Fine secolo - 4-5 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 4 / DOMENICA 5 MAGGIO radici e limitati nelle loro finalità. E non ci sono programmi che facilitino lo scambio e la comunicazione tra studenti americani e asiatici del Sud-Est, specialmente a livello della scuola secondaria". DAVID MURPHY: "Io non credo che noi abbiamo molto da offri– re alla società rispetto al compito di rispondere alle richieste e ai problemi posti da rifugiati e immigrati. Dal momento che ne abbiamo così pochi i nostri sforzi possono rivolgersi solo ai singoli, sono sforzi di carattere individuale". SAN FRANCISCO EXAMINER (martedì 11 settembre 1984): "Il bilancio statale per il corrente anno antici– pa circa 63,7 milioni di dollari da distribuirsi ai rifugiati come sussidio e assistenza sanitaria. Questa somma rappresenta il 17% in meno dei fondi dell'anno passato, e solo la metà di quanto ha ricevuto e ha distribuito nel 1982- 83". DIANE TOMODA, portavoce della "Coali- tion of Asians for Equal Rights": . "È importante ricordare che la morte è avve– nuta in un periodo di forte tensione razziale. Nei mesi precedenti l'uccisione diversi appar– tamenti che ospitano rifugiati asiatici sia a Sa– cramento che a Davis sono stati og.getto di at– tacchi vandalici". MICHAEL TAYLOR, giornalista del San Francisco Chronicle: "In un contesto rurale gli atteggiamenti razzi– sti sono più forti che altrove. È in questo con– testo che è maturato l'omicidio". NIKKI BENGAL: "È una classica storia americana. La mela buona, il ragazzo di buona famiglia che sba– glia strada, insiste, e va a male, diventa una mela marcia e uccide". ROBERT TRELFORD, studente della Davis H.S.: "Stavano sempre da soli, sempre in disparte. Io credo che le uniche persone che hanno fasti– di sono le persone che si mettono fuori, che si autoemarginano. Io penso che solo quelli che hanno i problemi possono fare qualche cosa per risolverli. Devono rendersi più accettabi– li". LANG LONG, amico di Thong e di Bon Chau, e loro compagno di scuola: "Gli altri studenti dicevano cattiverie contro il nostro paese, il nostro popolo e il nostro modo di parlare". Il verdetto La giuria di nove donne e tre uomini ha di– scusso tre giorni prima di raggiungere una de– cisione. Il verdetto è stato reso noto il primo ottobre 1984: omicidio colposo. La pena è sta– ta fissata dal giudice Richard Patsey nella mi– sura di 6 anni. Il portavoce della giuria, Frank Reid di 41 anni ha dichiarato che le testimo– nianze contrastanti hanno reso difficile il rag– giungimento di un accordo tra i giurati. Reid ha aggiunto che la giuria non ha considerato la possibilità che l'omicidio avesse un carattere razziale perchè sia il pubblico ministero che l'avvocato difensore non hanno introdotto nel processo alcun elemento connesso con questio– ni razziali.· Il pubblico ministero (District At– torney) David Henderson ha presentato il caso come puro e semplice omicidio doloso, ha pre– sentato il fatto nella sua circoscritta e precisa durata di dieci minuti: quanto è esattamente durata la sequenza culminata nell'accoltella– mento a morte del giovane vietnamita. Di que– sti dieci minuti ha sottolineato i due minuti fi– nali isolandoli da quanto era successo prima. L'avvocato difensore William Maas di San Francisco ha argomentato che il delitto era in– volontario e del tutto accidentale, e in una in– tervista ha scartato decisamente l'ipotesi del delitto dai connotati razziali dicendo che il suo assistito non è un razzista tanto è vero che sia pure per un breve periodo di tempo era uscito con una ragazza coreana. D'altra parte la comunità asiatica sostiene che l'uccisione del giovane studente vietnamita non è un atto isolato ma solo uno dei molti episodi di razzismo che hanno per oggetto gli Asiatici perchè nascono in un clima di amarez– za generalizzata riguardo alla guerra in Viet– nam e di risentimento rispetto all'aspra com– petizione economica tra Stati Uniti e Giappo– ne. A riprova di questo si cita il caso del venti- Nella paginaaccanto, un'altrafoto di Adriano Mordenti/AGF. Qui sopra a sinistrauno striscionesoli'«Indocinarossa». Gli sfogancontrapposti«Vietnamrosso» e «Vietnamlibero» ~navano allora la linea di demarcazionefra "rivoluzionari" e revisionisti". Qui accanto in una foto di AntonioSansone, il brindisiin onoredei dei~ati vietnamitinella sede del PCI: brindanoLongo, Berling_uer e I;ama.In secondopiano, a sinistradi Berlinguer, un Occhetto P.ienodi pensierie privodi baffi. Qui sopra un altra immaginedel 1966 (A.Mordenti/AGF). settenne Vincent Chin ucciso a Detroit nel 1982.. Chin, un Cinese-Americano impiegato come disegnatore presso uno studio di inge– gneria, fu ucciso da tre bianchi Americani con una mazza di baseball dopo essere stato inse– guito con una macchina all'uscita del locale notturno in cui s'era recato a festeggiare con alcuni amici l'addio al celibato. Chin doveva sposarsi a giorni. L'assassino materiale, Ro– nald Ebens di 43 anni, non aveva gradito che una delle ballerine mostrasse simpatie per Vin– cent. Un'altra ballerina ha testimoniato di aver sentito Eben pronunciare la frase: "È per col– pa vostra che siamo senza lavoro, figli di put– tana!" Il giudice condannò Ronald Ebens e il suo figliastro ventiduenne Michael Nitz a 3 mila dollari di multa più 780 di spese proces– suali, pagabili a 125 dollari al mese senza inte– resse, e 3 anni di sorveglianza. La motivazione della sentenza recita: "Queste non sono le per– sone da mandare in galera ... Qui si parla di un uomo che ha responsabilmente lavorato per 17 o 18 anni, e suo figlio è impiegato e studente part-time. La pena deve adattarsi non al delit– to ma alla persona che lo ha commesso". L'uc– cisione di Vincent Chin è un delitto razzista quanto l'assassinio di Marthin Luther King. Ma King fu ucciso nel Sud della segregazione e del Ku-Klux-Klan, e Vincent Chin in una città sconvolta dalla crisi dell'industria automobili– stica. E Davis è in California, high-tech, pochi "rednecks", apertura culturale, body building, jogging: e la morte di Thong Hy Huyn sembra scaturita da un litigio tra ragazzi finito male per accidente o per colpa del solo assassino. I fatti GEORGE KAGIWADA: "Ci sono persone che sostengono che noi Asia– tici-Americani siamo paranoidi. Io suppongo che questa possibilità esista. Ma come un non vedente sviluppa una speciale sensibilità nel sentire, così quelli tra noi che sentono di poter essere vittime del razzismo sviluppano una particolare sensitività. E io non credo che que– sta sia necessariamente paranoia". LEO SACKETI, sergente della Polizia di Da– vis: "Lo scontro di mercoledì 4 maggio è con tutta probabilità connesso con un precedente inci– dente durante il quale Thong Hy Huynh e i suoi amici rimasero coinvolti in uno scontro verbale con altri studenti in Community Park, a est della scuola. Tre settimane prima Huynh e i suoi amici finirono per litigare con 5 giova– ni bianchi a causa di un pallon~ da foot-ball che era stato più volte lanciato da questi ultimi contro i primi". BONCHAU: "Per 3 o 4 settimane ogni volta che ci incontra– vano ci dicevano qualche cosa di cattivo". DUC NGUYEN, il quarto ragazzo del gruppo vietnamita: "Per circa 3 settimane siamo stati infastiditi dagli studenti bianchi. Il 4 maggio stavamo tornando in classe dopo il lunch quando siamo stati affrontati da James Pierman e Russe} Clark. Clark ci ha sfidato. Io ho ignorato la sua sfida fino a quando Clark mi ha dato uno spintone e colpito sulla bocca. Pierman intanto roteava un coltello. Poi sono stato colpito in un occhio e sono finito a terra. Non ho visto niente. La prima cosa che ho visto quando ho riaperto gli occhi è che Thong giaceva a terra, e ho pensato che avesse perduto i sensi. Poi ho visto il sangue e ho cercato di aiutarlo". BONCHAU: "Non è vero che sono stato io a cominciare la lite. Clark ha dato uno spintone a uno di noi prima che lo scontro iniziasse. Molti studenti erano lì intorno a noi ma nessuno ha cercato di intervenire, anzi molti di loro hanno inco– raggiato Pierman e Clark a entrare nel com– battimento. Li provocavano a colpirci dicen– do:"Dagli un calcio in culo" o frasi del genere. Noi abbiamo sempre cercato di lasciar correre ma il 4 maggio hanno esagerato con le cattive parole e allora ·quando qualcuno di loro ha detto "Fottiti" io gli ho risposto: "Anche tu". DAVID LOMAS, studente della Davis High School: "Ho visto James Pierman che diceva: "Se qualcun'altro di questi (i ragazzi vietnamiti) si fa avanti ..." e estrasse un coltello. Allora tutti

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