Fiera Letteraria - Anno X - n. 20 - 15 maggio 1955

.., Domenica 15 maggio 1955 LA FIERA LETTERARIA COME L'ILIADE DI OMERO SOTTO IL CUSCINO DI ALESSANDRO MAGNO UNA SPADACAPEZZALE Sarebbe da ridere se, dopo aver tanto battuto e ribattuto contro la strabocche• vole usanza delle confessioni che ha ml• nacciato di sommergerci durante I trava. gliali anni dell'ultimo dopoguerra, toc• casse adesso anche a noi d'aprirci e ab• bandonarcl ad ulterlorl con!csslonl con la scusa di render noto - quasi fossimo per– sonaggi, come i dlvi del cinema, di cui tutto è buono a sapersi - quale è e quale non è il nostro < libro da cape7.zale > e perché e percome è il tale e non U tal altro. Avete ancora un libro dell.a sera? . Q=l' è? . A qual fine lo leggete 1 • Per fuggire da voi stessi o per ritrovarvi con voi stessi? • Per sognare? • Per illudervi? . Per dimenticare? lo, si sente Invadere dallo spavento, <1.Jora fcignant que la prOOipitatlonet le ttmudte lld ont tait oublier aea armea, tl co1,rt lea querir dona ta tento, où il cacl10aon épdo aoua le chevet de son lit ... E dovettero trascorrere dozzine d'anni, prima che l'espressione potesse passare dalla spada al libro. Soltanto nella quar– ta edizione del Dictionnaire de l' Acadé• mie /rm1,çoi3e, stampata nel 1762, la espressione <libro da capezzale> diven– ta: <spada da capev..ale >. Ma senza esempio d'autore. Con una frase dell'Ac– cademia stessa. dalla quale si apprende che e l'fliade di Omero era la spada da capezzale di Alessandro Magno>. In ve. ro, prima ancora che nel Dictionnaire de l'Académie fran,çai3e la locuzione tu rac– colta dal FureUère e appuntata accon• clamente neHe pagine, del suo Diction• naire univer,el, uscito postumo nel 1690. * di ENRICOFALQUI * * MASSIMO CAMPIGLI: Fl1arc alla moda (particolari) Dunque, niente con!esslonl In prima persona. L'odioso-amato e lo> può andar– si a nascondere o starsene tlnalmente In riposo. Al massimo cercheremo di svol– gere qualche osservazione Intorno al de• llcato argomento. Tanto delicato che se intorno alla sopravvivenza o meno del e llbro da capezzale> si aprisse un re!e– rendum, estendendolo a un numero dl ra~~~:t~:~~lt~:~~~. 0 ~~:li~r~~~ con la debita assoluta franchezza. sareb• be tacile trarre consldera1.loni atte a !ar rintracciare e seguire l'andamento di cer• ti usi e costumi di là daU'lngannevole le– vità della foro immediata apparenza. Attraverso un ben lormulato e dl!!uso questionario si potrebbero ottenere rlve- ~~1~~ ~u:l~h3ei'r::1•r:!~ ~:;,!a d!a~u~: specie di Rapporto Klnsey; quantunque sopra un argomento niente allatto llcen• zloso, e tuttavia scabroso, quale è appun– to quello riguardante la eventuale so• pravvivenia e funzione del e libro da ca• pezzale>. Cl si rltletta un momento: Immaginar– si quanti rospi e quante farfalle potreb– bero scappar fuori dal !lttume delle rl• sposte, immettendoci nel segreto di si– tuazioni altrimenti precluse e negate ed avverse ad ogni Indagine. SI arrl\'erebbc a sorprendere una quantità di gente nel punto in cui si appresta a passare dalla veglia al sonno; e potremmo accertare In quali condizioni di spirito si accinge a farlo; se con fiducia, con bisogno, con urgenza o no di riuscir tra poco a volare dal sonno al sogno. Ci si Intrufolerebbe nell'intimità fisica e spirituale di gente altrimenti <abbottonatissima>. Ma in mano agJi scrittori un libro, o qualcosa da leggere, non manca mal; da quando si svegliano a quando si addor– mentano; e tutto dunque sl limiterebbe ad assodare la natura e misura, la scelta e mansione del foglio di giornale o del• 1a pagina di libro o di rivista con C\ll chiudono o s'Illudono di chiudere la gior– nata alla meno peggio. Più Interessante riuscirebbe torse Il conoscere - attraver• so alcuni esponenti - come si regola, In questo stesso frangente, lo sterminato stuolo dei non scrittori, scovati e sceltl In tutti i ceti e gradi ed anni, cosl al maschile come al femminile. e Quale è Il vostro libro da capezza. le?,: sembra una domanduccla da nul• la, o al più tra lndl'Screta e Ingenua, tra curiosa e complimentosa. Ma, conside– randola un po' addentro nella pungevo– Jezza delle sue Intenzioni, cl st accorgerà di quanto aiuto possa risultare nel dbco– prircl gli alti e bassi di un uso fra I ph) intimi e gelosi che, dopo aver costituito Ieri torse un abuso, è oggi forse caduto e sempre ph) sta cadendo In disuso. O, meglio, si trasforma e assume nuovi aspetti in rispondenza al nuovi caratteri dl cui è, nel contempo, mantrestazlone tra le più sensibili, spontanee e rltles• slve. Qualcosa da leggere, tutti ce la tiriamo sempre appresso, o la troviamo sul co– modino, quando andiamo a letto e cl cac• clamo sotto le coperte. Alcuni arrivano a S<.'Cgliersela.Ma che cosa? E In qual modo? A qual fine? Da quando? Per quanto? Roba da Controrapporto Klnsey. se cl si occupasse e preoccupasse un tantino anche dello spirito e non cl si lasciasse sempre più ossessionare da tutt'altre sconvenienti faccende. Il mondo gira e. a furia di accelerare le sue giravolte, ecco che, in materia di e libri da capeuale, (di quei libri cioè - come ricorda Panzlnl nel suo Diziona– rio moderno - cari e prediletti, che si tenevano sul comodino}, slamo arrivati. di cambiamento In cambiamento, alfa so– stituzione (secondo le Informazioni regi– strate dallo stesso Panzlnl nello stesso Dizionario) del libro da capezzale con un apparecchio r adiotelefonico , se non con uno provvisto addlrlttll.ra di scher– mo televisivo. E le facezie d i Panzinl sono ormai state spaventosamente supe– rate dalla realtà. Il plll delle volte cl la• sciamo cogliere dal sonno mentre stia• mo trascinando la stanchezza del nostri occhi sulle <ulUme notizie della notte>: e sono quasi sempre notiziacce d'intima cronaca nera. Bel modo di chiudere la giornata ... Cl fu invece un tempo In cui, per meglio propiziare e Uluminare il son– no. s'andavano a tirar giù dallo scalfale I libri del poeti, opure del saplentJ ... 11 mondo gira: poi si passò agli eplsto• lari, al romanzi, al e rosa>, aJ. <gialli>, al e neri>; poi alla e tantaaclenz.a >; ed è da temere che un Panzlnt d'oggi )a lo– cuzione e Ubro da capezzale > nemmeno più la registrerebbe. Del resto, perché lo stesso Panzlnl si attardò a registrarla nel suo Di.iionario moderno, se lo fece DALL'OPERA RADIOFONICA «UNDER MILK WOOD» ... CANZONE del reverendo Eli Jenliins ~ di DYLAN THUMAS Cara Gwalia! Lo so che sono città Pitì belle della nostra, E colline pili dolci e lontani granai, E CCSPllfJli pili colmi di fiori, E foreste più fitte e ridenti a primavertt Splendide per gli uccelli che le adornanv E bardi phi dolci di ,ne per cantarne L6 lodi in queato aplendido mattino. Vicino a Cader Idria, coronata di tcmpeata, O a Moal yr Wydd/a la gloriosa, A Carncdd Llcwelyn progenie di belle.z.:a, A Plinlimmon antica nella storia, Presso montagne ove Re Arturo aog,w Preaao la temeraria Penmaenmawr, \ ,, !,•:,. 'l• ;f, I ~-· :::;=t>t-.- :; t. .·f I I ~ ~ ::_---..:..w,: ~ ~~ I CARLO CARRA': BaJnante Llaregyb Hill somiglia a un mucchietto di terra, A U1' 11ir:,,neo di fronte ad un gigante. Vicino al Sawddle, al Senny, al Douey, al Dee, Vicino all'Edw, all'Eden, o.ll' Aled ed a tutti gli altri, Al Tafi o al Towy liberi e larghi, Al Lly/nant co" la sua cascata, Vicino 'll Clacn.oon, o.l Cleddan, al D1ùaia, al Daw, All'Ely, al Gwili, all'Ogwr, al Nedd, Piccolo t) il noatro filone Dewi, Si!nlore, Come u,1 J)Oppante in una. c11lla di giunchi. Vicino al Carreg Ccnnen, Rl!J del Tcmpa, Il noatrv Heron Hcad t) soltanto Una acheggia di pietra sparsa ct'alghe Douo i gabbiani vanno ad a1,partarai. E la Selva. di Latte non t) che una oolletta Vicino a Golde,i Grove elle domina .!ILGro,1gar, Atri .!e doveaai scegliere, oh, amerei Per tutta la mia vita e anche pilì oltre Paaaeggiaro fra q11eatinoatri alberi, e vagare Per Goo,egog 1..ane o per la Donkey Down, Ed a.!co:tare il Dewi che tutto il giorno canta, E non lasciare mai, giammai, la mia citU,. D\ 'l.AN TIIOMAS (tradutlone di Roberto Senesi) blioteca Grno Bianco soltanto nella torma francese d'origine? Non dimostrò cosi che la locuzione ave. va già assunto un valore prevalentemen– te stoz,ico? Ma chi avesse curiosità di apprendere qualche notizia intorno all'Itinerario compiuto dal livre de chevet per glun• gere fino a noi. s'accorgerebbe che di· zlonari ed enciclopedie aiutano ben poco. Dato che l'espressione Italiana: e libro da capezzale> non è che la traduzione di quella france&e: liure de chevet, sem• bra di doverne derivare che la civilissi– ma usanza si fregia di un'origine fran– cese, come tante altre ugualmente civili e ugualmente Internazionali, finite poi In abbandoon, a beneficio di altre niente arratto migliori. Senonchè sembra che, Inizialmente, la locuzione fosse riferita non al e Ubro > SCIPIONE: FIJure cbe d•rmono ma alla e spada>: al1a spada da caJ)ez– z.ale, In compaenla della quale si azzar– dava a chiuder occhio chi temeva d'es• sere In pericolo. Altri li breviario: altri la spada. Chi bada all'anima; chi al corpo. E ln questo senso, come 6pée de che– vet, la locu7.lone ricorre già, In bocca di Arpagone. ln una scena dell'Avaro di Mollère. Ma l'operazione è glà ben de– scritta nk!ntemeno che da Teofrasto: In quello del suol Caratteri dedicato alla viltà. Rllegglam~la - lkr non allonta• narci dalla Francia - nella traduzione di La Bruyère: li pauroso, cet homme faible, quando, nell'ora del combattlmen- E ora? Che cosa ripongono sotto il ~~~~e d!Na ~::;:~t'o~:r~~lsed~:f1f!: ;~o~~e~~fi',:~1 1ai~~~r;i;,1~n e se vo- La domanda otterrebbe risposte assai plù significative se fosse estesa a gran numero di persone e se queste si scntls• sero vincolate ad esaudirla sen1.a ctvet• terla, nè vanagloria, n~ fln7.lone. Avete ancora un libro da capezzale? Di solito o per eccezione? Quale è? E a qual fine lo leggete? A quale fine vi cl affidate? Per fuggire da voi stessi o per rlt.rovarvi con voi stessi? Per sognare? Per Uludervl? Per dlmentlcare? Ma questi non sono phl I quesiti di un referendum, sono bensl le sollecitazioni di un esame di coscienza. Sono un Invito alla confessione. E confessanl In pub– blico non è da tuttL Nè sempre se ne esce rivelando il nome del poeta o del romanziere preferito. C'è ben altro, a volte. sotto H nostro capezzale. Intanto, questa sera, per penitenza scegliamoci come Iivre de chevet un sem– plice < libro d'ore>. E buona notte. ENRICO FALQUI Tre lirici tedeschi WALTER llAUER Osservando uno stormo di uccelli da un campo di concentramento Oggi li vidi trasvolare In un meraviglioso stuolo. li loro verso di migratori e le nubi parevano volare Via con loro. Proteso Il collo. correvano cupidi verso sorgenti nuove, verso nuovi chiarori, verso plackle, fonde e dolci lame dl fiumi spersi la.gglù chi sa dove. Esser laggiù vorrei! Vorrei perdere questo mio frusto io, sciogliermi nell'oblio! Oh bere a fresche fonti. vedere cieli (nuovi. posare In terre dove a tutti tossi Ignoto! Smarrito nella vana ora che fugge, li mio cuore ecco leva un grido: Oh, via con voi! O via con voi! Fossi una voce chiusa nel rombo di nem– [bl slloccatJ. eh via, f'h via! Ma resto e la brama ml (strugge. \VALTER DAUER ,,.. GUN'rEH ICH Ferrovia sotterranea Nelle piastrelle della stazione si rispecchiano, verdi, tanti? cose. Tutte le apparizioni tenebrose al mio e me> stesso tanno allusione. Da queste membra goffe e sgraziate via l'anima da tempo m'è s!ugglta. Solo parvenze di colore scuro vengono e \'anno su e giù lungo Il muro. Son lacrime dell'Ade che. \mpleircndo nelle verdi piastrelle. rlalflorano nel tempo, sulle pareti della stazione via trascorrendo. Frnm.mento dedicato a.Ila. Luna Giaccio e desio ml tiene, oltre al caffè (ed al sogni, la luna che llltrando dalla tenda. ml flmltlanca. Un lempo Imbiancava l'erba settembri• fna, mentr'lo sedevo tra gli effluvi resinosi del bosco. O luna piena, o gialla paranz.a del– [l'amore, mi prendessi tu a bordo, e m'occultassi fin te! Potessi navigare sempre le acque del sotto lo sclntllllo argenteo della f~~!~ E noi due soli udissimo Il \'ellero degli (astri e le erbe delle rive e il sussurro del (boschi! Con timide parole le parlo: - Prendimi a bordo. o nave del poveri, (e al tuo raggio, come un segreto, svelami la bocca del• (l'amata~ O H gurgtte del sogno, o l'erba settem– fbrlna che accolse lei tra elfluvt resinosi di [bosco! GUNTER EICII '*' ·HEINHICH i\. fiUUSCHAT Dopo la partenza del marito Or te ne sei andato, ma ancora nel ve– f stlbolo sosta Il polverulento sentore della mon– ftura i 11 ~~1f!ti~:iel r:ir: 1 ~hf~I. 11 passo che [facesti là sulla strada prima di sparire. A me non resta che l'ansiosa attesa. lo sto sola col mio dolore: piango ln silen1Jo e tutta In me rin, [chiusa. Il bimbo guarda nel giardino, e ti vede svoltare là nell'angolo. Egli ti accenna un e arrivederci!,. A me non resta che l'ansiosa attesa. Entro la stanza un alito riel tuo sorriso, un ultimo sentor di sigaretta, un libro tuo aperto. T'hanno strappato dal mio mondo. Mi resta solo una piccola Immagine, ml resta solo la speranza. Un fischio remoto. Oh vieni. mio bimbo: prega pei suo ritorno. Giungi le mani e Implora In pace. Non chieder la vittoria: prega perchl} (cessi la guerra. Dissipa, o Dio, la nostra angoscia. lU:INlltCH A. KUl\~CIIAT (traduzione di Giovanni Nccco) Pag. li GIORGIO DE CHlRICO: RHr allo di Edoardo Cacciatore LA RESTITUZI * ,li EDOAHDO CAUJIATOHE Presso l'Editore Vallecch1 sta per uscire un nuovo Ubro di Edoardo Cacciatore: P<)e.!!equesta volta. Non si tratta di una raccolta ma d1 un vero e proprio poemetto, Intitolato • La restltUZione », di c:ul diamo qui JI Proemio. L'autunno romano dolcezza e fa•tigio· Alle pietre re•titui&ce all'aria il grigio. Un ailen.rio int6'!'V'8ne den"° di altri oridi Nel tuo corpo ntrova radici amoroae La /elicit<) che t all'apice delle cwe. N!l+'immaginazione U nero mortifero S'tm1,,6Tla di grigio ai fa cielo aigni/ero. Non il crepu,colo non falba che rivedo Non t il sole smorto entro un bosco ceduo. Queati. oggetti all'istante con tanta. minuzia. Sve1att. all'alterazione senza più aatu.:ia Nel Ghtarore aenz'ombre innaturali nidi. Torneranno naturalmente a ripeterai .Amorosamente aaaentiranno a conccder&i ~an 0 ai~~:l~~:bg~n ~~~~~:r:'1n i~':f,;~:~a. Qiu,lla che mortalmente trattenne un reapiro. n aolito eccidio .,anno nel lento giro Tramonti e aurore insanguinanti alle dita.. Né morte sqr«tllida né arroganza di vita Stillo sciame inarre.,tabile aubito emeraa Novità inaudita nativitd diversa. Reatituzione in. cui il paaaato "°"' e} peq,io l"'! aatura J:)6'nffltoria vi ha ,mprea"° a.11 """° Rteon~ piK che ricOlloacimnto Lmtra tombale o pietra di ba,amnto Per qli amanti ba,aco dove ogni bacio é addio. Nel«J parole che dileguano in bnlalo lrnsi,tibile ammaaao di desideri. Coagulo di sangue che suggella i veri Mutamenti non reaterd solo residuo Immobile tra le serpi del sole occiduo. Ecco •i dltera t altro gid ai commuove Quanto lo animò un· tempo non pii). altrove Qui t il fervore di nuovo medeaimeua.. Di fine in fine sconfina una certe.::a Nea-tuna tenerezza ci fu. coal amica. Paura di rovina non più af/atica Qtte1tt'arglne delle cose che è il presente. Un delirio d'amore sempre imminente Non sa della morte entra nella voragins Vede ineaa1tribile l'e.,attrita immagine. Mondo identico e certamente mutato aenza cenere bnwia ogni significato . Colui sembra nell'immobiUtcl più ignara Mttore risorge neU'inviaibUo gara E/li,?ie sopra e/ligie libertà è chi inventa. Una carta da. gioco quando ,corre lenta A scoprire i segni di quella aucceuiva L'interesse le t sopra - é persona viva. Ora ,n tutto ai ricorre altra inven...-ione Fante regina. re non sono tre peraone. La conoscenza tuttavia diaeguaglian.:a L'uno all'altro congiunge cessa. ogni di3tan.:a. Egualmente la forza che li fa altrimenti Rompe dal.laclauaura spoaa i m ouime1tti Di vi.,o in viao dd avviso con inaiaten.za. Non sommoaaa precaria ami incipicnza Realtd che s'invoglia d'i1ttegra=ione vero Autunno donativo non già primauera.. La morte inten,enuta - come ai fa chiara L'invulnerabilità della strana gara.. Sciame eguale minuziosamente e diverso Esame curioaa,nente ingenuo e perverso. Se piange alle bare se alle nozze /J in letizia La conoscenza non iata1tra ingiuati:ia Di h,ogo in luogo rimuove U traguardo. Con desiderio di diveraitd lJ azzardo Felicit& slataciata aul punto di agire Tt Oi'POne ti esibiace ti fa morire. ltforte ormai come a.pertura oggettiva Mare infinitamente cluJ riprenda riva. Pietra uomo animale ogni detenzione Lascia il suo riserbo viene a f'estituzione. In quel riserbo per cui tutto è memorabile E' -oe-rduto amore ciò che fu deteatabUe Natura in lineamenti e or,,11ai gid innaturale, L'episodio con gli anni sordido e beftiale Ha incredibile .,volta tf'an.,ito inatteso. La cecitd del seuo il cibo contc.,o L'inoidta a 1.licenda. la c-rudeltd in atto In un grigio d'autunno .,velano ogni patto. L'albero dell'infan::ia appare nuda forca Ma the il mondo non sia ,olo una .,toria aporca Un ooa.!easo per il posaesao aottra:iono Smercio di ve.:zi lodi poi denigrazione Chi cl asaicura è proprio chi di noi la getto. Lasria ora il ri.,erbo - i aogni del tuo lotto l'o9liono altro cito lo .,tagno dai rifle.,,L L'azione - lo vedi - che approfittò dei ncaai Ed I! Cesare con le guance ancora llace Q1u111to ha presso di .,è ora re.,tituiace. Chi parla di spoliazione e di iattura Morte a meraviglia cho d fa cultura. E' grido acuto sasao scagliato b uccello E' d'autunno strid1o lento di cancello Elargizione infine di tutto te atc.!So Parole che durano in linguaggio connouo Nttoue perché non più al soldo della vita Felicemente tnorfolo!}ia inaudita. Non t qui t1on t n non in palma. di mono E dolcezza d'autunno con abbraccio tonano. EDOARDO CACCL\TORE

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