La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 11 - 18 giugno 191

A,mo V - N. 1 1. 18 Giugno 1016 . Conto corrente colla Posta. ■ D E.SCE L.A. E L.A. lii !J ABBOtUIMEWTO I REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE : Un nur:ne11 0 Ceni. 6 Anno . L 1.50 Somcst<e . . L. O.BO i! Il 50 copie . . L. 1.50 }00 copie .. . L. 3.- E.ST& :.RO IL DOPPIO Il manifesto al Paese delGruppo Parlamentare Socialista 1\"on 71otremnw dw·e un miglio re e più r hir,- 1·0 quadro clell a sil'1Wzione attual e pol i– tica. di quello che è cont enuto nel mani– f esto che il nostro Grupp o Parlam entar e ha Umcia to al Paese, e che qui ,·iproclu– ciamo : Il Gruppo Parlamentare Socialista con– vocatosi a, Roma all"incl oma.ni del voto con– trari o al Gabinetto SaJanctra, e all e susse– !nlent i dim · ioni di questo : considera ndo che la crisi cli Governo te– stè aperta è i l portato fatal e co.sl dell 'erro– re di prin cipio come degli e,nor i di metodo con cui dal ,l inistero Salanclra fu m luta. promossa. prepara ta e condotta la guerr a; errori che pure denunciali da Lempo dal Gruppo Sociali sta non fur 0<110 ricor.o w iuti dagli altri Gruppi se non quando, i n segui– to all e ,i cencle della guerra. parre ad essi opportuno di dissocian;i apert amente dal GO\~rno; eonsiderando che tra le cause determi– nanti della cri,i imp ortantissima è quella altres ì della politica. int erna seguita dal Ga– binetto Sala.ndra.: il quale sistematica mer.– te ml,c i poter i straor dinari di poli tic a af– fidata~li a supre ma difesa del Paese alle frontiere. in mir e basse e partigiane, per– seguitand o in scherno alla. concla mata ed inrnca ta. concordia. i Partiti i quali , o era.– no s!ati aHersi alla. guerra., o . come i so– cialisti. ritenendo di manlenere ferma l'au – tonomia. d!'I proprio rensi ero. e.spre.ssero le proprie r-esponsabilità di tulti i Part ili e di tutta la. politica · della. guerra. ; cosic– chè esso distolse compl etamer.te la. deli ca– tissima arma. della Censura. dai fini cli po– lizia militare , dipl omati ca.. per i quali era tata richies ta.. rirn lgerndola. alla soppre.s- Eione di OlsJli pensiero critico alla. sua. po– li!ica., di ogni denunzia. e perfino di ogni reclamo o risposta. degh aggrediti dalla ro– lontà "Orerna.tirn · conJderando che per molti segni, fra i quali il linguaggi o di certi giornali. l' insce– r.amento di a.,tifieio,e dimostrazioni. la. ri – presa di ,·iolenze personali. si manif esti J"inlenzione di accompagna.re e di influen– zare la cri si con la. rinn ornzi one di non di– menticate campagne di Yitup erii e di tu– multi contro il Parl amento e cor.tro i par– lamentari rei di nvversare il Gabinetto; e ciò allo scopo di preparare la. reii!lca.rnazio· ne del medesimo con ja.ttura. per la. .,azi o– ne e ingiuria alla. sua rappr·~n tanza elet– tiva; ment re afferma intere le ragioni di p1in– cipio e di fallo costanle ment.e espre.sse, e<l alle quali ha inspirato finora. e cor.linuerà a inspira re la propria azione; rile--a che verrebbe tota.lmenle fr-ustr·ato lo stesso volo della C.arrn;ra.che ha. me.s . .<.o in si decisa mi noranza il Gabinetto. o,·e a. quel roto non sP,guissela. formazione di un Governo sostanzialmente nuo,·o e di ver ,o. il quale: o nella politica estera e militare si ir.spir i a una piu cbia.ra. consapevolezza dell a realtà , e nella interpretazione dell e alleanze sa:ppia alm eno sa.h-aguard.a.r-e gli interessi e le ra';!joni del Paese dal predo-– minio degli inleressi e dei fini imperia li– stici che pr edomina.no e che tendono inevi– tabi lmente a. far piiJ lonlnna. r1111>lla. Pqua pace europea elle è orwa.i sentita r all1>sa imperio.<amente dalla M <cier.za dei popoli tutti ; ~ nella politica. interna. a~<.icur·i la. funzione dd controllo parlarncntarP. ga– rantisca la. li bera. e.,plicazione u tull,P, le e1>rrenti d'i<lee, sia sui problemi dell'oggi, sia su quPlli non meno r;.ornp]e,si r rçr-a.vi del domani. J)l'r la. gran de azione ricr,,trut– ti va. dopo la guena; e delibera di far sa.pere al popolo, per– chè vif,-'ili in quest'ora e sappia. re,pingere. ove occorTa. le ,orde inframmcUer.:i'P e lf'– mera.rie ~il.azioni r·he mirassero, a. pro' d 'in ler·e<;.<;i non suoi, a. resturarn un ~!ini– stero ehe gli eventi della. Camera hanno i– nappell abil mente condanna.lo. MILANO - Via S. Damiano, 16 - MILANO '!" LA DONNA OPERAIA È la sacrifi c,:ita. f:: la dim enti cata,. È la cenerentola messai in un canto de la società borghese, non solo. ma anche rie la maggior Ix1nte dcll'e lement.o maschile, p,·oili tai ·io. È la. sc1·vn comoda. :8 l'asino su cui s'addossa il peso maggiore dc' sacrifi ci dell a famig lia. l,a donna contribui sce alla famig li a. col suo salar io come J'uom.o: essa a\'rebbe qui11- cli il cliriUo <li una vita. più libera., vantan– do diritti uguali a quelli delruomo. .\ell a ,·ila operaia . non è così. La donna,, oltrec hè es;.e,e s0ttoposta ad un·occupazio– ne troppo lunga. e sproporz ionata alle sue fol'ze nella fabbri ca, non Le1 1ina. la giorna– ta sua s..e non quando è propri o esausta e sfi brata da ,;on potersi più rCt<>gere. Difat.\i ,·oi vedete la donna. dell 'operaio, Dr.il e le 10. le 11 c magari anche le 12 ore allo sLJIJilimenlo , torna.re alla. 1Yr-opria casa e incominciare un altro lavoro non meno fa– I icoso. Voi la. vedete, la. povera. moglie del lavo rat ore. fare da lavandaia ) da sarta e a.nthc eia cuoca, perchè è clessa che cleyc JJl"èpara re la colazione , la cena. il dc5inare ecc. È de" a che dere pensare all e cure dei bambini, lasciali per tutta la. giornata. r.elle mani di qualche ricina. cli casa, mentr e si slìlwa.al telaio per· guadagnare il quotidiano pane. Pornre donne prol etari e! Che bei ri guardi ha. questa società verso il sesso debole, ver– so il se o genli le! La donna. è tenuta nella. famigli a del la.– w,ra.tore, in una condizione di infer iori tà r i– guardo agi i altri membri e deve essere per– ciò sottomessa e . 0 ottorosla al comndo , e talvolta. anche aJla. prepotenza. di tutti gli allri. Più ch,e un membro dell 'Olrg,anizzazio– ne-famiglia. è considerala. , amche quando la– vura. a.Ila. fabb1ioo. e contribui sce e&5a pure colla. sua quota pali ai maschi , come la. serva. degli altri e obbligata. a. celii lavori che i maschi non fanno. \"oti è il raso di gridare rira l 'uguaglian – za e riva l'umanesi~,,t L'uo mo è arrival o in certe ca.tego1ie di mestiere . quali i t.ipografi, i mur a.tori , i car– péntieri ecc .. a r1d11rre l'orario lavorativo !!iornnli-cro da 11 a ·10. a 9 e pers:r.o a 8 ore. ,l a la. donna .. Prr la donna restano le 10. le ii . le 12 ore. P~rl iamo dell 'Italia.. giardino d'Europa. .s·inwndc. Perchè l' lnghilt.erra. prolesl ante, ha .stabi lilo r orario massimo di lavoro, per lrzgc . in 10 ore. Gli operai e le operaie J"hanno ri dotto ancora. t,o ste~,o ora.rio vi– ii" in Germania.. nel Belgio. nella 8,·ezia. ed in a.Itri paesi r.ordic i. Jn l rghi ll.erTa il lavar-o in giorno di 5a– hato. CC"'-58. a.mezw giorn o. Questo ornle per– mettere all' operaio o all"operaia. di a.llen– rler-e in quell a. mezza !'iiornata. alle faccen– de r-a<;alinghe, in modo eia.r oter godere la domenica. di be,w-fico rip oso. .\ quunrlo in l Lalia.? Via., in Ital ia, non ci sor.o Jr forti eri inle lli genli donne inglesi, in Jla lia r-i ',OOO soltanlo rlelle rlonne.. di Bergamo, le qual i, in numero rii 1,0.000, fir– marono ur.a. protesta. al par-lamento contro la stampa... a.nticierica.ie ! Se qur,ll e donne r,1>M,t. ,ser·<, invece alla ti'i.~t,, condizione, al– lo staio di sclJiaviLù in cui si trova.no le lo– rù tomna.Q'.11c e magari t:s5e slR%e, quanto di t,flnr• forrJ,IJcro~ .\"(Ji r".J. tr,rturiarw) la tr.... ~ta, noi c·"inl'ra– battiamo. per ricerrare la. causa. drlla. disor– ganizzazione rlrl la donna in Italia, in util – rnr·nte. Or-bene, r:ompagni, la causa della d,v,rganizzazionr dell'elernento femminile sta. qui. pmprio qui. esclu>iva mente. qui. L'organizzazione rl1·lla dom,a. /liprnde dal– l'uomo. rlipenrlr da. noi. Ali<> <.lato attuale delle w;;e, sinr-h/> vigc- 1 anno qu<·sti sistem i. sin quando la. donna rlr,vr-it la.,ornre 12 ore nello stabilimento e .t:..ei a c:asa, la donna non sarà mai orga.niz– zala. mai! .~nr·l,c quar.clo noi fossimo ri u<;(;iti ad in– sr·ri,e r-la negli elenchi sociali , noi non a.n-emmo messo assieme che un numero e non mai una. forza. a.Uiva., prop ulsiva., agen– I,, r,,,J benessere generale del proletarialo. La clonna non ha t.cmpo di leggere i gior· na:i, la donr:a no1n ha tempo di frequentare le ;issemblec, la. donna. tessile. nltua lmente. non ha tempo di ded icat ·s:i aJJ'o rganizzazio· ,w. Perché? Perché é l"uomo, che la con– cla1-,a ad u11 sovra-iavor o 1 che la condanna al mart iri o. L'u omo dovrebbe essere più un,frno 1 più u.orno. Divida. colla {ionna il la– vo::-odi casa, e all ora il t.empo lib ero di cte– dic.nrsi all 'orga,1izzazior.e re_stcr eblJe ad en– t1·a,1 bi. Un po' pii, quindi di cosr ienza. un po· più d'amore. IJiminuiamo l'ora1'io di larn ro della d'on– na! Qu-~,t-0 sia il proposito no, tro: « Meno /'lt ?ro alla fabbr ica, e cli consegurnca lottn co,,linua per la climinu ; iQfle dell'orario di sfr <1ttmn eJ1to del fisico cMt sesso debole, ciel– /a r/01111a operaia. Compm·t ecipa,;one c/el– Cu·imo ai la vori casalinghi H . . Aolamcnte cosl , la donna pot.rù porsi al na,,co dell 'uomo e comlJ<1ttcre le battag lie deJ progresso e clell a reclene:ionc umana. t :g-uaglianza fra i sessi) polit.icamenle ed ecc·10micamenle. Questo cb bbinmo noi fo,·– t.en ente volere e lottar e per la realizzazione def:nili ra . C,1n1.o Azrnon1. Per il lavoro nelle o~nne in f rantia. 11 -compagno Henl'i S-ellier è rius cito a gua– da~nare un a piccola vittoria sulla in.fingar – dag,;i ne burocratica, che oppone la forza del– l'h 1·.... rzia alle più semp'1ici e modeste iniziative e e•- t p'rimo del mese inaugurerà, come pre si– der e, I'Ufficio di collocamento - per la mano d'v"·"'ra femmi nile neU'ind'ustria del cucit o e dolt.J moda. r.J:i~~~ 0 I~,J~e;:;, ~ d; g~~~ ~ed~u~O1~~~~t;;~ to, che sono un modo qualunqu e per imbro– gliare la. gente, o dovevano far la caiccia sui muri ai p,iccoli manifesti, s,critti a mano, di cui si valgono gli industriali iper ricerca di o·peiraie; metodi di collocamen to o truffaldini o pe.r~ditempo, gra zie ai qu,ali avveniva. che mentre nel cucito e nella rnocla infie1:isce.u:na hltensa disoccupazione, nei lavori d'i confezio– ne militare, O1ve[lotrebbe utilmente occupar&i la mano d' opera femm inile disponibile , si la– menta la mancamz,a <li pers onale. In una o.·elazione al Consiglio genera le del Dipartimento, il consigliere Sellier, rilevand o qu esto stato di cose, insistett.e per l'ist ituzione cli un Ufficio di collocamento, e per .corollario la proibizi one dei pkcol i manifesti m.urali. L'idea non era nuo va; 1,:!ià,nel 1910, in un ra pporto al Ministero del Lavoro e della Pre– videnza sociale, il Raflin, ispetto re alrUffì cio del Lavoro indicava i mest ieri del cucito e della moda come suscettib ili ad un a pr-ima esperi enza ,di un Ufficio ,di collocament o mu– nicipal e. L'id ea (l)riacqu ,e ed il pr qgetto rel a– tivo passò agli studi, dond.e lo ha di ssep pel– lito il consirgliere Sellier. L'Ufficio sa rà costituito a basi pari trurie dit rappl'e senta nti operai e pu.dronn.li, spesato dal Consiglio generale della Senna e pr esie– dufo da l consigliere Sellier. l 'uorno era barbaro rmcor ieri: non pos– siamo quindi pre tendere che le altitudin i na· turali della sua s1Jecie sian.si aia JJlasuia te ar- 1n,onicarnente nel suo proguRso troppo recente. La razza umana non era cou1,posla ab jnltio che d'assoluti selvaggi, e dopo milioni d'anui di barbar ie, l'uo1no è solo da pochissi mo tem. 710entrato ·ne lla via della moralitci, e della ci· i:iltà . GALTON. ESTERO Il- DO PPIO LA COSCIENZA IGIENICA si deve cominciare a formarla neiragazzi Si. è ~atta la quesLlone dell'età in C1Ji si può c_om1nc1are acl insegnare qua lche nozione di igiene ai rag azzi. . ~o credo che i gen itori e i maest ri possano nurnct?-1:re _nei loro insegn arnenti qu alche pTe– cet,to igiemco fino clo.lle etll più giovanili dei loro figli e allievi, m a sopratutto che ess i deb– bano - senza t.roippe nozioni teorich e - ten– dere gi à a stabili re nei ba.m.bini delle ahltu– ~lini ~ ien che, le quali pot rann o tTovare JX)i, lll eta un poco ava nzat a, le loro opport une esplicazioni . Così a<l esempio, noi vediam.o che, nell a vi– ta dei nost ri figli, é la madr e cJ1e comincia a pe.11peirnre i p,rimi strappi alle IJ)liù eleme n– la i-i norme cli igiene, quando li abitua al ma l Yezzo di racc aUare e riport a.re alla bocca i cibi che accidentalment.e .cadono sul pa,vi– monto. Il ,primo per.t,zo di pane, che si usi fornjr.e al ba111bino rperch é lo rogi,cchj, casca non una, ma cento volte dalle -piccole mani ines;perte, e tutte le ·volte la madr ,e si affTe.ita a racco– gLie,rlo, senz.a un pensiero al mondo che quel pezzo ,di pane 1possa - .per il contatto col terr eno. - esse re ìnqu.in ato di germ i, i quali, nel deli cato appare cchio digere nte del piccino, t,ro\·era nn o 1'am.biente ad.att o per il loro svi– lu pi;J-0. Che mer aviglia dobbiamo noi m·ere, se il fatto acqui sta poi il carattere di abitudine e se il figlio, fatt o più grandice llo, conserva il malvezzo, nè mai gli passa per la testa che ciò .possa rapp resenta i.re un peric olo per la sua sa lute ? Non potrebbe invece que sto fatto esser mo– t.h·o alla ma.dire di stabilire nel bambino l'a– bitudine igienica dj non portare mai alla boc– ca de,i ci.bi, quando essi siano caduti sul !Pa– vimento? ~ ;\I.1.- r::.~n b.a~L~.. 3.;.;,-5.i, .;_a.:,:~L .,~.t jJ'fu givv.stll• le -si .potrebbe so,rveg1iare il bambino •per ùn -· pe<li,rgli di portare alla bocca tutto ciò che gli capita sotto mano. . Co1me è noto, la bocca è la porta d'ingresso di una quantità assai grande di infezi oni. Si può dire anzi che dalla bocca penetrano quasi tutte le infezioni più gra\ 'i e più ,co- muni. , Non solament e i germi delle infezioni inte– sti nali (dalle nostrane com.e l'ileotifo, alle e– s-otiche come il colera e la dissenteri a), tro – vano nella bocca la loro .f}orta di ingJ.·esso. jnsieme colle be,vande e cogli alimenti; ma da questa piccola ]JCYr t.a p,enetrano pur e i ger– mi che vanno a fissarsi nella faringe, come quelli <lel1a difterit e, oppur e gli elementi in~ fetta.t.i che ,pare abbiano nelle tonsille e nella mu cosa faringea i loro punti di penetraz ione nell'organ ismo,· come. i virus del vaiuo lo e del– la scarlatt.in a. Nè basta: dalla bocca ancora penetrano e nella faTinig;e sostano frequent emente dei ger - 1J11i, i qua.li - 'Pl'essochè innoo\1i finché riman– gono in luogo - 1possono, quando rie scono a ,penet rare più addentro, in altri orga ni , de ter– minare anch e malattie graviss ime (come ad esempio la meningite -cerebr o-spinal e). Da tutto ques to appare eYidente quale peri– colo. possa cosiHuire per noi l'al)e rtura della bocca., quale p'llnto <li min or difesa essa raa>– presenti nel nost ro organi smo e quanto •rigo– rosa deb ba quindi esser e la nost ra vigilanza per im pedire che i germi infettivi - invis i– bili nemici - forzino questo passo mal difeso per entrane nel nostro carpo. P er cui I 'ab itudin e dei bambini e dei ragaz – zi, di tutto por ta re al la bocca - sia la penna che la m011eta, sia il giocatt olo che le dita - è abitudi ne gran clement,e 1pe.ri colosa e che deve essere combattuta fin da quando il bam– bino muove i priJni rr>ossi. E un'altra abitudine, eh.e gli igienisti non si sta ncano da l ,ra ccomandare e che dov,·ebbe essere insegn at-a a.i bambini prima di ta nte altl'e cose - cerl o ass ai meno utili - è quel– la di lava rsi le mani prim a di ,pr ende re i p as ti. Le mani - tanto facili a inf etta rsi nel quo – ticlifmi con ta.iii cogli ogget i più clispn rati - cle.,'ono esse r messe in condizione, qu and o si assumono gli ali me,nii, di non trasporta. re, in– sieme con essi, degli elemenU inf ettanti. E - poiché, siamo in tema di puliz ia delle mani - un 'altra norma che dovrebbe di,venire abitudina ria, fin da ll'età più giovanil e, è quel· la della lavat ur a delle mani dopo che si ab– bin.no sodd isfatti i propr i bisogni. La cosa pare affatto elementa re, epp ur e vien fatto di domanda rci qua nte sian o le persone che vi si attengono con scru polo. Il che non tog lie che essa abb ia un'impor– tanza assa i gran de: importanz a riconosciut a specia lmente in Cfl.]esliultim i tempi, dopo di che ~i po tè constatrure che talvo lt a gli indivi– dui, cho hann o sub ito dell e infezioni intesti– na.li - come a.cl esem.pio il til o - rpossono, ,ancora per lu(l~O t-em•po dopo lo. gua ri gione, contin ua re ad eljm inar-e ,colle loro feci <lei ger. ml infettivi. Jnfalt.i parecc hi .casi fur ono rif eriti dagli igienisti , in cui il contagio venne, '))recisamen– te per questa causa, dissemi nato in qual che

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