La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 8 - 1 maggio 1916

A,m o V - '.\/. 8. 1 M.aggio 1916. ~onto corrsnt~ eolla. Po,~11... Il :li "ESCE LA 1.a E LA 3 .n HO:i'\:t:ENIC.A.. DEL .M:E S E Il 111 ABBOtlAMENTO • Un nume ro Ce n11. 5 Anno . L 1.50 Semestre . . L. 0.80 REDAZIONE EO A.MMINlSTRAZIONE: 50 copie . L. 1.50 100 copie, L. 1. - ES T ER O IL DOPPI O Con quale nostalgico deside1rio pensiamo alla ricorranza del 1° :\faggio d'alt ri temp i ! E come l'animo nost ro oppresso, dolorante pel twribi le imman e flagello scatenato,;i su tanta parte dell'umanità, sente il bisogno di sogna re.. d.ì sognare ancora le allegre adtmate delle famiglie dei lavoratori nei prat i odoranti, dove i bimbi, colle loro risa folli, portavano la nota più gaia e più gen– tile dove il cuore in quel bagno saluta.re d'a1:ia e di sole si sentiva più buono, più forte ! ~ on così oggi celebreremo la nostra festa o compagne . Fi~chè lo scempio pazzo dur erà, fhch è milioni e rnilìoni di uomini, di lavoratori, che già in questo giorno, pu~-~ ~e~do di paesi diversi, si trovava no urnt 1 in una co– munanza di sentimenti e di speranza, con– tinueranno ad uccidersi, finchè il biancore immacolato delle ne\'i sarà arrossato dal sanaue dei nostri fratelli. dei nostri fì.gliuo– li, ion potremo, nè sa,premmo abbandonar– ci a nessuna n1anifestazione di gioia. :\la il nostro dolore, il nostro cordogho per tutte le giovan i ,·ite troncate bru·bara– mente, per tutte le madri e per tutte le spo– se vedevate, per tutti i bimbi nmasli orfa – ni. non sia sterile protesta, non si man ife– sti in sole oo inutili lagrime. Dal dolore di oggi sorga la mlontà ferrea. la forza fatt iva di domani. X0i doObi;:imo volere. o compa– gne, contribuendovi colla parte migliore di noi stesse, che il nostro Il€! sogno di pace e di fratellanza umana diventi realtà, dob" biamo prepara re noi madri , sorelle, spose, cui è serbato princip almente il compito del· l'educa zione dell 'infan zia, una società di– versa dalla presen te, una società che ri fug– ga da ogni atto di \'iolen za e di barbarie e nella quale la vita umana sia apprezzata in tutto il suo valore. ~ on smarrimen to, ma fede sicur a sia in noi e l'animo nostro tutto si protenda verso un avven ire di pace e di libertà, verso una luce di amore e di giustizia! n sono pazzi o delinquenti che possono anco ra stampa re impunement e, ad oltraggio di chi muo re e di chi piang e, che (( ci vo– leva un bagno caldo di sangu e nero... ci vo– leva una bella innaffiatura di sangue per lei;are di torno un'infinità di uo,riini che vivevano peTchè eTano nali }) e noi gettiamo alto il grido di tutta la nostra passione di mad ri , di sorell e, di spose e, per la pietà ehe ei lega a tutti i caduti, per l'affetto che ci avvince a tutti coloro che comunque do- 1orano, diciamo ancora e sempr~ che la vi – ta è sacra. che l'umanità non dall'odio ma dall'amore deve essere guidata se si vuole che la civiltà non continui ad essere una rcarola vuota di wnso. Compagne celebriamo il nostro rito e, ment re il dolore cosi fortemente preme l'a– nimo nostro e mf'ntre intorno a no, è tuU,0 un prorompere di basse passioni, leviamo alta la nostra bandiera e chiediam o per essa il pu r-o bacio del sole, rinn oviamo il patt o della lotta umana e civile per il trionfo del Sc,cialismo ~ Quand o il nostro grande sog-nosara rea.Ha allo ra non più visioni terrifi canti di sa,n– zue, non più giovinezze troncate nel lorù .. igoglio, non fJiù donne e bimbi in grama– .;lie, non più terr,, a,petlanti le braccia che JE! fecondino, non più S(:rvi e padroni, ma la Pace radi osa, ma giovinezze bald ù, a.rde1- ti, t-emprate alle lotte titanichr• dr,! lavoro, fatto libero, ma fanciulli schiamaz zanti lie– tamente, donne con ghirland,, di rose, cam– pi verdeggianti di biade.. allora una fort e pleb e di liberi dirà guardan do ne 'l sole: illumina non ozi P guene ai liTanni , ma lo giuslioia pia del lavoro. MARIA FAE!ll. M IL AN O - Via S . .J,11mi ano, 16 - MIL A NO Segnandoci la via GAROFANI ROSSI Qua, n.dc, un anno fa, noi lancia1nmo iÌi A Suzzara, ignole donatrici mandaron o al qu~to gionno medesimo e da q1~~ c,olo~.,.c\.. Con,1n:AEt.~.9._G_iovanile Socialista un mazzo di ne, 1! ~ostro sal~l o augurale e. la nost.ra pc.-• 1 - garo1an1 rossi. 1 bell issim i fiori , recanti lo rola affratellat 1 c<>alle compagne EJd al 1e splendo ne e la gioia delle terr e che non co– sorelle tutte, era ancora in noi la sperall1m I nasco no l'agonia del sole e il disfarsi d'ogni che ci fosse risparmiata la guerr a, e che la i letizia di color i nella monotonia del grigio, bufera sterm inati~ice non lravolgesse ino, stettero, per un momento, come una fiam- pu re cosi Lragicamente , come aveva tr • ma sul tavolo presidenziale, poi si disper- volto già alta-e nazion i, a ltri popoli. sera in piccole fiamme sugli ab iti scuri dei Pochi giorni dopo, invece, il fatto com congressisti. Ognuno volle avere per sè piuto si è p resenùaLoai nostri occhi, oorribi· quella parte di bellezza che gli spettava e le nella sua ·1 1 ealtà, ed agli ocohì di migliai a. di fr aternit-à genUle raccolta nel dono; og-nu– di madr i e spose, che urapidava,no per i Io- no santiva cerLamente che q.uei fiori, in ro OéW"i. qu,e,ila sala g,uaird ata d!a oa.rabinieri come CE:'>/SuR.\ un luogo di sospetto e di mi naccia, quei fio– Anche fra le noslre ancora e.sili file, fJ. 1 le compc1.o°lle coraggiose, serene e semplic~ che noi avevamo viste nelle loti.edel lavorò" e dell'i deale, fu un pri mo aUimo di sgo– mento e di sfiducia. Non LentElllnammo noi, forse giù più tem– prate e ])IJ'ovatedalla tolta; rest-ammo fer– me, volonte rose, anche se poche ; il no– stro giornale st.esso,ri pre.se w1 nuovo e più fervido impu lso di vita e di lav oro. Ora a poco a poco, ,ri torn ano a noi te so– relle e le compa,,"IIle,allontana Le un aLtirr.o dal p roprio ml inLimo affann o. Tornan o ed aumenlano anche: e vi è nell e loro rpar·o1c. una magg iore forza per le lolt-e di domanl, ed una 1più gra.nde fede, per il oonsegui– mento nat urale della mèta non lontana., fu.I· 1 gida di pace e di umani tà. E noi, tul te le accogliam o con un abb ra,·, cio fralro-no, con una p:irola d'augu:rio e jj conforto, nell'ombr a flut-tuamte delle ori– fiamm e, che in quesLo giorno si spiegano ancora al sole, seveire ed ammon it.rici nena loro porpora sovrana. Ed ademp iamo al nostro .compito Kls so– cialiste, l'unico che ci è possibile in questa ora: il compito di più affratellarci fra noi, ren dendo comuni le e,peranze e la fede; il comp ito di coltivare fra le donne e le ma– dri ohe ,·ivono nel medesimo cerchio della nostra ,·ii,a, il seme fecondo di questa fede e di questa nostira convinzione in un doman i di pace e d i fratellanza ; il compito di edu– care attorno a noi, app rofondendo la cnostra stessa educazione nel socialismo . Doman i, qua ndo la p,aee sarà stabil ita nei popol i, e l'uman ità sarà libera alfine del– l'incubo che la tra vaglia e la distrugg e; do– man i, quamdo la via nuovamente sarlt li· bera e diri tta avanti a no i, allora si eleve– rà forte ed impet uosa la nostra voce di a– more e di fratellan za; allora saran no riprese con maggior impeto le lotte immeinse, tita– niche, continue, per il diritto alla vita, -per l'eguaglianza delle genti; allora correr à rur– den te per il mondo , il soffi.o rinnovato re di una vita più umana, più rispett ata; allora Jancieremo l'appello per riun irci tutti e tut– te, su una sola vetta, alt issima, lumin osa, dalla quale nasceranno le leggi rig eneratr ici di un nuovo mondo. Ora, compagne e sorelle tutte, in questo giorno di maggio e di dolore, in quest'ora di lutto grave ùcl immenso, .abbiate il nostro saluto fraterno ed affettuoso; la nostra pa– rola augurale di fede e di farsa novella. ToTino. OO ILJ,.\ BI0LFIIT0. Non è uwrno di /e.~la - nr1n è giorno di vani lam, 1 mli, di vielf' rPcrirrànozi0/1,i. I!,' (J?l/'sla l'ora dei vi ril i vrupo.~ili prq unr1 Tip711.,a più r•nrroirr, dr/ nostro lavoro. A voi , rornpagni, rispffrrniat, dolla /un,•. ,;la bv/r•ra rhr: irn,pr•rvr·rsffsullr Lt-rrr•rl'Ev– ropo, spr•UIJil compilo di tr•nr,r vivo lff .sa– rro /irlmma dr·ll'1rln1lr• sor-ir1li,·lrJ A. voi i rivolgorw O(J(Jt Lr•doftn,, dPt vos/Tt cort?,pr1,gni sr,Pn/i; da voi aspr•tfrJM lo squi{. lo I atirlir-o df'llo riscos.s(I. Siolr> r, pr•r Pssr• rJ pr•r V{Ji, oggi f' Sf'ffl7JT'' uli r,po~loli /r·rvr ,11.ti r , pun di•llfJ tlUOV// dol– tTina rr•dr>nJ rie,_, rft,lfo piu sr•colarr scht11vit Il C. LLERICI ri ,portati da mani incogn ite di donne, non erano solo l'evocazione dell a primaYera e l'immancab ile or-namento dei luoghi in cui si celebra qua.!che cosa o si rende omagg io a qualcuno; il Congresso aveva il suo la– voTo sLabilito, Lracciata la discussione e ave– va anche le ore contate; non si soffermò sui g,arofani rossi . Però essi non sono dim enti cati. 1 essuno chiese il nomo delle donatrici, perc hè quel– la specie di mist ero accresceva la bellezza significativa del dono e ognuno di noi, an– che il più semp lice, anche il più umile, si com.piaoe sempr e rd 1 ì mettere nena sua vita la maggior somma di bell ezza concessag1i. Ed è bello pensa.re nell'ombra qu este sorel– le che ci g;uardano con occhi amorosi, ci se– guono con cuore tropida.nte, ci sospi-ngono col desiderio, con l'augu rio : è bello pensa – r e che, d i un balzo, forse quand o meno ce ì'us}Jet. liu.mo, o qunn ,do le ore, pe.r noi, sa,• ranno fatte più difficili, uscirann o dall'om– bra per dir ci : e( V ogli amo esse1re con voi ! i, Non abbiam o pensato mai che le donne non possano comp rendere ed amar e il so– cialismo. Conosciamo le forze che ce le ren– dono nemiche o indifferenti ; ma sa,ppiamo che, quan do quelle forze cadono, le donn e gururdiano al socialismo con altri occhi ed al– tra an ima, vedono che in ,esso è la pietà, l'amor e, !·a giustiza., in esso è la fi.ne di tut– to ciò che intri stisce ed umil ia, il principio di ciò cho deve dar e la felicità e l'orgoglio de.li- a vita. Da quand o la guerra im perv er– sa, ancora più ce le sentiam o vicine. li di– leggio e lo scherno con cui molti ci dichia– rano falliti, non è delle donn e. Col retto giudizio dei semp lici e di chi non è stato fuorviato ancora da lle mill e a,pparenze in– gan natrici e da tutt e le compl essità della vit a sociale, sentono che, come esse non avrebOOro potuto, noi non poteva.mo arre– star e la tempesta terribi le che si avanzava. Ci avrebbe travolti come il ma.re una diga 0 sarebbe passata senza aver nulla mutalo iI suo fu.rare. Ma ,-icordano, più di tutt o, l'anim·a nostra cli quei giorni. Avere insie– me sofferto sign iAca non essere mai più completa.mente estranei; essere uniti da un vincolo che pare tenue, ma che per la stes– sa sua tenuità, non è facile spezzare. J gwrofani rossi sono venuti a dire che, nelle donne di Suzzara, questa simpatia di ieri e di oggi, questo sentimen to di frater– nità non può più restare silenzjoso e na– scosto; ha bisogno cli manifestarsi, di cspanclcrsi, sia puro affidandosi al mut o Iinguaggio dei Aori. Ebbene, quelle che ci sentono , ed app rez– rano l'opera nost ra, escano dall' ombra, di– cano i loro nomi, v0ngano con noi ; assu– mano la loro parte di responsabilità o di meirito nell'opera rho andiam o comp iendo. Che cosa potrebbe Lratl0nerle? Vergogna. forse, di mettersi su una strada battuta da poche, paura d'incontrar si nella mord 0nt0 stupidità clrnigra lrice? CENSUHA Donne - giovinette o madri - che ci sentiLc " ci romprendrte, uscile dall'om– bra! ~on mandaLr più soll;a.nto la fiamma dei garofani ai nostri Congrressi, ma por.ta– loci la vostra anima, il coraggio della vo- 1 stra azione, il premio del vostro cons0nti• mentr,. Il mondo non si arresta all'oggi nè al dc-mani! CE:'>/SCRA MA.Hl.I GOIA. EST ERO IL. DOPP IO LA DONNA EILSOCIALISMO Quando p0nso alle grand i ing iust izie ed iniq uitù del regime aUualc verso la donna io ohiedo a me sbessa, come mai ella possa rim aner assente da quel movimen to, ohe si prop one di red imerla come lavoratri ce, come ama nte, come madre. Se il sala riato su bisce lo sfrutta mento liel suo lavoro eia parte del pad rone, la donn a lavorntr ice è dopp iamen te sf ruttata, come lavora trice e come donna, dal padrone e dall' uomo, materi•alm enLe e moralment e, oome me.roc lavoro, come sesso, come senti– mento; nella società non vi è solo disugua– glianza di diritti e 1d,i doveri fra il ricco ed il povero, vi è anehe fra l'uomo e 1a donna, si che essa è due volte povere, due volte sf:rutbata e il sociali°smo si propone di sot– tra rla a tale dup lice sfr utta mento. El m i spiego : Nell a società attua le nove decim i della popo lazione è nu llate nenie: quesLi nove decimi sono sf-ruttaLi dall' altro decimo che detiene terr e, macchi ne ed ogni pro– prietà, che nulla prcd1Ucee molto sperper a e fa sperpe rare a lutto danno delle collet– tivilà; mentre coloro che tut to j)roduco no aliment i, rnst i, case, e tutto quant o è ne– cessa rio e supe.rftuo all'esistenz a, non han – no semp re mcxlo di cavarsi la fame e sod– disfare ai 1più imp elle,nti bisog,ni d i bestie da lavoro. Questa iniqua distrib uzione della fatica e più iniqua ancora distribuz ione dei pr<1dotti è IJ)iù @rav e e sensibile nei rigua rdi della donn a proletar ia. Torna essa a casa dal campo , dallo sta– bilimen to, dal la sart oria , dal negozio, dalla scuola, d all'ufficio e tut.l.a la sua attivit à è ancora assorb ita dalle cur e dei figli, da l la– voro della casa , della cucina , d ella bianche– ria ; il suo cerve11o dev'essere anoora ,p,ronto e Yigile al ,pensiero di un'infinità di piccole cose d·a fare, da '])reparar e, le sue meml:>ra non possono cedere al bisogno assolut-0 di riposo , i suoi neirvi rall enta rsi in una bre– ve sosta.; oh, no ; la bestia di fatica deve tir ar inna nzi coì denti, sferzare la propria debolezza, vinoere l'in finito e sacrosanto de– sider io di posi,re almeno un poco, d i r iorea– re lo spiri to, di sollevarlo dall e g-ravi cure , dalle snervanti fatiche; l'uomo lo può e Io esige come inali enabil e suo ldòritto ; egli , far.te , compiuto il suo lavoro, ripQsa va co– gli ami ci, fum(a il sigaro, legge il giornale, gioca la pa,rLita, beve il bicch ier di vino, va magari qual c.he volta a teatro , a caccia; lei, debole, non ha dirit Li; cento cose ,·ichie– dono l,a sua opera , iI suo pensi,ero, la sua multif orm e attività. E si esauri sce p resto e si fiacca e invec– chia rap idamente : e i suoi figli sono ane– mici, linfatic i, e tube rcolotici; orga nismi pover i e deboli, già nascen do; spesso den u– triti e trascurati poi, e la razza deLeriof!a semipre e la nevr astenia e la ainemia fanno ogni giorno nuove viUime. Ecco, povere madri pro letar ie che cosa spetta allo crea– ture del vostro sang ue e del vostro dolore : se la miseria non le mina, e gli stenti e il lavoro non le stroncano precocemente , la guerra poi Ye le falcia. Vo i concepite renz.a gioia i figli , voi por– tate nel seno le creatm e « con fatica, con fame e con paura>>. Ah, fin che stanc.he, esaur ite, assillate dal pensie ro del pau.roso doman i, esasperate ctd: aspre talora fin coi vostri bim bi, che pur vorreste strin gore al seno con affetto dispe– rato per difenderli e protegge rli, che pur voereste vode11ecogli occhi brillant i di feli– cità, che pur vor reste tratltt re dolcemé'Ilte e rall e~raro, voi 11011 potrete. drur loro tutto il sole della vostra an ima, perchè il vost.ro co"po è affrwnto dalla fatica e il cua,re sa– turo di amarezza, fìn cFievoi 1 rpovere madri , mal edi1·ete alla vita, io a.s,petterò « spas i– mando l'ora della giustiz ia», udrò il vostro sin'(ulto ril])etersi nei versi di Ada Negri: Noi procrf'ammo in viscere malalr' Le l7i:,fi creature a pianger nr1,tf'. Il guasto sangu e de le nostre vP11e Ebbr•ro e il pr•so di nostre catene. Ben vorremmo ntl giorno essrr con loro , Ma il giorno è breve ed è lungo il lavoro,

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