La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 11 - 18 giugno 191

famiglia da persone addette alla preparaz.ione dei cibi, come a.d esempio: -domestiche e ctLO· che. Imfi.ne un alt.ro :p•recettoche si do\'rebbe in segnare ai bam.bini. è quello di e\'ltare l'u– so p1·omiscuo di \'aseJlaane e posat.eria e gli inutili baci fra coetax1ei e anche con adulti. Anche questi contatti - come ognuno sa - possono rapp,resentare il trrunite di contagi pericolosi. E alire e altre norme elementa ri, rigua rdo alla pulizia, all'alimentazione ,ecc., si potreb– bero insegna1·e ai baimb;ni, i11 luogo d:i tante altre cose, certo meno utili, che così facilmen– te si stampano nel tenero cerYello dei noski piccini. E queste n01me - sem,plici ed elementari - potr-ebbero essere insegirnte fin dalle 11ri– mi$'-.ime età: si potrebbe comi11ciare a far del– rigiene in azione fino negli asUi; sah·o poi fornire ai 11iC'coli allievi, col p.rvgredfre del– l'età. qualche semJ)lice s1>;ega.zione del motivo per cui certe norme 8-i de,·ono seguire e cerrti fatti si devono assolutamente evit.are. E siccorne J.e cose apprese nell'età gioYani– le sono quelle che più profondamente si im– primnno nel nostro cervello, così si potrebbe ott.enere lo scopo <li radicare neJle rnenti dei no.stri r>kcini una qunntità di precetti che a– ,-rebbero poi. nella \"lta deg-li individui e della collettidtà. un·imp1rtanza grandissima. ~elle famiglie. n~Ii asili . nelle scuole ele– mentari si donebbero gettare le fondarne11ta di .cruella. cosc·e.m:a i~ienica ,p....,polar e, di cui tanto frequent.en1ent.e si hmenta la mancanza e che è tanto difficile far nn.scere nelle menti Q'ià indurite degli adulti. Dott. Ruu.. ernmcrnlA rn SSISTEHZA PUBBUCA nel Comune di Milano. J!i sento r,petere cento e cer:t-0 rolte o da impiegati adibiti agli uflìci mandmnen– tali Ji beneficenzao da ani.ici : - li cinquanta prr cento dei rico, renti ana pubblica ca.,ità mente ·e il 11ornnta per cento dei miserabili è costituito da ,·i– zio,i . o per lo meno. da impre,identi. - Lo so. lo so e con questo? Dunque chiudiamo ospedali e farmacie. mandiamo a spas>-0i medici perché tutti o quasi tut– ti •i ma.lat.i sono dei colpero li cor.tro le I ?gi di natura. Ogni malattia ogni males– sere è la conseguenzaimmediata di un'in– frazior.e alle leggi naturali. all'igiene. Ua cert-0. tranne pochissimi casi di persone contro le quali sembra che la s,·entura si sia acca.n.ita in modo particolare, ammet– t-0 che la miseria. sia inettit udir.e, malattia. moral e. ma e no'> costituiscono queste ul– time. per sè stesse. una miseria che me– rita pietà? Cbi non lo sa? se tutt,i sortis– sero dll. _natura un'indpl e. equilibrala che aYessefoggiato in loro un carattere previ– dente, eC-Onomo.saggio. ben d·ifficilmente si tr o,·erebbero nella triste condizione di chiedere alla carità pubblica.. Già, è l"e– terna storia: Sp l'uomo r.on fosse egoista, prepotente la nta quaggiù nel Rostro pia– neta sarebbe il paradiso della leggenda. Ma torniamo all'argomento . I ri correnti . i cosi detti pornri esagerando il loro biso– gno mentono, perchè fino ad ora la cruità è stata ini.soria, è st<1ta la famosa goccia. nel deserto. si è sempre soccorso m io la classica miseria della soffitta squallida .. della lurida paglia. A chi chiedeYa una scodella di mines'.ra perchè non aveva che la e-0lazione si rifiutava il soccor,o dicer:– do che... vera chi stani peggio di lui. Per la mede•;ima ragion.e la ber.eficenza COITOmf)f'. Chi b in bisogno e si presenta a un ente elernosiniero riceve un soccorso insufficien– te, allora, per n~cessilct. rlere andare a chiedere il resto di eiò che gli necess.ita arJ altr& i,tituzionf- .. ~himè. deve ripetere chi sa quank ,·olk tu'ta la. -.equela delle sue disgrazie. dPi sur)i bisr_,~ni, lottare con– tro la diffidenu'l naturale di chi a,colla. Per le prime rolt~ tutto ciò è una pena, J)(,i ... a poco a f>'Jeo. fJ€r fona rJ'al,itudine lù si fa cr.,n indiffn·r~nza.. f.- allora la di– gnità SP ne m ~ vien,, il re,to: l'aiJl,r-uti– mento. fl di':.graziato, ammettiamo pure il <·r.,lr,rwJlr~, r.:.hr--ha rirJ\'IJto mtltrre a nudo rnill.f'.,.,rnillt v1Jlt~ tuttç:, le suf' rni't~rie per-– sr.1nali r-- fomilliari r·rJfl diw·r-SI"' per~<1nP di– rtnta. jr:..;l'n.-;ibile B r;7,ni sn,timf'f1t() di di– gr:itù P d1if:d~ p;,r rnaf1g-iaH~ sn1zn. fatira .. r:·t,if:'d'*ra nd1<., rwr il bitchiN'f .. d1 ,·inrJ in piu.. Gli hannù datt> r·on ta. .nta durezza J;, hrir-r·iol<·r·h~ n<Jfl sentirù. fl(,-s,Sun rinr<Jrso a r:aq,irn~. IJunqua abol,rfa q,w.,ta !,en,,fi– r·r:nza'! :,;o. pfr la snnr,lir·f., raç_,ri(JnP dif> nr_)n ,c_.i JJUù bandir,.- il r·ntapla"-ma addrJrnw,> taVJrr• ~ull:t pia::{a r'..anr-rc~nfJ•.;.:i r-11<• abbiso– gna, in,·er~. del fern1 chirur;riNJ: fìnr•hi• qu<•">ir1 nrm ~ia prr1nto, en·diiarno dunq1w <li rf'ndf:'Tlail mH,o dannosa r·hr~ S,ja fJO.').'-,i– bilr- rrJ11ralmen~.r~. Er:r·r,pr•rr·hi~ la nr1stn1 am– mini.strazir1ne r-r1rnunal"9)r:ialista ha stu– diato ,, approvat,, la VP<lNazir,ne rJ,,11,, ope,– rP di rwr:f•fi<-.enza. ('.rrn f'"'a aw~ndrJun ert– sr~Ilar;ù unie,1 ~i f>dtenì al bisù-'..!1109), la triste. dnlùfO'-a ria Cr11ds .-Jf'lli~ ntrif• (JfJf'· re Pie w·r poter racimr,lare tra tutte, tanv, rla t<1ciUir·eun po' 1,, st,,mar:,, " s·,mpHlira invece agli ,fr-utlafori dtlla !,enefirn,za di hu,,are a tut'e le porte. \fa vi è un'altra t-r,ndizi1,neindi~f;(•fl<,a- LI DIFESA DELLE LAVORATRICI bile al miglioramento del funzionament-0 della beneficenza ed è il concetto che Lii es– sa clehbo·noa.rnre coloro che sono chiama.Li a ,·igila.rne la dispensa: commissari e de· lega.ti. Oh no. non si dere considerare l'aiuto elargito come una grazia, no, perchè esso è un rero diritt.o del bisognoso. Oh. se egli fo~e cosciente dorr ebbe rlirci: - Sì, è ,·ero, io sono un •debole mornl– nrnn.'.e. fisicamente che non ho saputo, 110- tuto resistere nelld gran lotla, della v.ita, e!Jbeceappunto per questo ho cli1'ilto al vo– stl'O aiuto. al soccorso clei fo,·ti poiché se la forza non si china sulla debolezza allora non ha più clir'it. 1 o. non ha più ragione di e--i~tece. E poi di fronte a ogni mi.seriamo– rale. fi:-ica, io m,i domando non è essa frutto. cor:seguenza iJ1 buona. parte degli er– rori della società e quindi non r:e sono un po· complice anch'io come componente di e:::sa?:.'\o. nmminislrare.. elargire la bene– fìcenza.. costituisce un pri,·ilegio non nel senso di super·iorità superba e altezzosa. ma in quel ~en:-onobile che C.$presse l'as– sessore Cesare Jfarangoni riYolgendosi ai rornml.-,c.ari delle varie commissioni manda– mentali di assistenza pubblica nella . 0 era ciel 9 corrente, in ocoa.sio11e d, una sedut.a. plenaria: - Oh, fortunati noi, che in un periodo nel quale gli uomini si odia.no, si straziano ~~i dilaniano siano chiamali, inrcce. a ur;a opera di amoie. di ,sofrdarietù urnann! Milano . GrusEPrrx., \i ono L.,-'DO!iI. Per la lealtadellastampa. Tnl. la clerico-antisemiita Libre Parole ed il 1 epubb11ca.no Bonncl .Rougç. si sv10Lge una po• !emica ag:ro-clolce <.L tpioposito degl i z.immer– walcliani. Ed il Bonnel IiOiL(JC., per qu:rnto na– ziona.Je della. più sclliet.ta acqua, affibbia al– la J.J,brl' Parole questa lezi one cli lealtà e di C:ot 'reitez.za , di cui non sJlta nto l'organo an– ti,:emita avesa hisogno : e< L 'abbia.mo .ripetuto più ,·olt,e: noi non qrn..1·– tegg-iamo pe1· le dottrine dei francesi, che an– dar e.no a Zi.rnmewwald ed ai,·rremmo pa recchio <la dii·e su i loro metodi, se la discuss ione fos – se lilìf'ra. i\Ia la discussione non è libera, e noi non s.n1prernmo sca.gra.1"Ci contro uomini, eh.e non avesset'o la libertà <li Tisponderci. Se ouando li s.i assusa di tradi mento, noi prote – sti01m.Jcontrn questa calunn'ia, non è già per– thè ade riamo alla loro dottrina, ma sempli– cem"'nte r-e1·chè ,·ogliamo . noi. rispettare le tl'acliz.ioni di lea ltà che ful'Ono l'onore della stam1)a francese n. IL S0BILLATORE li si-gnore guardò il m0::saggio con occhio di stupol'e e di mi1ìaccia. Poi chiese, quasi non creclen{lo a se stiesso: « Che hai detto? " « Una folla cli donne ha tent·ato cli ei:tra– re nel oast.ello, cloma,nda.ndo ... Un pugno violento, ba.ltuto oal signore sul taralo troncò la risposta. (( Le Il.annog:u-ida,tre.Cerca chi le ha gui– date e portamelo qui , pr ima di sera. Ri– cordati che non mi deve fuggire! )) Il messagger0,uscì lieto di allor.tanars1dal– l'aspelf.o cli quella collera e un quart o d'ora dopo una pattugli ,a di se,-v-i, percorreva il rasto dominio, scrut.r1ndo, i 1 nterrogando, pro– mettendo premi, mina cciando castighi. Pri– ma di sera il colpevole doveva essere al ca– stello . Il si,gnore l'a veva. ordi nato e chi co– noscern la sua collera sapeva di doverlo ubbidi re. Certo, quello che avveniva .era inaudito. A memoria cli uomo non si sapeva che le donne dei serù a.ressero osato chie– dere al signore qualche cosa contrari a· al suo rn lere e che. r.on ascoltia,te, si fossero radunate in mas_i;a per a,nda,·eda. Jg.,,-,zr~ sistere nella domanda. Da quando il castello era dominio dei signori con le terre colt.i– rnte, i boS<;hi , gli stagni, tutto ciò ell e cor– re, rola, gira. anche le persone dei servi arevano fotto parte della proprietà. Per di– sfare. per costr uire. per la caccia. per la pesca, per il piacerè, la conquista e la ven– delfa , 8empre, erano state docil i sLrument.i. E se qualche volta. qualcuno per inna,ta malvagi là o per cattire idee contratte presso altri servi. avesse osato disobbedir. \I ca– stigo era stato così saggiamente ese· ,plare che. per ·un pezzo nessuno a11evaper.salo cli imitarl o. Alleafle efficaci · ciel signore erano state sempre le donne. Su loro la padronan– za non aveva C-Orso mai il perico lo di un minuto. E5-seinsegnavar.o ai bimbi che non si dere incorre re nell' ira terribile del pa– drone, smorzavano i rari lampi cli sdel(flo nei mariti, piangendo, pregamelo in nome,del figli che avrebbero sofferto innocenti del ca.<rti;(otoccato al padre. E quelle creature rlcboli e miti, quelle maestre cli rassegnazio– ne pietosa, si davano cor:vegno dai diversi punti <lei dominio, sotto le muna del castel– lo. a pochi metri daJla presenza del si– gnor-e! I servi galoppa.rnno lungo le vie degl qta– gni, sotto i rami intricati de'lli alberi) sui margini dei campi lietamente umi.d1e ver– di , risoluti rii trornre il sohillatore . Nel ca,te llo, il pa.Jl'OnPciel rlominio, a.t.– trodrn.1 con un'ansia che gli era nuova. A– veva avuto rd avrrn anrora dei r.cmiri. ~Ia rgli sapeva f'omr si ofliaw, r come ,;;i rom– liatlon0. tutli. r:on lu slessa volontà di sr:hiar'.r-inr-li. ribhinno offri;;o o non soppor· tino l'oJTe,.a. si ribrllino ari una prepoten– za <J ,tian'> prrpar-andr1la: '(lpC>va. c-ome si r-rr·r:ano, r·,omP (.j trova.nor la trar.quil– lit,\ rJi,rwr-nfa r fidente con r·ui ·i si ab– b,nd<Jrrn idln f<1rl11nfl ,,fl r1lla fù-rza. \fa quf'l nrmir·<Jc·r;on0q·i11t<,, nutrito f•.(:>rtnmr·ntr ncl– lr'. (;ur• IPtr-<• r·d rdlt)~giatr) n<·llr sur c•ac:,e r·hr r:r,n nr1<·inu.:;.ilnf:1 pNT<'r!ira l'animo ,J<,!J1• donnr• ar-rnnnrlolc• rii r;(Jtn~q-io. qurlln forza r,s.r:JJNL ,, \"ilr 1 ·hr .'-.i riz7ava contr·odi !11i. '-Ntza <·h'"~li p'Jlf''-.,1• aff(•rrar·JaP ahhrLt– trdn lo ar.gu '>lia\'a pili di ù_!:,,'lli altr,,. La fJr·im;1rera fìùdva ma:.tnifir·asotto i ~,n(Ji or– Phi. Tutto qnanfr) nl,l,rar·eiava r·nr1 J,, sguar– dr, <· pil1, a~,ai piìi rtr]('orn,r~li potera r·hia– nldfP sur,. La grazia d<~~li Hl!irni firH i r-osri r·rHJN,ti dagli alber, la trn11ihi rlr•llr r·aprl– laturP \'f>rdi fl1wnfi n•rso IP fonlanr, la se– rn1ifù smer-aldina dei prnti. la prJs.-..i:inza rl~lle mar-chi,, s<:11re rlri bosr-1,i il f11mr,Jr•g– ;:{Pf'> d1P s: :.1lw, dall1• c•nq•dr,~li 1HHni11i di ~pers.eo raggruppate, era suo. tut.to suo. Ma. com-eil fumo era l'impurilò. sulle co.se benedette claJla primavera. le aJ>itazioni d ~g.li ·uomini erano !a. ma.cchia. nella g·ioia orgugliosa del signore. Tutto gli appaJte– neva. Uca sua parnla e tutt o poteva essere distrutto, anche la vit.a, dovunque si na– scondesse.e cacciata la primavera; eppm·e eia uno cli quegli abituri dewli uomici un nemico si schiera.va conitrodi lu.i ed egli non pot.eva dru·e ord ini che la casa fosse, subito. Im,ci ata e spi anata. Le ore corr erano lunghe per il signore. Faccende gravi a,sai lo tenevano occupato. I messi si succHlevar.o ed egli ascoltava re– lazioni, clava ordini , ma l'attesa di quel– l'uomo non lo lasciava un minuto . Al castell o i lumi erano ,già accesi. Le guardie annunziarono : (( Vengono! » li si– gnore balzò in piedi con un'all egra crudeltà sul viso e si affaociò alla finestra. Le pa.tfuglie venivano avacti a passo ca– denzato. Una grave pace era tutt 'intorno . Dell'o,a del tramonto non era più traccia nel cielo, nè sull e .cose della terra che la luna -spargeva di un mite chiarore di u!iYO. Le pattuglie venivan0 a.va.11ti in quella pace e conducevano ll!ì vecchio. Il signore vide che tra gli uomini poderosi appariva pi c– c-ino e la barba pareva bagnarsi nell 'ar– ,gento. Sentì che il suo furor e era il'Oppo grande per quell 'uomo e si ebbe come una delusione. I servi spinsero il vecchio nella sala ed egli , con le mani legate dietl'O la schiena, levando il viso abbronzato e magro, do– mandò: « Perchè i tuoi servi mi hanmo fatto vio– lenza, signore?)). Un uomo della pattuglia raccontò che in u,1cerchi o di donne e cli fanciulli , il vecchi o lamentaYa ad alla voce le sue miserie e le donne di cevano paro le inconsiderat e e mi- naociose. li signore investì il vecchio. « Hai fu dimenticato cli essermi servo? Hai ,dimer.tica.to che posso far e di Le que,l!o che voglio? Sai quanto pesa il mio ca-5.ligo?,i « Niente ho dimenti cato"· lo sono di t.e come fu già mio padre. Debbo lavorarli la terra , e-0struir l; le case. nutr-irti i cavalli. darti i miei figli per i tuoi nem,,ci. Questo faceva mio pa.cl.rc ,, quc.'=to io facc•io ~.enz~ la,gnarmi. Ma se la mia donna muore cllia– manclo i suoi figli cd io non posso porLa,·– glieli, se debbo lasciar la terra. su r ui sono nato, perehè non ho braccia fort i per la– vorarla. sr ,,erto la fame per i figli dei miei figli, pocsopiangC'rr di questo signore?Pos– so la~r.n,mi rii -r~,ser vis.,ulo lror,po? ld– rlio ha fat'o il currr·c all'uomo, pe,·chè senta le sue sventure.. <I E lr donn°. c·hchni drtto alle. donne? n e< Prr Il'(' giorni ho rissuto n('ranlo aJ letto rii mia. mnglif• f'hr moriva. <>Ila rhiarnava qurlli f'he i,on pos•ono tornare cri io le di– c·rro: r( ,·rngonn. vr11•2'ono. sono qui!)) Sta– mattina. lr donr:r l'hanno accompagnala c·on1r1P nl ,:ampo--.nnto.Che•dirr sui morti 1 nrm .s.i pO'-<.;a at:.c-ollai-r? n. l'n'ira c·1qm lrC'n1dranel c·uorc drl si.gno· 1·,, <' non Na r·ontro il vc,·chio. Quella figura r·,ilr C'heaffl'1mava di dovC'rs-rrrire e vo– l<èrasoltanto il <l"iritto rii pinnflrre, <·oncesso agli uomini da Oio. g-l'ispirava srntimrnti r·llf• ,,on pol<•1·ahcn rh•finirc. Sentiva dir qufllo non era il ,wmico e cl,e non rlovern r·olpitr. \1a il nrmir~opt;,istcvar <:oniro <li lui il sno (}(lio si ar·c:rrsc-rvn anche dr\ sen- 1 irn-enlt,indistinto d1c pronwa Drr· il \'('c– r,hio. I <.Prri r•hbrro l'orrline rii l<'nrrlo custo– rlilo. E continuarono le·ricerche. Ma ogni gior– liO le str ade che conduc evano al castello, v;iul)ro lo spettacolo inusitato cli lur!Je fem– minili che parevano sospinte da un vent~ cli follia ; donne di ogn,i,elà. venute da_lutt .1 i punti del dominio•, diver se negli ab1t1, nei visi , nella lingua.. ma con la stessa.espres– sione di preghiera. clolorosam €r.te mrnacc10- sa negli occhi e uno .stessoatl~g~1arnenlo. li p1·imo giorno il signore orclrno che fos– sero scialle con buone parole, con promes– se; ma la mattina dopo le udi torna re con più alte grida, come se l'.' nolle avesse au– mentalo il loro furor e. E all oca, preso da un'ira che ave,·a in sè anche dello sgomer.. - to ord,inò cl1e fossero cacciate con le sferze, co,;nea.nimali imiJizzili o rabbios i. E le vide sotto i colpi sbandarsi, disperde rsi e ognu- 11a1. fll,3:gendo, si volgera verso il castello e pa.rern. con l' urlo clella carne laoerata, get– ta.re qualche cosa che non potera essere v,– st-0ma con cui era cer-ta di colpire 1! segno. Qualche cosa di nuovo avveniva cell 'ani– ma del signor·e. Gravi faccende lo tenevano occupalo; accoglieva m . i su m,essi e no~ tulle Je noti21ieclic gli giungevano erano ct, gioia, ma quelle folle di dDnne Io, sgomen· tura.nopiù LLi ogni arvenimer.to . Le s0 1 ginava nei sonni brevi . temem di vedersele da.vanti. affacciandosi la matt ina . E diede orcLine che gli sbocch; dei campi , <lelle foreste, tutf .e le vie che mettevan0 alle case fossero guar– date. illa o;i:ni tanto, come da, un for micaio serpeggiante nelle viscere ,della terra,, le fi– gure nere uscivano cor. la st.ess.a voce e lo stesso at.teggiamento. Dov'era il nemi C-Oda alJbatLere. eia schiaccia,·e? Un giorno, poiché ne uno degili uomini tratto al suo cospet.to , poteva. aver saputo congiurar e tanto pervertimento, il signore fece chiamare il maestro ed il prete. Essi avevano avuto da' suorivecch~ e da lui il compito di mantenere sacro il concetto del– l'autorità. " Che hai insegr.ato ·nelle scuole? E tu che hai insegnato -dalle chiese? 1i. (( Ho insegnato - disse il maestro ---..che l'amore della vita non ,deve essere ma.i più grande del sentimento dell 'onore : che l' eb– brezza di una bell a morte m ie le gi-0ie d.i una breve vita, che la legge degli uomini è l'amore; ma qualclie volta può essere an– che l'odi o. " Ho insegnato - disse il prete - che tull e le srnnlure che ci vengono da Dio o sono un segno della sua predilezione o un castigo delle nostre colpe: che,il padrone si deve servir e, anche .se mah<li'/iO, perché così vuole Idci'io e ogni ribellion e è un peccato corntro dii lui. {( E t.i iasc.oltavano le donne? 1>. u Sempre, signore, e diffondevano anche le mie ma&si,me )). « Nor; ,le haj tu levate abbastanza verso il cielo? Non ha,i .tu fatto sentire l'inutilità di attaccarsi alla terra ., se questa vita è un soffio e l'etemi tà att,ende tuLh coloro che lm.nno goduto e sofferto?,, . " Sempre sempre, ed esse mi ascoltavano , signore. Ma tla. quando ha.i chiamato i tuoi servi per la -muova impr esa, la. mia parol a passa su di loro senm penetrarle. Prega.no e pare che mina cci no lddio; invocano aiuto dal cielo, ma si sLringor.o sempre più al la tel'Ta C-Ome se anch'e sse si nutri ssero de' suoi succhi; io le richiamo all 'alt.ra vita , alla congiunzi one dell e Gnime ed esse si stringono con disperato affetto a quelli che non han,no mai amato tauto , éome se qui e non altrove fosse la sorgente e il fine di tutte_le gioie e di tutt,i i dolori. Uno spirito che 10 i.o·n conDscevo le possiede. Nè io so dom,arlo, signore! H. . " l_o le domerò ! E sapracno com'è terri – bile li mio fur ore! " · E cominciò l 'opera che doveva domar le. Ma pru·eva.che tutte le armi si fossero spez– zate nelle mani del signore . Come non era giovat o l'in segna.mento del maestr o a far sentir e la. necessità del sacrifi cio ed era di– venuta improvvisamente inutil e la pred•ica.– z,_~neciel prete, sull e donne nor. avevano p1u forza la p•aura dei castighi, nè il danno e la sofferenza che ne derivano . Pareva che avendo loccat.o il fondo ciel doJo,.e n1enle e nessuno potesse più loro iE– cute!·c spavento. E un giorno il si,gnore Io senti_ Il nemico cercato e non trova,to ma.i, lo_spinto che rlommava e trasformava le ti– nmle -erve del giorno pr ima, era il dolore : 11 dolore gmndc. cresc1ut,onel silenzio di- venuto fa,mii lauilmeu te forte ' E r.e ebbe paura. · Possedc ed impalpabile, pr esente ed inaf– ferab ile sempre. sembra.va occupare di sè tutto. il clo~111~10, 1neller.,i alti-a.verso la sua 11 ~ 1 P 1 r~s~: Nell 1mng11:az1011c ,del signore, pre– se fi,,u, a umana, divenne ~ualche cosa di t~r-ribil_f:1Cnte ri,_·o. Z\ei !-ogni notturni non vi,cle r:iu la. faccia lrnsfoni,ata rlelle donne, ne ud, le lo,o J'.ll'l(a. ma l'idc lui, lo spiri to g,_ganfe, con,tro cu, non n1,lcvar.o le furi e ne le sferze, nè le m11,accic. Ecco le clonn~ ~ccud,rnno_ qmete ai loro figli nelle povere case, ~partivano il pane non a.bbon<ia.nte in– se,gnavanoa pref(a1·eper gli a,Sfi.ti e, il 'ioro viso a,c:•a _un'esprcs,ionc rii ra,scgnata tl'i- 5tezza. Egl, appar iva.e i tratti del loro viS-O

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