Fine secolo - 25-26 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 25 / DOMENICA 26 MAGGIO L'ABBACCmo DILUCCA di Bruno MIGLIORINI Bruno MigHorini é stato un grande 6nç1fista, e anciuf un uomomo_~o S/Jlt'IIOSO. È suo il volumetto pm preziososul nostro~omento: "Che cos'éun vocabolmio? ' ( Le Monnier, 3", 1961). Ne abbiamo tratto alcuni capito§ fra i più divertenti. La storia delle parole Fino a che punto la definizione deve tener con– to della storia della parola? In alcuni casi (isti– tuzioni, mestieri, vesti, ecc.), una definizione che si riferisse solo all'uso odierno sarebbe evi– dentemente manchevole. Ricordo d'aver assi– stito anni fa in Sicilia a una sacra rappresenta– zione popolare: Gesù era condotto davanti a Ponzio Pilato, il quale era vestito con la toga nera e il tòcco, come un pretore dei giorni no– stri. Per definire il pretore senza commettere il medesimo errore bisogna dire brevemente le funzioni che aveva questo magistrato ai tempi di Roma e poi dire/.../ che il titolo fu in più luoghi e tempi ravvivato, e infine indicare i compiti del pretore nell'ordinamento giudizia– rio odierno. Dimenticanze Ci sono le dimenticanze. Se / .../ parole anche di una certa importanza possono mancare in un vocabolario perché il lessicografo ha credu– to benè di non mettercele, o perché le fonti adoperate non gliele hanno suggerite, può an– che accadere il caso d'una dimenticanza: lavo– rando con migliaia di schede una ventata ne può portar via un~... Manca nelle prime edizioni della Crusca la tra– moggia; manca capro (e il Monti se ne prende– va gioco in un brioso dialogo); manca satellite; eroe fu aggiunto solo nella seconda edizione. Nel Vocabolario dell'Accademia d'Italia, al quale era stato prefisso d'esser completo, man– ca completezza. A me è capitato, nel ripresen– tare la prima volta in pubblico (1945) il Voca– bolario del Cappuccini professando di volerne rispettare il «carattere umanistico», di non re– gistrare l'aggettivo umanistico. L'agnello morto che vive a Lucca Non so se sia vera la storiella che si racconta del gambero che un lessicografo avrebbe defi– !}Ìto «pesciolino rosso che cammina all'indie– tro»: ma basta aprire le prime edizioni della Crusca per trovare· l'arteria definita «vena vita– le» o «vena che porta il sangue dal cuore alle parti» o la seppia «spezie di pesce, il maschio della quale spezie si chiama calamaio». Nelle prime edizioni del Fanfani si legge questa defi– nizione del sole: «pianeta che illumina il mon– do e conduce il giorno». Dal Petrocchi si ap- Nella foto, una delle carattemtiche "gerle", le sedie usate nelle cerimonie pu!Jbliche ~ Acca– demici della CIUìCa. Della Crusca Bruno Mi– gliorini é stato segretario e presidente. prende che l'idrogeno o idrogene è un «corpo semplice aeriforme che insieme all'aria forma l'ossigeno», e che superlativo è «il più superiore di tutti». Nel Petrocchi scolastico alla voce abbacchio si legge: «Agnello morto. Vive a Lucca». Non è un errore, ma un brusco passaggio da una «supposizione» a un'altra (come avrebbero detto i filosofi scolastici). Le due prime parole dicono che cosa «è» l'abbacchio; l'altra propo– sizione in qual luogo ancora vive la parola ab– bacchio. Il gioco del/'oca Non basta ormai, nemmeno ai vocabolari più elementari, la semplice spiegazione per mezzo La pratica della grammatica E dei vocabolari.Oggetti.ancoraignoti,dice_ la nostracollaboratrice, che "ha, fatto l'inchiesta" di Carla MARELLO Le statistiche e le inchieste ci rivelano che in ogni famiglia c'è almeno un vocabolario della lingua italiana, mentre non sempre c'è una grammatica. Una grammatica è v, libro noio– so, che richiama regole ed eccezioni, segnacci rossi e blu nei nostri compiti e in quelli dei no– stri figli. Il vocabolario invece ha ben altro prestigio e dignità. E' IL vocabolario, non UN vocabolario. Se troviamo nel vocabolario una parola che prima nel discorso sentito o letto ci era parsa sospetta, questa diventa immediatamente ac– cettabile. Se non la troviamo, può averla usata Manzoni redivivo, restiamo convinti che biso– gna adoperarla con le molle: sfuggirla se vo– gliamo andare sul sicuro, sfoggiarla se voglia– mo passare per originali e creativi. Negli Stati Uniti - rivela la rivista Dictionaries, pubblicata annualmente dalla Dictionary - i dizionari e le loro definizioni sono spesso usati nei tribunali come prove e talvolta influenzano in modo decisivo la sentenza. Anche fuori delle corti di giustizia, nelle aule di scuola e nei focolari domestici il vocabolario con il suo aspetto solido e imponente ispira fi– ducia, appare il depositario della norma, il gra– naio delle parole, come lo apostrofa Neruda nella sua «Ode al vocabolario». Non lo si cam– bia almeno per una generazione, vuoi perchè costa caro, vuoi perchè ci sembra cb,ei vocabo– lari non invecchino; finchè gli insegnanti dei nostri figli non ci fanno capire che, passati trent'anni, bisogna acquistare una nuova edi– zione. Allora si scopre che il vocabolario è UN voca– bolario fra tanti, che sul mercato c'è una vasta scelta. Lo Zingarelli è il più famoso e venduto, dice il libraio; il Devoto-Oli ha ottime defini– zioni, incalza un insegnante. Il giornalaio pro– pone il Dardano pubblicato a dispense; qual– cuno ti consiglia il Palazzi «che ha la nomen- clatura e ti aiuta a far meglio i temi». Altri an– cora non cambierebbero il loro Garzanti nean– che con un Passerini-Tosi più un De Felice– Duro. Negli ultimi dieci anni mi sono fatta una certa esperienza nel campo dei vocabolari e ho cer– cato di comunicarla agli insegnanti in corsi di aggiornamento e in vari scritti, ma tuttora, se dovessi scegliere un titolo semiserio per i miei interventi, potrei disinvoltamente continuare a servirmi dell'espressione «il dizionario: questo sconosciuto». - Le mie non sono impressioni infondate: il cen– tinaio di studenti di lingue straniere che a Tori– no e a Padova hanno gentilmente acconsentito a compilare un questionario sull'uso dei dizio– nari monolingui e bilingui mi ha confermato che nella loro vita scolastica ed extra-scolastica i dizionari sono usati poco e per esigenze limi– tate. Ad esempio ricercare la corretta grafia, il significato o la traduzione di una parola, l'eti– mologia. Ma una voce di dizionario contiene "Alla solita pigrizia mentale, alla piatta con– suetudine appartiene ançhe il francese 'repor– tage', comunissimo nel solito linguaggio gior– nalistico. Leggo un titolone su parecchie co– lonne: 'Reportage sulla delinquenza minnril<''· ma perchè non dire 'cronaca', 'servizio' all'ita- molto di più. Ci sono anche indicazioni di stile, grammatica, ideologia. Per scovare quest'ulti– ma basta non buttare il dizionario vecchio e consultare in parellelo su quello vecchio e su] nuovo voci come democrazia, donna, eutanasia, eroe, sciopero.'. se non viene fuori un'ideologia chiara, apparirà almeno il segno dei tempi in cui il dizionario è stato pubblicato. Mi preme sottolineare come gli insegnanti di lingua italiana non sfruttino la potenziale ric– chezza didattica dei dizionari e non insegnino a sfruttarla. Eppure le grammatiche, e perfino le antologie, moderne propongono esercizi intelligenti da fare con il vocabolario. L'esempio più fresco che ho a portata di mano è quello che mi offre la bella e nuovissima grammatica per la scuola media Capire parlare e scrivere (S.E.I., Torino 1985), scritta da A.A.Sobrero, O.Proverbio, C.Marazzini, a cura di G.L.Beccaria. Gli auto– ri dedicano ai dizionari. un intero capitolo con paragrafi dai titoli eloquenti (Chi ha bisogno liana? Le sottili distinzioni che taluni fanno tra 'reportage' e 'cronaca', tra 'reporter' e 'croni– sta', nella realtà dei fatti non hanno fonda- . mento alcuno. Il francese 'reportage' è model– lato sull'inglese 'reporter', che è il giornalista il quale 'riporta' al giornale la cronaca dei fatti che ha raccolto qua e là nelle sue _ricerchequo– tidiane. Corrisponde perciò al nostro 'croni– sta', e in certi casi, se si tratta di un cronista spedito apposta in un luogo lontano dalla città in cui presta servizio, anche all"inviato specia– le', o più brevemente 'inviato'. (Aldo Gabrielli, «Nella foresta del vocabola– rio», Oscar Mondadori, 1978). l~l'l~T.\ nIPRF.~SIO~f: Voi.no: I. /. ..... · Il, rii' IIF.1, FlflR 10: 1·no1.11. di uno o due sinonimi: come quei,vecchi dizio– nari che spiegavano antro con «caverna, grot– ta», e poi caverna con· «antro, grotta», e infine grotta con «antro, caverna». Peggio ancora se si tratti di semplici rinvii: chi cerchi nel Petroc– chi sotto alveare, è rimandato ad arnia; da ar– nia poi si passa a bugno; e infine bugno rispedi– sce ad alveare. Involontariamente ci si doman– da se si sta consultando un dizionario o se si fa una partita al popolare gioco dell'oca. Malignità antileopardiàna Alle osservazioni più strettamente lessicografi– che del Tommaseo, dove talvolta affiorano ri– cordi dalmati, veneti, ionici, corsi, si mescola– no a ogni passo riflessioni morali. Così, per , es.: «...cei;ta gente osserva più l'etichetta che l'etica; anzi con quella dà schiaffi a questa»; o: «Lavoro servile, non tanto di servo, quanto da servo; senza degno esercizio del libero arbitrio e della mente»: pensiero nobilmente cristiano. Invece scarso sentimento cristiano trapela nel– la voce Procombere: «...l'adopera un verseggia– tore moderno, che per la patria diceva di voler incontrar la morte. Procomberò. Non avend'e– gli dato saggio di saper neanco sostenere viril– mente i dolori, la bravata appare non essere che rettorica pedanteria». (Le citazioni sono tratte da: Bruno Migliorini, Che cos'è un vocabolario, Firenze, Le Monnier, 1961). del vocabolario. Come è fatto. Che cosa ci dice. Quanto dura. Qual è la sua autorità) con esercizi e una panoramica sui diversi tipi divo– cabolari, dagli storici a quelli che non seguono l'ordine alfabetico, dai dialettali agli etimologi– ci. Quanti professori leggeranno e faranno leg– gere quest'ottima introduzione ai misteri lessi– cografici? Spero molti, perché facendo lingua con testi veri e coi dizionari si affrontano una serie di attività più complesse, ma anche più motivanti, di quelle generalmente svolte col li– bro di grammatica. f~r usare il dizionario mentre si lavora su testi è un modo per far ragionare sulla lingua, sul peso di ogni parola nell'organizzazione della frase, sulle relazioni di significato fra parole presenti nello stesso testo e che magari figura– no usate come sinonimi o nelle definizioni o negli esempi del vocabolario. Forse anche in questo campo una spinta verrà dalla diffusione dei calcolatori. Un dizionario nel computer si presta a consultazioni calibrate · rispetto alle esigenze dell'utente. Vuoi solo il significato più comune? Il programma sarà fat– to in modo da permetterti di leggere solo quel– lo. Vuoi controllare la grafia di una parola e non sai come batterla sulla tastiera? Niente . paura, esistono programmi che prevedono gli errori di battitura e gli errori d'ortografia più frequeQ.ti,così sul video apparirà la corretta grafia della parola che tu hai scritto in modo sbagliato. Sei una specialista e vuoi sapere quali interiezioni erano più usate nei testi in– glesi tra il 1670 e il 1720? Oppure ti interessa sapere quante e quali parole sono definite come «strumento di punizione/tortura/esecu– zione»? O ancora da quali riviste la redazione del vocabolario ha tratto i termini di statistica? Non è utopia: la Oxford University Press pre– vede di commercializzare entro breve l'edizio– ne 'elettronica' dell:...OxfordEnglish Dictionary, attualmente in quindici volumi, e per prepara– re programmi adeguati alle richieste dei più svariati tipi di utenti ha distribuito un questio– nario in cui si chiedeva di esprimere il proprio parere sull'utilità di un software che permettes– se di formulare domande come quelle cho ho riportato. . ....

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