Fiera Letteraria - Anno V - n. 40 - 8 ottobre 1950

Pag. 6 LA F I E RA LETTERAR I A venne al mlo tavolino per por• tarlo via, gll domandai se In caso d1 temporale chiudesse U chiosco. Guardò 11mio basto- lLEON JBILOY A TlRENTANNl DALLA M ORTE • ne e sorridendo disse di no. I · tavollnl e le sedie ll avev<J. messi al riparo per precau•Jo. ne. Dopo la gara il pubbllcc avrebbe nf!ollato U chiosco. Non potei fare a meno di ap– prezzare la sua prudenza ma · lo pregai di lasciare davant.l a · me 11 tavolino. Non sarei fug– ' glto. Dovevo vedere la cors~ fncomlnclava a cadere qual– . che goccia, :.chioccava sul fo– . gllame, fruscia.va sull'erba, sul– la ghiaia del vialetti. Non apeÌ-sl l'ombrello ma doma·ndaJ rlparo nel cliiosco. L'é.ria s'eri UN PltO FE 1 1 AA 1 1 1' ENDE L'OltlDELLA SU! GLORIA •oscurata, 11 fruscio dell'acqua erà diventato Ptù rortè. Il via– le erà lucido. ,Ora Il vento scuoteva gu··al– beri e l'acqua cadeva violen– ta. Nell'aria torbida appariva– no lontano i neri ombrelli e la gente fuggiva. Cei'to, non tut- . Questo scrittore non occupa ancora il posto che g-li competerebbe tra i pilastri della Francia )f. tl sarebbero fuggiti. I giudici T RANN!: quei pochi che di gara, per esempio. D tuono - rart nante.s - ten- ruppe Il cielo con una folgore gono appa&lonatamente bianca che Io attraversò tutto; d'occhio la letteratura e il vento crebbe, diventò vto- i~~lc:u!,r:e~~e, ~:cl ~r!eu•~~j lento. Leon Bloy è conosciuto più per Tre o quattro automo blll si la nomea 111 arnmn2asette e lnfllarono nel viale e mt par- Ubell1sta che per una lettura ve che s1 fermassero · pòeo ol- dlretUL delle sue numerose tr e 11 tragua rdo. Certo, la· gara opere. era Incominciata e la pioggia Al tempo della e Voce, lo cadeva a scroscio come versata :~:f~ 0~1~:!1 Pgjf~/ d~ da una selva di grondale. Oh :\UNO DELL E SIT E - e Piazza di Spll( IIII .. poco, u posto che gU spettava Fausto, non san.I partito, pen- nella sua Antologia degli acrlt - &avo, non avrai fatto questa che gridava sotto la pioggia Voleva U sacco delle coppe e ~ri .::~~: ~;~~~ ,i~ ir1~e:~ pazzia; per l'amor del ciclo. E d.lvcntava rada , lo correvo in poi le ultime, le più gra~dl. un tendenzioso capitolo In Ri– gli organizzatori, dare Il via !!, "O con lo sguardo sperdu to. Nostro padre girava per la cordl di vita artUUca e lette – con una pioggia simile ! Pesta - .\vcvo freddo, sfilai l'ombrell o stanza dandos i continue ma- raria, ma Bloy, li vero Bloy, vo \eggcrmente I piedi e b~t- e lo apersi. D'un tratto ebbi l3 nate sulla fronte, e tossiva an- reatava sempre lontano, dlscu&– tevo li pavimento col bastone . certezza che Flllppo era an~ che htl; poi, come stordito, si so, combattuto, amato dai po- Disse li cameriere voltandosi dato a casa. fermava a guar dare Pillppo . c~ :n~: /~~~0::s 1 l,o::~rto Bloy a me: e Cl volev: Questa plog- Ne ero · sicuro, era corso a Passarono clnque giorni. Nel 0917 ), facevano ammenda del gla. non le pare· , casa per cambiarsi gli abltl. Af- momenti d1 calma FUlppo par- sllemlo In cui per tanti anni ,Ce rto , - risposi - ma rrettai U passo. Ora la smania lava con un filo dl voce e avevano Impastoiato e u plil non oggi,. , che m'avev a perseguitato per Fausto tentava di scherzare su stupefacente degli scrittor i del- • Lo dice per la corsa?~ tutto Il pomeriggio era dlven- quella malattia . Stavolta era la sua epoca e uno del più Tacevo e guardavo di là dal tata ansietà. Quasi corr evo. sta to Fillppo a non osservare grandi prosatori d1 cui possa vetro. Mio pAdre e mia madre era• le regole del gioco. Non era gloriarsi,, in Italia Invece si e Oh. per la corsa. non cl no usciti - Jatto strano con una rivalsa. no, presto sareb- ::U:,u~~:•a~c~:~!~\ 1 q~:~g~i; pensi , - diceva 11 cameriere Quel temporale! La casa era be guarito e allora gli avrebbti In certi ambienti letterari eat– - e I corridori vanno con QUI\• Immersa in quel silenzio ca!- fatto vedere una corsa a tem- tollcl, al e metodo, del vu!ca– tunque tempo, Pioggia o neve, do, grave e di cattivo odort: po di primato . Filippo sorride- nico polcmlsta del tempt nuo– ealdo o freddo, vanno sempre , che vl avevo lasclnto prima del- vn e agitava la testa . vi o alle turlbonde rimenate -e Ma è una bella lmpruden- l'acquazzone, e che diventava Nel pomeri ggio, fino a notte ~el~g~: n:~ft~~c~~f:s:~ 0 , da.I~ :rn~~ ~:n!~r:ds:~~~~ , - dls- ~::;e ch~l~I s: f:~c~~!:o ~~: ~lt~~llt:i~~a;.l~~;o r::~?a a~~~o~ Ol~~l~t~i 3 ~c~l~p~~~:!~~fd!~~ 1f1~ La pioggia era Cl'esclutn nostra sta nza. ra le coppe che R.veva vinto , nn.sclmento del libro di Flrtnle Raffiche violente piegavano le Filippo era a letto. Aveva u tutti i premi sul letto. Nostro L'anima di Napa/eone - n!a cime degli albcrl e ogni tanto volt.o piccino, Jlvldo, gli occlil padre mandava In gola il pian- anche questa orlglnallsùna !n– si udiva lo schianto di qual- cerchiati. Disse che per pura to e non capiva come a Pllip • ~c:ft~c~a~ofacci~ ~l~h~c!~ ~~= che ramo spezzato. Il cielo era prudenza s·ern messo n letto po, cosi savio. tosse venuta ncbre, non rlu~cl a 6 vcsllarc tutto pieno di scoppi, e !Ampi. a causa di qualche brivido. E quella pazza idea di buttRrsl In I dormienti, e li libro, in 1mlle Passò ancora un'automobile Fausto, avevo visto? che cam - bicicletta sotto Il temporale esemplari. a mala pena trovò racendo con le ruote due baf!I pione! No, non si sentiva male, Fortuna volle che arrivasse a acqulrentl. Nel 1946 - rlcor– d'acgua bianca, e scomparve forse un raffreddore. Eppur e casa la coppa vinta nell'ultima reva Il centenario della nuct– nell'arla torbida del viale. Su- Fausto non doveva mal più corsa. Fausto la portò a Ftllp- t.a d1 Bloy, quanu se n'nvvlde– bltQ dopo, e quasi non volevo seguire quella tattica. altri- po, glie la mise ln braccio ; e ~~- ;~u":~~/ 1 d? 1 ~~io 1 t.~: credere al .miei occhi - m3 menti sarebbe scoppiato . Qual- Flllppo la baciò e la teneva Umo volume lasciato !.ncomplu– come potevo credere? - vldl che mese ancora di corsa, poi abbracciata. to Nelle !enebre. Lo scorso an– tra la pioggia passare semlnu- ,arebbe scoppiato. Disse, pro- Mia madre, seduta vicino al no, si vide ancora un1 tradu – do un ragazzo, maglia celeste; prto, scoppiato: ed lo lo guar- letto, aveva Il viso contratto 11one, ma questa volta !l trat– e dietro lui, In bicicletta e a davo sentendo per lui una pe- da una smorfia e Il rosario le- tava d1 un amoroso saggto cri- testa bassa. pedalare un pie· na che ml dava le lacrime. gato alle dita. :oC:pest~nz'! 10 ~he ::i~it~ ~p rl~ colo uomo, Filippo. n mio cuo- Gli detti da bere un liquore, LI\ malattia di Filippo ebbe da Albert Béguln: Uon Bloy re ebbe un s~t1lto. Sl, sol- gli rimboccai le coperte e se- un decorso strano. Aggravò con l'i mpaziente (trad. di A, Mlg– tanto Fausto poteva CDrrere detti vicino a lui. Volle che ml un'Inso lita caduta di febbre. n glaoo, Ed. di Comunità, Mlla– cosl, bello nell'acqua Il passo cambla,S,SI,A.vcvQIl vestito pé- ragazzo. on:nal stremato dalla no). Troppo pc.co Invero per un s!aclato, Il suo passo dJ angelo sto, umido. Calavn Ja sc.i:a. u lunghcz;:a del cJeUrl, non par - autore che si sente spesso c!– ehe vola. Era magnifico, tanto suo volto si faceva ancora più lava più. Aveva li viso affllato 1 :~ezaco: ~ie: 0 i 0~ c~hC: 111 ! 1 :~ che non potei trattenermi; t piccolo e scuro, gli uccelli le mani magre, 11respiro rot- tu tema di poJcmlche non scm- spnlancando la porta ml get- piombavano gridando sotto il t9 da secchi colpi di tosse. pre serene. tal all'aperto chiamandolo pe1 cornicione della casa e arriva - Una sera, per un Improvviso La ,·crltà è che, 11. trent'anni nome. vano dalla strada voci fam11ta- mancamento di cuore. chiuse e più dal!a sua morte, In tortu- Forse 11 cameriere che mi rl e un suono limpido di cam- gli occhi e restò Immobile: era na di Bloy è ancora di là 6a aveva tenuto al coperto ml ere- pane. morto. ;~~ 1 \~hac~!t:;,~ ~a~~I ~.~~ ~~•~~ dette impazzito. Allora non cJ Quando mio padre e mia Altro non so raccontare di non sempre l'ha capito. l'cr pensai, dico non pem,-al al dc- madre rlentrAro no dissi del- questa dolorosa vicenda. DI comprendere Bloy bisogna In coro della mia persona . Cor- l'Incidente, mltlgandolo per nQtte ascolto il pianto dl Fau- qualche modo adAttarsl .i.I .tuo revo sotto In pioggia aglta ndO non spaventnrll. Ma Filippo sto e I suol sogni. Nel silenzio clima - c!!ma di tempest.e-e LI mio bastone -ombrello. E imanlava. Fausto, arr ivato al- ml sveglia la sua voce e ml · :~~=: 1~ss~n~ b~onS:rbja;~ 1~ 1 l'acqua ml bagnava Ja !accia l'ora di cena, aggrottò le so- sembra quella del piccolo FI- crlslllma carità, anche .se cl ml entrava negfl abiti, Il !late pracclgiia e sede~te vicino al llppo. Fa usto parlA con \ul s·nccorsc che quella crJst\nnn mi si faceva sempre più rotto letto. sommessamente: e ascolta a carità Il B\oy non ebbe ~• Quando giunsi tra la rolla Il medico, chiamato d'ur gen- lungo. Solta nto !e_strade cur- nessuno del suol avversari; di- nl del auo tempo - ultimo ot,. t.Qeentoe primi anni del nostr6 secolo - come un vecchio cor~ rucclato profeta che ha visto d1.strutto 11 tempio del Dio ve– ro, profanati corpi e anime, prostituita l'lntelUgenza dat fe– ticci della ragione lllumlnlsUca e dalla scienza au.tnclente a se stessa. E come I profeti non si disancorò mal dalla fede ac– cettata e .sofferta, come I pro– feti annunziò giorni terriblll , flagellò I correligionari - non sempre giustamente - , come I profeti odiò tutti I contraita – rl del culto d1 Bella!. Però irot– to wi'uragan~a Invettiva, chi M sente battere un cuore che non ha mal cessato di amare. e lo sono, è vero, un cattolico veemente, Indipendente; ma un cattollco anoluto, che crede tutto ciò che la Chiesa Insegna. E quando maltratto I mlel cor– religionari, ciò avviene perchè la loro vigliaccheria o la ioro bestialità offende In me, pre– ct.samente, Il .senao cattolico. Llbelllsta? Ahimè, lo sono tutr tavia qualche alt.ra cosa...; e se ~: :Jì~:~o1i1:c! :r, ~~0 n:. Spregiatore .di tutte le appa– renze del mondo civile, amava chiamarsi e li pellegrino del– l'Assoluto,. Ma che cosa era per lui l'Assoluto? e Io sono, scriveva a scanso d'equivoci a un dlrctto1·e di rivista, prima di tutto e sopratutto cattolico romano e ne ho assunte da qualche u,mpo tutte le possl– blll conseguenze. Ecco. Il mio fondo, Il mio substrato. Chi ciò non vede. non può coni– prendere una pagina sola del mlcl scritti,. L'A$$0luto era dunque per lui Il si e Il dell'Evangelo, li e non al può servire a due padroni ,. Condotto al piedi di Cristo al tempo della furente e furi– bonda glovlheua da Barbe)' d'Aurevllly (-e Egll traflggendo– mt con un dardo sottile , m'in– chiodò, come una pia civetta, sulla. porta splendente della Chiesa di Gesil Crtsto >}, non se ne allontani!> mal, neppure per compiacere ll auo tempe– ramento estremista, neppu,re per stuggire alla m!serla che lo tormentò tmplacabllmente lino alla morte, neppure per ama– gllare la .l'ltta rete della con– giura del &llenzlo nella quale si dibatte va a vuoto, lancian– do anatemi e Invocazioni, tul– mlnl di vendetta e appelli p!e– tosL Carattere violento e scon– troso si senuva. legato al Cri– stianesimo per due motivi: e percM non c'erano pos$1billtà di meul termini nella dottrina di Cristo, e perchè l dolori del Grande Sot!erente avevano su lul un !asclnQ ml.sterl060. e lo credo anche che la principal e att.rattlva del Cristianesimo ala stata per me l'immensità del dolori di Cristo, U grandioso e trascendente orrore della sua paulone. n sogno lnaudtto di mia madre, di questa Innamo– rata di Dio che chiedeva un paradiso dl torture , che voleva soffrire eternamente per oe sù Cri.sto e che concepiva 1D tal modo la beatitudine , ml sem– brava allora e ml sembra an– ch·oggi la più sublime di tutte le Idee umane,. E softrl, tutta sua vita. nell'anima e nel cor– po: morti, lncompren.slonl, mi– serie. oltraggi e un'enorme an– goscia. Questa sua Interiore ed esteriore de.solulone, in parte uagerata In parte vera, la de- ebbi un barlume, uscii dal via- ta, Il giorno dopo, disse che si ve, col fondo di tcrr:i., dice Fl- versamente non si scevera In 1e e :i.ndai quasi di sopplattc trattava di congestione polmo- llppo, sono belle 11ercorrere: e lui quel che !u umanamente tra gli Alberi. Fausto era cn- nare. che gll sarebbe scoppiata grandi alberi Al IRtl. Non di- umano e caduco da ciò che trato In un'automobile, stava la polmonite. E cosi fu, Infatti. mentl car tl di C."'SerecRlmo. Fi- ha valort d'eterno, non &I :i.!– asclugandosl. ' Lo chiama i, lo Disfatto, pallido nel letto, le llppo scende fra I rami cnmc :::::en~cn~gn~~f~to st~lc~~rn: abbracciai. Sor1'1dcva, non erri braccia agitate da una sma- un uccello mentr e Fausto au- po, della missione cui egli stc.s– ;orpreso di vedermi. Ml pregO nla febbrile, era preso conti- menta l'andatura Scende. si so sentiva d'essere vocato, non di occuparmi di Filippo che le nuamente da accessi di tosse posa per terra e <.alta sulla si comprendono quelle sue m– aveva se3ulto in bicicletta . Cer- che lo lasciavan o pr~tra to, col bicicletta: poi lo ra1n?iunge. fiammate Invettive contro tuttl ca! subito ma Filippo non c'era respiro faticoso. Delirava, do- ScmJ:,rano angeli che volano !~ 1 ll~ut1:i~ '";.~~~:~pje 1 ~/ui!e;e~~ $ò tu nessun posto. Tra la confu- mandava I prem i che a\•evano verso Il traiz:uardo Idee pubbliche >. J f alone della gente che spingeva vinto, le coppe, le medaglie. NERI POZZA Léon Bloy visse 11·11. gli uoml- LEON BL01' scrisse a pennellate rembrand– t1ane nel romanzo Dé!e,ptré e nell'altro La /emme pauvre - due romanzi terribilmente au– tobtograftci, lndlspensablll per chi vuole scandagliare li miste– ro dell'anima dl Bloy e avvtar– sl a una intelligente compren– sione del mendicante Ingrato. Da questa tede e da questa sof.ferenza nacquero tutti quan– ti I suol quarantatre volumi nel quali serpeggiano le lingue di fuoco della sera del mondo e si brucia a un'altissima tem– perie, che è mistica e talvolta sensuale, Irruente e amorosa. E' vero che, trascinato dall'Impe– to naturale e Incorreggibile, !u non l!empre giusto, qualche vol– ta parad0&ale, tal'altra esage– rato e scandaloso; ma era tor – se un santo Bloy o gli si leva– vano già. gli altari? Un uomo era, un povero uomo sofferente combattuto dentro e fuori, più dentro che fuori, un dramma vivo come se ne son visti po– chi. E lui Io upeva benissimo. e Non c'è che una sola tristez– za, quella di non esser santi ,. conclude cosi ti romanzo della Femme pauvre. Era un uomo e come uomo chiedeva almeno compa&Slone. Quelli tra I cat– tollcl che hanno voluto con– dannare Bloy, non hanno fat– to altro che ricadere nello st.e&– so dltetto che cc.ndannavano In lui. La carlt.à.non si oppone al– la giustizia. E se vogliamo per dawero C$Ser ghLSUcon Bloy blsoina pur riconoscere che molti. da Jacques Marttaln a Pietre Van der Meer a Plerre Termter , vennero alla tede per lui, e molti vi arrivano ancora, sulla aua guida. eVi sono di coloro che domandano Il bat– tesimo dO.po d'avermi letto. Quale sanzione divina alle mie violenze! Coloro che ml con– dannano, credendoal saggi, non comprendono che sono un te– stimone, che la mta !unzione è di rendere testimonianza In un tempo di rinnegati e che perciò t miei libri raggiungono alcu- ne anime,. · Questo importava a Bloy, e non altro; questo era Il mot.lvo mtsttco, tra.,cendente della sua mts.slone di scritto re. Il resto era spazzatura, come diceva San Paolo. e Ho passato, con– fessava nel Dd.teapéré, la mlP vita a chiedere due cose: la gloria di Dio o la morte. Ora è la morte che viene. Sia e.ua benedetta t Forse la gloria le tiene dietro, e Il mio dilemma urà stato Insensato, . La morte venne, ma dtetro non segul la gloria che s'a.,pet– tava anche per sè. n tempo tra le due guerre dl questo se– colo non è stato aS!al db.slrnlle da quello che l'accolse tra I vl– ,·entl. Bloy attende ancora la sua ora, o come dice Il Béguln e non o.ccupa ancora Il posto che gli competerebbe tra I pi– lastri della Francia contempo– ranea. Un tempo si saprà. che, In un secolo dall'aspetto si tre– mendo, l'onore dell'umanità !u tenuto ln vlta soltanto dalle silenzio.se sotrerenze di milioni di umili vittime e da qualche rara opera di poeti >. Léon B;oy è tra questi poeti, tra que.ste umili vittime. Egli attende an– cora con Impazienza l'ora della sua gloria. GENNARO AULETTA Pierre Heuyer '"'poeta del secolo " schiacciato dall'esperienza esistenzialista uo· tl e taedlum vitae ,, P nelle complesse relaztonf psico-somatiche di un fn.– d I V f d U O parUcolarme11t.e predisposto , accelcare fenomeni patogeni fino a farli diventare causa di morte? L'iflteTT ogatlvo di pretto ri– chiamo freudiano t stato pfù oolte avanzato da quanti st oc– cuparono in questi ultimfuim i anni del e Je1wme110Hcu.11er ,. Il e poeta d.e l secolo> era un giovanotto apparentemc 11tc ro– busto e ,iez pteno ctcllc su<: /or- 2e: , ...Il etaH t,eau et so,i re– gard. itait pro/ond et grave comme les -ports avant la tcm– ptte ... et, de plus, il ttalt 1cu.nc, encore Utde de son en/ance i (Dr. Logre). Eppure, un attac – co di tubercolost polmonare 1711 fu. fatale. Mori nel 1915: aveva t1enturt anni. Neuuno credette ad un /atto puramente /i.tiologico: i crltlct 11 trovarono d'accordo neU'a/– /~are che la morte era stato indubbfa.ment.e accelerata do quel pessimismo angosciato e senza comolazlont che aveva caratterluato la sua bTeve pro– duzione letteraria, e che era lo .apecchio fedele della sua tilta E lii aflannorono , anche, a ten– tar di ,piegare a ae .tteuf ed at loro lettor i t motivi per cui un giovane dl i,ent' annl, ricco, bello, intcl/lg cntc. avllia.to a.Ilo professione df medico dt cui .su– perava co,t estremo facilità gl1 ,tudi, fosse caduto In una di· sperazionc ta11to oacura e co11- dannata. Ven11cro fu.ori le lpo– te.st piU di.tcordant i: dalla trl• stezza dell'ora - guerra e do– JH)guerra - al /attor e ra:!Zlalc - aveva nelle ~ne 1m po' d1 aangue .tlooo - fino a.I com.ples– so d'Edipo. Ma Heuyer, Il poeta della mor– te glotiane, rimane un mllltero: tl mistero d'un uomo, o /orse, l'esJ)fullfone chiara d'una gene– ranone senza. !P:ronza . . Armonie scure - Che lmpa– :;tano I colori della morte, - Musica serena - Sorridenti te– nebre nere..... Ver.ri pieni d'imm agini d'una originalità singolare, che nel lo– ro ritmico vigore carattertuano e precisano l'ideale poetfco a c11iPierre Heuycr 11 é ispirato. Ed i11contrlamo subito colei elle lo ha al/a.sclnato Ji110 al punto di ln/ormame tutta l'at – tività: la 111orte.La aua predi· diletta egli 1'11acantata co11lo accento smarrito cd. b1cantato di una vocazlo11e: Io vedo che cos'è la morte: - La fine delle grandi noie.... (-e Un petit bonjour à la Mort en passant >) E la morte , si può dire, .s'a/– faceia od. ogni verso: la trove– remo, ricercata ed attesa, ad ognt angolo dei tormentato canL– mtm, del e poeta Ml secolo ,. Dove non. ne parla apertamente, la vediamo profilata In un a/• /oliarsi d'Immagini che ne sono una larvata ma ev1Mnte espres– sione: ecco e li nelge >, delicato poema della 1llenzlo10 morte m- 1>Cr11ale: Nevicano le bianche ore della tua lontananz a. - Nevicano gli sguardi che lo non \'edrò - Le parole fuse lontano dAl calore ciel m!o cuore, - I passi che suonano 11, morte alle campane delle nostre strade. C'é tutto He1111cr: quel su.o ab– ba11do11arst 11cl nulla, quello sta– to letargico dl e morie vit1c11te~.– un ca,o, p3lcologlcamc11tc t11tc– ressanlis.si11w, di e noia> che si esprime nella purezza di una itmpfcta Poe.sia. Il titolo steuo del .suo libro (e Fin dea: Ha.sarcu,) - che eglt et ha la.telato con alcune commed.te (tra cut e Indianel– la , che sarà presto .tulle .scene), un dramma (e La vole monta1t• te >J e alcune sceneggiature Ci– nematografiche - t una per– fetta per.tonale de/lnfzfone della morte : scoTTendo il oolume, il traooglio intimo del ooeta at rt– vela con accenti di sincerità e di 101/erenza dal tono a tratti drammatico cd.ango.scloto. Le Poesie sono precedute da li.li e A.vis au /ecteur, in cui Plerrc Heu11er palesa tutto 3e atesso: come la e Belle mt Boi, Dorn1a11t > egli è caduto In un tormento.so dilintcreuc per t11t– to ciò che t v!ta: vro/ond.ame11te deluso d.a.l e reale, , lo .sosHe11c solo un desiderio ,ptumod ico di un ~ qualco.sa ., che oolga a strappa.rio dalla condanna che gU grava mlle spalle, Eglt sente che al disgusto nauseabondo che lo .terra alla gola deve ad ogni costo sfuggire: Come un funambolo - Cen~ telllnando l'amore delle donne Con una paglluua ... L'all egria stupide. del clow: Heu11er la butta a piene mani .tu.Ila su.a disperazione: che cos't la -..'!!c. ,e non un gioco d.i pa– gliacci? e Gl uli -Giu.U ,. -e Tara– tata ,: ridiamo di questa ed– atcnza che 110n J,a senso.... Ma Il dolore non può cu ere distrutto : come e F'antaalo >: ... La primavera sulle gurm– cle e l'Inverno nel cuore. HCUJICr$0g (lla.ee ad ,m co111- 1ilcsso d'ln/erior ltiJ. c11e lo achiaccio. J;'ppure tc,ita disperatamente d'amare la vita: eppure com– batte - con un lolla di esaspe– rata trlolc11::a,bi is!anti di va– ro.sststlco Jurorc - contro tutto ciò che t ann ientamen to, In no– me del .tuprem1 idea.liJ)er I quali .solo l'esistenza raggiunge uno scopo. .iblioteca Gino Bianco Ecco .- Panlques ,: I rumori del mondo - suoni, musiche, tuoni - come e preghiere di morte , Quel grido angosclo3o, supremo appello d'uft•anfma che ha perso ogni altro /ldu.cia: Ecco e Chant.s dea ami.s >: la conqubto , dura, .sol/erta, della amicizia come unico rimedio ad un'arida aoUtudlne che incombe . E poi, Il desiderio, quasi, dl annientore la steuo. dispera– zione: Rltro\·erò Il mio amore? - La pili amata che lo amo tanto, - Le. mie mani dal bianchi ar– peggi - E il suo iigun.rdo color del tempo, - Ritroverò Il mio amore? Ma anche in qu.edl due aen– tim ent l che /orse aU darebbero una ragione di trita - l'amore e l'amicizia - U coao, l'c ha– aard ,, s'accanf.tce contro di Juf. In un tragico incidente d'auto, nelle immediat e retrovie del fronte, muore l'amico che più gll era stato vicino: Jean De– nlker. Jt colPO t terribile : ed HeUJ/er ha , per un fatante , come per reoz~one quasi Inconsapevole, la sen.sozfon c rlt:cla.trice di un qual – cosa di immenso e mi.t!erloso che .si protrae oltre la uita : Jca.n non p11ò eucre scomparso cosi; at111ic11tato In 11n incidente elle ha del b:r11ale date le clrcoslan– .::c in cui è successo: Jca11 11cn è morto: Jean lo attende : Un grnndc muro freddo che non finisce più - Mi divide da lui. - Io so che lui sta n.l di là - E so che si trova là dove non c'è più nè sp'azio - Nè tempo, nè nulla, nè lui stcs~o.... P11rc lit al}erta co11traddUo- 11e co11quuiito abbiamo aovra.a.f– Jermato: è il peulmtsmo senza. respiro che ad ogni verso al/fo– ra. Ma, subito dOJlO, la rlbelflo• ne ad una .soj/erenza che toc- cherebbe f vertfei di un dolore ,ovrumano: Ma l'amo troppo; - Ed an– che lui m'amava troppo - Per non trovan;l in qualche luogo (e Retour à. l'envoyeur >) Uno 3prozzo d.i luce: un'ànco– ra a cui disperatament e ogvrap- parsi: la speranza. EpJ )u.re ,Heu- 1,1er non 11ecapl mal ·la bellezza: La speranza è un balocco - Per dlstrarre I bambini. E allora tutto crolla: e brc.m– cola amarrito J>trcht J'au enzo di tdeaU gli toglie og,ii sensa– zione drl Juturo: Non domandatemi ciò che so– gno. - Io ,·edo un gioioso pas– sato - In cui, ridendo, I miei nmtcl - Costruivano degli ortz– zonU. - Io vedo Il presente che non finisce - D1 darci le sue cattive not1Zle .... - Ma non vedo U futuro, - Chiuso nella prigione delle mie. lacrime.... Tutto at tra.t/orm a, allora, 1n una angosciata trituzza che toc– ca t vertici della pazzfa: La pioggia s'aggiunge - Al vento che piange, - Credo che stia morendo - Un cuore, lon– tano. •- Il tempo si annoia .... - Verrà domani - E se ne r.n– drà - Sento I suol passi - Olà lontani. - Leggeri rumori - Shll\ffcgglano la notte : - Fra– casso immenso - Per Il mio ::1- lenzlo. Si comprc11de q11i11dl come fl pcusicro di lleri ver abbia potuto essere riassu11to iu 111,a bre1;,c froac: è meglio dormine che ,·1- \·erc cd è meglio morire che dormire. J:d Il auo amore ;:cr il 1ile11.::lo e vcr la notte 11011 sono e/te /ogiclic conscquc11::l'di u11a disperata 30Uludi11c. Nei/a notte t l'a11nientamento di tut– te le co,e, dell'essere stesso: e la morte è vicin a, la 31può quMf palpare, cl Sf può tmmeroerc 111 una sadico t.-olutta d! di3truzlo – ne percht e la notte stt u a che ci: sommerge, e batta abbando– nar.ti pau luamente a lei; E' 11suono a stormo dt lla not– te. - Rintoccano le campane , ubriache della loro solitudine. - n cielo serra la terra e st con– fonde con es68. - Oli urli delle bestie si accordano per cantare li grande - Alleluia delle ltbe– razlonl notturne. - Ed I vlollnJ delle tenerei.ze umane SI slan– ciano per - sostenerli, frater– nità del lutti eterni .... Lo sgretolarst degli Ideali uman i ha la.sciato in Heuycr una pauroaa aridità spirituale: prittl di una salda vitalità ra• d.lcata nel soprannaturale, cuf si 3ono dissolti nelle sue mo11f in una amara e condannata nul– lità. Percht , se una parvenza di oltre-umanltA pare a trattt di coglle,e nell e .sue poesie, ,e uno 3lanclo verso l'alto .st può no– tare tn lui come tentattoo di evasione, il .- poeta del secolo , dichiara netto Il suo ateismo: Piccoli e vtll. gli del &1 ag– grappano alle nostre paure - Rinascendo lmpaz.zltl del nostri terrori di morte (NoiH) e la .sua incredulità nella .so– prativ tvenza dell 'anima; O amico mio, - Che non es!~ su più - Che nella softercnza angosdnta del mio cuore.... - E' un dovere troppo moslruoso - Porlar!I cosi fino al termlnt" delifl mta vita. - Come un bam– bino morto - Che bisogna cre– dere solo :1.ddormcnt.alo. I n ciii, se di soprovv1ve11::.:a 1,J acccn11a. essa è li mitata 111 rt– cordo a1Jctl11oso di u,i amico. cd è ln/1altamc1ilc /on•a11a dal!a. sopranilvenz a Intesa. In se11so rel!gfosoe cri.stiano. E lo sDrauo df luce df e Retour à l'envo- 11eur , code nel n:i.!la di una di– spera ·a Incomprensione di Dio. Nella poesia d.t Heuyer t cri- Uei. /ran.ceSf. hanno colto la espressione del sl!colo, ti grido doloroso dell e nuove generazioni ~:i/icf:n ~~onJ:g1~ 11 1d:~~bi~C::i; hanno sentito come unico tra – gfco rimedio l'abbandono nella notte d.el disgusto e della morte . Il ca.so .singolo é a.uu.rto cod a documento tremendo e palpi– tante di un'ePOCa: Heu11er Ila rivi.t.tuto poeticamente l'eslsten– zlalitmo-e ne t rlmanto sc11lac– ciato dalla 101/ocante limitate z– za: documento apai,entoso della nullitB umana. Eppure fu un urande poeta: f suol versi 11an110 un rit mo pre– ciso e nuooo. u.n ien.so musica le ll!Untioo, duttile alle fm,:.resslonl che detlov ano dal fondo del cuore, modula to in ,:er/ctta. ade– renza alle immagini eoocatc: L'amore de! predlletU rende la notte dolorosa - E le ombre che VIsi mescolano come plnn– genU - Risparmiano di soe::r.are sotto Il pe10 dell11.dl.sperulone. - Amore, leggero amore, tu ren– di ben penOSe le sere... Poco prima della morte, Pier– re Heuyer espresse il dc$ldcrlo di bruciare tutti i .tuoi mano– scritti: mani pietose 1aluaro110 I fogli dalla distruzione. Dei e poeta del secolo , cl so– no coal rlma.,te queste pagine di.sperate ed amare . te.stimonlan – :a d.1 una vita fallita: queste pagine df dolore ~u cui. per 1111 111O1/!ClllO, Ila gr(IL'ato IO m111a::– cfa di rm annientamento che le a11rcbberidotte In u11pu.ano cii ccuere: un pugno di Inutil e cc11cre, cosi come inutile - re 110,i 301/erta testimonl a.nza - fu la vita del e poeto. della mor– te otoi:ane , che non volle co~ 6f~~ere. come fi mondo a.·oggl, Gl OVA.'i"Nl VJSENTIN Domenica 8 Ottobre 1950 IFlGENU (Scena finale dallibretto di Jluebrando Pizetti e Alberto Perrini) CORO FEM:'vtlNILE - Taccion la celra e il flauto [e la zampogna. I fiori che cogliesti nel giardino · dello tuo cOJa i11 Argo, so11 bagnati del pianto tuo, fanciullo s:,enturoto . Lascio la veste candida da sposa e vesti i panni. dell'agnello mite . T accion lo cetra e il flcwto e la zampogna. E tau il mare. Il cielo s'è velato . Ta ccion le pietre gelide d'orrore . CORTFEA - Soltanto Clitennest ra rtlula e geme, chiamandoti e batte11do a p1,g11ichiusi la terra ostile. IFIGENIA - Madre, vienimi. accanto, ch'io possa toccarti. Son to11tosola ... E dammi a11cora un bacio. No11 indossare il fotto, e non L'indossino le giovan; sorelle e il fratellino Per la figlio che perdi acquisterò la nostra cas(I gloria imperitura. IL sacrificio no11 andrO perd1tlo se per esso sarò salva la Patria, se giovc11i fa11ciitlle e spose e madri. non dovranno soffrire 11el futuro Lo slrozio che ora tocca a noi soffrire . Forse, esse, risparmiate dalle g_uerre, vivran la vita in pace ... CLITENNESTRA - Oh fig_lia mc'o che il padre 11011 difese ... IFI GENIA - No ,1 odiarlo! Non può orgùrare 1m uomo solo il more e/re sale dagli abissi ... Ora il dovere si compie sino in fondo ... CORO DEI SOLDATI - AlL'ara! Al sacrìfìciot Si Plachino g_li.Dei! CLITEN NESTRA - Ver rò con te/ Voflio morir con te! IFIGENIA - Madre, tii noi CORO DEI SOLDATI - Non più s'induxil Bosla/ Sia trasci11ota oU'Aro! CLITEN NESTRA - O f iflt'a, figlia mia, Perchè, perchè la terrp qui ,so,s s'apre! CORIFEA E CORO FEMMINILE - S'apra la ltrra Ca soffocar nel buio lo strazi o delle madri che partoris con fig_U per la fuerra , per riscattar con sangue e lrdti. e lacrime colpe che non commise ro e nOK sanno. IFIGENIA - Addio ~ie quiete -,tan1e e focolare e fuso; addio telaio e lieti aerei conti, e pensieri segreti e dolci sogni d'una casa f,1.1turae d'u110 st,oso. Addio malline chiare e campi e valli, nevosi monti. e fiorì a primavera, rose e giacinti. detni d'esser calli. dalle mani divi,1e delle Dee. Addio gioe/ti infa11tili e danze alate , e corse o fara e riso spensierate, e belle vesti bia11che e bei col.tori dì ,noUe cuoio con le fibbie d'oro. Addio per umpre, cl1è il mio lung_o viagg_io sorà senza ritorno . Elladc sacra, perchè il t1.o coro ,wme deve at·er suono OJ!fÌ per me dì morte! Ecco là il padre che m'atte11de alt'Ara ... Ind ietro volf e il capo... Non mi guarda ... Clie cosa orrendo lta vi,.rto sapro mef / Che vuole non vedere ! ! CORO DEI SOLDATI - Per L'Onore e la Gloria [della Patr ia si com.J,ie il sacro rito. IFIGENIA - Onore ... Gloria ... Patria ... Forse so,i troppo stanca ... Non comprendo ... Ohimè, ch'è tardi. No, no1i voglio chirtdcr gli occhi nel b11iodella notte ! Luce del giorno , tuc'e della vita . splen dido l-itce, Luce amata, addio! CORO DE I SOLDATI - Alle 11avi, alle navi ! Si tenda110 le vele, sì. salpi verso T roia, per la Gloria dell'Ellad e ! CLITEN NESTRA (d isperata , lontana) - Oh figlia. [figlia mia! UNA VOCE RECITANTE (sull'azione orch estrale)' - E son passati secoli, e millenni , e l'Ar(I della g1,erro ancora gronda sa1ig11e innocen te; e ancora, ancora e sempre, wpidìgie e viole 11u con cagione di rovine e di stragi e fotti e lacrime. Pcrchè , perchè, Signore, lo permetti! E silio a quondo! Se guardi soltanto ai peccati e olle colpe, chi detti uomini potrò pi1ì soslc11ersif 1L CORO (eche.l{giando alle prime 1nterrugaz1oni della Voce Recitante e a poco a poco sovr astando. dominature) Pt:rc/1è? Po11rq11oi? Porq1,e'! Warnm ! W/1yf Quare? Si i11iq11.itatcs obscrvaveris, D01111, Dom ine, q11'.ssubstincbitt Ne irascMis, Domine . D0110 nobis pacem. FIN E

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