La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 39 - 1 ottobre 1961

Pag. 4 LA FIERA LETTERARIA MEDAGLIONI ALL'ITALIANA * Con Michele Prisco alla ricerca del personaggio . FACCIAMO un gran ;:iar– lare del problema del personaggio. E prima di noi ne hanno parlato i nonni e i bisnonni. Questo proble– ma è destinato. come una mitica ciclicità, a tornare spesso e, malgrado i tenta– tavi di una certa critica di sminuirlo, si ripresenta pun– tualmente alla nostra atten- zionc. Ma che cosa vuol dire il problema del personaggio? Vuole dire migliaia di cose ma per necessità di chiari– mento e di ordine desideria– mo intenderlo in due sche– matiche dimensioni. La prima è quella che si riferisce al reale storico e la seconda è quella che ha come oggetto l'uomo in sé. Con la prima dimensione assistiamo ad una situazione che si narra, che si racconta: ad una situazione, cioè, che ha moti\'O di ,•ivere in quan– to rappresenta una cronaca, una civiltà, una condizione sociale e, comunque. un epi– sodio di vita. La realtà che, ad esempio, uno scrittore in– dica nella trama di un ro– manzo, in un certo periodo, in una ricerca di intreccio e così via, rormano il primo atto. * di FTtA1IICESCO GRISI 1960 intitolato appunto • ,I proposito del personaggio • e in uno studio su Alvaro e il personaggio. Prisco, cioè, si pone ad indagare nella sto– ria della letteratura i mo– menti nei quali si è rag– giunto quello stato di p:razia nel quale l'umanità è diven– tata più umanità, la storia più storia e quindi il per– sonaggio autenticamente più personaggio e afferma te– stualmente che il ruolo del romanziere non è quello di sui!'.gerire delle soluzio11i per– ché la Sila missione è ad 1m tempo piì1 modesta e più al– ta: egli deve forzare il let– tore ed interrogare su se stesso e sul senso del SllO destino. E chiarendo il suo pensiero decisamente sotto– linea che w, roman:o non è w,a storia che marginalmen– te, esso è prima di tutro 1111 clima, 1111 mondo, 1111a società, dei persouaggi e conclude: Quello che importa al ro• manziere 11011 è il fatto, ma l'uomo. l'altra. da una casa di • co– modo• all'altra, e si iiunge. infine. alla diserzione del ne– gro dall'esercito e alla sua uccisione). In questa vicenda il personaggio ,,ive una vita intatta, pura a suo modo. alimentata da una poetica che auinge all'infanzia e che si colora della malinconia accorata ma non disperala del napoletano. Immatella .si sal\'a nel regno paradossale della sua innocenza con la gioia prorompente di posse– dere finalmente la coperta di seta dai sgargianti colori per il suo letto e Washington si ritrova nel regno primith•o con la musica ossessiva (la musica negra di quei tempi) che ha il potere di ricondurlo alle pure origini della sua favola. E Jmmatclla e Was– hington attraversano così la loro stagione percorrendo vie nuove misteriose e segrete come w1 li11g11aggio d'amore. Qui come negli altri rac– conti (e particolarmente in Paoli110) il personaggio, mal, grado stia. vivendo in una certa situazione, in una de– terminata trama e in una precisa angolazione di tem– po, esce fuori magicamenle con ur.a propria vitalità, con • un proprio gusto e con una carica di umanità autonoma discendente direllamcntc dal– la propria coscienza. uno straniero che bussa alla porta di casa. Il destino, in conclusione, non è un dialogo per il per– sonaggio ma una piena rea– lizzazione, un processo di in– tegralità che Prisco coglie nei Figli diflìcili e possiede defi– nitivamente in Fuochi a ma– re. E quando il destino tarda a dichiararsi il personaggio lo provoca, lo invoglia, lo invoca, lo reclama con ac– centi pacati e inesorabili che non lasciano respiro come nella seconda parte di F110- clti a mare ne la casa cat– tiva, La sera. è calma a Tre– case, I ragazzi torneranno, Luna viena, La conserva. Tra il personaggio e la 1·ealtà storica (le due dimen– sioni che abbiamo accennato all'inizio) viene cosl ad inse– rirsi un nuovo elemento (il destino) che compie anche una funzione armonica. Esso elemento, infatti. assegnando al personaggio una vocazione e una funzione ciclica lo ri– colloca nella vita storica, sen– za disperderlo nelle nebbie dell'angoscia e dell'allucinan– te solitudine. Il destino, in conclusione. lo riconcilia con la s.toria e con la sua stessa ragione di esistere. Il problema del personag– gio viene cosi affrontato e risolto da Prisco in una te– matica affascinante, in una unita rara a trovarsi e con una continuità sorprendente. Con una continuità, con una unità e con una tematica che attingono linfa da uno spi– rito meridionale teso verso una ricerca di interessi che vanno al di là della provincia. ROCCO CORONESE: • Figura • La seconda dimensione, in– vece, pur partendo da questa esperienza, ,•ibra per conto suo. Qui il personaggio non si limita a vivere un intrec– cio ma dalla cronaca esce fuori per s, 1 olgersi autono– mamente in una ricerca per– sonale slegata dai falli e ancora alla propria individua– lità. Il personaggio, pur vi– vendo con gli alt1i e pur si– )uato in un certo sistema, si libera e si crea un proprio mondo. una propria ragione di vi, 1 erc raggiungendo la pienezza morale e ideale nel– la propria solitudine. Naturalmente la preoccu– pazione di Prisco è quella di tradurre nel e concreto• que– sti postulati teorici e di rap– presentare nella pagina il rapporto tra la dimensione s1orica, il personaggio e l'or– dine sintetico tra i due mo– menli. E questa preoccupa– zione balza evidente fin eia una prima lettura: il periodo è misurato e cadenzato in un rilmo sintattico che non ammette scomposizioni, la parola è introdotta con ti– more e codificala nella clas– sicità, la pagina non è vio– lentata dall'estroso ori};!inale e improvviso, le ,•icendc si susseguono senza fretta e senza giochj di prestigio con un andare che ra intendere lentamente i passaggi e le reazioni, l'aggettivo è pastoso gonfiato di effetti flaubertia– ni. La resa narrativa è domi– nata e vigilata dall'ansia di non turbare i rapporti di statico equilibrio tra realtà e personaggio con una ten– sione che non nasce n..!llo scrittore solo dalle sue_virtù naturali ma anche da un im– pegno scopertamente intellet– tuale. E se da una parte questa tensione, a volte, li– mita e imbriglia le possibi• lìt3. di resa dall'altra parte consente allo scrittore di consegnarci nel suo più evi– denziale nitore quel proble– ma del personaggio che muo– ve e orienta la sua migliore produzione. Il personaggio, in defini– tiva, riscalta la meschinit3. e la 'J)O\'ertà del vh•ere attra– verso la riscoperta di una vita che all'apparenza 5'i muove con i fatti ma che, in solido, gioca per conto suo la partita con il destino, Il rapporto tra realtà e perso– naggio viene spezzato come dialettica e sostituito da un rapporto di fatalità occasio– nale nel quale il personaggio si trova a vivere non la sto– ricità ma il suo destino. DA'i.JLJLA\ CHONA\CA\ * A\LLA\ Jl?'O 18:!-'iIl A\ Queste due dimensioni (una orizzontale e un'altra verti– cale) non sono cronologiche o logiche ma sono invece mi– steriosamente legate e spesso si condizionano a vicenda. Gli e altri• determinano la condotta del personaggio e il personaggio si rispecchia negli episodi. nella trama, nella cronaca, nell'andare del– la società in un inte1ferire incessante che, miracolosa– mente e armonicàmentc, rag– giunge la pienezza nell'Arte. li destino è il fatto nuo,·o che Prisco inserisce e con– sente al personaggio di estra– niarsi e di rifiutare l'occa– sione di vivere per inserirsi in una più vasta unh 1 crsalità dO\'e cogliere il proprio de– stino. li personaggio, cioè, nel momento in cui scopre il segreto della vi1a nel cro– giuolo del suo destino riesce agevolmente a staccarsi dalla storicità del vivere· e a sal– var.si dalle nebbie dell'impos– sibile. La ballata dal bunker <;apolavoro di Hagelstange Tenendo conto di questa osmosi possiamo affermare che non c'è il romanzo sto– ricamente rcrmo all'accad<.!– re delle co,;e come non esiste il romanzo chiuso nella so– litudine del personaggio sle– gato dall'atmosfera sociale. ed è compito dello scrittore fondere qualitath 1 amenre i due momenti. Non è certo facile raggiun– gere sempre questa condizio– ne di grazia, di sintesi, ma il tentativo è spesso effet• tuato e abbiamo qui. sotto mano, un libro che ci sem– bra particolarmente indicati– vo a proposito: F1tochi a Mare di Michele Prisco pub– blicato per la prima volta nel 1957 e, dopo varie edi– zioni, in via di ristampa. Michele Prisco non è TIUQ– vo al problema del perso– naggio. Ha dedicato, infatti, a questo problema molto tempo e attento stud\O, come ci è dato vedere in quel suo saggio apparso su • Le ra– gioni narrative,. del maggio Assistiamo, infatti. in que– sti racconti F11ochi a mare ad una continua rcalizzaziqne del personaggio il quale, pur vivendo in una certa provin– cia e in un certo momento (Napoli e il dopo-guerra), su– pera gli angusti limiti di una storia e delle singole storie. lmmatella (il primo racconto lungo) è la ,·icenda di una ragazzina innamorata di un negro venuto a Napoli con l'esercito americano e rac– conta dei loro amori e dei loro dolori. E' una vicenda calata nel clima transitorio e co11vulso,i11 cui la vita sembrava come sospesa ad w1a sorta di limbo, ricon– dotta a wt intrico d'istinti rudimentale e precario, in un ambiente sudicio e immorale (si va da una mezzana al- 11 destino non è l'apoca– lisse o la paziente Provvi– denza ma, per il personaggio di Prisco. è l'unico reale con– tatto che consente di illumi– nare la ciclicità piena e di– remmo cosmica che accom– pagna i giorni e le stagioni e gli itinerari metastorici del– lo spirito. li destino è per lo scrittore naturalmente avaro. Esso non si manifesta, in– fatti, a chi non è personag– gio e a chi ra della cronaca per il semplice fallo che que– sti non ha un proprio de– stino. Solo il personaggio ha un destino nel san1,?ue,nella pelle, nei pensieri. In un ce– lebre libro di Prisco Gli eredi del 11e11to assìstfamo al de– stino che gioca con una fa– miglia di cinque sorelle co– strette miste•iosamentc e drammalicamente ad andare in spose con il maresciallo dei carabinieri Nicola Manzù e anche qui il personaggio non si ribella ma accetta con la consapevole1.za che si trat– ta del suo destino e non di F RA IL MATERIALE poe– tico che gli editori te– deschi stampano ogni anno .!.i è fatta strada nel dopoguerra, accanto ad altre, una corrente ampia dalle molle sfumature contenuli– stiche e formali che i critici hanno definito metafisica p~r la sua preoccupazione della situazione storica dcU'uomo di oggi, ma più per il suo avvio dagli aspelti tipici del– la nostra esiste11za condizio– nata dal tempo ,•erso una co– scienza di superamento spiri• tuale: una 1icerca di un «con– trappunto e:<lratcmporale al– l'essenza del tempo•. come dice H. E. Holthusen. ln realtà nella psiche stes– .sa germanica è Célralleristico il bisogno d 'asce.si, in senso religioso o panteistico o fi– deistico, c o me testimonia gran parte della letteratura e 6Jl0VANJ[ JPOETJl * :J.TALJlANJ[ Duelirici della discrezione S E I POETI ci guardano vivere o cì spiano a no– stra insaputa, ~ segno che vogliono essere letti,. se– guiti anche quando taccw110 0 si accingono a mettere a nudo la loro realtà dr. uo– mi11i cosrrelti a coesrsteri: con noi, sia ne.i ,~oment~ considerati banali, s,~ negli istanti insorti dalla . vit,:i au– te11tica come le fast di 1111a comune i111eriorità. In que– sto clima di lumiuosa mo– notonia e di meditazione (alludo alfa i11q11ietudi11e del· la provincia italiana) lta,m? preso rilievo due poeti: N1· no Marziano con il suo vo– lume Tra due Sere (Cino Del Duca editore - collana: La Chimera) e Adriano Spatola con Le Pietre e gli dei (Ta– nrari editori). Sulla cartella biobibliogra– fica di Nino Marziano SI leg– ge: • nato a Caserta, Jr~ trascorso l'infanzia e i pn– mi anni dell'adolescen1.a. nel brillante e fastoso amb1e11t! coloniale di Tripoli. Nel /94:,, trovandosi col padre nel· l'Italia del Nord, visse le profonde lacerazioni di quel periodo. Tornato a Caserta, freque11- tò casa Croce, accattivandosi la stima e la simpatia del grande critico. Pu qu~ll? rm tempo di fervore spmtuale per Marziano, che, già lau– reato in giurisprude11za, con– seguì la laurea in fi_losofia. Ogni evento della vita v1:– niva da lui tradotto poet~– camente. La stessa sua ri– cerca storiografica era indi– retto stimolo alla poesia. La * di 1f1Alll11 1 0 PI-AZZOLLA vera pienezza e il dominio di sè, 11e1111ero d po. Nonostante i pareri favorevoli di Luigi Russo, di Ungaretti, di Car– darelli, si distese nel racco– glimento interiore e nel ri– poso della sua casa. Da qui, la sua poesia si colorò di vera tragedia senza perderè di limpidezza e ìl suo sguar– do sulle cose si fece acuto e profondo. Da mmi Mar– ziano lavora per sè, soste1111- to dall'interesse per la vita dei giorni e del s110 mo11do domestico•· Tra due Sere è una rac– colta di liriche dal tono fa· miliare e dalle immagilli se– rene, proiettate in un tempo che è della contemplazion.e e in uno spazio che è dell'or– dine naturale. Tornano in Marziano ca– denze stilistiche note, imva– sti ritmici e musicali che raggiungono quella eleganza formale e/te, se è della no– stra più segreta tradizione poetica, è una eleganza rag– giunta in virtù di una medi– tazione sulla sostanza della lirica moderna. Eccone w, esempio: . Già l'aria si ra tenera sut colli. / Rosee di lampi an– cora, il vento leva / le prime albe serene / e le mattine sono come bianche / vele che ci salutano nel sole. La raccolta Tra due Serè s'apre infatti con questi cin· que bellissimi versi. e qui non vi è null.a di stranamente nuovo, di con- (!~}~~· 1;,;';~~:!ro/r:rai:i!n~;!-~~: ~u~~;~o, d~tJ s:~:;ez~~j~U;~na; w, amore per i fantasmi che hanno la forza di evocare i più cari fantasmi tielf'antica poesia italiana. Marziano è wt poeta che accelta con di– sciplina di u111a11ista l'ordine interiore e conferisce al li11· suaggio chiarezza e vibra– zione di sentimenti imme– tliati. Cosl: Cresce il \'ento, s'allunga– no le sere, / ombre di luci sospese / lungo le strade azzurre e alla parete / gli occhi tuoi dilatati come sfere. Si tralta di una poesia che aspira a rendersi limpida anche se talvolta passa per fasi descrittive o vol11tame1t– te discorsive; ma si tratta di una versificazio11e i11te11sa, contratta tra la musica del pe11siero e la plasticità i11- t11ita con estro trasfiguratore. Adriano Spatola si trasci- 11a invece un' amarezi.a che dà alle sue poesie WL tono di confidenza quasi diaristi– ca, lndubbiame,Jte si tratta di tm lirico genuillo che dilata l'intimismo in visioni quasi drammatiche de 11 a esperienza umana. Le pietre e gli dei so110 poesie nate in una co11di• zione esistenziale che è dèl dubbio e appartiene alrresì alla scoperta di talune ve– rità, rivissute con patos e discrezione. V'è nelle poesie di Adriano Spatola una gentilezza ma– linconica clte· raggiunge toni sinceri, sostenuti da una at– tenta riflessione sul destino dell'uomo solo. Ma s, tratta di una solitudifle che cerca 1mn somme.ssa pronuncia poetica, dove: Nemmeno il tempo, se del tempo intendi / senti– menti fluire, non precisi / segni più fondi nella nostra carne. E qui si allude alla carne e alla sua storia falla · di sco11fitte e di dolore. Si ve1t– sa al tempo che si dilata ne/ sa11gue e può rivelarsi come squarcio di 1111'antica pietrificata elegia: Malinconia di vino nelle sere / quando chiediamo d'essere ascoltati / per can– tare canzoni e sono tante si .che rimanga qualcosa di noi•· Ma: Forse, di noi più triste è ~ 1 o;~n~~ ~eÌJ~:~i~~o~~s~~o~,: le reliquie, / negli angoli, tra caso... / E tu credi che pianga / una sua vana in– fanzia, trapassata / negli occhi umani di noi. In questi versi, così Iumi- 11osi di forza stilistica, fa musica è quella del cuore: musica matura ad una me· ditata rassegnazione. Quella rassegnazione che. si fa motivo di ca,110 e d; suggestivo sgomento. Quello sgomento provocato da w1 11aesaggioelle è della natura e dell'anima. Ed è in questo senso quasi arcano delle cose e degli eventi che lo Spatola è riu– scito a inventare la sua fa– vola di poeta e di twmo, rag– giunge11do una espressione lirica confidenziale, moderna nella sua misteriosa sem– plicità. * di GILDA lUUSA della filosofia germaniche, quel senso del divino im– manente o trascendente, se– condo i casi, che sia pegno d'eterno opposto al fluire del tempo: e in questo dopo– guerra si è accentualo spes– so questo carattere che po– tremmo definire in senso lato religioso, sia per una pur \'aga coscienza di colpa, sia per un bisogno di espiazio– ne, sia per un incalcolato respiro d'eterno. « lo credo anche e proplio oggi in una missione del cristianesimo nei giorni nostri - dice Ha– i:Clstange, uno dì questi poeti "metafisici " - ma sono i cristiani che debbono farsi ed essere garanti di Dio, uscendo dalld loro fatuità e dalla loro sonnolenza sociale e culturale•· Rudol{ Hagelstange ha sentito questo bisogno men– tre passava attra\·crso le scottanti esperienze della guerra e del nazismo. Nato nel 1912 a Nordhausen (Harz), soldato nella guerra del '40- '45, redatlore di un giomale militare e corrispondente di guerra, Rudolf Hag<!lstange può essere preso in conside– razione come esempio tipico di uno di quegli intellettuali travolti ancora giovani nella macina della gtterra, dalla quale egli è uscito del tutto trasformato. Già prima della guerra scriveva, e la sua ispi– razione si accendeva sin dal– le prime esperienze a fatti tragici o almeno dramma– tici. Racconta egli stesso di aver composto le prime poe– sie a tredici anni. sotto la impressione di un 1orbido rauo di sangue avvenuto non lontano dalla sua abitazione: spinto dalla pietà verso le vittime, compose cinque poe– sie, una per ognuno dei cin– que misteri dolorosi del Ro– sario: un ciclo vero e pro• prio, d'informe carattere me– tafisico, dettato dalla con– templazione atte1Tila della violenzél e della morte. A distanza di anni, nel mezzo incandescente della guerra, concepiva un intero ciclo di sonetti, ispirato e spinto dalla disperata co– scienza della colpa, per ri– provare la guerra e l'ingiu– stizia. Il ciclo s'intolava Cre– do Veneziano: fu s1ampato per la plima volta a Vero– na, clandestinamente, durante la guerra stessa, e ristam• pato poi a conflitto conclu– so in Germania, dall'Insel Verlag. E' un'opera origi– nale ,sorprendente se si pen– sa agli anni in cui tu scrit– ta, • in cui le drammatiche esperienze coeve - dice giu– stamente Paolo Chiarini - trovano la via dell'espres– sione artistica in un linguag– gio nobile, intenso, di sca– bra fattura•. Pur con le inuguaglianu e a volte l'oratoria che que– sta forma può comportare, il Credo Venezìa,w è un'ope– ra riuscita e molto interes– sante per la soluzione del– l'ideale cristiano con la dram– matica condi1jone umana imposta dal tempo storico. Così· pure le raccolte succcs- si\'e confermano questa ten– denza, che ha fatto definire Hagelstange più che meta– fisico in senso stretto uno Zeitdichrer, un poeta del tem– po, il testimone cioè di una caotica storia la cui coscien– za morale e religiosa si at– lua atlraverso le contraddi– zion_j e le cala.strofi sociali del tempo presente. } ~~~~zad/i n~r:~~ra~.~~~ t~~ Cosi si può intendere il si• gnificato della Ballata della vira sepolta composta nel 1952, che vuole superare l'avvenimento tempo come sensazionale relazione di fat– ti, di rapporto, e insieme comprenderlo come esperien– :i:avissutada uomini del no– stro tempo. Esce ora in Italia la traduzione di tulla la Bal– lata (Centro Internazionale del Libro, Firenze, 1961, Lire 1500; traduzione e introdu– zione di Gianni Sclvani) che ultimamente a~plia )a cono- duzioni di poesie (in Pot!.sia tedesca del dopoguerra c in riviste) e dà una misura esat– ta del ca-ratiere ciclico pre• dileuo da Hagelstange. La Ballata trae spunto da un fatto di cronaca del do· poguerra di cui si occuparo– no i giornali cli tulio il mon– do, nel 1951. Durante i lavori di sgombero di un bunker tedesco in Polonia, erano sta– ti tro,•ati dpe soldati tede– schi, sopravvis!:>uti per :iette lunghissimi ,inni, .sepolti nel– l'enorme magauino blinda– to. Nel 1945, infatti. sci sol– dati della Wehrmacht vi era• no rimasti rinchiusi in segui– to allo scoppio di bombe che ne a,·c,·ano preclusa l'uscita. L'orribile trappola restò si– gillata con le sue vittime fino (continua apé!glna 6) DUE MOTIVI DEL POETA. * Alfred ~Iombert ERA QUASI NOTTE ERA quasi notte quando imboccai la conchiglia marina. Era quasi notte quando suonai per la partenza. Era quasi notte quando lasciai la spiaggia. La mia barca stava nella sorgente luna. Mi trovavo in piedi nella pienezza del chiarore. Mi trovavo in piedi rigido come in letargo sulla spiaggia argentata. LA MIA OMBRA E' T_ANTOBUIA LA mia ombra è tanto buia da essere ancora visibile nella 'corrente nera. Ma la mia figura non è più visibile. L'affidai al ricordo di volti umani dormenti che furono rigurgitati dalla pioggia nelle vallate rocciose. ALJred Mombert (1872-1942), autore di un vasto ciclo di ca.nti, intitolato Der himmlische Zecher (Il celest-ia.Le beone), che comprende sette libri e nel quale aspiTa a una individuale interpretazione deU'uni– verso: para.gonabile in questo suo sforzo a. Theodor Diiubler. Traduzione e tuta di DARIO DE TUONI Domenica l' ottobre 1961 SUI PERICOLI DELLA. CELEBRITÀ Jack Kerou scrittore - di, o ~ * d, PIETlfO CIJJA 1 TI Q UAN"DO uno scrittore dotato sia ~iunto. e og,Ei e tanto facile. a cedere alla sirena dell'e~i– bizione. e per soltile cal– colo o per sola goliardira estroversione sia divenuto in tutto o in parte simbo· lo d'un costume. d'una ,Ee· nerazione. suo portavoce e capomanipolo. e fatale che ceda all'acquiescen1.a. al compiacimento di se stesso. alfa magari invo– lontaria industrializnzio– ne della sua penna ~on perde di valore J·as– sioma: il ,2:rande pubblico e il ,2rande nemico dello scrittore. E non e un pre– giudizio :li esteti decaden– ti: il pubblico. ossia la no– torietà. e il ma_~2"ior ri· schio per lo scrittore au– tentico. specialmente l'in– genuo non sorretto dalla macerante autocrica. dal punt:e;J:o delr autocrittca: in lai sorge ad un certo punto l'esi~enza. non più spirituale ma iià commer– ciale. di esse:-e e rimanere riconoscibile. rispondente all'attesa dei lettori la cui muta adesi,ine e dh·enuta sempre più necessaria e quasi indispensabile. Lo scrittore rinomato e seeuito non scri,·e più per se stesso: preso nel moto d'un meccanismo sociale. sia pure con funzione di idolo dorato. non ha pitl la possibilita di rermarsi e ma.(ari di retrocedere. per riconsiderare la sua posi– zione. per e fare il punto•. Solo una .(rande forza mo– rale può ormai salvarlo clal mettersi allo sbaraglio del– la parte meno genuina, •pitl isterica. del proprio ta– lento. può farlo resistere alla tentazione di strafare. di giocare allo sbalordi– mento. Le posizioni non di presti.l?'io ma di rinomanza recano questo 2rande peri– colo: l'autocompiacimento pei pi~ri. o il ,,2:iroa vuoto · per 2:li estroversi. insegui- tori del e sempre pitl se stessi , nel momento pro– prio in cui più s'allonta– nano da se stessi, più si alienano. O,srni tenerazione ha i suoi acclamati talenti. che la ienerazione secEuente o irride o dimentica o rileg– ge meravigliata delle ac– clamazioni che ricevettero. Camhino. 1 sistemi eco– nomici e quelli sociali. in– fatti, lo scrittore che re· sta è. oltre che geniale. quello autentico nel senso ormai inesorabile della perfetta autonomia. della perfetta rispondenza alla sua sola coS<:ienza. anche a rischio di sembrare non vivo. chiuso in se stesso. lredòo e ostile alle febbri del tempo. L'estroversione è .(i8 adeguamento: e non c'è nulla come la rama a sospingere e consie:liare l'adel?uamento. anch-e se paia il contrario. anche se piultosto sembri che lo scrittore famoso adegui J!li altri a se stessi. pesando col suo nome e col sao esempio. Tutti questi pericoli. non uno di meno. corre il ta– lento di Jack Kerouac. ca· pomanipolo dei .(iovani beots americani. ll'oman– ziere a perdifiato recondo uno stile che in Europa ha da parecchi decenni fatto il suo tempo, che appro· dato solo recentemente sulle sponde dell'Unione fa folleggiare e sdilinquire centinaia di .(enialoidi. ta– lentacci disoccupati e ri– belli all'ordine costituito. in un modo che rasenta in certi casi. oltre al ridicolo. il codice. Ma si sa come vannn queste cose: una moda diiaga. attira a sé quanti fanno di questa mo– da. sia pure in effimero. un e momento dello spiri– to>, particolarmente nelle società erratiche qael'è la americana in cerca di si– stemazione e di fissazione. tit;os~~/a v7::~a ~:1~!' : : tropoli americane. e dila– gata i!l provincia, ha ca– lamitato giovani insorre– renti. ,2iovani a caccia di alibi che J!ÌUstificassero la loro disponibilità morale. nobilitassero la loro ina– dattabilità alla famiglia so– ciale Gli istinti ribelli si sono incontrati e, in nome· simbolo. si sono ricono– sciuti e sono esplosi. Par– tito come minoranza gio– vane e ribelle. lo spirito beat ha incontrato ben presto il favore del J?rosso pubblico. e non solo i. ro– manzieri ma persino i poeti hanno venduto a decine di migliaia di copie la loro novità. hanno fatto costu· me. sono stati messi in pie– distallo. dagli uni oer es– sere oubblicamente addi– tati alla riir,rovazione (i conservatori). da.eJi altri per es~ere a~orati .. vezz~g: giati. 1mitat1 ( i i1ovam. 1 , futuri,:;ti ,. e invero il e mov1menln bPat,. somi– ,2lia oer mn 1 ti \-·e--sial mo– \.·imenlo di Mannett1. solo che e nato con mezzo se· colo di ritardo)'. ma io· so911ma. daeli uni e daeli altri reclamiz1.ati e lanciati. Con ili a2g :e2'ati la let– teratura non ha da fare i conti: i oarti lirici dei heau di coda sono desti– nati all'anonimo del ~or– no dopo_ Tra i nomi di punta. tra i capimanipolo ci sono in\.·ec-e autentici t a l e n t i. che traverso la e~plos:one beat hanno ,,t– te!"11to pubb~;co e ..:c– chezza. ecco il ~aio. in– \'ece di faticare e sudare. come avrebbero do\.·uto fa– ticare e sudare se l'onda impetunsa non li a\.·es'-e c:oJlev-'ti Ckec:ti ~ono. ad esemoio. Ferlineuetti. C:in– sbe""e. Corc:n m:t soprat– tutlti Ke!"ouac. di cui leg– .e:emmo un anno fa Sulla. strdda. un romanzo fiume tutto mo\·ime11to che sa· rebbe piaciuto enorme– mente a fil7"erald. che ha Jiovato al iio,·ane l'ammi– razione di un Henr.v '.\Iil– ler. eterno anticonformista e non saoerficiale intendi– tore di lettere Indubbiamente è un ta– lento autentico. quello di Kerouac: ma egli non ha sudato per imporsi. nella trafila antica e fatale che fa rii!-perare ma depura. le,·ie:a. scava e. infine. ai·•ta di au·entici ad es– sere e rimanere autenti– ci sia pure a quale prez– zo di solitudine e soffe– renza Kerouac e di,·en– tato da un anno all'altro un idolo. un divo. ha avu– to tutto. e un Persona2:gio intervistato dalla televisio– ne e dalla slampa a .eran– de tiratura. pa.e:ato e in– dorato e imitato. A questo punto. il suo stile, la sua carica nath·a, hanno corso il grande rischio delle montature pubblicitarie_ Kerouac, poco colto e in– ,·ece sensibile come un ra– dar (d~ americano tipico) alle variazioni dell' am– biente. e portato l!enerosa– menle ed esibizionistic3,– r.1ente a strafare. a giocare con la pagina bianca, ha rotto l'argine sottile che faceva del suo stile un magma allo stato di ten– sione e pressione. ha ,sco– perto• il lirismo torren– ziale, inconirollato. ha csco– perto• una prosa mossa e variata e adeguata ai flussi della memori a, dell'incoscio. nella piena libertà del soliloquio. La na.rrati\·a suggestivamen– te minacciala dal lirismo di Sulla strada è dkenuto un lirismo anarchico. sur– voltato. che muo\.·e il fon– do dell'uomo e porta aUa superficie. nell'osanna alla libertà. le fanghiglie e i relitti del fondo (ne I sot– terranei, ad esempio, ap– parso da Feltrinelli tra– dotto da Anonimo. con prefazi on e di Henrv ~liller). • La libertà e ,Eià arbitrio: il talento è ,2:ià esibizione e maniera: la ribellione è .l?'ia .Eodimento e compiaci• mento del ribelle arrivalo. del ribelle ormai assimila– to ad un costume come pa· rafulmine d'un istinto anQr– chico ohe appunto nei beau Si libera e scarica a salve. La dote precipua di Ke– rouac. cli disegnare fi_gure vere. di evocare i miti della sua memoria, di mu– sicare i sentimenti più mor– bidi e nascosti. di sco– prire e denudare il suo tempo e il folle del suo tempo. non sono scompar– si: ma minacciano. è anche troppo eddente. di naufra– gare nel diluvio delle pa– role in libertà. delle parole non pitl pa_g:ate ma go· dute. ~iocate e perdute al tavolo verde d'una lucidis– sima f<•llia. L"America sta cambian– do mentalit8: i beats vo– gliono dir questo. e non si può ne,2arlo. Essi danno colpi oesanti al castello dei tabù americani. Ma QUe– sto non ha Qui ,e:ran valore: qui serve. a conclusione. considerare che un altro dotato fi_glio del secolo ri– schia di annegare nel fol· clore della sua rutilante ribellione Eppure le doti di recupe– ro non J?li mancano: tutto sta a ,·edere se saprà ri– coner\,·i. se saprà capire a temp~ che lo scrittore ha tutto da perdere dalla fama. ,talle luc 1 della ri· balta. '.\1a questo va infi– ne detto: Kerouac (e tut• ti quelli come lui) vuole essere scrittore o divo?

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