la Fiera Letteraria - XV - n. 47 - 20 novembre 1960

LA FIERA LETTERARIA Domenica 20 novembre 1960 L'EPOPEA DELL'ANORMALITA' NELL'ULTIMO WILLIAM STYRO * .N\..OS'.11'.RE D'ARTE * A Il romanzoe:otico americano Tre ,:iovani pittor· Il nuovo romanzo di William Styron (Set this House on Fi.re, Random House, New York, 1960. pp. 507) sembra scritto apposta per confermare la tesi di Leslie Fiedler. da noi discussa in un articolo precedente: e cioè che il genio narrativo americ'lno, date le particolari pressio– ni psicologiche a cui si trova esposto nella pro– pria società nativa. può esprimersi a fondo soltanto nel genere e gotico>. nel- 1' epopea dell'anormalità. Tenebra spirituale, eroti– smo perverso e assassinio campeggiano infatti in que– sta terza opera del narra– tore americano. tanto da indurre un critico avve– duto come Arthur ì\Iize– ner. nella e New York Ti– mes Book Review >, a isti– tuire un diretto raffronto col più celebre fra i ro– manzi e neri > di un secolo e mezzo !a: il Monk di Matthew Gregory Lewis. L"analogia si estende al– l'aspetto, diciamo cosi. so– cioculturale. perche un'im– magine romanzesca della Italia fa da sfondo a en– trambi i racconti, e a parte ciò si avverte, stando al Mizener. un tono netta– mente melodrammatico nel libro deUo scrittore con– temporaneo, tale da rie– cheggiare l'impressione che sul lettore lascia la torbi– da seppur talvolta geniale macchinosità del Lewis. Q u est e considerazioni. portano il Mizener a ne– gare in definitiva una va– lidità C'entrale al romanzo di Styron, che dopo le co– spicue promesse di Lie Down in Darkness (1951) e The Long Marc:i (1953) ambiva con questa sua massiccia terza opera a risultati artistici conclusi– vi. Secondo il Mizener, no– nostante le ovvie qualita di stile e struttura, Set This House on Fi.re è una delusione. Sarebbe ·facile controbattere siffatta con– danna ricorrendo ai crite– ri di LesJie Fiedler, in ba– se ai quali le deficienze dal Mizener riscontrate si convertono in unilateralita caratteristiche dell' auten– tica narrativa americana, in una tradizione che va da Brockden Brown a Poe e Hawthorne, da Melville a FauUmer. Ma poiché non cendividiamo appieno ~e brillanti idee del Fied– ler, che riflettono in buo– na parte di un risentimen– to culturale nei confronti della società anglosassone protestante. preferiamo di– fendere il romanzo di Sty– ron con ragioni più spe– cifiche. L'appartenenza a un determinato genere o tradizione non garantisce di per sé la riuscita arti– stica di alcun libro. Elementi di melodram– ma sussistono senz' altro nella narrazione. ma a pa– ,rer nostro Styron sa sfrut– tarli in modo da trascen– derf' l'inerzia dello stereo– tipo. anche se, da buon sudista qual è, si lascia andare sovente a esube– ranze verbali di cui pos– siamo trovare il parallelo in Thomas Wolfe o in Wil- · ]iam Faulkner. E il con– fronto di Set This Hou.se on F'ire col goticismo tea– trale di M.G. Lewis, per istruttivo che sia. non deve farci perdere di vista che l'orrore di Styron è vis– suto anziché semplicemen– te manierato. Rappresenta in ogni caso, non già una predilezione per l'effettac– cio gratuito. ma la culmi– nazione oggettiva di un orrore psichico che a sua volta si inserisce nel più vasto quadro del vuoto spirituale da cui è minac– ciata la società americana e occidentale in genere. Sapiente Ia struttura ge– nerale del racconto, che fa pensare un po'. a Conrad (il rapporto Marlow-Kurtz corrisponde al rapporto fra Peter Leverett., narratore della vicenda. e Mason Flagg. pervertito perver– titore), un po' a ).lelville e un po' al Faulkner di Absalom, Absalom! La vo– ce del personaggio narra– tore, che è un essere at– tento ed equilibrato. ci in– troduce retrospettivamente al fattaccio consumato tem· po addietro nel solatio pae– sino tirrenico di Sambuco. Leverett {a visita a Cass Kinsolving nel natio Sud. e assieme i due conoscenti Tievocano via via la con– turbante vicenda, per un bisogno istintivo di libe– Tarsene attra\·erso la com– JJrensione. Sembra dappri– ma che la depravazione fascinosa di Mason Flagg stia al centro di tutta la azione drammatica, dato che nessuno sfugge alla sua potenza di ricco, alla sua seduzione di intellet– tuale mondano, alle sue stravaganze di figlio vizia– to. Quando però Cass si rribella a 11' asservimento psichico in cui era caduto nei confronti di Mason, e suggella la ribellione li- di * GLAlJCO CAiJ.1B01\7 di finezza con cui certi momenti vengono definiti senza sforzo, come per esempio quel commiato da Roma. a p. 23, in cui il narratore Leverett sente d'un tratto la .e vasta pa– zienza immortale> della città divenutagli finalmen– te < intelligibile seppur troppo tardi » - Roma è avvezza a tutti i .cbarbari>. Se così è:, diremo che la fantasia barbarica di Sty– ron ha saputo esprimersi in termini di esperienza poetica, dandoci un'opera disuguale ma poderosa. La signora dei fiori ed altre cose Fe1:n!~~anzf1~L~~r:i ~~= * ~ ~~~tf~iìci 7 ~~q!~;U~ians beratrice col gesto vendi– catore, l' interesse d e 11 a narrazione si concentra su di lui, sulla sua lotta di– sperata p e r esprimersi come artista e per ritro– vare la sua umanità. al limite della pazzia. Quei valori che l'antico mondo indifeso dell'Italia pasto– rale ha invano offerto al corrotto Flagg, che sa esprimersi soltanto nella violenza negativa, riesco– no a salvare Cass, il quale uccide per amore (e per autodifesa spirituale). Egli rimarra, di fronte alla coscienza se non di fron– te alla legge ignara, un omicida, ma non uno spi– rito svuotato di valori. E·, insomma, un peccatore .e positivo>, accessibile al– la grazia I caratteri sono tratteg– giali con vivide pennel– late intrise di umorismo, e tra essi risulta memo– rabile Luigi, il carabiniere filosofo che decide di non incolpare Cass pur sapen– dolo autore dell'uccisione di "-lason Flagg, per certe sue ragioni profonde. Il dialogato è superbo. con tutte le sfumature del momento storico. e il contrasto fra americani irrequieti e italiani pa– zienti. fra spreco e pover– tà, fra orgia e sofferenza, rafforza tematicamente la azione, che si ambienta in paesaggi descritti con ma– no maestra. E i ritmi del racconto. sostenuto com'è da un'osservazione minu– ziosa del costume. si alter– nano plausibilmente. Am– mettiamo col Mizener che qua e là l'autore calchi i toni. manifestando una dOSe dl morbosità che gli conoscevamo fin dal primo romanzo: e tale morbosità non si limita ai particolari sadici, ma investe le os– sessi,;·e tirate di introspe– zione psicologica che si potrebbero utilmente pur– gare e accorciare nell'inte– resse dell'economia pqe– tica. In ciò, Slyron, cosi spregiudicato nel denun– ciare le magagne dello odierno costume america– no, con tanto di .e beat parties >, stupefacenti e lusso banale, partecipa egli stesso della mania ps-icanalitica che ha in– vaso gli Stati Uniti. Egli però sente iJ problema e lo oggettiva in Cass, che cerca disperatamente una liberazione dal narcisismo. A quale prezzo la trovi, abbiamo visto: ma l'amo– re per Francesca e la ca– rità verso Michele morente fanno parte di quel prezzo. L'Italia di Styron è più crudelmente esplorata che non l'idillica Italia della Davenport, e di conseguen– za anche l'inveterato in– contro-scontro di culture fra Vecchio e Nuo,·o 1lon– do si prospetta in una luce più intensa. 11 romanzo della Dav·enport è al limi– te fra il bestseller di qua– lità e il romanzo d'arte, mentre quello di Styron appartiene decisamente al– la seconda categoria. Esso ha il merito di individuare simbolicamente, nella rap– presentazione poetica, le forze distruttive cbe co– vano nella società ameri– cana contemporanea. Ac– canto ai colori e caricati,. di alcune parli - si devono mettere, nel bilancio atti– vo, gli innumerevoli tocchi ~t:r ;:,,i;~• :;t~ta :;t.':::; di LOR E JI' Z A T R lJ C (' H I Dopo ,... _:-n; d; assenza San Marco. con una piccola dalle nostre gallcnc, El\'11:3 antologia di oli! e dise&ni, comuni possibilità del ~io, a- come colonne, si incastona la Mandolcsi si riprescnla al Cam1- ~teiJ!: ~e~~~ ~reri~= ~fs:OUS~abi'i~~ ~i~~di~i- ~~~e 0 Jcan~~~ilf coi~ ~i&J~D d ~~~ro!~ q~fi~ri / g;~ struire la sua coerente evo- sura e discrezione - nel qua- nialc. Allora Aeur gioca con un folto gruppo di dise.g:ni. li luzione pittorica. I problemi le si manifestano nette remi- i suoi colori piu vivi e più tra· colore su queste pasughc, ('.:he lummishci che mi sembrano niscenzc dcJ Picasso e rosa,. e sparenti alla ricosuuzmnc di talora raggiungono la marue– alla base della pittura lirica affiora il gusto per certe at- un proprio Eden. L'aria è frr- rata dclicatcv.a di grandi _carn– e simbolica del Btbollet, han- mosfcre allusive e per i co- ma, il sole alto, in quel pac- mci, è un elemento di dtstur– no portato in paS6ato il pit- lori iridati di Bonnard - Ro- saggino, chiuso fra due mo- bo, tanto piiJ che la Mando– tore a studiare compmta- driquez sa ben conaiungere un numentali camelie, intatto sot- Jesi preferisce i toni forti che mente Seurat. Più recente- permanente i.::lteresse per il to la cappa di vetro della te- non sempre si adattano alla mente. quasi a combattere uo racconto con una assillante ri- nera e tenace memoria di c.lassichcggiante purezza delle palege pericolo d1 estetismo, cerca di sintesi coloristica. Fleur Cowles. sue immagini. In compenso di cul abbiamo tracce in al- Fantasia, realtà e memoria lo Apprendiamo dal lussuoso la tematica della Mandolesi cune composizioni fin trop- soccorrono, alla pari, nella co- cataloao, che Richard Lonsda- appare in questa mostra as– po intellettualistiche nel loro struzione di questi suoi dipinti le Hands e ba 46 anni, che ha sa.1 più ricca e originale. La ~~:;:,wetc;fio~~.1~~ic:·n~ popolati da emblematiche 6- incominciato a vivere come sua vena surreale, intrisa di Stael ~p~i. fanno tutt'uno COD ~~l~O~/~ i~pron~ati~i~ ~; ~~~; 3 s:eri~di~.:morl!~ Depauperata l'immagine e * potentissima organizzazione di vegetali. intensificata al massimo la Candore e astuzia, bumor e disegno industriale, la quale * spazialità del colore. Bibol- melanconia economia di mcz- ha largamente contribuito al La • Tartaruga • riapre i let sem bra a ver ritrovato 1D zi espressi\'i e ricchezza di tee- miglioramento dei rrodotti battenti con onore ad alto li– ~~1~':u! 1e.su: ss:Tn:e;;:,e;~: ii nica, gusto della sintesi e cu- britannici,._ Per il noto diri- vello di Burri. Consagrd. De largo impiego dei bian@.i, ~i~~~~~la d~it!e:ala~~cJ~ ::~e 1~1:;i\~~ii~f C:! K~nl~!i1f';~:lt~~l ! ~g~io. {fon.e un i nd iretto ricordo di tata di Sergio Ccccotti, che ha ,pnca <;{et clienu, 11 :ich1;imo opportunamente ingra.!1d,ta e Malevic, singolarmente com- allestito la sua prima perso- della pittura dc\'e essere sta- rinnovata, ba dato l"avvio aJ– mis-to con quello più casalin- nale all'Albatro. Ccccott1 par- to irrefrenabile. Difatti i ccn- la propria stagione con una go di certi paesaggisti pie- la per metafora. L'uomo ~ lo dipinti, esposti alla S. Mar• mostra intitola~a • Terza ge– monte6i, 11 Quadrone per es.}, sempre presente nei suoi qua- co prm·ano che la pittura non neraz:lone ... che allinea scel– con i quali egli ottiene effet- dri attraverso un selezionato è per Richard Lonsdale-Hands ti di.pinti di Anardi. Barbaro. ti di preziosa suggest:onP. Tra inventario di oggetti semplici un piacevole e distensh·o l10b- Borsato. Caruso. Celitw:1.i. ~~~:'~:i~u{eliilo!j!~r~:,:m~ e familiari, a tal punto che by, ma, piuttosto, una ribel- CUgurra. De Rose. Oeverta. S t erpi. !~e d~t;~to~ 0 ~tori~~ ~J~; de:f~~bc~ c.tsf~1cri 8f~~tn~~: i :~::,.~~~~~~ .Il pitt~re ,!ezuelano Ali- ~~!~f~~is:~in~G~ rar!~ ~!s~ ~d=~e-Jit~~re~ 1 n~ ~~~~~- t 1 T!~~ 1 ::: ~as-.as,o. no Rodryquez ~07> . all'ln- que (inserti di lettere tipo- dimenticare il prbprio me.-.tie- Proseguendo nel suo pro– cOnf!O, cinquanta_ d1pmll e un grafiche, finti legni, commi- re di disegnatore per ..1b bAO- gramma di spinta av an1ua r– nutnto gruppo di J!lOsaici. La stioni materiche). ma qui \'O• donarsi. e molte rnltc e.on cc- dia. Topaz:ia All.ata in.iu~ u– mostra, sebbene sia un po' lutamentc banalizzata attra- cesso di fiducia, all'i sp irazio- ra. la stagione della 'i{a :.. e ria ~ppo folta e n~n sempre verso un certo • grafismo pub- ne. Questa lotta, questa gara Trastevere con un s::ruppo di rygorosamcntc selezionata, al- blicitario ,._ Un allontanamento continua tra il ,·ecchio, sa- giovani astrattisti tra I quali hn_ea ~ buon nll!Dero di qua- dalia eredi.~à cubista si a,·- piente disegnatore (sia pure 6e)i!naliamo lo scultore Lo- it d~ni0{:''~d~te~ !: N~~d. n~~,~lllla~~~ :f~eit~ :,"ud~i~~:S:,1lto~. i~~~~ !:: P~ 0 t 10 n epd!z1P~~~relsp~~;1~~ -----------------------------------------l~~bra ~~o toa~lm~tv~ ~~i ~ed~· s~g~arinic ~i~ i~~ci~~pe~~~\ ~o~tk~ JlJ~ FJIL ~[ DJB:JLJLJH_ §E'][''JCI!\\1[A\N A\. !~ui~!~c~o~~ic~~ctàa~ro~~ ~i~oriJ'"~i.ilis~~cU~~ed, ~ ddc,n:i~~:ent~ 1 ~r::l~fJ Bozzetto di Gianni Polldorl * ::t~t~s~~n:~~oqWo si fa .-------------------~ flcur Cowtes":'scrittrice, cd;- I B 18 L 10 TE e A.. 1 '' Il passaggio del Reno,, André Cayattc non è sem• pre un regista ispirato. Si fece apprezzare anni fa per Giitsti:.ia è fatta, il film e.on etti ebbe un e Leone d'oro,. alla Mostra di Venezia: vo– leva sostenere la tesi che le giurie popolari raramente sanno amministrare con giu– stizia la giustizia; non riuscl forse molto della dimostra– zione dialettica della sua te– si, ma riuscl a dar vita a un film di vaste dimensioni umane ,ricco di echi dram– matici, costruito narrativa· mente con rara efficacia. Dopo, continuò a battere le vie dei film a tesi, me– more degli anni in cui, an– ziché regista di cinema, era aV\·ocato al Palazzo di Giu– stizia, ma, sah-o qualche sprazzo di calda umanità, non anfrò più a darci dei film in cui la poesia trasfi– gurava la polemica (come in Giustiiia è fatta) e la dia– lettica riusci\fa a farsi rin– vigorire dal dramma. Con Il * di GIA11' LIJIGI RO!l'DI passaggio del R~no, invece, nuovamente premiato a Ve--. ne.zia con un e Leone d'oro,., ecco Cayatte, sempre pole– mic.o, prcfcri.rc il dramma al– la tesi e dare più spazio al calore wnano che non al gcJo della dialettica. li film, intendiamoci, non è scevro di messaggi, ma una volta tanto si può dire che, pur enunciati con atten– zione, non sono la preoccu– pazione maggiore de.ì regista, più incline qui ad andare a fondo nei drammi elci suoi pc.rsonagi. Quali sono, co– munque, questi messaggi? In questi tempi si parla tanto di libertà, dice Cayatte, e per la libertà si fanno tante cose, si affrontano tanti .sa– crifici, ma cos'è realmente questa libertà? E' quella politica per la quale tanto sangue è stato \'ersato, o è soprattutto quel– la individuale che ogni uo– mo si conquista. da solo, nel– l'ambito della propria vita pri,•ata e, particolarmente, in funzione di questa vita pri• vata? Per quanto sembri stra.no, Cayattc pare decisa– ment e optare p er qu esta se– conda libertà e e.on il piglio dialettico che g li c.o nosciamo ci mette di fronte a due e vite parallele,. dai destini diametralmente opposti, quel– la di Jcan .giovane intcUet• tuale pieno di ambizioni, e quella di Roger, un artigiano dagli immediati interessi borghesi. gli stessi problemi intimi e familiari del prigioniero, gli SICSSÌ drammi, gli stessi do– lori, e quanta fertilità dram– matica in quel racconto che, alternando sapientemente le due vite, riesce a far scatu– rire da entrambe una som– ma di emozioni dosate con assoluto rigore, in un clima altamente e profondamente ~~•unso~~~- i~a! ~ic,t;;, Cayatte, perciò, quello che ci ha offerto l'estate scorsa la Mostra di Venezia, ma è un Cayattc il cui rinnovato fer– vore narrati,·o e polemico non ci fa certo rimpiangere i momenti, pur tanto ispi· rati, del suo celebre Giusti– zia è fatta. trice, ed ra e pitt ce di 5rra- zia ,., si presenta all'Obelisco con una mtiera serra <li fio– ri. Questi fiori-pcrsonas:?gi di Fleur Cowles, che a qualcuno possono far ricordare I fiori giganteschi di Romeo Gazze– ra, non nascono da. transfcrls surreali. Sono fiori-amici, di– segnati e dipinti scrupolosa– mente (certo Acu.r conosce gli studi botanici di Dilre.r). ora composti in armoniosi mazzi, ora solitari, eret,ti sullo sfon– do di limpidi cieli immobili. Fleur non si perde tra petali e c.orollc, non si ferisce con le spine delle sue rose, non si lascia stordjre dal profumo dei suoi gelsomini: le cose non la possiedono. Lei resta l'at– tenta rc-ei.sta del proprio qua– dro, ne dosa gli effetti, ne cor– regge con ironia le presunzio– ni, ne asseconda con gusto le amabili cil'cttcrie, cede al– l'ingenuo ma non bamboleg– gia. Fleur Cowles considera la pittura come un appassionan– te divertissement e guidata da questo prezioso senso dei li– miti, che in lei si accoppia ad una indubbia freschezza di im– magini, crea i suoi arabeschi ,·egetali: un mondo fragile, ma schietto. GIAN"!'\'.AI\tt>REA GAVAZZE– NI: • Diario d'EdJmburgo e d'America:., Rusconl e Pao– lan:i EdJtori, Milano, 1960, lire 1000. Gianandrea Gavazzcni ~ na– to a Bergamo nel 1909. E' da molti anni che Sv-olge una varia e operosa attività di di.rettore di orchestra, di compositore, di saggista mu– sicale. Come direttore d'or– chestra le sue interpretazio– ni sono state in questi ul– timi anni le più sapienti, co– me compositore ha dato al– cune opere di chiaro indirizzo personale, come saggista mu– sicale si è rivelato scrittore severo e illuminato. Alcune sue opere sono già famose, non solo nella stret– ta cerchia degli intenditori: Doniu.em, Tre Studi su P1z– z~ct,, Viaggio in Paesi musi– cali, Mwsorgsky ~ U2 musica russa dell'StxJ, U Feste Mu– sicali, Parole ~ suoni, Il sito-– no è stanco, Quaderno del musicista. La morte dell'Ope– ra, La casa di ArleccJuno, .1() anni di musica.. lui potrebbe consegnare la figura vera, completa, inte– grata da tutte le branche delle sue attn•ità. Lo ha in– titolato Diario d'Edimburgo e d'America dalla sua per– manenza in queste regioni e forse per la cordialità e lim· pidezza che le annotazioni dd periodo gli banno sug– &erito. Per ora è solo un anticipo di un'opera dian– stiC3 più completa e ampia, come si legge in un corsivo il testo completo sarà, quan~ do uscirà, un'opera di gran– de testimonianza sull'cpC>Ca di un grande musicista. Rosario Siligato - Prigionieri noi si amo - Poesie - Ediz. L.MS. - pau. JOO- L 600. R ena ta Pescanti Botti - Se il cuore sarà muto - Poe– sie - Casa Editrice Ccschi– na - Milano - pagg. 116 - L l.200. Vincenzo Fraschetti - Letto ~~e f1~ce-~~a 0 : Milano - pagg. 1n - Lire l.000. Breve storia dell'operetta All'inizio le due vite coin– cidono perché la guerra le unisce e le fa confluire en– trambe in Germania per un Ja,·oro coatto: qui, però i due caratteri cosl opPQsti non tardano a separarle: Jean, infatti, riesce a eva– dere, ripara a Londra, par– tecipa alla Resistenza, torna a Parigi da vincitore e di- Concorre a questo felice ri• sultato la interpretazione di Cbarlcs Aznavour nelle vesti di Roger: umile, dimesso, senza veli, né retorica, l'equi– librio della sua recitazione rispecchia l'equilibrio del film, la sua compiuta armo– nia, la sua salda misura. Non è più il celebre cantante che commuove la Francia con le sue dolorose e appassionate canzoni, ma è un attore di classe dal sicuro avvenire. Talora, lungo il filo dell'oriL– zontc di questi piccoli qua– dri, si aprono paesaggi di una fissità quasi metafisica o, al– l'ombra dei vasti petali, tra gambi in primo piano, saldi Cosa ~ questo suo nuo,-o libro? E' la condensazione di tulle le sue osscn•azioni, è perciò forse il libro che di venta un importante e sti- ,----------------------------------------- (continua da pag, I) curo dominI;;-del suo dit· tatore Franz Von Suppé, un dalmata fattosi au– striaco. Se nella Cape Ca– naveral parigina si segui– vano estasiati le arie del– la .e Bella Elena >, nella base orientale erano mes– si in orbita con pieno successo i non meno elet– trizzanti motivi della ,Bel– la Galatea>. Ed in Italia, gli italiani, perpetui innamorati del canto che facevano? L'operetta venne impor– tata e importata così come ne venivano importati i profumi e le acque odoro– se da Parigi. Impartatori i fratelli Grégoire. Siamo nel 1859, l'operetta è una fancitùla deliziosa. .e La Granduchessa> e .e La Pé– richole > mettono in agita– zione le platee italiane, già provate in quell'anno da agitazioni di tutt'altro ge– nere. I can con ed i galop fanno sobbalzare i cuori dl tanti giovanotti, non a quelli milanesi però cui le bianche casacche austria– che vietavano un e siffatto ' irriverente dh,-ertimento >, perché la merce importata non era di fabbricazione viennese. Sara comunque per poco. Appena levati dai palchetti gli stemmi con le aquile bicipiti ecco che anche Milano si pre– para a ricevere e questo genere di musica nuovo ed entusiasmante», co– me dicono le gazzette del– l'epoca. E proprio nel 1860 (l'Ita– lia è ratta fresca fresca), Andrea Codebò, oriundo francese ma comico italia– nissimo, scrive la prima operetta improntata a spi– rito nazionale. A portarla al successo sul palcosceni– co del vecchfo. glorioso Teatro Re, è una compa– gnia quasi sul lastrico che il Codebò aveva costretto ad .:ccettare il suo lavoro. ll pubblico è subito con– quistato da .e La Mascbe– . rata dei Pagliacci » (tale il semplkiotto titolo del- la camposizione) e allor-- ehé uno dei personaggi esee nella battuta: e Per– ché questi pagliacci sono cosl prepotenti? Perche i prepotenti sono tutti pa– gliacci >, si giunge alla frenesia. Pubblico facile si potrà dire, ma si conside– rino i tempi. Confortato dal buon ri– sultato 11 Codebò sfornò altre .e pièces > e il suo re– pertorio fece epoca. Ame– lia Colonnello che nella .e Mascherata > faceva l'a– pologia della donna nelle varie età del mondo (una probabile imitazione della Liii di Hervé) ebbe il plauso femminile di mezza Italia (l'altra metà tribu– tava i suoi elogi ad Ade– laide Ristori). D dado era ormai tra t– to, anche in Italia si an– davano formando le pri– me compagnie di operetta. Nel 1863 il comico Papa– dopoli. un attore che do– vev-a morire quasi cente– nario. la cui vita fu tutta una fioritura di aneddoti, forma una compagnia sta– bile. I) debutto avviene ancora a Milano al nuovo teatro Re, dove si rappre– senta per la prima volta < La Bella Elena > e .e Or– feo all'inferno>. Successo strepitoso: per mesi e me– si le due operette tennero iJ cartellone. Ammalato di prodigalita, il Papadopoli ,porta però la sua compa– gnia alla rovina. La resur– rezione avviene per opera di un giovanotto allampa– nato che gli si presenta un giorno, con una lunga pipa in bocca ed un co– pione sotto il braccio. Il suo copione, sosteneva. era basato sui canoni allora imperanti della nuova ope– retta francese (qualcosa di molto simile alle nostre riviste moderne). Papado– poli si lascia convincere. L'autore era un certo Sca.1- vini, lombardo; il musici– sta. Casiragh.i, della peri– feria di Milano; il titolo e Dura minga > milanesis– simo . Lo Scalvini divenne in breve l'idolo dei tempi. Curioso dl varie forme volle provare. la Féeries e, lasciato il Papadopoli, trovatosi un impresario, un negoziante di Treviso, il primo della lunga ca– tena degli impresari tea– trali, costituì una sua compagnia. Alle sue fiabe musicali che possiamo de– finire di derivazione goz– ziana e L'augellin bel ver– de >, e L'amore delle tre melarance ~. .e La princi– pessa invisibile >, egli al– ternava i successi stra– nieri, sempre in testa quella .e Bella EJena » che fino all'avvento della .e Ve– dova Allegra> di Lehar (1905) sarà il cavallo di battaglia di ogni com– pagnia. Ormai l'operetta italia– na, con un decennio di attività a suo merito, ave– va compiuto il rodaggio. Non importava molto se i pezzi forti restavano le composizioni straniere; il brio, l'impronta, l'estro, in mano ai nostri comici e cantanti, si faceva subilo italianissimo. Alle prime compagnie si aggiunsero quelle celebri di France– schini, Bergon.zoni, Tom• ba, Scognamiglio, Bocci, Castagnetta, G a r g a n o, e simpatico, elegante, pa– rigino> cosi le locandine portavano per ognuno di essi. E le prime donne? La Cesari, la Fenoglio, la Bernardi 1 nomi che non ci dicon più nulla, non sa– pendo più nulla delle lo– ro grazie, ma fonte di so– spiri pei nostri nonni. L'operetta era davvero nella sua epoca d'oro. E non aggiungiamo altro. Delle sue rughe, ammesso che di rughe ne abbia avute, non vogUamo dire, verso di lei dobbiamo es– sere galanti come- verso una vecchia signora che fu bella, ammaliatrice nella sua giovinezza. Del resto ella mori con spiri– to giovane. E qui faccia– mo i nomi di Mascagni, Pietri e Lombardo. E' questo il suo epitaffio. DOMEr-.'tCO RIGOTII mato giornalista politico, Ro– ger resta dov'è; ma finisce per partecipare intimamente alla vita della famigl-ia tede– sca presso la quale è stato e comandato,. a lavorare e superate le banierc dcli~ guerra e delle nazioni, si innamora, ricambiato, di una ragazza del luogo. Dopo la guerra, però, an– che lui torna a Parigi dove ha moglie: ma questa mo– glie, che intanto si è arric– chita, non pensa che al de– naro e non. ha per lui più nessun sentunento: nemme– no lui per lei, del resto. Ro– ger, cosl, lascia la moglie e la patria e varca di nuo,-o il Reno in senso inverso: in quella Gcnnania che per lui, ormai, non è più estranea e vicino a una persona che lo capisce e lo ama, non solo non si sentirà straniero, ma anzi riuscirà finalmente a conquistarsi quello cui tanto aspira: la libertà delle pro- fl~idl.azir~~cc~· ~i.ò, ~i}~ di tutto quello che è diven– tato, ba dovuto rinunciare al– l'amore perchè la donna da lui amata era stata una col• laborazionista, e questo era inconciliabile con la sua si· tuazione politica: resterà in Francia, onorato e applau– dito, ma solo, moralmente fctr:mero di se stesso; in- La \·era libertà, perciò, sa– rebbe il conseguimento delle più immediate aspirazioni dcJ cuore: tutto il resto ~ solo apparenza, vana apparenza e può addirittura diventare schiavitù. A enunciarla cosl, questa tesi ~ certamente egocentrica perché nega, anche se nOn programmaticamente, la bel– lezza de.i sacrifici che un in– dividuo compie per un idea.le migliore e superiore: Caya t– tc, però, ha saputo propor– cela con un così vasto re– spiro dram matico e, soprat– tutto, e.on una umanità cosl generosamente aperta agli ideali migliori di fratellanza fra i popoli che le riserve nei suoi confronti debbono farsi solo in sede morale, non in sede estetica (almeno lalo sen.su) . Qu an to calore, infatti, e quanta delicatezza in quegli episodi che, quasi a ideale e meno amara conclusione della Grande illusione, ci rac– contano la vita di Roger in Germania, quanto garbo nel disegno di quei difficili rap– porti con un nemico che ha TACCJUli\""ODELLE HOSl'Rlll * MILA.i\""ESI Giovani alla ''San Fedele,, Noi,ecent.o ottantaquattro opeTe conoon-enti. quaranta– sei, accettate: quu:.e cifre valgono a indieare con chia– rezza l'interesse che U Pre– mio S an Fedele riscuote pres.so la no.stra giovane gener azione art1.1tica (i.I con– corso, "°711'è noto. è riJervato ai pittori italiani d'etd infe– riore ai trent'anni) e la se– verità della giuria cuz è affi– dato U compito di formare una mostra U più possibile e3emplare della produzione piuorica giooanile, e quello di assegnare t diversi e co– spicui premi in palw. Il prem.10 San Fedele è giunto quest'anno alla deci– ma edizione: bisogna dare atto al Padre Arcangelo Fa.– varo S.J., fondatore e reg– gitore dd la man1Je.stazion.e. che e.ua è senzaltro una delle più oiooci e stgnift,ca.– tive e competizioni» - ci si passi il termine forse m.a– d.egua.to alla sostanziale in– com mensu.rabìlitd delle atti– v1td e dei va.lori poetici - nel campo arti$tico naziona– le. Gram al coraggio e an– che addirittura aUa spregiU,– dicateua di cui hanno scm• pre potuto dor prova le com– missioni giudicatrici, ognf edizione del Premio si è svol– ta m un /eroido cltma di ba:ttagUa culturale. Anche quest'anno non .TOno manca– te le polemiche; e proprio alla fine d.eU'ultima seduta. di selezione delle opere S'è alzato un forte vento di di– missioni provocato dalla de– liberaz:one - della maggio– ranza - di accettare e di esporre un enorme pannello tr:,rmau:, da. centinaia di biancM matµmell~ di $pU,– gnosa materia sintetica on– dulanti per etJetto di una serie di rulli arumati da un motorino elettrico na .- Su– perficie pulsante• del ventu– nenne milanese Gtanni Co– lombo) ~ di un'interccpedi– ne di celophan df /or ma qu a– drata contenente un po.lo di Utri d'mchiostro ross o e ru cr tante su di un perno in mo– do da variare dt continuo le Jll.1.ide ftguraztcmi (la c. Ta.– VOla fdrlca » di Giovanni An- di * LUCIANO BlJDIGl\"A ~~ a::i~~:e:::Z~'J.n~al~ tra porte non ,i vede percM si -,arebbero dovute esclu• etere dalla mostra qrulle biz– zarre composizioni (nonchè la • Struttura componibile» di Grazia Varisco: una gran.– de lavagna nera calamitata su cui si po.ssono dLtpone ad libttum una decina di elementi metallici m /orma di tibia), quando in prece– denza erano state /atte pas– -,are all'unantmftd numerose opere fatte et, stracci, di ca– trame, d.i crine anfm.ale e vegetale (ct:lmC per esempio. attenti al titolo, l'c.Appello alle coscienze » di Libero Reggiani) oppure dt cemen– to cwiosomentc lievitato. o ancora di ceralacca (oedasf il e Se.rus » - sic/ - d.i un certo Eliantc, pittore, Jra l'altro, piutto..do raDtnato e mteaigente). ln altre parale non sarebbe stato giusto con– siderare le testtmomanu del neo-dadaismo (appunto a tale corrente si possono as– segnare le .sullodate opere di Colombo, d.J Ance.rchi e de lla Varisco, con buona po.ce di. Picabia e di Duchamp) di– versamente dal~ manifuta- t°!'ine~ - =~~~ astratto, del neo--nuclearismo ecc. ecc., di cui tanti giooani con.con-enti appa,rivano ma– nifesta.mente seguaci. Fra la quarantina di ope– re che com.pongono La mo– stra di San Fed~le, queste espressioni di un aoonguar– dLS1710 variamente fn ntardo di trenta n quarant'anni. sono la regola: lo eocezionl • fi.r,u.ratioe • sono cinque o sei in tutto ( Andrea Cardile, Antonio Recalcati, Lina So– tùi. Paolo Meneghaso li sot• traggono in mOdi diversi e tormentati a.l gusto in/OT– maltStico). L'intera rauegna è. ad ogni modo, piuttosto importante perché denuncia con grand,,e evidenza e plau.– sibUltd gli aspetti più sensi- bili dd l'angosc ic,.,a situazione della attua.le dagione arti– stica e la di sperata ricerca, anche. e .soprattu..~totra i più giovani. di un possibi~ rap– porto non soltanto fra l'ar– tista e la societd. ma proprio fra l'uomo d'oggi e il suo tempo. In tale prospettiva la manifutazu:me appare e riuscita » meglio d.egU an– ni scorsi, e in questo senso è da considerare equo U v,cr. detto della giuri.a che ha premiato nel oentinovenne Enrico Della Ton-e un ar– tuta il quale ha portato le proprie indubbie qual1t4 pittoriche. attraverso una serie di esperienze culturali e stilistiche a/fron.tatc con oioa inte.lligenw e rigore, a un'estenuata, rarefatta pre- :J::i~lav;~t~.neatu= bero potuto meritare U mas– simo premio anche altri gio– vani artisti pre3enti ('f'e.r e.!empio Alfonso Frasneài): un concorso d'arte, per a.l– tJ:'O. non è una gara di bi– ciclette dove vince inequioo– ~bilmente chi taglia prima Il traguardo: qui le ragioni della soelta sono molte e complesse, ed é gid un gran– de risultato l'individuazione e il ri.tpetto df un eDettivo valore ~tico. Gli altri pre– mi in palio ~ anda.ti ad Andrea Cardile. a Se rgio Banch.ieri (che speriamo n– nunci allo pseudonimo di f. Ciacto »). a Renato Volpi– ni, ad Andrea Re.calcati e ad Attilio ForgiolL Nella pittura di Edoardo De-vetta, che espone in questi g1orn.i al Ce-ntro Artistico San Babila, ntroviam.o i co– lmi di una terra. di una cft– td che negli uJ.tinu cinquan– t'anni un eccezionale grup– po di poeti e scrittori ha /atto conCMcere ed amare: la cittd di. Umberto Saba, di Italo Sveoo. di Scipio Sla– taper, degli Stuparich; più ancora ritroviamo, inconfon- dfbili, i colori che tanta ;xzr– te hanno nel canzoniere di un altro grand~ poeta tne– stino: di Virgilio G1otti. So– no i colori d1 una citta /at– ta di vecchie ca-,e con l'in– tonaco &CTostato dal salino de~l'Adriatlco, dalla bora che .sp1nv.e a rablcM verso il ma– re il freddo del Carso. E come nei versi di Giotti la cruda luce triutina è tem– perata a tratti da: più 1twr– bid.l toni dell'Istria - e la violen.z.a della bora si tra– sforma bene e 8J)C.SSO nella dolce frescura della brez::::a maT20lina -. cori i quadn di Devetta appaiono raggen– tiliti dalla memoria CUlla più mite lu.mlnositd della campagna /nulana. Nei suot pauaggi campe,stn. marini e qrbanf, ndl'agglcnncani a volt.e vertiginoso delle sue case e casette. nelle sue fi– gure, persino nelle me na– :ure morte ritroviamo la !:)O"Sf.one pittorica di un mon– do singolare - suggest100. von-emm.o dire di una pa.rt1- colare ca,ilta: perché e oo– vio U ri/enmento al dato sentimentale e morale. a una peculiare linea dì umamtd entro le -,ue strutture ero: mattche. Ritroviamo quelle t1pich.e e amabllu.mrie figu.. raz-ioni naturali e umane lungo tutta la vicenda .stili– stlcfl _del no.ttro pittore: dal– lo 1~1Zta1e periodo dei ntrat– ti in/antllt e muliebn di marca nco-tmpressiomsta e d1 impianto cézanniano c. qu.cllo tùt c. raccontini » vol– tati in chiave naive. dal pe– n~ eh.e potremmo definire d1 c. omaggio al propno tem- ~~ ~ ':i;i~~~ ~. a quello. degli ulti– mi d~ o tre anni, et.i una conqtuStatc libertd. tecnica e proprtamente espressiva in CtLI l'rnmagine si riscatta da ogn! schematismo materiale 8 s1 propone nelle pure di– mensioni della Jan~ia e del sen~i~.ento. E di questa /er– vid.w1m.a stagione di Edoar– do_ Deoetta rattuale mostra milanue dd ampia. persuasi– va. te.stunonuznza.

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