Fine secolo - 6 aprile 1985

22 n. C . - TEI(, ·/ 1 f ' • E: IL SUO C---. E ' L'uomo come termine . intermedio fra l'animale - il cane, col suo senso ·di colpa, la sua coda fra le gambe - e la, macchina, che conosce e ricorda solo errori? Il Golem, la compitazione. dell'alfabeto a/l'1ncontrar10, richiama il conto p,lla ·. rovescia che è così conçeniale allefantasie di distruzione del nostro_ tempo. Se il computer é il cane del futuro 1 che ci con– sentirà -come dice Sherry Turkle nel suo The Second Se(f (Computers & the Human Spirit - Simon & Schuster 1984) - di sfuggire insieme l'insopportabile solitudine e la temibile inti– mità, sarà opportuno chiedersi in che specie di alter ego stiamo cominciando a rifletterci. Cer– to, il Computer é al polo opposto dell'anima– lità che invita lo spirito umano a chinarsi su una pai-te di sé, a giocarci, a non vergognarsi dei propn bisogni naturali, e a imbattersi senza ansia nell'irriducibilità di quella metonimia del sé che é l'animale domestico. Ma dire quale parte di noi non é un Computer é più facile che dire quale parte é. La mente che si contrappone alle emozioni e ai sentimen– ti? La ragione che si confronta all'irrazionale? Il simulabile contro ciò che non si può simula– re? Il linguistico contro l'ineffabile? Se così fos– se, il Computer ci confronterebbe con la parte più 'alta' di noi, riconducendoci, nel nostro dialogo con lui, piuttosto al ruolo del cane che a quello del padrone. Sì, in questo nuovo con– fronto, noi siamo l'animale, ed é il Computer che gioca con noi. Per questo uno studente del MIT può dire tranquillamente: «Gli uomini sono okay. Sono contento di essere uno di loro. Mi piaccio{!◊- in generale, ma sono soltanto umani ...». Il Com– puter fa di noi, gli animali rae:ionali, 'soltanto degli umani', una categoria imperfetta non ri– spetto agli angeli'e agli eroi, ma rispetto al no– stro prodotto sofisticato, il linguaggio. Siamo inadeguati a un uso del linguaggio che non sia contagiato dalla passione, dal caratte– re, dall'umore, dal sonno. Ed é singolare che quest'uso non coincida che parzialmente con una pratica scientifica, ma serva, più larga– mente, a giocare. Il Computer ci insegna a gio– care con la nostra ra~ione. E per quanto si ponga in una posizione di superiorjtà nei no– stri confronti, tuttavia ci mostra (come il cane ci mostrava. i limiti della nostra animalità) i li– miti della ragione: la sua sottile ottusità, la mancanza di gerarchie, l'indifferenziazione del piano linguistico da quello reale, e, per quanto esista già qualcosa che si chiama Computer Art, la sua irriducibilità all'arte. Questa nuova posizione di cane del Computer (che presto provvederà ai nostri bisogni naturali con la stessa impudicizia), dà luogo a due idee diver– se: la prima é quella che fa del Computer un essere altrettanto temibile e imprevedibile di quel che é il padrone per il cane; la seconda, in– versamente, ~ quella che fa delle emozioni, del- ' l'irrazionale e dell'.ineffabile i massimi valori dell'uomo, contrapposti agli incubi della ragio– ne (che generano mostri) .. Entrambe qtieste idee ha'nno una storia antica, tanto antica quanto é l'ascendenza dei computers. Fin dal– l'inizio della storia dell'uomo artificiale, questa creatura é stata accompagnata· da due miti: il mito della ribellione e il mito della sensibilità (analogamente nelle favole uomini e animali fanno sempre insieme la sola cosa che non pos~ sono fare: parlare). Ma nella versione originaria della prima di queste storie, compaiono subito altri elementi ' L'IO NON C'E. CI SONO LORO, I PROCESSORI Sherry TURKLE Pe., il suo libro ( dedicato al "Secondo lo: i computer e lo spirito umano") la Turkle ha studiato la concezione della mente ( e del mondo) digiovani studenti del MIT che vivono coi computer. Uno di loro,fra i più brillanti, si chiama Mark. Ha cominciato col Lego... · ,realtà (di qui i fantasmi dei War Games). La lingua di cui é formato il Golem, é una lin~ua scritta. La storia che conduce dal Golem al- 1' Automa al Robot al ·computer appartiene alla scrittura, anzi alle Scritture. Il Computer stesso può parlare, ma non ha voce; la sua stessa voce é una s~rittura. 11nostro rapporto con il Computer passa tutto attraverso la scrit– tura. Anche in questo simmetricamente oppo– sto al rapporto col cane, che é tutto orale. E' un rapporto silenzioso, fondato non sulla colpa (che ci 'distingue dal cane), ma sull'erro– re. La memoria del Computer é in parte me– moria di dati, ma é soprattutto memoria di er– rori: quelli che si possono correggere (i nostri) - e quelli che non si possonq correggere ~deipro– grammi). Possibilità entrambe legate alla paro– la scritta, perché la parola orale dimentica l'er– rore, ma non lo può correggere. E tuttavia fa ' parte della sensibilità ~el Computer il fatto ch,e possa commettere errori; così come fa parte della domesticità d~l cane la coda fra le gambe del senso di colpa. Disegno di Margherita-Belardetti fondamentali. Eccoli: il profeta Geremia, fa- · cendo delle conbinazioni di lettere, aveva crea– to Golem. Sulla sua fronte aveva scritto JA– HVE ELOHIM EMET, cioé: Dio il Signore é Verità. Ma il Golem, non appena gli fu vivo di fronte, cancellò l'aleph ç_heiniziava la parola EMET trasformandola in MET, morto. 'La frase così diceva: Dio il Signore é Morto. «Perché hai cancellato l'aleph?» chiese il profe– ta. E il Golem spiegò che, poiché egli aveva creato un uomo proprio come faceva Dio, gli uomini avrebbero detto: Dio é morto, non c'é altro dio fuori èell'uomo. Spaventato il profe– ta chiese come potesse rimediare a una simile sciagura e il Golem gli disse di scrivere l'alfa– beto all'incontrario- concentrandosi non sul senso del costruire ma su quello del distrugge– re.-Così fece-Geremia e il Golem diventò pol– vere e cenere davanti ai suoi occhi. Questo antenato del Computer ne aveva già tutte le caratteristiche, quello di essere un puro linguistico, tanto che la sua esistenza dipende da una combinazione alfabetica, e quella di es– sere una sembianza, una simulazione; ma que– sta sua cifra esclusivamente linguistica fa sì che non vi sia poi differenza fra simulazione e Mark é una matricola al MIT ma già uno sperimentato studioso di computer. E' stato sempre interessato dalla logica e dai sistçmi. Se gli si chiede di rievocare i gio– chi d'infanzia, non parla di giochi con al– tri bambini: ricorda piuttosto il modQ in ·cui assortì "duemila pezzi di Lego per co– lore, dimensione e forma". Gli piaceva riordinare i pezzi, e gli piaceva combinare i Lego in strutture complesse, "cose che non avresti mai creduto che fosse possibi– le mettere insieme col Lego". Pur impie– gando la maggior parte dèl suo tempo a lavorare coi compµter, Mark tiene moltis– simo alla sua carriera scolastica, prende i voti più àlti, e cerca "di riservarsi nella vita cose diverse dal computer". Una di queste é un torneo di "torrione del castel– lo", _uno dei molti giochi in corso al MIT su Torrioni e Dragoni. La sua partita é durata un paio d'anni, e lui é certo che sia_ il mi'glior gioco nell~ regione di Boston. · L'umanizzazione del cane e del Comput~r stringono l'uomo a una sua oscura essenza. E che ne é dell'uomo, ridotto a un nocciolo di colpa, errore e passione? Quando il cane e il Computer hanno spossessato l'uomo dell'ani– malità e della ragione, della voce e della scrit– tura, degli istinti e delle decisioni, questo noc– ciolo oscuro in cui si trincera il propriamente, irriducibilmente umano (la cui residua facoltà é quella di sbagliare) non diventerà qualcosa di simile al nucleo dell'atomo, un potente esplosi- vo? È non ritroviamo qui l'ultima parte del mito di Golem di Geremia? La compitazione dell'alfa– beto alla rovescia non somiglia all'inarrestabiie conto alla rovescia cui é legata ogri fantasia di distruzione? Solo che nella nuova versione del mito, é il Computer a rovesciare l'ordine dei numeri, concentrandosi sull'idea d_idistruzio– ne e siamo noi che la faccia imbambolata del , video si troverà davanti, ridotti a polvere e ce- nere. . Sto solo raccontando un mito. Può darsi clie il mito fantasmi u~a distruzione fisica q.ell'uomo per autoesplosione, o può darsi che semplice– mente fantastichi la fine di quel nucleo oscuro, quella vuota notte, con cui il vitello umano é stato marcato a fuoco per distinguersi dall'inu– mano. E che il mito profetizzi l'incenerimento di quella buia essenza davanti alla,tranquilla e opaca faccia di un bambino che, con le dita sulla tastiera e lo sguardo concentrato, rispon– de (come fa Mark all'intervistatrice che lo in– terroga ·sulla natura della mente umana): «Deve smettere di parlare della sua mente · come se pensasse. Non pensa. Fa e basta». di Ginevra BOMPIANI "La gente che gioca il mio torrione lo usa ... per esprimere la propria personalità, e an- che per tirare fuori aspetti della propria personalità che nasconde nella vita di tutti i giorni. E' una delle cosefantastiche del gio– co. Ma si deve giocare molto bene perché succeda davvero. Bisogna che la gente entri nel vostro mondo, e allo stesso tempo riceva spazio abbastanza per essere se stessa. E' un affare complicato, un 'arte". Mark passa molte ore_ alla settimana a preparare l'incontro del,a domenica po– meriggio del sùo torrione: "Almeno cin– que ore di preparazione per ogni ora di gioco. E a volte si' gioca per cinque ore. E' una responsabilità. Io la prendo molto sul serio. E' una delle cose più creative che faccio". Mark ha rapporti assai stretti coi membri del suo torrione. E' più in grado di impe·•

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