impressione del Vo– cabolario della Crusca: gli esempi sono parti– colarmente suggestivi del gusto di un'epoca, si leggono con piacere. Se invece si tratta di con– sultare il vocabolario, allora si riaccende lo spirit~ critico e la scelta si restringe fortemen– te. Quando è arrivata alla Crusca? Fin dall'ottobre 1964, con Devoto. La sede era quella vecchia in piazza dei Giudici, poi il De– manio ci ha messo a disposizione questa villa, VOCAB04ARIO D E -G 'L I AC-CADEMICI DELLA CRUSCA a._ U ~ ~ T ~ J M I' ~ E I I J O Il E. r ALV ALTEZZA REALE DEL SER.ENISSIIIO .• GIO:GASTONE GRANDUCA DI TOSCANA L O R. O S I G N O Il E. I N FIRENZE M,. D e e. X X I x. APPa.Esso DoMÈNICo · MAalA MANNI. CON U:UU.4 DE 8U"la.J(nJ. , . . ~ ~~~1 Il centro si trova contraddittoriamente a mez- ,zo fra gli Istituti indipendentj del CNR, che hanno un direttore remunerato, e i piccoli cen- tri çomposti di una o due persone. . Parlare oggi di «pubblicazione del vocabola– rio» sarebbe anacronistico. Tenga conto èhe solo per i primi secoli, in sostanza per il 1200-1300, per i quali è in corso uno spoglio integrale, ci sono milioni e milioni di occorren– re, forme, esempi: una gigantesca messe di in– formazioni consultabile a richiesta dagli stu– diosi -attraverso il calcolatore. Se si dovesse metterla in stampa, si dovrebbe procedere a una selezione quantitativamente drastica e qualitativamente arbitraria. C'è di fatto una frattura fra il tradizionale vocabolario storico ed è cominciato il gran lavoro del restauro. Per me è stata una vera avventura, un fortissimo stimolo a sapere e capire dove ero, che cosa era avvenuto prima nel posto in cui mi trovavo a lavorare e vivere, con persone così interessanti. Mi sono messa a studiare la storia dell'Accade– mia, poi mi sono impegnata nelle ricerche sulle lirìgue tecniche, sui trattatisti. Ho pubblicato saggi su riviste come Studi danteschi, sugli Stu– di di lessicografia italiana, la Nouvelle Répu– blique des lettres, ho curato due volumi sul Catalogo generale dell'Accademia, ne ho fatto una breve storia su FMR ... Voi siete mossi qui da/l'ambizione luciferina di una catalogazione e di un 'archiviazione totalé di ciò che' è stato scritto? Il lavoro diretto da D'Arco Silvio Avalle .sulla lingua delle origini ha ottenuto ·davvero risul– tati fondamentali, ma non solo per la quantità: si sono accertati i testi sicuramente databili, cosa di primaria importanza; si sono eliminate le attestazioni spurie; si è fissata una successio– ne cronologica in luogo di una seq1,1enzasog– gettiva. L'ambizione è davvero quella di un grande archivio della lingua italiana. Dopo di che ci sono le complicazioni, a partire dai pro– blemi posti dal calcolatore. E' necessario pro– cedere per tranches cronologiche, o anche per tematiche o generi. E' rischioso mettere insie– me senza distinzioni la lingua poetica, scientifi– ca, epistolare. Il passaggio primario della vostra attività resta sempre la lettura diretta dei testi. Certo: la lettura personale e là rigorosa coll~– zione sui manoscritti, per qualunque edizione esistente, ançhe le più insospettabili. Ci si ac– corge, purtroppo, che le edizioni moderne non sono sempre le più affidabili. Per 20 anni, il Centro ha funzionato con una parte lessicogra– fica di spoglio, e un'altra di verifica del testo .. Naturalmente, in questo enorme lavoi::òfilolo- · gico, il Centro si avvale anche di contributi di studiosi esterni. Voi usate il grande ca/colatore IBM de/·Centlo di Calcolo dell'Università di Pisa: come funzio– ·na praticamente questo «affitto»? C'è un nostro operatore, a noi è assegnato il 'temw libero' del calcolatore, prevalentemente ore notturne, credo. Da Pisa ci torna l'elabora– to per la correzione - un nuovo passaggio «ma– nuale» - che passa almeno attraverso due con– trolli. Eppure voi non avete qui neanche un termina/è collegato con Pisa: non è strano? Dovrebbe esse– re tecnicamente facile, e neanche troppo costo- so, direi. . Anche questo potrà essere fruttuosamente trattato da una direzione sensibile ed efficace ... All'estero si è molto più avanti che in Italia ri– spetto a/l'inventario linguistico? Mi pare che ci sia un certo equilibrio. Fino a 6-7 anni fa, a stare almeno agli studiosi stra~ nieri che venivano da noi, la Crusca era all'a– vanguardia. Negli ultimi dieci anni il CNR ✓ non ha mandato fondi per la ricerca; da tre anni non lavoriamo affatto perchè non viene versata l.f dotazione, senza di che come si po– trebbe pagare il calcolatore? Lei è~un caso di «donna del vocabolario». Qual è, nella sua esperienza, il carattere.,,tipico del- l'uomo del vocabolario? - Il lessicografo era considerato dai nostri Acca– demici del '700, e a lungo anche dopo, un tec– nico e non uno studioso. Fra le conseguenze c'è una rarità relativa di veri competenti, e l'i– dea diffusa che il vocabolario si possa fare con gli altri vocabolari. L'immagine tradizionale, quella delle vignette primo '900 sui Cruscanti con le mezze maniche, che lavoravano isolati; oppure raccoglitori di parole zompettanti per le strade, non mi sembra attuale, se lo è mai stata: qui ci sono persone giovani e luminose, non le pare? E soprattutto sono persone ·atten– te e scrupolose, e più disposte, in una materia in cui non è facile, a lavorare in gruppo. Soprattutto non può più esistere il vocabolari– .sta integrale: il lessicologo deve comunque ~– sporre di conoscenze culturali ·generali, capaci di immergerlo nel periodo considerato, di resti– tuirgli, se non una lingua parlata irreparabil– mente perduta, una sensibilità al contesto delle parole. Ma accanto al lessicologo o al gram– matico deve operare anche il matematico e lo scienziato: non solo per l'impiego dei nuovi mezzi tecnologici, ma già nella fase di cono– scenza e selezione dei testi, per non limitarli a quelli letterari tradizionali. Non bisogna nean– che cedere troppo a una lessicografia frettolo– sa: io preferisco un vocabolario più stabile, ac– certato, affiancato magari da piccoli vocabola– ri tecnici, moderni, in grado di registrare i ter– mini e poi depositare le scorie.

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