La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 10 - 3 giugno 191

LA DIFES A DELLE LAVORATRICI RI N A SCITA l.iua bella t-era , Paolo Fìùi ar cra pr esa la .::.ua p1i1na ubbria cal ura , 111a spa rentosa. A scssan t·anni un tale spropo sito rn ot dire 11011 1·uu1iu ch'egli ce,·carn ma la roYina dello ~tomaco e I umiliazione dello spu ilo per uu pezzo. Si destò nel lettuccio sciaìto e sudicio , da porer·uomo solo. Si tro\'ò arrolt o da un rag– gio caJdo che scencle\'t1, dopo tar:ta pioggia, dall'abbain o, a co lorare la ~rigia mi.:,eria del– la sua soffitta. Ricordò d'essere mancato al h.1,·01·0 per tre giorni. .-1.,·ern da qualche tempo un·irn sorda nel cuore contro di sè e tontro tutti. Decise di licenz iarsi dal la fabbl'ica corag-giosame nle, prima di farsi perseguitare dalle solite in– ehieste e multe. Era così ·.1ccorntodella sua terribile solitudine. così stanco delle Yillà e dei tradimenti della rita e tlegli uomini: co:-.ì sfiduciato anche dell'idea di ,1111acità che aYe– ,a i1wano trasmesso .nel sangue a suo figlio. morto lassù. trarnlto nell\idio umano, che tanto ralera per lui finirla di arrabattars i. PoteYa terminare i giorn i in qualunque mo– do, in un ospizio di ,·ecchi. in ur.a h1Yernao questuando il pane per le \'ie del mondo. Si ,·estì a casaccio. mise in ta~ea gli ultimi spiccioli. la grossa pipa e il clem~pito orolo– gio. runica cosa di qua lche nlm c. eh·egli chiamaYa il suo scalda lello . Sbatacchiò la porta di ;-asa con un senso cli abbandono. come se stes:=::e per lasciars i andare da quel punto alla cle,·ira. - Lottare. a che se1,·e? '1eglio gettar ria il cui ico. Che m·è rimasto nel morc!o? Ci ruol troppo. a campar{l! E non ne \'ale la nena. infine. - .\l rumore della porta ç;hnttuta fece ero un altro suatacchiare furi oso. al piano di sotto– Stendenrl o le scale egli Yide la Yccchia , i– H"ndilric-e usuraia. ç,::ua casi2"liana. la qualr pure uç,::ci,·a chlla rurina trascinando ·cor -.è un pi('r-olo esç;ere rlw piange,·a !-ordamcnte- La donna si fermò come per riprendere fiato. :\..c;;;unse un·e~pressione compunta e gli dieci? l'annunzi o r\ella morte del suo figlia– stro nelle t1incec. l.'a,·era saputa pochi gior– ni arn nti ila un comunicato della Croce ros– sa. Pa, lo Fitli ebbe un so({gbigno. - )luoiono tutti'. Patera ben anelarsene anche qualcuno dei rnstri! Dar-r-hél'unico 2"randeamore della r ita , il suo Pietro ,·enterne. forte e bello. era rima– sto stecchito fra le ne,·i. lassù. il recchio non prornrn alcun sentimento di pietà al rac– conto delle sYenture degfi alt ri soldati. Pa– rern quas i che trornss e un acre solliero. una idea di compenso. un motiro di rersuasione alla notizia rii altre Yittime della furia tra– ,·oJg;-rte il mondo. O,sei, ·arn poi la compun– zione untuosa della ,·ecchia usuraia con un se11-<, di ostilità diffidente. Ella era segnat1 a dit'> nrJ Yicinato rer il i;;uorqoismo e per Ja cruflPltà Yerso il fi~liastro già ,·eclo\·o. chr a,·e,·a dovuto abbandonar-le nelle braccia il r,ir·r·olo nipot e. - 11uoiono tutti.. ripeté Paolo brusca– mente. .Ila la reccbia. smessa la firzione del cor– rl'lglio. w,lle spie23.1·si. i tratta, ·a di una sbagliala ragione che arel'a adesso il Gorer– nr,per cui alla matrigna del morto. a lei, non !or·r·herebbe un quattrino. E im·ece spettarn ~ lei po,-eraccia, per tutta la rita. di mante– riPr" il ragazzo! - ~h. ç;:p P questo r·hr r i pref)r•r-ur,a ! - ir - t.enuppc 1· uomo (;On ira . - E' tos ì, la slol'ia d'oggi. Le donne come voi hai:no tutte pie– gata la testa alla guerra.... Una fatalità, si– curo. Un castig o del Padre eterno, un sag– gio decreto della proYvidenza, ma certo ! Pe– rò l'unico pensiero è stato quello di buscare tJualche sussidio, di arraffare quaichc lavoro degli uomin i sacrificati. La corsa al denaro e nuii' altro. . Una cosa che fa schifo, il mondo!... La rerch ia rispose con ui: vituperio. ~la, p:Jìchè il bimbo seguitava a piangere, essa gli dieci,'. una bussa tiranù olo pel braccino, ~iù per le scale. come un fagotto cli cenci. 11pianlo div.enne singhiozzo. La megera s 'im – pensieriYa sempre più. - Se lo malmenate ancora , questo inco– cente. vi accoppo - gr idò Paolo --- com'è "ero che sono ancor·a vivo!. E. con una mossa poderosa. strappò il harnhino dalla nonna. sedelle sulle scale prenclencloselo in braccio, cullard olo. acca– rezzandolo con quelle sue manone d'operaio cl1e non aveYano nessun garbo . - Cheta telo. voi. lo scimiotto!.. Tanto. me lo ripo rterete ... - ghignò la megera in– filando le scale, come liberata eia un inciam– po. per la frclla di correre alle sue losche faccende. - lnrece non lo riporterò. lo srim iotto, nossignora .. - ra nt.icchiò macchinalrn ente l'operaio, seguitando a cullare il bimho, lieto clisent irlo calmato. - Lo riporterete ... - ripeté la donna dal hal latoi0. Roba che mangia rilorm1 sempre a casa!... - Durque, lo h1sce1'esle con me volontie– ri. a quel che sembra? - chiese Palo Fidi, sporgendos i. senza troppo pensare a ciò che dir-.era. Con me? con me?.. Il duetto. lì sulle scale dil'eniva comico. :Ifa la Yecchia sentì che c1ualchecosa rii se– rio si pote,a conc-luclere. Tornò indietrn. rnl– le intenders i. come se si trattasse cli a,·raf– farr qualche cosa. - Perché non w lo dovrei affirlare? Cam– bio casa. in quest i giorni: nrrò faccende e affari An soprrt i capelli. Farei il contratto con roi. a ocr hi chiusi, sicuro - .\li rivedrete yerso notte. Ma non ci spe~o. che rliciate sul ~erio. RolKt che mangia .. E anrlò giù, sbatt endo le ciabatt e. Poi. rlall'a nclito. g,,arclando la scena cli sotto in su. ~hiignò· - Oh 1-ec·chio rimbambito. mi fate 1idere! Così rlileg,,i, pr,· il viollolo. cortenta, al– leggerita d'un peso. Cn bambino. Una freschezza rosea. intat – ta. Una I uce che si accende. Un.a forza che il mondo sciuperil con le sue recchie regale; una scinti lla nao,·a d'amore che potrà spe– gnersi , senza ur riparo d'à.more, nell' imma– ne dilagare d'odio e di viltù umana .. Quella cosa rosea si agitava. tiepida e pal– pitant e. fra le braccia dell' uomo, con la fi– duci<i dell' innocenza. Le lacr ime non scen– devano già quasi più dagli occhioni azzurri, do,·e sembrarn appm'ire i I sorriso degli astri dopo la tempesta . Paolo prese il suo decrepito sca ldalello d'oro ll,gio. Jo a.Yvicinòall'oreccl1io del far.– ciullo. Tic tac , tic tac. Ecco già lo sguardo infantil e intento di chi ascolta , poi un bel riso limpido, il riso divino di clii è nuovo alla vita. APPENDICE 22 LA GUERRA ROMANZO DI -- - VSEVOLOD Son si aveva nulla nè di elegante, n;.. di e,·oico: ;potevamo esser e sempliei popolani la <.:artuti:iera soltanto indic aYa che rrue~t o r,r>– fKllano and ava alla gue rr a. Ci avevano messi Jn rrilunna. sr:rra tn, in fila (Jer quattro; era difft ('iJe d a.ltmnd ~ afl(Jar P. a\·anti in modo di ver so n~ll e vie str ett e della città. Ero cap0 fila , e mi <..f 1 Jrza..-o r,err-iò d"and arr al pas~o ~ di IPnere ]P di st a.nr.e, r,erchè p+"n– ~a.. V J che se limpera t<Jr<::si fo-s~e trova to <falla mia JJarte , µ-Ji sarei p:msato vidni ss.imo. S'Jl– tant ,J Quan do ·. idi r. it k<Jw, cu ttfJ <' gra\'e, r-~l– r,ii r·JJ,;· Ja. com.rnozir,ne gen eraJr., ~i <'ra im 1 ,a r!rtmita :in<-he di m e r, d1e il cu,~a rt' ; battf.,,.,,•a pili for te. .\Ii p-ur-ev&. che pe r_noi tutto_ do vP•– f-i.e <lipenderr! dfll m ùrfo ,~r>n cu1 1,, rzar c1 av rf'h– be gu a rdati. _ . . In ~e;:ruit'>, quand r, doH~ftI ma rc·1are sotto 1 pr oii:-Hii L ri~e ntii un "-r:ntim entr, an:1log0. J solrJati r·amm in a\·rtno sr:mpre piu in fr<~t:i, il pa ~so 1:ra più l ung<J, l' andatu ,._a r~i_ù <~isi1! \"Ql !a ,. '•iru ra . Io n<m mi occUflftl fJIU c1 rm ~ura r<' i! pa,c.;c;:r, 1,1~1 i alt l1:_la mia stanch_P,z.:;,? Pra sv anit a. Si sa rebbe detto r•Jie deJJe alJ 1n1 ;e:pin;:re~~ rù e mi prn·t.:t,sno lag.g-ill, <lov~ f.ii ."-rmh'a Ja. musica e ~li evviva asgor dan11. Xon mi 1 a.rnrnen to, ni~ <leUe \'ie che attrr~ n?r~a..'l1m0, nè deU.a ioJla r·be r,oteva e:;., s.er ,·!• 11.-. deJJa cu riù.~ità di cu i eravw no oggetf/J, r1- ,·orrfo ~olt :.i.nto l'emo zionP di cu i Pro t 11_tto pe– netrat o~ la <.'Oscii:-nza della forza terri bile dl:'J- G A R T S C H IN la massa di ctJi facevo parte e ohe rni irasci – JJa.va con si:. Si senti va r·he, per quella molii – LUdi nr non c'era nulla d i.Jf~J,oss ibih.:, che il torr en te, di C.. i.li facevo part e, non pot eva tro – \'fu·r~ ,,sta t oli, che spezzcr ebhc tutto , travol– gertb hP tutt o. Si pn1sava an che c·he colui dinanzi al qual e corr f:\-·a q.uel fi nme uma n,J, poteva con un ge– sto, Nm una pa rol a, fermarn e ]a corsa, far lo t<1rn are indi etro , o lan cia,rlo a ncora. innanr.i contr o !,a rti ere te rribili, e ci asc un o voleva tr o. va.rr• nr•Hn ri:u·ola r, n<·I gN;io di qu C'll 'u omo rp1~l ~f•ntirnr,nto i:.rnrJt,, r·hr ri c·o11rl1Jcc-v;1. \"ers11 il mi ste ro. - ,, TH r-i gu idi , 1,ensavamo - , noi ti di amo 1:t nr,str:1. vita; guardar-i e sii tr a nq uillo ; sin,... mo r,rfJnti a u:~d rr ,,. E Jr., sar,1·.Ja, d1c navarl'lr, pronti a rnorir e. VerJ,-\·11 sfiJ:irc,i dinn nzi rang-td di uomi ni fo1·1i ,. ri !t0l11li, r..1m nipi <lo rp.ass<,, nom in i dr) suo r,r,vem parse•, u omin i rozr.i ,~ \-'Psliti gros sol:.1-n:irnentr>, <· c·:J,piva r·t1,! n.nd ava!"lo tntti ;tll:~ m,wtl':", calmi rd irr esr,onsab i]i. E rn lii su l suo ca.vallo gri!( io, c·hP.rizzava le rJrPrr·hir a l s11<JnOde lla musica NI allr .!!rhl a. cntu~i:1stid1P.. J.ri r-ircr,rnJ ;1.vn nn seçmito ma– gnifir :0. Prr mio f'Ontr, ir:i. (JUPlla fo11a <li ca– v:.diPri J,ril1n.nti ddi ~,,lo un uomo su un <·a– \'H1Jo {Frigio, in sPmpJi('f• 11niforrnP f' in ber rrttr, IJi:tn('(J, Hammento q11Pl viso pa lli d(J P ~i:tnN,. Stanr-n f»'f'l !-:Pfl'--0 penosi) <li 11nn d<'– cis.irm,~ orrrwi irrevocabilf> , - Come ti chiami? - Dona.Lo. - Hai fame? - Tanta fame. li rccchio lo prese in collo, u,,cì sulla via luciùa cli pioggia, cercò una bottega. Il bim– bo cominciò a sgranocchiare biscotti a furia , sbriciolau loli aJJegramente sul \'isi no, sul grembialu ccio Jacero. Risuonò ad un Lratto, ad u11crocicchio di strade , un organello- Accorsero, tirando si per mano. Anche Paolo, il l'Cc hio opera io :-ìtanco. aveva negli occhi la ~-uri ositù sana dcll" infanzia, e una r uo\'a luce. Il suonatore era seguito da un renditore ambulante di mercerie e balocchi. Aneliamo! Paolo eia buon nonno si. entus iasmò nella scelta. Comprò uP fozzoletlino , necessar io, che il bimbo volle mettere nella sua piccola tasca; poi un pelli ne da quattro soldi per ravviar e i 1'iccioli d'oro. J!a subito la scin– tillante bellezza degli aulomohili rii latta se– rlusse i due amici. Paolo prornva le rotelle, f'aricava i meccanismi. Il sulla ria, s~mprc piì1 felice- Ad ogni grido del piccino, egli as– sentiva. faceva il contra tto. Suliit0 si accor– s" cli ar{'r dato fondo agli ulti1rri spiccioli. - Oh vecch-io pazzo! dan· cro, pe rd o la trst.a1 - brontolò fra sè. ~1,a.-ri clrva. ma era pieno cli giuhì lo. . - Su via! a giocare ora , mio inc.ocente! TIsole ,·inppa,re,' il tempo è magnifico! A far la festa. in qualche hel luogo! li bimbo trottolando facern correre la sua nutomoiJile, cari ca (ii piccole calie, tu[le sue sulla ghiaia lucida ciel frjarr!-inopubbl,co: Paolo Fidi, riposandos i so pra . un ~edile: avvolto in un cal cfo ragg io di sole. ,·olle eh nuovo coordinare le idee. Andare alla fabbrica per licenziarsi, sde– gnosamente? Propri o! E il pare_ e i biscott~ da meUerc in bocca d'ora innanzi al picc ino. Pcrchè quell'innocente n I oba rhc mangia n quel piccolo cuore abbandonato non dovern più gemere pres so la losca m·~gera, Ja ~1rntn– gra del povero ma1tire, sparito come il suo, lai:;sù... Si sorprese a piangere. pc!' la prima \"Olla. Sentì un'a11sia paterna. stringergli il cuore per quel soldato infelice. p~r la creat ura in– difesa lasciala da lui nel mondo, per tutte le ritti me deqli er·ro,·i de~li uomini : srn l1 la sna.idea di frat ellanza risorgere clnlle ro,·ine, imperiosa. sicura cl2I suo domani. E ser:za e~itaz·ione, decise (li ripì'enderr il carico, di rimetters i al laxoro, di \' i\"f"I e, di riYere, Lii dar ralore ad ogni passo. nella sua brc,-e gio,'nata . _ Intanto. preparer elibe ;1 nido al piccino . E, per quei giorni, il Yrcchio scaldaletto d'orologio, venduto bene. potrebbe far le spese per entrambi. Sicuro! - Ci vuol così poca, a campare ... Rise del contrasto coc l'idea lu:;uhre di prima- Si levò in 1Ìiedi. Tutto fremern. nel.– l'aria; i fio1i par eyanu spuntar{', ad ogni mo. mento. fra -il verdle tenero clell' erl>abagnata . clesti dal bel sole di maggio. Le cime dei ti– gli si mov evano lieYilìeYi. ron un mormorio . Il ,·ecchio si sorprese anr ora, dono tanti anr i, n r iguar d?r e il mondo ron amor('. Sco• priva. si accorgcYa ora lietam2nte tli rcr tc traspar enze di luci. clicerte freschezze dico– lore che a,·ernno anch'esse qualche cosa cli comm ovente r d'infant ile, come ogni mov i– mento inconscio rii quel piccolo orfano. Ed eccolo. il piccolo orfan o. ridente. tra – sfigurato. padror,c clell'automobi!e, delle in– genue calie e ciel mondo intero, c-0rrere a lui, Ricord o che grosse la crime .gli solca\·.:mo il viso, caclen<lo in go ccie lucenti sulla sua un i– forme di pa.nno scuro. :\Ii rammento del mo. vimen to conv ul so della mano con cn i teneva le bri glie, e de l moto delle labb1·a, cl1C' moi·– rn.or~ van.o, certo, un elogio a q11dle mi gliai a cli grnvani, dei qu ali forse rpiun gcva. la sorte. Ansante, non per la corsa, ma per un'ecci– taz ione sovrumana, passa i con enclo dinanzi a l:i i, soJJevando con uri a mano il fucil e ag itan– do coll'altra il berr etto aJ di so pra del ca,po, <' mandando un ovviv.:t a..siwrdant e, che in qu el– l'u rl o gen erale non int esi neppure. T~ tto dò avvenne rapidam ente e svanì tosto. Vie p(JJ1Verose, arse <la m1 calorn torl'iclo , so ldati estenuat i dalla SO\Ta eccitazion c e eia nna ma.rcia. rap ida ..per uno spazio cli più di un cnilomctro, grid a di ufficiali che comanda– v~L~O d_i. andare al passo , ceco tu tto ciò che v1dt o mtc si ne i cinqu e minuti clic segui rono. Dopo aver per<":irso du e chilometri alt raver– so l_acittà soffo cant<', giun ti in rnezzo ai prati dove <·ravamo acca mpa ti, mi hutta i a terra . :iffront•) fiie:icnmente e mon1lrnente. XVJI . A:siC0n ,\ \\' EN TZ EI.. Le ~rn.vn sate diffi cili, il r-n1nre, la po1verC', la. fatJ~:çr,_ Jr, ~n.n:1bc a1:1~arr-ate fino a sa ngui. 1 1:1.rc, 1 r11,-os1 inorn al1er 1 troppo b re\·i, il ,pe– santr ~onn0 drlla not tr, 1a trornha in soppo rt a– liile <;h<· <·i ~veg~ia all 'a lba , e semp re camp i ; campi d1 P rl1ffer1.c;r-on,, da <pH'lli del pa<'se n a– tivo, coperti di alti ~amb i di gra notu rro o di nn fn11net1to che qua. e Jà cornincln. a in gia 1- JirP. r d!=.i la vita uni forme dPIIP mano\-rP , i no– st ri di~r-0rsi su c·as .i nostr a, gli accase rma– menti n<'i rn.poluo ~lli di pr,,vinc in., Jr rn nver– i;nzioni sw!li uffir-iali s<,no SC'rnpra le ~t<'sse. bellissimo nella gioia, ablmweiandogli le gambe, JJaci ancl og li le ginocchia. - \'aglio restai e con te, rag lio! - Ah si tesoruccio mio! E' fatto il con- lraUo, fra noi, ad occhi chiusi. Tu eri in calti \·c mani, io ero sperd uto come un car:e rogn os::i! A\"anti insieme, "'>empr a, senza pau- 1·a! Li ,·uol così poco, a c.:ampa1·e, quando c'è l'a mo1·e! .\\'Ullti! Paolo prese il bimbo i11collo. lo baciò con esaltazione , lo strin se con ar(lore geloso. s ·in can1minò, guardaJ:tlo sicuro dinanzi a sè. col suo car ico palpita nte. Per lui il ra– micello fresco sul vecchio tronco. per quel– l' intatta infanti litù sacra da proteggere e eia g;uiclare per lr rie dell a vita. tonrnra a sen – ti,·si forte, buono. ricro lielle promesse del domani, come al tempo delle primr fedi uma– nitari e e dei primi pnlpil i eterni. Per lui, l'innocer:te rit tirna che la tragica. marea gli aveva gettat o ni piedi. l'iconquistava lavo– lont,ù cli resistere. di lottare. cli abbattere il malr per la saln~zza d'inn11me1 i crea ture , prr l'avYento di un'uman itù miglio re. ,IG.\R. le SezioniFemminili Soc aliste Provincia di Milano: Milano - Monza. Provincia di Torin o: Tor ino (Tre Sezio ni) - Pinerolo. Provincia di Novara: Cossato - Mezzana Novarese - Biella - Valle San Nico lao Palazzolo Verc ellese - Mosso S. Maria Sagliano Micca - Camandona - Carisio Lessona - Castelleno Cervo - Vigliano Castellengo e Mottalciata - Pralungo - Ch ia· vazza - Strona - Veglio Mosso - Gattinara - Candela - Santhià - Tric erro - Pa vi– gnano - Andorno - Gaglianico - Masserano - Crocemosso - Triv ero - Coggiola - Pra– to Sesia - Casap inta - Trino Vercellese - Cameri - Curino . •*• Pro1iincia di Al essandria: Alessandria - Ca– sa le Popolo - Balzola - Valenza - San Sal– vato re Monferrato. Provi ncia di Pavia: Zeme Lomellina - Valle Lomellina - Canneto Pavese. Provincia di Cremona: Soresina. Provincia di Mantova : Suzzara. Provin cia di Genova : Sestri Ponente. Pr ovincia di Porto Maurizi o : Oneglia. Provincia di Parma: Soragna. Provincia di Reggio Emilia : Regg io Emilia - Rio Saliceto - Cogruzzo - Poviglio - Rubiera - Prato - Bagnolo in Piano - San M.artino in Rio - Villa Os;:iizio. Provinci a di Modena: Molini Nuov i. Pro vincia di · Bolog!la: Bologna - Molinella (Due sezion i, adul ta e giovanile) - Sesto I mo• lese - Corticell a - Calcara. Provincia di Ravenna: Ravenna (Due Sezio• ni) - Alfonsine. Pro11incia di Ferrara: Coronella - Bonden o. Provincia di Firenze: Firenze (Due Sezioni) - ,Castelfi orentino - Rifredi - M.ontecalvoli Provincia di Are zzo : San Giovanni Vald arno - Castelnuov o dei Sabbio ni. Provincia di Pi sa : Piombino. Provincia di Livorno: Ardenza Provincia di Gr osseto: Grosseto. - Tatti - Sasso d 'Ombrone - Follonica - Montepeocal i - Giuncarico - Montemassi - Roccatederi– gh i - Massa Marittim a - Boccheggiano. Provinci a di Roma: Roma. TOTALE N. 93. ~ire'.'ado e poco volentieri si pa rla dell 'avve- P erchè si va alla guerra? Lo gapp iamo Ya– g~u~ente quant unq ue si sia stati accampat i pe r d1c10tto anes·i vicino a ]{i(:henev, pronti alla partenza~ Du!·ante qu_esto tempo si sarebbe -p-o. tuto certo spiegare ai sold ati quale e l'a lo sco– P~ cle1la gue rra che si preparava, ma p roba– bilm ente lo si è rit enuto inutile. l\li rammento che un giorn o un soldato rni doma.,Hlò: Dite, Vlaclim ir :\'licailo,·itch a.ri -i\"Cl'emo pre sto da.i Buk ·ariani ? ' Da princ ioio_ c1:ooew di ave i' ca,pHf) ma.le, ma qu ando eglL npetè l a domanda 1·isposi che la ter ra dei Bu ka riani si trovM·a a l di là ciel ma re, che era distante quattromila chilom etri e che non credevo che noi si do,·esse and ar là. - No, :\lik ai lovitch, non è 11,1ero quel che di – te; m~ J'ha det_to il nost ro furi ern. Appena pas– sn.t.o il Danubio trovE>rcmo sub ito la Buk aria. - Allora non è In Bukaria, ffla la Bulgaria - o~c:;erva i. - Ebb ene, Bulgaria, o Bukaria, chia m ate la ,•,11)1r Yulete! Come se non rosse la stessa cosa ! E ta,eqn c, vi8ibilm.ente indispettito. Si sa.p(wa soltanto rhe anelavamo a ste rmi - 11;1re il iur co, che a.Yeva fatto spargere molto t,;rngue_ E non ern. l1111to ,oel sangue versato dn non so chi. che f-ii voleiva distruggere il ln1-co, ma perehè avev a scomo da.tn . tania gen– i<•, e pPi-c~l- pn colpn sua bisognava soppor. ta '.'" man ;1<' _così fatic ose. o Quante migliaia cli d 111omet n s, ax evano n. fare per ar ri vare . a <1~1. el . u 1nisrrc<lent e! n Era colp a sun. se sold ati ~ Hl 1n rong-edo a\' <'vano dovuto a,bhandon are ,·n:-a f' farni _q-li<' e andar e tutti in~ieme, ~enrn :,;,qu:i1· do\·~· c:.ofto le palle e µ-li obici. Questo t1., r·n lo s, ra mzi ,nwn. com e nn seclizio~o che doveva dom ina rP e c.;ottom ett erP. (Continua) .

RkJQdWJsaXNoZXIy