Fine secolo - 30 marzo 1985
FINE SECOLO * SABATO 30 MARZO 24 DEDICATO ,_____ A JEANNE Uso qui\ un tono personale, ciò che non manca in genere di ,infastidire. Tuttavia si tratta di una cosa personalissima che mi é successa molto tempo fa. Del resto, la stes– sa cosa é successa a tanti altri. Mi sono in– namorato di Jeanne Moreau. Sono stato introdotto a lei da iniziati più anziani con "Les amants" di Malie, nel 1959. Avevo appena l'età per essere am– messo a un film vietato, e non avevo ancora la faccia: occorreva tirar fùori la carta d'i– dentità. Jeanne Moreau scivolava in un giardino notturno, stringendosi in una ve– staglia bianca, con la bocca serrata. Allora mi innamorai di lei. Allora anche si fissò un · rapporto non più modificabile. Lei era una vera donna, io un ragazzo. Jeanne Moreau è stata per me inaccessibile-i non come una diva, ma come una vera donna. Di "Les amants" ho un ricordo.frammenta– rio. Un esordio di automobili, un 'auto lus– suosa in pa.nne, la due cavalli di Jean-Marc . Bory; e poi la pa.rtè notturna. Di "Jules et Jim" ricordo tutto, l'ho visto tante volte. Ci si andava con la ragazza, e si usciva tutti e due innamorati di Catherine. Lz' l'automo– bile arrivava alla fine, nera e maestosa, gui– data da Catherine verso l'abisso con la se– rietà estremista con cui Matilde de la Mole in nero si portava via in carrozza la testa spiccata di Julien Sorel. lo non ho mai pre– so neanche la patente. Eravamo prepa,rati dalle canzoni francesi, dai romanzi francesi, dai romanzi russi coi dialoghi in francese: Perfino nella "Monta– gna incantata", l'incontro magico fra il ra– gazzo Castorp e la vera donna Claudia si compie col favor della notte, del carnevale, e del mauvais fran~ais. Io immaginavo Claudia Chauchat, e la sua porta sbàttuta, col viso di Jeanne Moreau. Con la bocca di Jeanne Morèau, natural– mente. Allora il cinema era il cinema, e la televisione non . aveva ancorµ mortificato alla frequentazione domestica e all'angu– stia del suo schermo la grandezza dei suoi artisti. Un primissimo piano era un primis– simo piano, e un pa.rticolare era un pa.rtico– lare. Il cinema ha fatto più di ogni altra esperienza per liberare l'occhio della mente dal pregiudizio della totalità. Piccoli è av– volti dal buio della sala, si può autorizzare il proprio ragi.onevolefeticismo, prendere la pa.rte per il tutto, scovare il dio che gioca a nascondino nelle pieghe- il sorriso èhe sbu– ca agli angoli del suo labbro superiore, di cui non si sa mai se tornerà dentro, o dila– gherà lungo l'intero arco della bocca. Truf faut, che per queste emozioni ha contato più di Godard, e più a lungo,· conosceva l'arte di far pendere lo spettatore dalle lab– bra di Catherine- ne deve essere stato se– dotto per primo. C'era una indimenticabile sequenza di fotogrammi fissati e rimessi in moto accompagnando le espressioni del viso, e della bocca. In verità "Jules et Jim", fin dal libro ( che lessi dopo il film, senza amarlo) è la storia di un sorriso "innocente e crudele", incontrato sulle labbra di una statua arcaica, e riconosciuto su quelle di Jeanne-Catherine. Viceversa, noi avremmo creduto a volte di rintracciare in un viso in– contrato il sorriso enigmatico e felice di Jeanne. C'é un pa.s.saggioçli Jules et Jim cui si può sempre tornare come a una prima volta: Catherine canta "Le tourbillon de la vie", e inverte per sbaglio le parole di un verso. Continua a cantare, scusandosi divertita con un gesto. Non so se fosse un geniale . ,- MO REA U espediente, o un caso geniale. Era come es- serci stati davvero. , Ho visto molti film di Jeanne Moreau. Qualcuno era anche mediocre, ma dove non si andrebbe a spiare la donna che si ama? E' pa.ssato del tempo, e trmpeste fatali han– no agitato il bicchier d'acqua di ciascun() di noi. Le cose sono cambiate più volte. Quel– l'amore intimidito e devoto é rimasto. La bellissima Lysiane di "Querelle" mi ha reso ·goffamen te temera rio come un ragazz6, pronto a strappa.re a un brutto copione e a un regista cattivo la sua regina, costretta a una sublime sofferenza. Jeanne Moreau spiega che il pericolo prin– cipale per un 'attrice é di restare prigioniera della scoperta .delproprio potere di sedurre il pubblico, gli altri. Ha ragione. Ma che cosa succede nell'accampa.mento dei sedot– ti? All'appa.rire del vero, smontata la mac– china della popolarità, dello spettacolo, dei media, devono prendere commiato dal pro– prio grande amore come da una effimera il– lusione? Quanto a me, neanche per sogno. Si é già fin troppo rimpicciolito il favoloso mondo dell'età più bella. Non invidio i ra– gazzi di oggi, quando rischiano di avere idoli al posto degli dèi che se ne sono anda– ti, e che li hanno cosz'a portata di mano da non saper più tenere le distanze. Ho saputo aspèttare. Venticinque anni, più o meno, delle nozze d'argento a senso uni- . co. L'altro giorno, con qualche incertezza, sono andato da Jeànne Moreau. L'ho guar- di Adriano SOFRI . data parlare, canticchiare, sorridere, ride– re, rannuvolarsi. C'erano tanti ragazzi am– mirati e affettuosi. Io ero innamorato. Qui accanto troverete uno scrupoloso servizio giornalistico su Jeanne Moreau a Firenze. Ma era un pretesto. Come l'incredulità di san Tommaso. Non era incredulità, era amore: san Tommaso voleva solo una scusa per toccare ancora ·una volta il suo maestro. Unarvolta che ci si é conosciuti, come sepa- '? rarsz.
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