Fine secolo - 27-28 aprile 1985

FINE SECOLO * SABATO 27 - DOMENICA 28 APRILE LA SCIENZA ELACOLPA ._ _________________________ di Metello CORULLI -------------------------- -- ...: -·~- .... -- ...___,.,..,._.,_ _,, ___ . -~- ~~ ,•_,_, "'y>M-t~ ~i. ~-~•-: . +o_. Sul frontespizio della III edizione "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria del 1765, la Giustizia, nelle vesti di Minerva, respingeva con orrore il tributo di sangue e di teste moz– zate offerte dal boia e volgeva lo sguardo verso un viluppo di strumenti di lavoro, zappe, se– ghe, martelli, misti a catene e manette. '< E storia conosciuta come il testo di questo au- tore abbia influenzato un profondo mutamen– to culturale, criticando l'uso della tortura, del– la pena di morte, e i privilegi della giustizia se– parata, soprattutto di quella ecclesiastica: se nei fatti ha ispirato la 'Riforma della legisla– zione criminale' del 1786 del Granduca di To– scana, Pietro Leopoldo, che per prima in Eu– ropa aboliva la pena di morte, nella storia del– la cultura occidentale il saggio di Beccaria può essere indicato come prodotto e promotore del lento passaggio dalla tradizione leviatanica dell'Ancien Régime al graduale differenziarsi di interventi che caratterizzano l'organizzazio– ne dello stato moderno borghese. La mostra che si è aperta a Torino accompa– gna il visitatore per due secoli di storia; storia dei fatti criminosi e delle procedure processua– li, delle istituzioni deputate al controllo e alla pena, dei codici teorici delle discipline, delle mentalità, delle immagini che hanno a che ve– dere con fatti d'oro, d'amore e di sangue. · La vicenda sembra aprirsi con la testimonian– za scenica delle procedure inquisitorie: allor– quando la confessione, spontanea o estorta, appariva come prova legale per eccellenza, e la pena del supplizio, come la scena dell'esecuzio– ne, avevano valore punitivo e intimidatorio. Gradatamente non è più il corpo l'oggetto principale della pena: principi umanitari e l'e– thos del lavoro fanno sì che l'anima ed il suo raddrizzamento ne diventino l'oggetto specifi– co. Non è pensiero originale ed esclusivo di Beccaria una visione del lavoro nei suoi aspetti di funzione simbolica, di addestramento, <lisci- LafotogN{/ia nelle prigioni, 1875. Parigi, Biblioteca nazionale, Cabine! des estampes. A Torino una bella mostra, e un catalogo molto bello, su "Crimini criminali criminologi". plina del corpo e delle passioni dell'anima, e produttiva. Nei primi e più famosi sistemi car– cerari, COT',,· nel penitenziario di Walnut Street a Filade1°:a del 1786, il lavoro viene proposto come parte integrante della 'dolcezza delle pene', o da affiancarsi alla meditazione ed all'i– solamento. Percorsi teorici diversi e comple– mentari animano progetti come quelli del Pa– nopticon di Bentham del 1787, dove, grazie a Regione Piemonte Assessorato alla cultura Città di Torino Assessorato per la cultura Università degli studi di Torino LA SCIENZA E LA COLPA Crimini criminali criminologi: un volto del– l'ottocento Torino, Mole antonelliana, 8 marzo - 16 giu– gno 1985 Sezioni: Pene e criminali alla fine dell'Ancien Régime La società e il crimine Il controllo sociale nell'ottocento La scienzà e il delinquente Direzione scientifica: Prof. Umberto Levra Prof. Mario Portigliatti-Barbos Dott. Renzo Villa Catalogo: La scienza e la colpa Crimini, criminali e criminologi: un volto del– l'ottocento a cura di Umberto Levra Electa; Milano, 1985, pp.304, illustraz. 249, Lire 20.000 una struttura architettonica circolare, l'occhio (e l'orecchio) del sorvegliante poteva realizzare una perfetta e continua visibilità dei detenuti, il potere della mente sulla mente. Come sotto– linea Portigliatti nel testo del catalogo, fino a prima dell'800 il carcere era essenzialmente un luogo di passaggio; in questo secolo, manico– mio e carcere vogliono diventare quasi un mo– dello per l'intera collettività, mostrare come una vita improntata ai principi dell'ordine· e della regolarità possa trasformare anche i sog– getti più difficili. Anche il progetto delle 'Nuove carceri giudi– ziarie' di Torino (A.Polani, 1857-61) sembra ormai rispondere ad una domanda istituziona– le precisa e consolidata: la sua pianta a doppia croce o rettangolare, come preferì chiamarla l'autore, non fu che una declinazione del prin– cipio del panopticon. Affianco a queste istituzioni fondamentali (manicomio e carcere) una serie di altri luoghi venivano deputati a regolare il rapporto nor– mali-marginali: l'ospizio di carità, il ricovero di mendicità, il correzionale per i giovani di– scoli, quello per le prostitute ... Il catalogo e la mostra illustrano così, in fitte sezioni, quelle che Foucault ha denominato 'architettura del– le eterotipie', luoghi che continuamente agisco– no sulla vita dei soggetti custoditi, interrom– pendo i legami con la vita esterna, ovunque lo– calizzabili nelle aree che la città lascia ai propri confini. Nella fase della procedura giudiziaria, per la prima volta la storia dell'imputato fa irruzione nei tribunali, con i suoi antecedenti, i suoi mo– venti... La figura del medico-freniatra si affian- ca a quella del giurista e del magistrato per contribuire all'organizzazione di una vita so– ciale nella quale le regole igieniche e le leggi della fisiologia regolino il corpo collettivo. Il graduale affermarsi, nella seconda metà del secolo, della cultura del positivismo, di una cultura laica che contribuisse alla fondazione dello Stato unitario, rese possibile lo sviluppo, pur in mezzo a tanti contrasti, della scuola di antropologia criminale di Cesare Lombroso. Così, nell'ultima sezione della mostra, viene esposta, forse in uno spazio troppo limitato, una parte dei materiali raccolti da Lombroso e facenti parte del museo da lui inaugurato in occasione del I° Congresso di Medicina legale, a Torino nel 1898. Credo che uno dei grossi ·meriti culturali di questa mostra consista pro– priamente nella possibilità che viene offerta al grande pubblico di ripercorrere le tappe di svi– luppo di un pensatore storicamente 'perdente'. E di riscoprire la risonanza che questi ha avuto. · alla sua epoca, per la organicità totalizzante della sua teorizzazionei, per quanto ha influen– zato, in bene o in male, la psichiatria italiana, la criminologia e il diritto. L'eclettismo del suo pensiero e l'ottimistica fiducia nell'intelligibi– lità del comportamento umano in base a pochi 'segni' considerati pregnanti sono ampiamente documentati dal materiale di studio esposto. Ma per Lombroso, come per la psichiatria del– l'epoca, non si trattava tanto di 'comprendere' quanto di 'classificare': ed egli offriva, nella precarietà delle classificazioni dell'epoca, ùna che appariva almeno sistematica. La sua scuo– la ottenne comunque di spostare l'attenzione del giurista dal reato al reo che lo aveva com– messo. Quanto si può augurare a questa mostra che certamente espone materiale poco conosciuto (e che forse solleva più dubbi di quanti non ne voglia risolvere) è che circoli per le città d'Ita– lia.

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