Fiera Letteraria - Anno I - n. 26 - 3 ottobre 1946

FIERA LE'ITERARli 5 INEDITI DI UN PASCOLIANO Ombra rnut.a sfuma vin attrnveuo il franto cuore ... schc transizioni, apparvero dC'l novatori che non temettero d'affrontare l'impopolarità immancabile per chi violentemente ai stac– ca dallo stile corrente d·un"epoca. IX. Tredici poesie di Gabriele Briganti Dolce Madonna, neU-aureola d"oro, sul fianco dc lo bella cattedrale a le levo, p.a58<Uldo, il mio ~artoro, madre immortale. T rn j primi di' tali fenomeni potrebbero ricordarsi j simholistii in J)OC!Sia,gl"1mpres• sionisti in pittura cd i.I wagncrismo in mu 4 aiCl\, I novatori novcccnl'tsti, poi, aono i più diffioilmcnlc occ.eH'lbi!i1, iper rappresentare In rinunzia a lutto quanto è stato fotto prc– cedcnteinente . Gli 6tudiosi deJ Pa'-coli collocano b1::;_1 I racc.oho ora nd 3° \ olum~ dd .mo ScriL-. .:alto la sua poesi3 dct « GcLsomino noi• tori d'oggi. Latcn.a 1946) nel quale ca• 1urno »: e c'è chi In mette senz'altro al rallcrizza la figura unt.:1m1e lelleraria del ,•ertice delle mille pagine che racc<>lgono compianto amico: t) fa un vago accenno J'opera poetica <lei candido e tormentato ad un Krt1ppo di y,•rei trovali fra le sue romagnolo. E' una lirica tutta im1>regnata carte inedite d:ii familiari. Quella timi– di profumi e percorsa da un indis1into dità e quello ::)crupolo che avevano rebo 1:>entore di voluttà. Nella notte silente il Briganti tonto coro al Pascoli gli ave– gpJe.ndc un lume ~ul quale ~•affi,-u vano 6Cmpre trattenuto· la mano da!raffi. l'occhio del poeta. dare i suoi tentativi ooetici n un editore Per tulla fo notte s'esalo l'odore cl1e passa col vento. f>o$sa uu. lume là per I,1 sallo; Bril/r, a( primo pia110: s'è svento. Conferic:ce ,aghczza ullc. 1>oe~ia il fotto che non si :.a bene che cos.:i. .i,ucceda in <1ueUa casa e che cosa voglia t.lire lo 6p..:· gnersi di quella luce. La cosn diventa J>ÌÌI chiara qu:1ndo ~i ~appia _J;.he la poesia fu 1mùblicnta la rrima volla, per se stnnte, .{'l':ipografia A. }.l:lrohi, Lu.cca) in opu scolo per nozze: le nozze, 21 luglio 1901, dj Gabriele Briganti, 6tudiOSo di lettere, in6egnantc di ingle~e e bibliotecario del– la Comunale tli Lucca, una Jell.e porhc J,ersone lcllcrate d1e 6CPt><'ro guadag1mr• o tipografo che li dh•uJgaS6e. (Si ]imi– tò a dare aUe stampe ven;ioni daJl'juglc. se e dal 1edcsco, da Shel!P.y, da Beine, in opru;coli non venali, 1>er Nozze. Dolce provincin, le trombe della Notorietà uon han virtù di turbare ancora la dolcezza. dei tuoi riposi!) Ora ,la signora Br.igan1i ci ha consentito di dare un· occhiata a quei f o– glictti tenuti 11:m::o.::1i così gelo.:iamente, e dei c1uali offrinmo :ai lettori della « Fiera u un piccolo saggio. Indubbiamente Pa-.coli crn un gran ms– go e difficilmente consen1iva ai suoi de– ,pti di .scnm1H1re dal cerchio del suo melodioso sortilegio. Ma, n differcnz.a del– l'altro nrng,o e tiranno di Pescara, non face,•a gravar~ Li sua ascendeoui 5ulJe po– tenze più gelose ddl"animo di chi ai fi. I dasse :1U'ombra del ~uo lauro. E le 4re– \ i liriche del no~tro :unico 60110 velate I sì di quell'ombra e ri~uununo di queg.li echi, ma l'auimo ,-en.::ibilissimo di Ga- briele Briganti pur "i tr0\'a sue segrete 1 vie per effondere nel verso queUo che più profondamente gli pt!Sa\'a sul <::uore. ANTONIO BAU>INI * ROMANZIERO MINIMO di G. BIUGA NTl I. L·albero ancora goc:cante di p)oggie primaverile tor che il sole più chiaro a'allacc\al ,si la con6den7'.n dcll"orubroso cn1~tore. d~i I ~ id Jgni sua /~lia una luce -Ca11ti, cli Castclvccchio. Favon l'int1- ~e~ u a tremo a· u.n sozno mitò del romui;nolo e del lucchese una uc.c. .rcrtn nffìni1ì1 di (Usti e di cara11erc, che An:ma e tu, se,_ la raf6.ca \-ene illuminn qu~tn frase di una lettera dc~ cupo d?lore t mvc•t~ 1le) i>rimo al @ccondo: <( Ho finahueute e 11 muto pianto t'i _bagni, trovalo u.110 1,iù. timido di me, e non ti nnche tu, ol :'°le di un 90Q'J'\O J,ascio J>iù andnre :o. tei:iocc ohre 11 c~po dol?~ C<'me il Pa5eoli, Brigauti era figlio cli nn~m, oh splendi e sornd, : un fo11ore, e dal chim,o della Biblioteca COSl ! anelava :.illu ,,itn dei CfllllJ>i. 1\nche l>Cr que~lo Ztxt11Ì e M«riù l'ebbero t:mto caro. L'amicizia durò senza eclissi e senza screzi fluo nlla morte del Pascoli: e la de,•ozione dell'umico supcl'slite uUa mc• moria e nll'opem dello 6COmparso ei e- 8(>rel'ibe in lii\ culto muor0"O e i111ellig:entr <'he dette prezioso fruuo di intcrpre1azioui 1 di chioi,e e di rhiarimenti, anche con :ac– curati epogli bibliogrnfici di biografia e di critica, che tro, aro no la loro destina• zione principalmente in quei c1uaderri di « tudi pascolin11i » {Ed. Zanichelli: 1927-1936) promo...si dallo « Società lta– linnn Gio,•onni Pn,coli » fondata nel 1926, deUa qunlo il Briganti fu, vita durante, il 6egretario. A lu.i uno dei più devoti amici del 1>oe1n. Alfredo 'Caselli, lasciò tuOrCJ1do 1111 copio~ carteggio e molte <"ar- te 1,ascolinnc adunale J1elln lunga dimesti• chczzn :n lui si deve una raccolto di inle– rese:mti inediti. --tudi 1..• don1111cnti puh– bliculn n curo dd Comune, Lucca o Gio. va1111i Ptrscoli, nel 1921: di lui è un bel aaggio in1itola1 0 « Tc,,timoni,mze t' , nlu– un.ioni p:1,;colbne » che ~i legge ncJ ,olu– me Giovarmi P<1.(cofi n curn di Jolnnda de Bla$.i {S:111!-0ni, Firenze, 1937}, Da Lucea. dopo la morie del Pascoli, Briganti continui> a ,:dire ogni 1anto n Ul– etclvecchio a visirnrc la ~orell:t Marin, eh~ Io lasciava libero di con-:ultore le curie del fratell<> o ron lui 6i intral!ene,"a volentieri a rievocare i cn~i clc.lla ,·itn 1rasco~a in tanta romunan:ra di <.piri1i col suo « Gio• ,·n.nnjno ». C:1bricle Briganti è morto n @ettant"nn. ni in Luccu il 19 m:1ggio dell'anno scor. 60: e la notizia, ~iuntu rol ritardo che J>Or– tavnno nllorn i tempi tcmp~to--i. v1,•amen• te eorprcse e addoìorò quegli amici tli– &J>ers.iqua e là per l"J1:1lin che negli onui di pace a,·c, nno ~vt•~~o r,•r<"nlo un prete• 6lo di studi e di ricerche per fcrmars.i :l Lucca ç aud:ir,~ a ;:-Orprendere l'nmiro Briganti nella '-LIII l3ibliot('C:l o a tirarlo gìù di ca-.a (abita,a in a\tol 1>4!randnrc in:.ieme a fare la p:1s~eggiata di rigore t,Ui b:1~1ioni alberali della (ÌlilÌ. Ricordo co. me l"uhima noc:tra pa11scggiata ci fu gua• stata e intcrrou:1 da un 0:llarme d"inrursio– ue aerea. Era il Cf>rpu~ Dommi del '-1-3. Tu11a nstirn o fc~ta l:1 gio,enlù del loco t.-rn a spa~o J)Cr le Mura. o la fi , edev:1 u,~. viala a rientrare ne.Ile porte della eitt:1 dopo unn prorl''-;:-ÌOnc a non :.o quale san– tuario suburbano. Ci gode, amo il tra. monto della serena giornata di giugno quando giunli airaltq7'a del baluardo di San Colombano ululò la cire.na . L·occhio ei andò nlll' torri della cbjara eittò di Paolo Cuini~i: ~:in Frediano, San Mar~i: no, San i\Jirhel_t· alza, ano i loro f~ag1l~ campanili nel c1(')0 ro!ato; e uno d1 1101 di~e: « Ci mancherebbe altro .. » La gen– ie affret!Ò il JXJHO, e qualche g!ovanolto eorre,·a trascinando 1>er mano la Ello ni– gnzza come in una co1o~itn e mos~a. ~ cac: eia » di F"rruico Snccl1cct1 1 calondo gw dJ1 ba,:,tioni.. . Il. Tramonto di agosto: ma p,arc tramonto d"autunno inoltrato Un"ombrn viola. che npporc Così. più tenue d·un finto. Un"ombro che appanna teucra i fuoch, del sole morente ... e fo più pensosa la &erA pili triste ,I tuo cuOTe dolcnt('. Non anche nell"omhra viola nppore una stella, una a,ola... lii. Fredda ('&tate dei morti, e.,tate m.ia , cader di foglie e s,c,gn1 in un l<mJuore chinro d1 sole, e di mnl\nconia chiuSll nel cuor... Freddo. estate dei morti; ultima luce ch~ara nel cic1o: poi, nuvole e pianto, e po\ per mc, la strada che conduce aJ camposanto .. IV. Io ti sentii. cantar sotto gli ulivi di R:ipafratta, ed era il tuo enntar,e fresco: una voce di lontlln'I rivi. Ed a quel canto tutte le più nmare tristezze onde l" umana anima duole scntU, nuovo prodigio. dtlcguare. Oh! la dolcezza delle tue parole d"amore alate, o vcrt(me ca.nona. L"anirna vuole ricordark e vuole te ricordare e l'estasi dell'or&.. V. No, fanciulla, .su mc cala la sera e il mesto cuore già lo fa1teia l'ombra. E" tordi. O mia lontana pr'inrn,·cra di morte foglie ingombra f Tempo è fanciulla ormai di ripiegare l"ale del .50gno sull'anima prona. E" tardl. Ml accompagnj il tuo pregare, dolce ~ii.nèiulllllbuona. VI. No t"illudi. Là dove passò· l"aln del fuoco tutta fremendo. un ce&po un solo cespo d"erba tu non vedrai mai più. No, t'illudi. Là do•e la fiamma ar&c d. amore tutta di sè fremendo, la dolce pace ormal in cuor non avrai più. VII. Dolce !"oblio. Poi che tramontan rorc de lo tua vita, e non un ragg'lo pio più scalda il gelo del tuo triste cuore, dolce l'oblio ... Dolce l'oblio di un troppo dolce amore che ti eorr'1se, appena, in un addio tacito e ti lasciò col tuo dolore. Po\ che tutto scolora e tutto muore e vano è il sogno, ormai, Signore Jddio, sul mio cammino sbocci, unico fiore. dolce !"oblio .. VIU. Poesia : grande dolore I 1 11 più puro cd nito canto sgorga su dal nostro cuore quando è più son.fio di p:onto M:a la grande pocs'la tace. come il gran dolore. Madre che tutto sai di questo mondo i~ male, e tutta sangu~ni n=l cuori!, tu SA~ pure qual aia questo profondo mutn dolore, che a tutti cMudo, e solo n te confido, dolce Madonna, quando n te 901Jevo gli occhi. cd il pianto, mentre a te sorrido, m,uto rjbevo E sento eh~ mi dici, o Madre S::u1ta, Radiosa. ncll"aurcola d'oro: Strug;ii nel veuo che fiammeggio. e canta i.I tuo martorn .. X. Solitudine mia, tu mi trapuna-i il 6Cno di sottil malinconia, do. che le \llusioni ultime lun-gi con la speranza ultima van1r via. Solitudine mia, d1 già In notte, nott.c senza stdlato e senza aurora, con le tenebre cala. in.interrotte: solitudine mia, venuta è l'ora. Non odi) g\à la pallido. fanciulla, sorc.Ua Morte, il vc:;ntilar dell"ala verso te muove. Attendi un poco e a1Jla ..-ua dolce bocca alfin l\mimn caala. Xl. Dall"aria serena, campona di morte,. tu batti aUe porto dollc anime in pena. Solenne e serena tu batti alle porte: non ecioglic la mortie per sempre ogni pena) Xli. La notte ha d\atcso rauurro vcUu!o trapunto di stelle. Pensoso io contemplo quel placido e mulo trem:J.r <h facellc. A un tratto uno romba nel c)clo ai effonde qual mugghìo di ma.re , di mare lontano che \o"Oi'lia eue onde in ciclo aca-gliare. La romba m 1 è &0pra. Dà un palpito con brivido forte (cuore, d'nngoscin. Non medita j.\ cupo motore dal ciclo la morte) Xlii. Non Ji comprende Valéry se non come una rinunzia a quanto c;ra apparso in lette– ratura fino a Mallarmé. Non ai comprende Schoenberg se .non col presupposto della ri– nunz:o n quanto era staio compo&lo ·m mu· sica da Pulcstrina a Wagner. Non ai com• prende Modigliani se non col pre11uppo4to dcl!a rinunz.in n quanto era stato immal(lna• 10 in pittura da Giotto o Cé :ran.ne. Il novecentista è pertanto il più tipico pro- dotto dclUl cultura borghese, in quanto lo presuppone intera e si rivolge al p'1Ù anti– popolare de~ borghesi, quello che per la sua mentalità rnffinntnmcnte scaltrita è 'In grado di comprenderlo. Non può apprezzare Un 4 garctti o Montale chi, estraneo al.la cuhura borghese, prova la aorprc:Ja della novità in Proti. non Schoenberg chi trovn difficoltà a comprendere T oeti non ModiglillJl~ chi ve• dc una rivelazione' in Cabancl. Il pubblico del novccentis1n è quindi assai scarso, limiò. tato all"ì:ntcllcttuaJe, all"artista d1 profcsaio· ne ed oJla ristretta cerchia di horghes,i che, in tono dispreg\ativo, veniva talora qualifi– cata come : snob . Dato eh~ il pubblico artistico si sposterà inevitabilmente verso un nuovo equilibrio sociale e culturale, è ouurdo penanrc che esso possa e voglia ndattars• nd un 'arte che gli è incomprensibile, perchè nata da pre– supposl°l sociali caduti appunto in quanto in contrasto con le leggi invincibili dell" evo• luz:ione umana. cd è ovv:o prevedete che l'artista dovrò. avvicinarsi alle nuove reclu– te della cultura e trovare in esse il suo pub– b.lico -. o perire. La presente cri:ii editoria· le, teatrale. e del commercio artistico non è che un primo avvertimento. Considerato da tale punto di vista, tutto quanto miri a conservare l'irrigidimento dell'artista sulle JX)8irionJ di trent'anni fa non può n.ppa· rirc che come una reazione tendente ad impedire e ritardnrc il sorgere d"un'-0rte rispondente alle; esigcn:z;,c dei tcmp'l nuovi. Riportiamoci, per trovare un"e3empio sto· r'1co nelle eità passate. a ciò che avvenne dcll"arte classica pagana alla caduta dell"lm· pero Romano. per virtl1 del Cristi-.ancsimo. Si compì allora una rivoluzione culturale che ha delle analogie con quella che sia I Natale, di nuovo I Natale nncora, di: eongue e di morte. Serrate son tutte le porte al bene. Sperare che V<a!d oggi avvenendo. E.bbene, il distacco da1 4 l'unn civiltà all'altra dalla cultura pagana Natale 1944 alla crist'1ana non s"è mnnire1,tato con un ta· glio netto. Ma non certo gli ultimi cpigon? dei poeti paQ"ani appn.rsi nel lii secolo d. C., quah Aurelio Olimpio Nemesiono 1 Re· Nel mondo non regna che \I male. p011iano o V e11pa ( urono allora i mppresen• tanti dell'arte nuova. I nomi di questi ci sono ignoti, perchè non lasciorono tracce che nelle rozze 'lscrizioni nelle catacombe, nw con loro era.no apparsi i germi della Modernità e novità in arte .nuova orte che 11i manifestò poi nei canti ambrosiano e grcgor'mno, e negli inni sacri, nelle laudi, nelle sacre rappresentazioni, di qucll"Mle popolare cristiana, ocndc son sorti poj In must(..8, lo poesia e<! il teatro mo. Sul problema dclrarlc popolare, gid da novatore si rivela subito. 1 __ germi debbo 4 demo. noi trai.toto eon l'articolo dr" G. Trombatore no trovare ~1 terreno propizllo e maturare Forse la nuova arte popolare &0rgcrà dì e con quello in prima pagina di que 3 to nu• prima di manifcS t arsi apertamente. ~nti- tra i divertimenti e I~ cerimonie dle le da.– mero abbiamo n·ceouto numero"1 ecrilti. nuano intanto a 90 p.avv'ivcre ,j ritardatari del si lavoratrici pnrt'lcolarmentc prediligono, Scegliamo fra qucsti l'articolo aeguenle, che mondo che crolla ed 6 sbadigliore ,gli ul- igincchè le forme; e rcconomia d"un'arte nuo– a.ironta un altro aspclto delta confrovcuio t'lmi bogliori del fuoco che è per calingucr• va non potranno più prospera.re ncll"orbita I (N. d. R.). si. di ~bitudini, di gu1Jl1.e di ordinamenti che A1 grandi rivolgimenti politici e 10CiaJi non suole accomp&gnors1 una eincroma ed mmediata cvoluz\one artistica. l a-ermi del· In nuova .necessità culturale nascono con gli avvenimenti, ma quasi mai un genio L"1mn1anc tragedia che lè rove&eiata sul- crollllnO. J'uman1tà in questi ult"mi anni ha flllto ro-- L·estctica borghese ha con&idcralo l"ar– vinftre quasi di colpo ~n Italia, come in al- te non c.ome un {atto reale dclln vitn urna. tre oozioni, quel mondo cli privilegi 90 • na, da studiare nelle sue tnn,zibili CMM• cial1, politic'1. economici e culturali che ai teri&tichc psicologiche, tecniche, 8 toriche può ch!runare la civiltÀ borghese: nata dal- cd economiche, ma come un'astrazione :a Rivolutlone F rance9C. moribonda per filosofica per lo quale ai costruivano teorie quella che va compiend0&i. alle quali poi l'art<; bene O mala doveva Quali erano \ rapporti tra le diverse clns.- adattarsi. E gli a.rti.&ti hanno spesso pro– ii aoci'.nli rispetto al pubblico artistico di dolto delle opere 'Jicnzn prcOOC\lparsi che questa étvi.ltà) rispondcsaero nd w,a ncccssilà umana. .Si può dii~ _che. le clasa'i lnvoro~rici (opc• quasi portendo dall"aasiomn d\c inon l'nr– ra1 e contadini) nmanc.saero qua,.1 com?lC:, te è dc&tinatb all"urnani~'à, ma questa a tnmc.ntc f-'•trancc aUe t.ue l'T\a.n 1fcs1auo:i.L quella. artistiche. Qu~tc conscr:vavano per. lo p111 L"arte greca è nata dai popolo, ha vi•• ~nen:r:~!=r:ri~ic;::mtn~f~!~~':att:- c~b: sul? c01., esso_, _con il suo. spor~, C?n 1~ sue . . . . .• . d. ccnmon1c rchg1o.e, con , suo, d1verhmen• z:!ont poetico let1crar'1e, le ca~1.z1on1 i. ar~ ti Dal popolo è nata l'arte cr'1stiona e con 11 pla~che. Je ra,ppre.5cnt~z1om. teatrali, ~ e~ ha v"mto. I grandi nrtieti del 4 e 500 conce~, ecc. 7ro_n? av~enim~nti monda~11 erano arlqiani di genio che fornivano alla nl pan che art1at1C1. I giornali erano forni• I r I I d. t fì · pr'mcipi corti– ti d1. cronisti. mondan, (perfino _ai loro _te~- ;:~ 1 it :n 11 ;;ci 1 ec:nucn.aCJ, merce a:nam e ~1. D ~nnunz10 e Proust) nl pori che di cri- compresa da tutti. Arte sacra era quella llcl d arte. I eff.ettivamente destinata al culto, sugli al- Q~ando •·~ ccrc~to di far accedere ali~ tari e nelle c&nlorie: arte profana era quel. rrumitiest~\om dell art.e bo~a:hea,e, la classi lo ):he abbelliva ogni ra.t,pcllO PeUn v.ita lavoralr'1c1 (e I~ stesso _fn~c1sm°: hn ten!ato, ren.Je. J novecentisti honno prodotto delle a. suo modo'. .d, far!o) 1 nsuhah tono ~rmo- Pictn dcatfnatc alle esposiz:ioni intcrnl!lzio. st1 tr~•curnbil1_. ~gh spclla~oh. a prezzi po- nali, dcUa musica sacra ~neacguibile nelle polan o gratuiti • lavorfttori erano d,ellc ch.icse, dei. drnmmi der.t.-iati alla leltura., re oecezioni. delle .danu che nOP ai ,poseono balla.re . D"ahronde J'arti.ata era e si sentiva un Pr~ttnderc oa,ri che derivazioni dell'arte borghese anche se, come Verdi, noto da più squisitamente borghea~, di trent"anni ra., contadini. Aveva e ricercava per dienti I auperntn fuori d·ltalia a comincinr dalla bor~c.5i (!"aristocrazia era a.saim,lata cui- RuNia, sin quella dell"ovvenirc, ed invocare tur.ilmcntc alla borghesia) viveva con >eeei !"intervento dello Stato per puntellarla, poi– e per CSS'1anche quando soffrh'O della lo- chè nè le daui lavoratrici nò gli esausti ~o _inc?~prcnaione e ai ribel.la "'.a alle lor~ borghesi possono sostenerla, è chiiedcr l'im- 1ng1us1.Jz1e cd alla loro superficie.la aens1b1 4 possibile. Perchè milioni di lavoratori do– litò.. Come i bor,ghcai differivano per gusti vrcbbero continuare a pagare la somme in– artisoci, così gli artisti si dilfcrcnz.iavano genti occorrenti per eovvenire alle iatituzio– a. seconda che si rivo.lgeasero a borghesi I n 1 fftllimentari d·un·artc che è loro estranea t\rtisti~nte più o meno evoluti.. . perchè non se ne curano, di cui beneficia Lo sola ~roduzionc eh~ in Italia abbia una ristretta cerchia di previlcgiati dcslma– raccolto ~na1-eme al pubblico borghese una ti 8 scomparire> parte di lavoratori è stata l'opera in musi- L"arte viva ha sempre avuto e dovrù aem– ca tradizionale: quello d~ Roseini. BcUini, prc avere in aè una ragione umana che si Ooniz7tti e ~crdi_ e _dei più recen~i conti- trasforma prima o poi in rogione economi .. nuatou. Altu.menti .. I cqu.valentc d1 quello ca. Augurando che il genio della slirpe rin– che ~r la .horgh~ erano la l'"t!eraturo, novi il dono d'un'arte che Bia di oggi e di le ~rh plastic~c, d teatro, la music":, era tutti. lo Stato democratico non può e noo costituito per 1l popolo da certe manifesta• deve eh~ aprire le porte ad ogni serio t.en– zioni sportive. dalla canzonetta, il circo, gli tativo e lasciare che \I popolo accorra là spettacoli do fiera. 17 danze popolar\ il tea- dove ai sente allrotto, senza farai apologeta. tro clplettale ed. )n parte, 1 1 cmomato- nè di Tizio nè di Caio e acnza prelcnde– grafo. , re d"inscgnare quc!Jo che ncseuno a..1 per Mo, sopratutto nella •cconda metà del- Kienza aicur.l e che ognuno ha il diritto 1'800. di -contro allo m:iggioranza deQ"li ar- d, giudicare a suo modo chq COM è bello tieti che ricercavano il successo parlando e che cosa è brutto. Pielro Pancra~i !lerisc:e per pmno un bel !-a&gio (« Lettur11 •• 20 ,cttcml,re 19-15: ARNOLDO Cli\llROCCJII, Di,e~uo un linguogaio com,prena'1bilc per il fallo che •i riallacc'Java alla tradizione acnza b,u. VINCENZO TOMASSINl . \.., 1anc

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