Fine secolo - 23 aprile 1985

QU. ...NIJO ___ IIJC SI sco1• ....... E L'.--IIJS .._ ________________________ a cura di Michele COLAFATO-------------------------- In Italia, si dice, la situazione è sotto controllo. Macchè. Chissà che anche per questo tragico prodotto d'importazione l'Italia non compensi il ritardo con un eccesso di zelo. Tanto vale, allora, recuperare almeno il ritardo nell'informazione. Negli USA ci sono sei anni d'esperienze: cliniche, sociali, psicologiche. Ecco l'AIDS raccontata dai suoi pazi~nti. Non è una bella lettura. E una lettura necessaria - e non solo sull'AIDS. Giardinaggio, soprattutto Bobh_r: Al tempo della prima diagnosi avevo soltanto poche lesioni. Mi sentivo bene~ ma quando mi dissero che avevo l'AIDS ebbi uno shock. Ero annichilito. Tornavo a casa dal la– voro, baciavo il mio compagno e mi dirigevo verso il giardino. Scoprii che lavorare con le piante mi faceva bene. Tutto sembrava così ir– reale. Per un mese ho continuato a lavorare mentre gli esami clinici proseguivano. Poi, una ferita prese a crescere giù in fondo alla gola, la sentivo ogni volta che deglutivo o ingoiavo. - - Mi rese furibondo. Decisi di sottopormi a che- mioterapia. Il mio "Karposi sarchoma" reagì bene alla cura, e la mia condizione si stabi– lizzò. Man mano che il tempo passava mi ren– devo conto che l'AIDS non mi avrebbe lascia– to, sarebbe rimasto lì come una gran parte del– la mia vita. Ho imparato a dedicare più tempo alla cura di me. Ho preso un congedo dal lavo– ro -é stata una difficile decisione. Insieme con il giardinaggio ho scoperto altri modi per ri– durre lo stress e l'ansia. Ho preso a visualizza– re -immaginavo eserciti di PACMEN che man– giavano le mie lesioni. E' arrivato un momento in cui ho smesso di guardarmi allo specchio in cerca di nuove ferite. Cerco di mantenere un atteggiamento più positivo, di lavorare sui miei progetti e fare una cosa al giorno. Sto ab– bastanza bene e ho imparato a vivere con l'AIDS. Ma quando i miei amici con AIDS s'aggravano o muoiono, io prendo a chiedermi che mi riserva il futuro. Rimarrò sfigurato? Mi ritroverò senza aiuto? Soffrirò terribili dolori? Non ho nessuna risposta. U!Jpo' di ginnastica, vitamine ... Joshwa:Per quattro mesi ho continuato ad an– dare dal dottore una volta ogni due settimane, mi sentivo stanchissimo e avevo una tosse sec– ca. I raggi X risultavano negativi. Il dottore mi disse che il problema stava nella mia testa. Un giorno mi trovai a non poter respirare, andai in ospedale. Dopo una broncoscopia mi fu dia– gnosticata una pneumocisti. Dopo due setti– mane di cura con 'Septra' e un'altra bronco– scopia fui mandato a casa. Mi sentivo forte e potei tornare al lavoro. Ora cerco di fare un po' di ginnastica e prendo vitamine. I dottori mi dicono che le probabilità di una ricaduta sono alte. Spero di non riammalarmi. Classici sintomi di AIDS: - St.,fori notturni - fe~hbri persistenti o ricorrenti non spiegabili - tosse secca o respiro tagliato - debolezza estrema, affaticamento, malessere - diarrea persistente e non spiegabile - ingrossamento cronico delle ghiandole linfa-· tiche Dormendomi la vita Bruce: Dopo le diagnosi ho continuato a lavo– rare ignorando l'affanno e l'affaticamento cre– scente. Sono finito in ospedale con un respira– tore. I dottori non lo credevano ma io ce l'ho fatta:·Adesso passo molto tempo a letto e ho problemi a stare in piedi. A volte mi sembra di stare dormendo la mia vita. Ogni giorno devo sostituire le lenz4ola e fare il bucato. Ciò che per molti é un semplice lavoro, per me é un compito preponderante. La notte scorsa mi sono alzato cinque volte, ero tutto bagnato. Quando finirà? · Non so Steve: Ho il 'Karposi Sarchoma' da oltre un anno. Sono stato curato con Interferone. Per un po' ha funzionato, poi le lesioni si sono moltiplicate. Ho provato la chemioterapia ma non ha funzionato. All'inizio avevo poche le– sioni sulle gambe, adesso ne ho più di 200 per tutto 'il corpo. Poi sono stato colpito da pneu– mocisti. Adesso ho da aggiungere la meningite da criptococco alla lista delle mie malattie con– nesse all'AIDS. E' pazzesco. Per un po' non sapevo dov'ero. Non potevo capire. Non rico– noscevo la gente che veniva nella mia stanza. Ero molto imbarazzato. I dottori dicono che la meningite se n'é andata, ma io continuo ad avere dei vuoti di memoria e a volte dico cose senza senso. Vorrei tornare a visitare la mia fa– miglia, giù ad Est, ma non so se ce la farò. Ho iniziato a lavorare all'uncinetto i regali per loro, ma non so se ce la farò a tornare a casa. La figlia di EliJah Muhammad, Ethel Sharlff, a Chicago, 1983. Le fotografie di queste tre pagine sono di Gordon Parks. Gordon Parks è nato a Fort Scott in Kan– sas nel 1912. Da ragazzo ha lavorato come pianista e cameriere. Più tardi, fac– chino alla stazione ferroviaria, si scoprì interessato alle fisionomie e alle espres– sioni dei volti della gente. Per la. prima volta allora pensò di fare il fotografo. Nel 1941 ottenne, primo nero negli USA, il Ju– lius Rosenwald Fellowship per studiare fotografia. L'anno seguente trovò lavoro nella Farm Security Administration che era stata istituita da F.Delano Roosevelt negli anni della grande crisi e che si ri– prometteva di documentare la situazione di vita nelle campagne negli anni '30 e inizio anni '40. Grazie alla Farm Security Administration fu possibile la fotografia sociale di Walker Evans, Dorothea Lange e Ben Shahn, oltre che dello stesso Parks. · Dal 1948 al 1968 Parks fu assunto da LIFE Magazine come fotografo di moda. Negli stessi anni fotografò il ghetto di Harlem, Malcom X, scene di strada, il movimento per i diritti civili, pescatori del New En– gland e operai dell'industria. Nel 1949 era a Stromboli dove Rossellini era impegna– to nelle riprese del film omonimo e fece foto straordinarie dì Ingrid Bergman, di donne "in nero" e di pescatori. Parks ha composto cinque suonate per piano, ha scritto libri di poesia, prosa e critica arti– stica, e ha diretto un film (The Learning Tree). Una mostra retrospettiva, che comprende 171foto in bianco e nero e a colori di Gor– don Parks, è ospitata dal Museo di Oa– kland fino al 28 aprile. "Un importante appello persona a persona" Ci rivolgiamo a ogni individuo perché pensi alla crisi creata dall'AIDS e assuma decisioni responsabili a questo proposito. AIDS é una malattia che si trasmette per via sessuale, da persona a persona. L'unica manie– ra di fermare l'AIDS é trasmettere informazio– ne da persona a persona, e agire di conseguen– za. - In S.Francisco sono stati diagnosticati 900 casi di AIDS. - Lo sviluppo di ·un vaccino o di una cura é questione di anni. - Due gay su tre in San Francisco non sono an– cora stati esposti e hanno la possibilità di evi- . tare l'esposizione al virus AIDS. - 30 mila gay sono rimasti già esposti. - Essere esposti non significa necessariamente avere contratto AIDS. Il contagio potrebbe svilupparsi dopo molte esposizioni. Tuttavia le persone già esposte potrebbero già essere agen– ti di contagio. L'unica maniera di ridurre il rischio di contrar– re l'AIDS é quella di praticare una sana atti– vità sessuale. Regole per un 'attività sessuale non rischiosa Sesso sicuro: Massaggio, abbraccio, masturba– zione reciproca, bacio a secco, fregarsi i corpi. Probabilmente sicuro: Bacio in bocca, penetra– zione anale con preservativo, succhiare fino a prima dell'eiaculazione, giochi d'acqua esterni, cunnilingus. Sesso rischioso: Rapporto anale senza preser– vativo, seme o urina in bocca, uso degli stessi "giocattoli" sessuali, contatto di sangue, fi– sting, rimming, rapporto vaginale senza pre– servativo. Fino a quando una soluzione medica non sarà disponibile l'arrestare lo sviluppo di questa epidemia nella nostra comunità dipende solo da noi gay e bisessuali. Nessun altro può farlo al nostro posto. · (Da una inserzione a pagamento a cura di «San Francisco, AIDS Foundation» che appa– re regolarmente su vari giornali cittadini). Due uomini che non conosco Cynthia: Mi sono posta il problema di chiedere loro se sono bisessuali. Negli ultimi cinque • mesi ho avuto rapporti sessuali con questi due uomini che io non conosco, non so che vita facciano. Volevo chiedergli se sono bisessuali. Poi non ce l'ho fatta. Dal dentista Janice: L'altro ieri sono andata dal dentista e per la prima volta da anni l'ho visto indossare guanti. Gli ho chiesto perché. Mi ha detto che ci sono stati mo1ti casi di epatite in città. Ma · quando? Non sarà che chiamano epatite anche l'AIDS? Lui prima ha detto no, si tratta solo. di prevenzione generica. Poi ha ammesso che sì, ha a che fare con l'AIDS. Ma non s'era sempre detto che l'AIDS non si trasmette tra– mite saliva? Sì, certo, ha risposto, si é detto così ma tante cose si dicono perché si devono dire, non perché siano scientificamente incon– trovertibili. Passo la vita a letto Jim: Io ero una persona molto attiva. Ero uno jogger finché non ho avuto la pneumocisti e la criptospiridiosi. Adesso passo la mia vita a let– to. Le persone che si prendono cura di me de-

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