Fiera Letteraria - Anno VI - n. 14 - 8 aprile 1951

Domenica 8 Aprile 1951 DELL'INSEGUIRE IMMAGINI ovve••o lLS.! RTO CINESE ~ - di J ean PauJhan (Traduzione e nota di Giuseppe Ungaretti) H \N"NO 1oppreuo 11 ,·ttc hia reloriu , ed eccoci collr cni I Fare tutti il me- I lliere di retori. Ne riu1lu un ri1chio maniore, 1erban do ciau:uno 11er ,è le proprie 1copcr 1e 1enu 1101crle pan• 1on1re nè criti care. Invece della gud evole 1•1· ricli che 1i 1arebbe poluto up ellare, ecco una abbondanu mono1on1 di principi ineuilti, 10l• I topos1i alle illuaioni più ,emplici, e in p:llrli• coJ.re a quelle favorite dalla frena di rend ere 1ervibili i ,·ocaboli. Tale è il prin cipio che 1iene l'appli cazione dello tCTillore leg.111alla 1coper11 d'im n1agini nuo, ·e. Non che 1-ia principio più ,ciocco di un altro; tenh: i ne ha resi. E11pure, 1ingol1r• rnenie fiacco non 1ppen1 1e ne in\·ochin o le ragioni. Se i vocaboli furono tutt.i immagini E' nolo quale fortuna atraordinari a incon• trane J. teoria tecondo cui i vocaboli u· rebbe ro metafore raggelale. 1 critici ci videro la prova della dottrina che 1tna loro a cuor. da piU di un aecolo, f e E' 1tat1 dclerminat a - 1crive Remr de / Gourmont - l'oril!ine del vocabolo brilter, cd è buyllare, 1cin111luc come il berillo. Che ne direbbero i profeuori di belle lettere ae, brille, non avendo ormai più 1e non un iH:nKIH ln tto, j un decadente decidue, di fo&&i•ni i vocabo li imerauda- o topa:tr? > Qui 11 !falla di giu11ificare i decadenti, al· troYC i rornanlicl. Non c'è immagine, 1i dirà, l rdita tanto che non ne abbia l'iltinto popolare mmaginato un a più ardita, a cui il 1ucceu o trite. Un prof euore 1i merlYiglia che Jul u ~ enard 1criva: e elle agile 1C1 petit1 bru de ezard- >. Ora il latino , con uguale audacia, biama lucertola , locer1u1, il braccio mutco• Jo10, p.ara11:on1ndoil traM1limen10 dei mutco li t lto la pelle a ana lucertob che pau a. Non ci t1rebbt ro affauo due n1odi diveni formuione ,del lingulggio; ma il congegno di cui il buono ,crittore ai 1ervirebbe, el uni• \·enale, o poco ci 1n1nca; nello 11110 ,ttua le delle lingu e euro pee e quu i tolti i voc,bo li ~~:ga::~~f:i:•o!fo nf.'i~:::to.~!~tt~;~: 11 :1 ktffrireb bero lunghi elenchi di metafore popo• )ari ebe·.embnino n•le a muuhi: e A tt0#CT un pu11n1c, aborda- una que– tione: metafore Ycoule dal mare: oppor tun, import11n: immagin i prulat c d•ll'idc, di una rha di più o meno facile approdo. Tr<l1JOil toppGne lnnanal 111110l'imm agine d'un ca· r• llo e_nlr~ve e domato . Un auono ,,av e, Uni nota OlfUI'!, una c:111 louche. Bene. Da alcune migliaia di 1imili ouer– vuioni, si roncl u&: in nenun a delle lingue di coi poniamo 1todi ne la s1ori1, u iue TO– cabolo 11tra1to che, conoacendone l'e1imolo1i1, ■on 1i ri1oha in nie1.afora... Ammettiamolo pure e rhc ne 1i1 cau11 e il lihogno che rechiamo in noi di rapprc1ent1 re e di dipinJere con immagini ciO che 1cn1i•• ,no>; ma Bréa l e 0 11rmu teter no n dimenti• uno in1omm1 che una coaa 1ola: di mo1trarci che veran1ente avremmo da brc con met1fore. Critil:6 dei tw?li Un falegntme dice della legge che e 11111 tttlala: e Ba ancora bilogno d'un colpetto di pialla>: un fotogc,ifo: e ••. di alcuni ritocchi> . L'uno e l'altro ftnno co!Ì 110 dei 1ermini più templici che 1ubi10 ,'offro no ad c11i prct en• ttndo loro naturalme nle l'ide a d'una rifin itura occorrcnle • un mobil e, o lutr,, l'I lene. Tul· tahro clic cercare la n,clafora, mi pare che dò 1i1 un e,•it,r la, M, quella piall,, quel ritocco, dite voi, hn • no imm,gine . Senu dubbio, pe1' ,·oi che non tiete falegname, nel fo1ognfo. e Si 1ra11, 1cm, plicem en1c, aggiunge~ ,·oi, di mcuere al pu• lito la legge >, Eh, lt TOHra pulileua della lene p:arrà immagine al falegname, La meltfora, in tali casi, tutt 'ahr o che Cl· 1ere effetto del no1lro e bisogno di dipingere dò che 1en1lamo > traduce in,·e-ce Ira gli in• tcrloculori un difello d'in1cu; ciò rbe ci e detto, è da noi ricc Yuto come 1travoho e 1u •n piano dh·eno. e•• Ira ,::li uomin i una di,·enilà più aottile di qucll , che dipende dal mealicre c1erd1,10 e d11l'abi1udine : diffcr enu di lingua, diffc• l ren&e, ,opratuno, di bcilitlll • di 1icurc1u n~l • maneggio d'una medesima lingu•. Per tali vie li camp o dcli, folu metafora 1'all1rg1. Non d !rana piU 1oh1nto di ,·ocaboli che, 1pon- 11nci e o,vi per il par lante, 1embuno allo ucolt atore ,•oluti, ricercati: ma quegli 11cui tbc il parhnte ,cap re, li ,copre 1c1ueodo una dirc.zione inupell tla. Un bimbo, o straniero, ptrl a di e cucchi•io con i buchi>. di e coperchio da te111 >, Che fanta.i a, ti dice. Er.a 10l0 perehè non .cno– /1cevano e forchcua > o e cappello>; oppure !ali ,·ocaboli era110 loro ,fuggiti. E11I non ceret• vano che di tlringere più da YÌCÌno l'ouetto e di fani capire. (Qui l'imma.,lne ,I prod a~ pc, noi • p■r• !Ire da e forche tta > e in qucUo 1piegtmento veno il e cucchiaio > al qua le l'inlcrlo culorc ti obblig,. La meduim a imm•gine e non ,i produce> per lui • parlire d, e encchi1io >: po4che egli tende ,•eno la e forchena >,) A c.hi 011en·auc, In 1all cu i, C curlo11 fm. magine ,, non ri 1arcbb e null a d:,; ridire. Ma ee inoltre 11 dhpon eu e • ,mm irtr e che Il bimbo, o lo oraniero, U1i me1afore, conver • rebhe fermarl o e mo1trarg li e.be ,i Illude. Ulu 1iene, qu u i un 'illu !ionc oui u: non e'e dobbio che Bri al ne rcu i pru o, e Oarme1te1n . Poiche a, vie11e che )'imm agine operi per que– tli due Jlngui11i, i quali nello etcuo lcmpo con1iduu1 0 il , ou bolo alluale. u 1r1110: nc– coster e (zuell'ahr o \'Ocabolo, dh'crto, q111n• lunqu e aia Il 111eilc1imo: e.ife. E«• opera se– condnla ,lolla steua ,!evill: ione d1c accade,·a più 1u da /orel1ella a cucchiai o bucalo o, pc~ il pro(e•1ore, di lla p11lit u.: :a al co(pd lo d1 , «Jllo. Il 1010 torto di Bria l è d'a mmencre tbc Il Latino, oppu re il Francc&t di quau roccn lo anni fa, 1i tcr\ i1•e della !UJ lingua con Unii cienu e con t:anlo di11ac:co. Celiua e il Kiku yu Che I Kiku yu chiamin o la Yil\ hll ea e liana• ~:J;~~o :; ~ 1 ~• ,! !:~~·i; l~:.ia; o~; ;~: LL:le!:i::~ ~ ;~ quel p,uc: e Che poeti>. ella dice, Ma l'inC"i• tilil o Kiku yu fu commou o sentendo dire che P 1u1 e lia na> era per noi e \'ia hllc a >: , Strada di lane, graziou immagine, e dolce f mew-olani a J)Opoli iHruil i. > Ora Cclin :a non J\~\·a pen11to , I !:alle, nel il Kikur u ali, liana . Dei Neri e deJl i Indi gli e111lon tori S1anley f Caut het o•&cro no che cu i 1e111hrano non re~!)~~C;Ol:~; l7r:~~IC~l~;~~CJ~:t ,, 1:; ~,~~1;:: ,ci che a,eH IIIO 1crha10 d'un \ ian io in Euro• pa un .1cntimento analogo circa le lingue in• glue e fran ccst, e lo e•prim c,·:ano ,ol cn1icri. ~ e traeuno eond u,ioni relat h e , i caraueri delle di,cne rane, E quella mamma poco fa dir"C'\1: e Dove ~l i• no le ,·a a puc:ir e? Mi racconta che h• 1vit11,0 la p~\Ja arcoha lr no. Che poc11!... E' il 1101110 4i 1clro della ,cala> , Con,·iene ri1pond ere , 11 madre , a S1anle1, a Celin,: Voi vedete un'imm agine perche ca· pile male, e grazie ,Ila \'O!lra e-itt1ione. ·Co!Ì ,·i 1orpr en1le e p1tl11 arcobaleno> . Vi pro, •a1e ad 1Hcrrarne il 1en10, e pen11'1e I tulio ciò ch'è arcobaleno prima di scoprir e la pali, . Ma il bimho clui parte da q11ella pollo , e ha frena di nominarla. m•I non 1'è di11oho di più dal vcdcl'\'I un , rcohaleno. Allo 11eu o modo, YOÌ 10!1, Cc,lina, distin guele il chi:aro di luna in un cuore: iJ. Kiku yu non lo 1corge ogJi, per abitudin e de! vou bolo: le prim e ,oh e, lo diuingllfl'\ 'J anche meno, preo ccupato com'era di de,ignare la cou e di non ron• fondeui. Non inlendiamo i \'Ocaboli dir ellamcnte, ma &econdo il 1en10 in cui li forn1i1mo. La pre-, 1enza dell 'imm11ine in tale 1cruo l\'ela un ri, tardo, una rottura delrint eu : è con1e un eorlo cireoito del linguaggio . Ciudi chitn 10 nello ue u o modo gli 1crillori. Illusio11edel lettore R anno trOl'alo di recente che le poeaie ct O• tiche che ci parevtno 1on1n1an1ente ricche di immagini. enno in rethl fatte d'un cumulo di luoghi comun i, e di pro,·erbi, 1i1no eu e hain-teny m:alguci o 1/ic-kin1 cinu l: Oh le piccole! oh le deboli Eu.laalonl dell°alba al monU del Sud! Oh le p l105C! Oh le Jesgtadre Raraue che hanno tan i.Ofame! Ora la fame, i ,•apori dell'alba qui nop sono, ncr il Cincte , metafor e nel modo in,·en• lato per evocare l'ango scia d'11more, ma 1ale , ngosda nellt 1n1 c&prcuione di dirlllo, eon1e 1ono di corallo le lmbbu. Lo ,1,bili1 ce Granet , e 1oggiunge: e L'arte delle unioni è del 1uuo 1pon1an,ea: metafore e parasoni ne 1ono per eo1i dire a1- ,enli... Non vi 1i trova alcuno di quei con• geknl lenerari che da noi rivelHo l'arte d'un 101ore~- > Intendo: I poeti franeu l, all'oppo 110 dei ci, ne!i , hnno uso di congegni. Che cob •i la qui, 1e non riport11re 1u un'altra letteratuu l'errore di cui ci 1'en1 appco, liberati? Poi, rhè Insomma la 11eu11ill11ione 111 J>er prc1en, larci congegni do,·e non c1i1tono, Albalat tppun to ei raccomt nd, di frequcn• lare gli 1erit1ori nei qutli lo afono per e fare dell'arl c > è Yitibilc, e Rouu cau > dice e lo si può co,::licre 1ul fauo_, > e incomincio a diffi. dare. Ma e in tetla agli t ulori che ci luci1no ''c(lere i loro con,cgni, va po1to Omero> , La illu ~ione h11oper;,,lt,, e Ciò che mi men1\·igli1 - dice Drunetière - e che ci ti■mo lu ci11i 1cdu rre da 1ale re– lorlca. > M, parlll di Baudel,lre: e di ciO che, appunlo In Baudclaire, non è relori ca: dell a Beoul é o dell'/n11itotion au voyo1c piU che del don ]uan. li fallo ,1, the il lenore d'11n11pon ia naltl· nlmenl e immagin, il pocla quale e1li 11Cuo 1arebbe ,iato ,e per rombin u ione l' 'eoce rom • 110110 quella poeti■• Cli ptrc tO!Ì che le dilli • colti. le 1roperte che J'opcr, ,;li propone fo5- sero lo 1copo e I, prin cipale huen&ionc dello 1cri11ore. Do\e la aorrreu ai ripete, ei;li de– nun1ia il congegno. Tanto l'in ganna qui 11n111 fiduci a troppo ingenua nella virtù nalur ah dei vocaboli. Difetto dei poeti Un certo genio può 1co11u e d, noi il po eta, come f,e eva il lempo per l'anllcb L11tino o lo 1p111io per il Kikuru: e intcn ·enlo dcli calo a volerne 1roppo es111,menle precisare i pu 1i. Inventore di linguaggio, qnel poe1111 en:u dub– bio non è tn ogni punto p1ragon 11bilc al bimbo, od 11l'uon10 c-he 1'adop ra a parhr c un:a lingua 1tninicr1. Per lo meno è allrcll •nlo mal ca• pilo, per le stene ragioni. Taine tppro n Omero di paragonare il cor• po di Menel, o (eri10 all'norio rhe le donne eari11no 111ff•no nella porpora. Albal:11 11mmi, t-' che Ch,1ea11bri11ndscriva: e .. .Il rosicchia, mento dell a pioni■ 1UI manti ce del mio c2, leu e >. Bene, PerO do,·~ Taine e Alhala t 11• man1cc, no per dare Omero in eaempi o e di• cono : e Un buon congegno per lr ovarc im• magini con1i1te... > cui precipitano nell'jl. Ja,ione. Il fatto è che lo sfori.o ,·ero d'Omero do• ,·ene eH,ere quello di rilrovar e 10110 l'avo• rio, conlro l'll·orio un corpo u nguin 1n1c - non di muo••eni da quel corpo ,·eno quel, l':n-orio. Se Ch11eaubriand 1copre la pioi::• ii: :ia.el che ,·uolc 1b11r11:uui del r0Nrrhi11.mcnl o Co!Ì è loro na1urale riò che è piU atrano. cu i non cercano che il comune , Li credete l'Oi tan to ,ciocchi da non 1en· tirc prima 1e non il rO!Ìcchiamenlo o da non ,corgere le non l'ayorio ? E' dei pocli 1orlc che .u cho ,:li , 111 più acm• plici 1iano atl cu i diffi cili. (Sarebbe tanto ulile, propon e Il ,cnio comune. di l•••orarc- • ore fine ). Ora, qu ello di ,ed ere, e l':1110 più diffi cile e compl euo . E ,ed ere l'eu. 110, l',nu■le, qu"le iu tr cu o, C'e da mcn ,i,:li ar•i che il poeta non vi pen-enga di colpo? Ba• tterehb e lievement e C!tendere l'oue rvt1ione che lo ,·uole cnclle nu, ·ole>, E nemmeno le più pure qualità del r en1ic, ro pouo no in1m, iina n i ~n u qu:ild1c rlifeno che le meli■ i~ ,z ione. I ,1ntl to mlncl~\•ano n ,·olte coll'11•nn in11re i loro ~l"nilori, o (On an quahi a~i , ltro error e morale poco to11111• ne. Non è diminu ire il pocln il \'eder e 11• J'oriJine della 1u, opera un simil e tlifello di !pirito, che le m e melafore 1raduro110, e f!Uei molleplid (rrori ad ogni i11anl • ritlolli, o quei , ocal,oli diffi cili pron edu1i di •,mso, J,11 llnJUI pruc rwa per lui la .oa upaci1ii. rom c il mondo, dice\'I AndrC Clde, il ,uo 1peu ore, Il sarto cinese Il 11rto ci11ue onenne (lt nna ICr\·cnte di lcncre per alcuni giorni il \CUilo dcll:i re• ,:ina, di rui , olcn ,oqirendcte il tagl io. ) la non aven, lo ahro pO!lo do\e riporlo, nella u pann 1 fu 111l ito bu cato dille 1nrme c Jalle farfalle, 11cr le r.tre q11:1li1i; della ~,offa. • In 1egui10, il ~• rio p11ienlemcn1c lo imitò: ma con cura mciicolo!a ripor10 1111 nu O\ 11 ,•rii ilo i · dh cui bnchi. \·cdcn1lovi un quBlche ~e,:rc10. Co•i i 11oeti 4::erra 1ori d' immitgini. f11ccndo•I ,:11b:1rc dai \'Ocaboli. prendono per ideale ]o ~lt VO difcno dal qua le il \Cro poct:i • , :r.rn pena evaden . Co!i fanno i tr.illali dell'arle dello 1cri,•ere, Cclina, il Kikuru. JEAX PAULHA S (l) NOT A DEL TRAD UTTO RE, - Figli'> dello psicologo Fridirfc Paulh a11, al quale dob– biamo, tra o.lire o~re Jonda111c11lall, La mo– nle dc !'Ironie e P,:;ycholOGICde l'lnvcnllon: per ,rudlo e Ingegno, attratto dal problemi del– la grammatico; autore di olcunf def più arguti e 111um1nanu racet,nU poetici del nostro tem– po: Le auerr ler appllqué, La 1utrlson $1\•ère. Aytré qui perd I 'habltudc. Le pont 1.ruersl:. Le1 causes célèbre.s. La méiroman te, ecc.. Jcan Paulhan ero per Jo.lalita eh/amalo a $Crii;ere un libro pro/ondo come W neuu de Tarbel (preuo Gallhna rd, PariglJ, che da alcuni anni niuove nel campo della crftfcp le unfclte d!- 1pute spregiudica te. Dal Romanlf cl o.f Surrcall - t ~ LA F I ERA LETTERARIA OMAGGIO a JEAN PAULHAN Pag. 3 IL TERRORE A.l so1•11e1•e ,Lella c1•iticf& ••0111auticfl, si iul::if& un'e11oca clie il Paulluu1 cl1ia111.f& ,U "te1•ro1•e,, fette1•a1•io i,.. di Emilio Ceooh.i L A diffi cile •ccc11lblli1à del qualche m,niera, e non 1e.nza dall'opera in ai. dal suo Jingnag• libri durant e I, 1uerra, mi ragione, appare11lcmente abbat- gio e d■llc tue forme, •i lrade– fece uu i rilardare l'in con• P io di tono, ma al ICmpo 1tcuo rh te 1ul1'1utore•uomo. Si im11:1 tro e l1 lellur a di L~ puuto ad un di1eono di1te10 W cosi una di qucUe. epn cbe che Jleur. de Torbes, e di Cle/ de organi co. La semantica 1t1 divcn• il Paulhtn chiama di e Terror e > lo poU ie e le fxpli ccuion J, che li ndo vera e propri a critica, e letter aria : nelle quali viene fat, 1 .:;; .. ;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;~ l~::: : ri~le:r• it 01 ~~~,i::~onn:~~n~:: ~:b~~~:~: :~:r!~vdi:: ~~d~;it!:~ : ~ t:~=-~ 0 ::1 d~~:o::ue~n r~.~:: Ed el prob abile che, eon1e fino la polemica, che 1'imp OAl1 In• nia della let1era1un: per recla, 11 poco tempo addietro per me, torno t i cono della crilica dal niani ad una ,uppo111 primor• il Paulhan anco:• 1oprttutt~ ri• primo rom,•?tlci1mo, alla caren , di, le innocen&a, a una purena man_sa per. ~ o!t1, q_u~llo d_c•. fa, i~ d_ella cr1t1ca.attu ale, •l!e rei•• ineffabile, nel cui nome 1i giu• n1011tacc111~1 d1 1qu111t11ed111011!'1~001del!o 1cn!1or~ col li~gu•~· ,iific ano le incompr emion 1 più e 1cn1c pagine: L~ pont troi:cr se, 1_10 ~rea11vo e 1I Jmgu,gg10 U!I•balord e, e ,·ensono cffell 1 ,.ti t Jocof:, Cow te, ptto.t_e, ccc.:- e~c. lllano, ccc., •e.cc. , h, . a mio più ferGci mauac ri. Suol dirti Ora tratte dall eloqu10 ord1nar10, l'ederc, una 1mportanu e un:1che il ,ccolo XL""< è il aeCGlo d,11 monela di scambio di tu1ti forza e preci 1ione d'invho rhe della critica. Ma aolamente per i gio_rni: o:~ dalle più epl_iat~ oltrcp au ano. quinto, il Ptulh•~ antifrasi. Si legga, a penu:ider, cre11~om hr~chc, le for~1111on1a,·eya dato finora. R11trt1le&&e d, iene, Sinlc•Beuvc ,u Bud,.laire; del lm.guagg10 vi. sono n ecret te tempo nel preparare q?e•to cen• Bnmcti ère su Stendhal e flau• e 11ud11•tcrut ate III ecrte ,trane no, ed Il buo, come dicevo, che bcrt · Lcmaitr e 111 Verlain e e e 1ig~i.litalive cr~11~1logr-1fi~.Un• le Fleur,, 1ono per me un acq?i• Mall~rmi, ecc. Il i, da So.ln-te-Beuve a Jean PrélXlst e a André nel 1913. e Haln-tcn11, si dice una specie di Breton, do Meli/et a Ball 11, egli ha in eno sot- stramtY.itto, e Il vocabolo, per curiosa combl• Ulmenrc segnalato gl( errori Jemprc nuolif che nazione, afgnf/ka, tra l'allro, proprio e acfenza dogli Jcrfrtorl ol critici e of grammatici uanno delle parole>. Lo tro.duzlonc n1lra!:lle otiof11ce da più di un secolo commettendosi ogni volta per uno ricchezza e una Jruchcuc. d'lmmagfn l che ncll'esprcuionc poeU~a venoa conJfderato sorpre ndcntf. SorpTendcntf per noi, men tre per fl ,appo rto fra att h1it4 dello Jplrlto e mu:o I Merina no11 crono quaal .emprc se non modi verbo.le. L'Idea di questo lavoro dovette n,u cer- di dire; ma conosdvtone il rignlJtcato vero, gli quando. incaricato dtll'lnscgn amento del Pauthan avendone trotti I r1rfnclpt della 1110 dialetti malgo,d oll'c Ecolc da lang ucs orien - 1emanUca del vrovcrblo , d colpfua una loro tole, •• /ccc un viaggio d'/1tr 1.1zfone nel Ma- mogglore e pfii lnttma poesia. Lo ,crftto da me dogascar, e percorre ndone nel corro di più di trodotto é Il u oondo copltolo d'un op,ucolctlo due anni lo regione centrale, l'Emlrno , vi rac- wc lto In edizione rara o. Parigi nel tno rAu coglieva doli o vivo voce num croJI e hain -ten11 >, sont parcUJ, e, sotto Il titolo di Jacob Cow ou che sono la poesia di quel popolo. Accompa- al Ics mots 30nt dea &I.anca, co11U1.1tscc Il com- gnatl da uno ,u.a traduzione, I H1\ln- ~ n)' ml- J)luso del pochi prcllmfnarl appunti per Lcs rlnu /urono pubblicati J)rCJSO Poul Go.uthncr tleurs dc Ta.rbes. I BUONI UFFICI d'un homme de lettres Altri ha dato , ir\ quu to num ero del gfor- 11ale, una u aurien te testimoni anza della varia e ,tng olnre pcr, onalità di Jean Poulh an: mira bi)c .ttrum cnto che vibra ed ha pron te e !natt e.te rl.tonon ze df rimand o non appena una predru a voce d'art e - di poesia, df musico o di pitt ura - ne tocchi la teso se,ui bllitd:. l' enonao ta oru .tuca pr u.t oc/1.d in caico per I lettori italia ni, quella di Jean Poulh an. Ma ancor più inedit o - e meri tevole d'uno speciale rii/evo - ci sembra l'ln.tUmc obll c atuvita di Paulhan per l'fn.ttaurazfone J)O• cl/lca dl una civiltà lette rar ia tra gli in • tellett uali /ra nce.ti delle ulti me gencrozfo11I. E se un paragone - ahimè polft lcol - può servire o dar l'idea di che co.ta è .ttato ed è Paul han. cl arrischieremo a dire che egli può eue re conJ idcroto com, Il mfnf.stro dc- gli Int erni o Il segretario generale cultur a fra nce.se . In un paese di lndlvl duall sml vo:rf.atls,t– ml e ra/ Jlnati egli ha .!aputo dare a tutti una Importan za e, quel che è prcHOCht mi– racoloso, trovar e tro tut ti un accordo, una complementari tà: t rliuctt o - con l ,uol e buoni u/Jlcl, - a /or 11 che degli ind l– vldul /ormauc ro una socld d, che delle e. !pre.mo ni singol e 11 organi ua.ssero e ,Il ;;~~~b 1 :,i:e ilc~~:~:c~~: h~:~•t:uim~ ::~lic::~ 11 :;ie;~: :~~:~~:nog•~j FAI ormai qui 1i .~n1r 1 e~ebbb 1 e masin ath-o, La min iera dei 10- ~mmarico di non aver qui po• sul lcr~e~o a,i_icb,e P 1, 11 ~,. 1 ~ gni ti ,briciola e lampcuia in tuto e uputo fermarmi a lungo della ~n t~ca d ieri e ~ ~ni: dd, p1t1i0lc 1chcggi1ture ironiche. I sul Jibro. Se non pen P u i che. lr ragioni c?n ~e quali 1 1 hcrgJo– tuti della più ,·uia tradi&ionc e su qucilc lleu e colonne, cuo nhmo c?nlnbu 1_ace a cotetto pro, dei tempi più di1cordi, inupet• non ,arà prob1bilmenle sfuggilo eeu o Vd11gregat1vo dellad' Jenera• latamente 1i rispecchiano uno all'aucn&ione di uegeti piil qua• 1?ra. trrebbe la peip I vedere nell' ahro con 1or11rendentl agni• Jific,tl. fmo • _th~ punlo, e c~n quali t ioni. E lo 1tile ,i 1viluppa con Le Fleur, 1ono piene d'intul, pre(a~~ioni, 1 ! Paul~•n, m ,rhpo• in1on:11ioni e mo\·en&e le quali, 1ionl critiche e 1toriebc v,lidi l' ala, 1 impegni nel\ •d.ca di una 1enu che parette, fecero 1cuol1; 1ime, di brillanti ac.hennagl ic, e rcll t u~u1on e leu erarit, di un~ e anche preu o no1tri 1cri11ori rare erudi &ioni, Al iorgcre della Rettorica contro. Il Terrore ; 1 • IC N:11:cop7;:,,1ed~•c; : ;,,u cl ii ~~~;: rj;•~:!~:0 (1~1~::/ ia ingl~ ~:ò 1::::::c ';:!l'!n~itr:rgvoo~t :~to trou dinanzi ad un Paulhan in compiut,), J'intcreuc crilico, EMILIO CECCHI ROTTURA col luogo comune * di JEAN PAULHAN

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