Fiera Letteraria - Anno II - n. 51 - 18 dicembre 1947

fIERA LITfEIUllLA 3 Gufo reale ~ignori di Avist• che f(.\;t·ro ai conl; o~servò gli arrigH inchiodali al po.– di Savoia i) gran rifiuto. 11 ponle le- sa~oio, os!:icrvò 11 becco se ma, c,,n. vato,o era ancora superbamente: al- strva'-ci.e traccia di pelo e di san:;ue. di EUGENJO BARJSONJ ;~:1t~~::~;of~~1: 3 ,~ 0 l~~it~ 0 v~~~r~~~1•~~: :;cu,~~'~t i: 0~:;~ ~~~e r!~:v~: ( L guardaca;ccia aveva un figlio strambo. Tutti in paese erano di accordo net dire che era folotit-o. Leggevn, meditava tutto il giv no. Conduceva vit:1 iSOlitaria. Aveva Stu– diato in citt!'t, era un ragazzo studi,1- fro, dicevano i suoi compaesani. ~ lol– li dictvnno. quello Il è un pocu,. Non :wcva compagnia. Lo si v~J--va -err:tre solo nei campi e nei ~r.,;chi delta 1cm1ta dove suo padre esen·i,,t. va con ze'o e fe<.lcllà l'ufficio di guar. dacaccia. Suo padre, il padre .tJi ~:.io padre e via v:a chiS6à da quante g-c:. ncrazioni i .suoi antenati erano guar. dacaccia dei ~ignori del luogo. La tenuta dei signori era antica e va– stissima. Ricca di cacciagione di ogni sorta, comprendeva terre e ca. ~telia. Ma lui era stato mandato in città a 6tudiarc. Non avrebbe seguito le orme degli avi. Lui _era un poeta, dicevano i .suoi compac~ani. Errava solo e distratto nei sentieri dei cam. pi e dei boschi, frmtasticando, par. lancio f rn sè. S1udiava gli :,nimali notturni: ma ti segreto del gufo non l'aveva sco. perto. l..a s.c:enza infinite volt.e si ar. resta sulla :,oglia dc1 mistero. Non vi era' dubbio che il gufo abbando. nava la nouc la sua gruccia, tornan– do a11a vita selvaggia e sanguinar:a del a :tpecie. Quante notti aveva per. dute in agguato, nello stanzone, det– to dei fantasmi. Il gufo imbalsama– to '-lava in un canto con le ali chiu– se e polvero5e, i cornetti eretti ma non molto, le pupille gialle larghe e n1one, le zarJlpe pelose saldamente inch:odate al posatoio sostenuto dal. In staggia dalla quale pendevano i fili del <.·ong-egno. Aveva sperimen– tato il congegno ~ollcvando la stag. gia' e t:ra11do i fili. li gufo mecca. nico aveva aperte e abbassate le ali, aveva rolato il grosso e tondo capo sprigionando dalle pupille dorate un magnetico raggio atto a illuminar, come un lampo fosforico ogni più ri– posto angolo dello stanzone dei fan. tasmi. Non vi era dubbio, il gufo reale era là. Bastava un attimo, un baitito delle ciglia, l'ala d'o5curità suscita. ta dallo spegncnsi del cerino CQIqua. le aveva accesa la sigaretta, il \"do di una nube passeg-gcra sulla faccia dl"ll:1 lt111a 1 un frusdo çhe avesse cli. stolta l'acuta auenLionc, il gufo non era p'.l1 là. Una 6tr:u1a agitazione en. trava nel cuore del giovane siuclicso. J suoi O<'Chi alluc-inati non distin– R'UCvano bene gli Og'l?C'tt i. PH1 fissa– va un oggetto p:i, quello svnniva, s: confondeva con gli o~getti circost:m– ti. Gli bn1tPva if i..~uore, un sudore freddo gli muoveva i brividi da ,·er– ~a a verga. L' dmOrc dell:1 0cicnza faceva guerra con la scnsibili1à fisica otu'tn dall'incosciente terrore èe1 mis,cro. ,\vrebhe vohuo avvicinarsi alla ~ruccia che isO::.tcneva il gufo mec<:';nico. tirnre i fili del congcguo, ma unn forza ignota lo re5ping-e,·a, 11 cac1.:iava con le mani alla fronte lon. tano dn quei luogo. 1.,., ~pirito deJ gufo era evaso. Il 1rc.1:o del male e della vendetta :m:. mava sinistramente il rap:ice nottur. no. Gli uomini çrudcli gli avevano fatto colpa di dcliui dei qunli non nvev.-, cnsc'.en7a. L.1 natura t'avc,·a creato notturno e carnivoro. Ln not– te e le tenebre sono nemiche del– l'uomo. Sono simili alla morte. Ma fa nollc C Il vita ciel gufo. Le sue oli il suo volo il grido gli occhi la sua ;111ima sono notturni. Cosi fu cre:tlo. I I gufo reale è l'aquila della notlc. For ... c più feroce dell'aquila, certo non meno ardimentoso. Non teme il riccio, con 1:t sua corazza :r. rn di pugnali, non 1eme il gatto sel– vatico dalle g-rinfie monali, non teme il ,·olpacchiotto cli cui diffidano per. sino i falchi, non teme il nibbio e le rorm~ delle cornarchie delatrici e solidali nef muovergli guerra. Un'ing-orda fame divora il suo in– lC~tino. · Topi e pipistrelli inghiotte quasi vivi: sono i comintiari del suo pasto notturno. Un leprotto tenero scende a recare tepore e sostan7a al. lo .stomaco apparecchiato. Gli è co. s1ato un poco di fatica di artigli e di rostro nel dilaniarlo n dovere. « Riposerò con un tordo bottacci~ che di questa 41itag-ione si nutre d1 lO del p0nte levatoio. Sporcò con d1. tracce nè di pelo nè di ::.a.ngue. Le pu. g·n ... pro e ha carni odorose e mor- Il fumo raccolto dalla cupa volta di. :,prezzo, allumacando di b,am.:o le p<: p:lle d'oro come il p.ancta Giove rese bide 11. p:nta a colori carfagni arrogava, do- banti rove(j inch,avarclate. Si :...cn.llò bit.-che e oblique d;tl taglio delle pal– 11 figlio ciel gunrdacaccia seguiva nclb sue scicnrifìchc .speculazioni lo spidto ciel gufo eva.so. 1 Fuggito a \'Olo lungo la valle dominata da un opalescente stupore cli luna teneva dietro aJ volo $Office e muto ciel hu. bo. Lo spirito ciel rapace notturno tornava ind:etro nei secoli ni Juog-hi d'origine. Posò .sull'accigliaia torre del Castello di Ch~tcl.Argcnt. Vi era granèe lavorio quella notte nei s01. terranei del castello. l1 potente sire Ugo cli Bard h:111eva moneta. I fai. chi da caccia riposavano sulle perti– che, scapucciati, all'uhim() piano della torre. Sonnt.""\.--chi:wano. 11 gufo arrotò il becco: sono qua. Un ,,cc. chio astore, già famoso ai suoi tem– pi ma oramai giubila10 1 con le pen. ne remigant; logore e le timoniere sciupinale, aveva appetito. IJ gufo ~ un uccello sanguinario a detta degli• uomini, ma nei rapporti con i suoi simili è generoso: esercita la benefi– cenza. S<:ivolò in basso leggero e ve. loce più della sua ombra. L'amunno po aver incavernato 1a cupoln della le penne. Non ~corgendo prede de.. pcbre superiori ave,·ano la fi!)satà ini• cucina, dal gr~so forarn\: del cacu. g-ne del .suo becco impawcca10 dei qua ciel tiranno sanguinario. I dùe mc. La luna era adula affrant.i die. peli neri del mJcio degli lntrul, sr,1c..· corneLti del c:1po, er<-1.t1a guiFa di tro il profondo parco che circondava cò ci, nuovo il V'Olo. Andò a posare pennacchi, conferivano al grosso e-a. il castello. Il gatto era caro a Pietro ;u un merlo sagomato deHa gran tor IX> un a~peuo diabolico. li corpo rac. Sarriocl, signori.! ciel luogo: gli ern re cieca e granit,ca. culto e gonfio in una fraudolenta stato donalo dal pot('rHc•zio Ugo di Già tra passata la metzanolle. (ì:h mo!lezz:1 era al simbolo cleJl'inganno, Bard. era l'ora che gli !Spiriti c:;pc.-culativi dell't1gguato notturno, del tradimen. Sopraggiunse l'ombra del gufo. toruano alle loro domC6llchc tlwiu,1.. to, de) del:t!o. Il giovane tirò con rac. Raccolse il volo silenzioso e bieco sul 11 gio\'ane studioso, pure acceso cfrdl capricc,o, i fili del congegno. Atte– m_as.tio _toz.~o ç q~iaclrato_. Stralu_nò !)etc d, conoscere, di sapere, rientrò se. Stmppò di nuovo. Il congegno gli occh 1 p1u aurati del pianeta G10. in sè s:esso. Fosse staia la cen:i u, era ro:ro. li gufo meccanico rimase ve. Gli occhi fosforescenti de) gatto po' grassa, un pezzo di marmotta ar nella sua immobililà subdola e ini. fissaron_o. le feroci pupille del _g-ufo. 1 rosto non troppo ben purgata nel. qua. Lo spirito del gufo, pen~ò il gio. Lo_ stng1de _bubo_lò._Qunn<lo I due l'acquà corrente, fosse la commo:lio. vane scienziato, non è ancora rien.. ~n,mali avvu1ghiau sprofon~arono ne della scoperta fatta nello .stanzone Irato nel suo corpo imbalsa.mato. sotl~ la. tom?a delle ali, il_ giovane oe, lanta!)nll, 0 la tragica fine dC. Era tempo cli ouobre. Nella ban. ran111cch~ato 10 un angolo s1. co~crse gauo nero, senti gli acidi allo sto. dita i cacciatori non concedevano gli occhi con le palme. Il v11,c1lore, maco e i fortori ruttare dalle labbra tregua agli animali. Passavano i tor. gonfio e trio_nfale sulla pr~la, sbuffo_ aride. DivisÒ di attendere gli cvenl1 di e le beccacce, passavano j falchi ,·a. Arr.otò al b~cco. Ba~Ll..: le palp_~· Ira fe mura della sua i.:amera. Un piz. dietro le colonie dei tordi. Le gaz:le bre, eclissando ti fulgore delle pupi - zico di bicarbonato e un breve fon- e le gh.anclaie facevano raccolta di le i~ cui _era racc~lt~ ~I rinc~~o di no. L'alba l'avrebbe trovato al luogo provvig:oni per l'inverno. Nevicava u~ incendio. I_J principio. dell incen. del cimento (nell'antico ~enso della sugli alti monti. Dalla va1Jat..., i cac. dio che, ~lopo 1 1 malau~u.rio del Er-'t- famosa accademia). App06'4'lto in un ci3tori il mattino incamminandosi lo assassinato dallo ~pinto rna1eclc~- angolo dello stanzone avrebbe final- con i c~mi pcz1..ati, impazienti, erano to del g~fo, doveva d,atruggerc e di- mente scoperto il mis1ero dello spi- abbngk:ati dallo ~plenclorc !nitido e a,·eva ricondotto le prime beccacce. roccare il castello dello smemorato rilo randagio del feroce strigicle. puro dei g-hiacciai lontani del Gran QUATTRO POESIE Il gufo volava basso e ondeggino. Paradiso penetrati dalla luce rC'sea te r;lentro In valle che conducc\la ai <lei 60le invernale. I gracchi e le cor– luoghi dove era nato. Lungo cm il n,1cch.e, spinti dalfa farne, scende .. viaggio. Ma quale strada é lunga n vano nelle valli. chi hn nel cuore il demone cli un:1 ~ 7imbello fu portato fuori dal di RAFFAELE CARRIERI venèetta. da comp;crc? Era nato a Iguardacaccia. Fu accomodato il con. Bocconére, era figlio detla grande I gcgno. Non appena lo zimbello p:an– sclva dove regnano le ombre e gli tato in meuo alla verdeggi:rntc Cl.O• aromi delle resinose. Ricca di prl'<le ca mosse le ;ili e il capo, lo spirito illustri la valle avc,·a propiziato t:1 1 dello stridige occupò la sua 5poglia. sua. giovinezza. Topi e scoiatto!i le IJ genio del male 1ornava a comp:e. prin~e villime. ·rordi e tordelle, gio. re. oltre la vita, il giuramento <H ven. vani cobmbacci, nocciolaie novelle. detta contro gli animali, impotente Conobbe il sapore delle lepri alpestri ~sendo contro gli uomini. Mette le vele amore 1\/etJe le vele amo,-e E ai venti mi citiamo Al/'usp,-o pottenle .4m"J,.e ni, chianw E scioglie i capell, Come la cometa Cii·e appare e dispare Nei/e, ,wtle ,l'estate. Promette del:s;,'c trmorr E ai -::enti mi clti11mn Al dolce oril',i!1 .luwr,• m; chia.11w Co,1 rwfulo d'urp11 E s.m:Je all'ape Per ccrtJ e miele Mi chiede 111nlfoit ,1,11r,r,. Jl.ilia d'inrerno ml ticn<' 1\folia d 1 iwverno m, tumr E fuorltt al chiuso. Moi. nwi piti tornl'ri, ,f1/e ,wlti drt nwrc Sollo il f,!llio Cupr,cflrno 1\!ai piti spur,:,:n, FoKlie di ruta Sulla frmtlc di -:.·encrr Vè ascoller,) al frt•SN• Lo stomrllo gatJesco Del -vcmlitorr di Jt,rr,, Che passa a ca1.inl/o Con sctle. -w,c; Come selle liquor,. Mal.ia d'inver110 mi t,"e11P. Se ne rnnno i cnvulll Co'n1e spavaldi rag{l!;r;jcoslan, Se ne i•n.,mo ; cm,alli Alle fac.l; /erre dell'act111t1 E 110n s; -:,ottano a gru1rd11rm, No che PJOu si -vOltl,n'<i I cavalli dal cuore di "'Kf"lo Non si vol.ttmo rt gu,1rdamii. Più allegri lleg-li :Jiugar, .4//a fine di 1111 boLtt'uo Se ne 7•an110 i ca1•11//j Sentendo d(l JonlflllO ,I marr C-omc gli z1'11.t:(lrj d rmrH'. Se. ne -:•mwo i ctnm/1, E non si -.,ofla,w u guurtlorm, No che nnn si voltano 1 cavt.11/; dlii cuore di arf[<'nt,, Non si 1101/ano n guardaNu1. 'l'ace a scttcntrlouc T(1ce 9 settc,,. 1 rione L',1.r,'o;o gor{!ltegg;.n Dell'llcq1w:'olo E la ,mrno rmtica Che mc.tee ne7..ter t:num, 1111.ra s ete co,1.wlu. Sono scialbi , fi11,,1, I fium; a setle11trinn~ E il trfoglio muore AJ passoggio dcJt'up11p11. L, Dora -i-lOtlO Vill;rno, ;,, ai piedi del I Pietro Sarriod. Caste:lo di Chfìtcl ..\rgem abbando.1 Altri caslelli ricen:ttcro quella nava lun~o il corso <li,on:linalo e jr. notte la visita dei due spiriti in. rucnte ig-n.wi ri..,tagni. l:tng-uenti sot- quieti. La scienza non indietreggia to gli ontaneti e le ,clciaie, rie-chi cli di fronte allo speuacoJo dcll:1 morte animaletti acquatki dl(' rirhiam:1\"a. <' de la cieca vendetta. II nero felino, no le bt>ci..-at·,e. ~viscera lo dagli ari ig-li laccr:1nti del l1 {!"ufo ,·ckg-g- 1 ando rapido e fio- gufo, Offerse un bc>n logoro pasto al. scio lungo il greto sorpre:--e una bec- lo .stomaco, pili a,•ido di odio dH." di caccia al pascùlo. Se il ~uo stomaco cibo. non fos'ie stato sazio avrebbe ripesto I) bianco campanile cli San Ni<•ola il sentimento bcnl"firo. Prima ancora vigilava solo e sollile ne\l':alt:t notte che si avvedc.-.5"erlclla minnrcia il g-u. il paese chiuso in un sonno pieno di fo aggranfiò l'infrlicc ben·ac..:cia, free int"ubi. 11 Castello di Ar\'ier, muta e straz:o del suo c-orpo. ,\<il'C~e qua:;i ilnpenetrabile custodia delle memo. senza battere alri :il tondo torrione. rie di un ignoto .-\ym:tr dc la ,\1odw Entrò ventilando dcbormcnte l'aria (che non lasciò nlcuna tra<·ci:1 di 6è viziata dallo sporco d~i fakoni, nel- tra i g-arosi fcud:1.1ari della v.-ille ciel. la pi<:cola fine5tra in c..:u1 la luna la Dora) n:-tto, il castello, e incorpo. mnndava una striscia sghemba di Ju- rato al sommo della roccia c..•rta e ce morente. Depose ai piedi del ma- brulla, ospitò quella notte i due spi. lanciato astore la hcc:caccia scarnifi- riti inquieti. Nei sotterranei abban– ca1a. Dal lungo bccro pendeva un donali non vi erano altri eso:erj che lombrico vomitato nell'agoni:i a me. p.pistrelli a capo in giù. I pipi.strei– tà. Nei musroli e nelle \'Cne della li ncl!e sere d'es1ate, rappresentano beccaccia pulsava nncora la ,·ita. j j pen~ierj inutili e i;volaaatoi delle L'immag-inazione è pili rapida e menti disoccupate. ~ei .sotterranei di leggera del \IOlo del gufo. Il pensie. un a01ico castello, pcndcn1i rome fo. ro speculativo ciel giovane preccdet- glie morte, perpetuano nd tempo il 1c nel suo viagg--io lo :,pirito de! bu. ricordo mummificato clcg-li .sconos.c-iu. bo che :weva abbandonato misterio- I.i i quali vissero e trapass:1rono - samentc la spoglia poh•ero'>a. L'at. senza infamia e senza lode - c-orne tese nella vasta e buia cucina del ca- l'ignoto Aymar dc la Mothe e i Hoi stello di Introd. Rincantucciato jn Eeguaci. Il gufo sdegnò quei miseri un angolo tremava nell'attesa. Un ricordi. Abbandonò la vile preda alle gatto nero slava accovacciato prcs~o civette e ai barbagianni. la cenere ancora calcia del focolare. Non molto lungi era il castello dei e delle coturnici. I fag-ianot1i di J piccoli alali, le ciocie, le pisp0- monte? Squisiti. le. i regoli, i pettirossi accorsero, con Lottò con i falchi c.: le cornacchie. le loro sir,da diedero l'avviso a) vi. Lottò ton le donnole e gli ermellini. cinato. Ma non erano quelle le vitti. Non aveva paura delle ma:·: ve. t:' mc dlc il µulo allcndev~ Soprag. vero che i volatili di ogni .specie lo giun~ero le gazze bisbetiche, le rau– sbeffegg(avano ogni vol~ll che lo che c"ancianti ghiand~1ie. Svolazzar0- sorprenclcvano dura111e il giorno ap. no diffidenti sui mmi spogli degli al– pollaia10 suJ suo ramo nel folto cli 1i pioppi. un pino. ~la la vcncleua, cli nolle, JJ gufo rotò le 1 ,upille d'oro, 6pri. era atroce. l..'l. vendelto _chiamavn_ la gionò il .suo fascino fatale. Allargò e qrage, la strage avveniva. C:rndide riC'hiu'ie le ali. Ratto un nibbio e uno pernici, candide lepri, famiglie inte. sparviero apparvero del.bernti a dar re di « f.Jn•elli >•, marmollc '-'Orprcs-c l'assalto al nemico. Lo spirito del bu. 6ulla soglia delle loro tane, furate bo (•!'-uhò. C":tcldero enirambi ai p'edi alle tane stesse mentre at1errite si dello zimbello. Né gli alLri volatili 6i -.fi.rncavano nelrintalpnrsi . . f\ Bl ero. ~gomCntarono agli .scoppi imp, .., ,·i. n~rc, dalln Grivola, alla Biul:1 e gil1 ~i. allo ,speuncolo (iell:t morte. Quas 1 fino alla punta della Vallclla g-li ani- li inr:uenn~se un:i c11rio!-!it3 morbosa, mali vi,·cvano, nella no1te 1 coJ c..·~1ùr~gazze ghiandaie, corvi, venuti dalle !,OSpe.--o ncll:t sg-oment{t a~pellazione alte rcn-ion 1 del cielo, fecero ridda in– dclJ:1 morte impro,,vi::.a e mula. An. wrno ;I ,!"Ufoclie movcndo il capo e che g-li i;mimali domestici, ora dw lo le nli in modo irre$i~tibilc, con una :...pirito clrl gufo era 1orna10, sentiva- crudlllà fredd~t e c,-,aclita, li adesçav:.i. no la 111:naccia g-r:1vare nell'aria. Ln strage continuò. 11 prato era se. Altorch~ la neve .alta slcn<la,. 10 .a il min:llo cli '-."Orpi morti e mor\'.!nti. <kserto bi;inco e squallido d:ilJe vcllc ~le-rii e tordi gi~tl·t:v:tno presso j neri :il torrente. nei crepu~oli ~cialbi, in- <"Orvi, I~ bigie cornacd1ic. Un:t poia. torno alle abitazioni clcgli uomini, na c..-olpita a un'ala andava bal1.cJ. polli e p;ccioni non torn.ivano ai te- Ioni tril i cada, eri. Stormi di allo. pidi riceui. L'opinione puhblil•a. prt!. ,Iole imprtsl'ro a ,·oltcggiare, a griJ. -.la nel a<.-cu!-area torto tanto gli uo- !c~giarc sullo zimbello. l'a:,sarono mini quanto g-li animali; nccag-ion;1. alte aie une eleganti pavoncelle. Vr. va di abigeato la vo1!1c,_come_ se I~ nivano clal'.e steppe clell'Ungheri:,, volpe non parlasse già al carico <11 porl:l\·nno nclh.· penne il colore mu. lroppi cklitti. tt.vule c'ell'arqua frrma che rifle1te i I.. 'io speculativo cleL gi<wane !:!Ili- variopinti cieli boreali. Saettarono (n dioso abitava purtroppo dentro un passo -svcr.tagliando le pennt ruggi– rnrpo soggetto alla frag-iJ;tà della I osc del g-ufo. Fnkando sulle lun!(he c:ua carne. Smaltito con l"aiuto d<.•' e morbide ali mostravano, ora si or.l bicarhonato jl gra'iSO della mar11101 .. no. il candore dCI pello. ~la una fu. la, si addormen1ò fiso. Stava schi:u·. <.·ilnta maldc..,trn in,·cstl in pieno lo ri:indo il sonncJ\ino dell'oro, che co. zirnbello. Volarono piume. L.'l. gruc. m,· si sa 1.- fiorito (lei più verilicri e ('i:t d1l• rccr•.:-t'va il gufo men·anico dc lei sogni, qu1nclo un gnwc tonfo cadde lentamente sul prato. Un uomo ~li spr!lancò g-li occhi. L'alba ~t:tva an.1iano armato cli 'Chioppo e un affacciata al ù:w:rniale dcll:1 fine~,r;1. 11011·0g-iovanc u"-cirono da un capan. Il tonfo, non vi era dubbio, era :-iv- no di frn~chc. L'uomo giovane si ac– ,·enuto nello ~tanzonc dei fontasmi. c..-ostbal corpo ciel gufo che giacev~ Cor~c in pig-inma aJ pi.ano cli sopr.l. ckcapirnto nell'erha. L 1 na fantC'-C'ae un famiglio ~cc:ndcva. Il 1crrore di Bocconére, l'aquila no le scale quietamente di~correndo. della notte, lo ~pirito del male e del– Li urtò facendo gli ~calini a due a la Vf'1ulctta 1 era ridouo un misero due. 1_, fantesca e i1' famiglio lo ,:cncio. A qualche passo dt:I corpo va. guardarono a 1ergo senza quasi stu- ne_~giava la tonda testa dagli occhi plrsi. Dissero insieme: è folle. Sor- vitrei e falsi come culi cli bicchiere. risero. La donna di.sc: c anrhe: po"e- 11 g-io\'ane studio--0 raccolse la 6pO– retto. glia spennacchi;Ha che la notte ave. Spinse l'uscio con la mano 110,1 va !iCguito con l'immaginazione nel molto ferma. L'alba era entrata ap- fontas•ico vi:1ggio attraverso castelli pena allo:-a dalie ampie finestre. Nel ùiroc, ati e mi"'te·riose forootc. Il g-ior. suo angolo, sopra la siaggfa inci:. no appresso i villici l'nvrcbhcro ap– nata, il gufo e1·a là con le ali abbas. picca1n con le ali :-1perte e il collo satc e polvcro~e. IJ figlio del g"tiar- mozzato, che ver~a"a 1·:·nima di ca. dacac-cia prese la 6taggia eia cui pen- pecchio, a un b:lltf'11tt! del pcrtone. devano i fili del congegno mC<'c.'lnic<' Contro il malau,:rurio.

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