Fine secolo - 4-5 maggio 1985

I 965 e il l'Jo8. Le toto qui sopra sono di Adriano Mordenti/AGI< e sanzioni, come fossero sudditi di tanti minu– scoli regni sudvietnamiti in esilio ma dotati di propri strumenti giudiziari e repressivi distinti da quelli del sistema americano. Sunnyvale, pranzo . di Pasqua D'altra parte il sistema americano in quanto democrazia basata su una "conventio ad excludendum" nei confronti del comunismo non può reggersi su una scomunica emessa una volta per tutte ma si riconferma e riconfer– ma i suoi confini accogliendo al suo interno i vinti e le vittime del comunismo. Esempio. È il giorno 7 aprile, domenica di Pasqua. Siamo in una casa di Sunnyvale, Silicon Valley. È ora di pranzo. Giornata piuttosto calda. Il lato più vociante della tavola ospita: A, co-pilota della United Airlines; B, signora di circa 40 anni im– piegata nel corpo di polizia di San Jose; C, in– segnante e moglie di A.; D, sessantottino e fra– tello di C. B. "È giusto secondo voi che i soldi di chi paga le tasse vengano spesi per insegnare a un poli– ziotto americano la lingua vietnamita? Io lo trovo assurdo. Sono loro che dovrebbero im– parare l'inglese. Se vogliono vivere qui devono imparare l'inglese". A. "A casa nostra si parlava solo inglese e mio padre non tollerava che parlassimo altro. Lui era norvegese". B. "E anche quando sanno l'inglese fingono di non ~aperlo. Comodo non sapere l'inglese ..." A. "E andato tutto male laggiù". C. "Non potete generalizzare. È sbagliato. Ci sono vietnamiti che non sanno davvero l'ingle– se e magari per loro è difficile impararlo, e al– lora se la polizia non parla vietnamita chi è che può capire se questa gente viene assalita o se ha bisogno di andare in ospedale?" B "Q t ' ,, . ues o e vero ... A. "Laggiù si poteva vincere e tutta questa gente non sarebbe finita qui. Bisognava insiste– re ..." D. "E come?" A. "Non c'era la volontà di tener duro. Ma ce– dendo abbiamo finito per pagare un prezzo più alto, in ogni senso!" D. "Senti, ogni giorno venivano lanciate più bombe sul Vietnam di quante ne erano state .usate complessivamente, durante la seconda guerra mondiale. Vuoi che usassero la bomba atomica?" A. "Ma no, non c'è bisogno della bomba ato- . ,, mica ... D. "In ogni caso il fatto è che questa gente è qui perché c'è stata la guerra e noi abbiamo partecipato alla guerra e l'abbiamo persa, e come conseguenza questa gente non può più stare lì". C. "Questa gente è dovuta scappare dai comu– nisti". B. "Eh certo, lì ci sono i comunisti al potere adess_o. Sono dovuti scappare". A. "E vero, in Vietnam ci sono i comunisti. I non comunisti non possono vivere laggiù". Davis High School Ma adesso torniamo a Davis e al piccolo grup– po di esuli Vietnamiti che è approdato quassù. Ne fanno parte quattro giovani studenti che frequentano la Davis High School: tra essi il diciassettenne Thong Hy Huynh. La famiglia di Thong che comprende la madre Phung Xung Huynh, la sorella, sordomuta, My Tu Thai, e il fratello Chamb Hieu Thai, che ha un handicap fisico, è arrivata a Davis nel 1980. GEORGE KAGIWADA, professor~ di "Asian American Studies" all'Università di Davis e promotore della "Coalition of Asians for Equa! Rights": "La famiglia di Thong è stata ospitata da pa- FINE SECOLO* SABATO 4 I DOMENICA 5 MAGGIO 25 renti residenti da tempo nella Bay Area. Poi la madre, Phung, ha voluto andare altrove, in un posto più tranquillo e allora con l'aiuto di una Chiesa Presbiteriana i quattro si sono trasferiti a Davis. Thong avrebbe preferito non andare a scuola ma la madre che contava su di lui perchè in futuro sostenesse la famiglia ha insi– stito. A scuola le cose sono andate male fin dall'inizio. Thong stentava a parlare l'inglese, non è mai riuscito a integrarsi. Faceva gruppo con altri tre ragazzi vietnamiti; erano sempre insieme. Isolati dal resto della scuola ma decisi ad andare avanti. Erano stati oggetto di pro– vocazioni, due incidenti erano già stati segna– lati in palestra, i ragazzi si difendevano facen– do gruppo a sé e lasciando correre. Una volta un professore messo al corrente di quello che succedeva consigliò a Thong di rivolgersi al preside. Thong non lo fece. Io capisco il pro– fessore: probabilmente voleva che i ragazzi im– parassero a cavarsela. Ma i ragazzi sono bud– disti, verieol"\n in questo paese e gli si racco– mand.;, d, pe usare ai fatti loro, di non farsi no– tare, d1 uon rispondere". DA VID MURPHY, preside della Davis High School: "Noi ci siamo seriamente interrogati: che cosa possiamo imparare da quello che è successo? Come potremmo -agire per il meglio? Poteva– mo forse fare qualcosa che avrebbe evitato ciò che è successo? Alla fine abbiamo tristemente realizzato che non potevamo fare altro. Certo ci sono probabilmente stati episodi di tensione razziale ma i ragazzi vietnamiti sono pochi, non più di 10, e da parte dei ragazzi bianchi se c'è stato qualcosa è rimasto senz'altro confina– to a pochi individui. C'è razzismo in America. C'è razzismo in California. E c'è razzismo alla Davis High School, ma meno qui che altrove, meno qui di quello che ho visto altrove. Sto forse dicendo che in questo caso il razzismo non c'entra? Io non posso leggere nella testa delle persone. Ma io so che c'era qualcos'altro di mezzo. Io penso che quello che è successo ha a che fare essenzialmente con la personalità delle persone coinvolte". GEORGE KAGIWADA: "La Davis High School è frequentata da circa 1250 studenti, prevalentemente bianchi e di classe media. I quattro vietnamiti parlavano tra loro in vietnamita o in cantonese. La fami– glia di Thong è di origine cinese. Al processo due dei ragazzi vietnamiti sono stati chiamati a testimoniare e hanno avuto bisogno dell'inter– prete. La traduzione era molto povera e som– maria, la giuria non ha avuto la possibilità di intendere bene le testimonianze". BON CHAU, 18 anni, amico di Thong e suo compagno di scuola: "Il processo è qualcosa di insolito per noi. Il processo non ci è familiare. Io ero molto inti– midito. A scuola era uguale. Sempre noi quat– tro vietnamiti. In classe abbiamo avuto solo uno o forse due amici americani. Noi non ab– biamo fatto niente di male a scuola, non ab– biamo mai parlato ad alta voce. Il nostro pro– blema era solo quello di non parlare abbastan– za bene l'inglese. Io ho conosciuto Thong a scuola, due anni fa. Thong non voleva venire a scuola, avrebbe preferito imparare a fare il sal– datore come suo fratello. A scuola, specie i più giovani, non si comportano amichevolmente quando ci s'incontra. C'è una tensione razzia– le... Loro sono bianchi, noi gialli, qualcosa del genere. Credo che sia tutto qui, è questo che gli impedisce di diventare nostri amici". SANDRA VIRAGO, partecipe di un gruppo comunitario di Sacramento: "La sua morte è avvenuta in un momento di cresce'nte pregiudizio razziale contro Asiatici e altri immigrati del Terzo Mondo che finiscono per essere il capro espiatorio dei problemi eco– nomici di questo paese, ·.pecie la disoccupazio– ne. Pochi sforzi sono stati fatti per fornire agli studenti e al personale delle scuole le informa– zioni necessarie a confrontarsi e a capire gli Asiatici del Sud-Est. E questi sforzi sono spo-

RkJQdWJsaXNoZXIy