Fine secolo - 6 aprile 1985

..., r all'insipienza amministrativa. A Carrara non c'è una mensa né un convitto per studenti, né la possibilità di trovare alloggi; non un museo né un teatro funzionattti, né ini– ziative culturali tali da consentire proficui in– contri e scambi. Certo, c'è anche il problema annoso di una mi– gliore definizione dell'istituto accademico in rapporto alla situazione delle arti oggi, come c'è bisogno, in particolare per gli studenti stra- ' nieri della scuola di scultura, di un dialogo più costruttivo col corpo docente e di una disponi– bilità maggiore, ad esempio, da parte di Flo– riano Bodini -direttore dell'Accademia, titola– re della cattedra di scultura e artista famoso-, che qui .. però brilla spesso per la sua assenza. Sarannof amosi Mi domando cosa facciano questi studenti una volta finita l'Accademia, - artisti, insegnanti, o chissà che? Ieri ·ho conosciuto uno dei migliori allievi usci– ti negli ultimi anni da questa Scuola, oggi fa il fotografo d'arte, esegue foto di sculture di arti– sti famosi, cura cataloghi di mostre, è soddi– sfatto e non rimpiange minimamente di aver abbandonato l'idea di affermarsi come sculto– re. Provo a chiedere ad alcuni studenti e vengono fuori dei "si vedrà"; sicuramente la strada è difficile, ci vogliono parecchi soldi a disposi– zione, entrare nel giro delle mostre e delle gal– lerie, conoscere l'uso dei media, e soprattutto saper arrivare alla gente giusta: artisti famosi, critici, mercanti .. Discuto con Balocchi su quella che sembra es– sere, a Carrara, la causa principale del)'assenza di adeguati sbocchi per chi esce dalla Scuola di Scultura: la frattura esistente fra Accidemia e mondo del lavoro. Da un lato un artigianato artistico svilito dalla chiusura dei laboratori e dalla conseguente perdita di figure professionali, che non consen– te l'ingresso di idee e tecniche nuove e che ha saturato il mercato di prodotti stereotipati e scadenti, e la stessa involuzione dell'industria marmifera di trasformazione, che rende ancor più problematico un processo di rinnovamento delle forme secondo l'applicazione dell' "indu– striai design"; dall'altro la scarsa sensibilità dell'ambiente accademico e del programma di– dattico verso quelle che si chiamano, appunto, arti applicate. E questa scarsa sensibilità istilla anche un vele– no sottile: lo studente è portato a considerarsi, prima di tutto, un "artista". In corpore vili, o nella no- bile pietra? . Docente di Tecnologia ed uso del marmo, delle pietre e delle pietre dure, grande trombato nel– la vicenda Modì, Rino Giannini alla Scuola di Scultura è un "controcorrente". Là dove i docenti di scultura insistono sul pri– mato del modello quale elemento imprescindi- . · bile per la realizzazione di una scultura in mar– mo, lui imperterrito continua ad affermarne il disvalore e il dan:60. E' logico che non corra buon sangue tra il Giannini e alcuni suoi colle– ghi. Lui è per il "taglio diretto", per affrontare il blocco e agire a "forza di levare", lasciandosi guidare da ciò che il marmo rivela colpo dopo colpo, cogliendo all'istante forme e sensazioni, trattenendo il 'gradino' davanti a un'improvvi– sa rivelazione, o affondandolo n~lla materia sulle tracce di un oscuro messaggio. Un vero scultore, secondo Giannini, deve tro– vare le sue soluzioni nella materia, conoscen– dola, esplorandola centimetro per centimetro, imprimendovi le sue sensazioni nell'attimo fuggente in cui af.fiorano: solo così si può par– lare di una scultura originale. Non è più là stessa cosa se pryma si realizza un ~odello e poi se ne fa la traduzione in marmo usando la macchinetta per i punti: una scultura così na– sce già vecchia pér lo scultore stesso, e anche dissimile, perché ombre, luce, contorni, risalto complessivo non saranno più gli stessi studiati nel modello di creta o gesso. Gli domando della beffa Modì e lui, sanguigno versiliese, risponde d'essere ancora convinto che Modì 2 non è opera di quei burloni. L'uomo di marmo Il laboratorio Nicòli, vera reliquia del passato, è famoso in tutto il mondo. Da oltre un secolo da qui passano i più grandi scultori per affida– re al Nicòli la traduzione in marmo dei loro modelli, e da qui partono copie bellissime dai calchi in gesso delle sculture più rappresentati– ve del passato. Oggi per esempio c'è Michelangelo Pistoletto che ha qui in lavorazione un numero incredibi– le di statue e sculture strane, ieri è partita ~r un museo giapponese una stupenda copia della ·' ' P1eta. . L'interno del laboratorio è sopraffatto da µn caos indescrivibile di sculture, modelli, calchi, ,1 ~!~1 ·····•;/~;:;j•:::•; ..• ••.....• ······•• 1 ii:: y •.•. 0t:~ti 11 ii 1 1! ::::· .. : :({t.=:::: .. ··-:: stucchi, polvere e ragnatele·in mezzo a cuf ci si muove a stento. L'avvocato Nicòli con questa baracca fatiscen– te e una dozzina di artigiani provetti ci fa un · sacco di 'bagaroni', ma si deve pure alla sua in– traprendenza se Carrara attira i migliori arti– sti. Balocchi mi fa conoscere Giorgio e Gino Gia– comelli, padre e figlio, i due rifinitori del labo– ratorio, esperti nell'uso dello scalpello e del violino, dei compassi e del triangolo delle pro– porzioni. Sono loro cl\e, dopo il lavoro degli scalpellini e degli smodellatori, portano a com– pimento le sculture. Il padre, ai suoi tempi, ha compiuto gli studi ali'Accademia, il figlio dopo la maturità classica si è convertito alla tradi– zione paterna, caso eccezionale ormai. Il gio– vane Giacomelli è intorno a una copia del Bac- . co michelangiolesco, però un po' più piccola~ dell'originale, e spost"- ripetutamente il com– passo dalla statua al triangolo delle proporzio– ni, poi una leggera passata di scalpello pneu– matico e di nuovo il compasso. Gli domando che effetto fa. -E' una scuola che non ·ha uguale- è la risposta. Parlo con altri operai: guadagnano poco, meno di un milione al mese con gli assegni, or- FINE SECOLO * SABATO6 APRILE Qui accanto, appenasbozzata,la partesuperioredella statua di MichelangeloPistoletto intitolata "Dietrofront",ora collocata a Firenzein piazzadi Porta Ro~ana. Oe fotografiesono di BenvenutoSaba) mai sono una categoria di sopravvissuti, una quarantina in tutto a Carrara. Domando perché non ci sono apprendisti né studenti · usciti dall'Accademia e la· risposta unanime è che non ci stanno a un tirocinio così duro. La ragazza di Azkoitia Davanti al laboratorio Nicòli, un deposito con una piccola tettoia chiuso da un muro d1 cinta e un grosso cancello in ferro. Dentro, un piccolo piazzale ingombro d1 bloc– chi di marmo di varie dimensioni e una decina di giovani scultori intenti al lavoro. ( uesti, con altre centinaia, formano quella nun1erosa colonia di stranieri che ormai da diversi anni è di casa -si fa per dire- a Carrara per prat.icare la scultura in marmo. E' la scuola silenziosa degli autodidatt · che spesso si avvalgono degli insegnamenti degli operai dei laboratori. Questi che _stanno qui dal Nicòli, con,. nel giardino di un mecenate, pagano ciascur o un affitto di 70-80 mila· al mese per occupare un metro quadro di suolo e il consumo d. aria compressa. Lavorano a cielo aperto d'estate e d'inverno, dalla mattina alla sera: una vita di sacrificio, lontani da casa, e .la città non regala nu ,a. , Il basco si chiama Xebas Larrafiaga, è arrivato con una borsa di studio dal suo paese, Azkoi– tia, dove ha già partecìpato a diverse mostre e vinto premi. Mi racconta che nella regipne ba– sca c'è un'antica tradizione di scultura in mar– mo -il Nero Marquinia-, che lui però ha co– minciato col legno e solo più tardi ha scoperto .il marmo. Con altri•suoi amici scultori sta or– ganizzando per l'estate un simposio di scultura a Vitoria, verrà anche la ragazza giapponese che sta lavorando poco discosta da lui. Gli domando come trascorre la sua giornata. - Così...lavoro fine.béc'è luce, poi a casa ... le so– lite cose, e prima di andare a letto ogni sera scrivo alla mia fidanzata. Giochi di statue Curiosità. Con risicate maggioranze e mino– ranze, il Consiglio comunale di Carrara conti– nua a deliberare sulla concessione di un'area pubblica per erigervi una statua alla memoria dell'anarchico Gaetano Bresci, che ammazzò il re Umberto I. Tra i pochi monumenti che Car– rare ha già, certamente gloriosi, alcuni sono colpiti ironicamente dalla sorte, come quello a Pellegrino Rossi, deturpato anni or sono da ignoti seguaci del Ciceruacchio, o quello di Mazzini, il cui piedistallo ornato di allegorie è firmato dallo scultore prof. Giuseppe Garibal– di.' Dinoccolati Statistica. Carrara, anno 1518: «De' marmi, io ò la colonna cavata giù nel canale e presso alla strada a cinquanta braccia a salvamento. E' stata maggior cosa che io non stimavo a collar– la giù; eccisi fatto male qualcuno nel collarla, e uno ci s'è dinoccolato e morto subito, e io ci sono stato per mettere la vita.» (Lettera di Michelangelo a Berto di Filicaia). Carrata, 1880: 12 morti in cava. Carrara, 19 luglio 1911: 10 cavatori muoiono sotto una frana. Carrara, gennaio-febbraio 1985: in neanche due mesi avvengono 4 (quattro) incidenti mor– tali, di cui 3 in cava e uno in un'azienda di tra– sformazione. E così ogni anno da 500 anni. Queste cifre spaventose di morti, che per fortu– na credo non abbiano alcun riscontro nell'io-· dustria italiana d'oggi, parlano anch'esse scul– tura, sono di marmo, e mi auguro che un' gior– no vicino il loro soverchio peso faccia medita– re.

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