La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 8 - 1 maggio 191

Alba di maggio Il Yecchio 3.Y0',a una fa(•cia scialba, gli occhi tristi e serii a in tutta, la persona. Rtanca qualche cosa ·di desolato, l'impres– sione delìa ,ita che finiva, uu senso d'ama– rezza e d'abbandono. DiceYa,: perchè sono Yissuto? Una voce dolorosa gli rispondeva: 1c Per bxorare e per soffri.re) ). Ora non reggeva più al lavo– rai doYcva dunque mor:.re. non essere una bocca inutile. un peso per nessuno. 11:a poichò la morte tarda,a a venire ac– cettò l'inYito dei figliuoli che avent iu cit– tà e andò a YÌ ,-eTe con 101•0. I figliuoli gli dicevano: << Vogliamo ve– dPrti lieto, papà >>. Ed egli rispondeva: e( 11:orirei contento se potessi vi.t"ere un giorno di felicità, sen– za rimp:auto, senza ricordi . .sentendo tiscal– darmi il cuore dalla spera~za per voi, per i YOStri piccoli))_ Allora i figliuoli e le nuore pensarono al modo cli dargli questo giorno cli felicità. A Xatale organizzarono una festicciola. spendendo i loro risparmi per dare al vec– chio, un giorno almeno, l'impressione del– l'obbombnza. I b'mbi ebbero tutti un dono e il ve,cehio li vide sorridenti e felici. ~ella grande tavola imbandita, ,'erano dolci. frutta e fiori. :Ya il vecchio non sor– rideva, gli occhi rimanevano tristi, il viso sciaibo non si coloriva e non s: animava. per la gioia. Dic·e,a: ({Domani, figliuoli. ri– comincerete la catena di un 1a\"'Oroche non ,-i dà g-ioia e la ,-ita stentata e la. miseria.>>. Cercarono <li comunicargli nn po' cli al– legria. egli chiuse gli occhi e- pareva che clormi:::-:.e.Ricorda.va i1n-ece: un Natale lon– tano, una. rnntla nuda, un sue b:mbo spa– ruto. e il freddo, e la fame e la miseria'. 1-'inì l'inYeruo triste e la. campagna ebbe i primi germogli. e pa.ssò ovunque il fremi– to <lella nuova ,ita. I( A.. Pasqua noi gìi faremo dimenticare. lo faremo -:.tare allegro>> dicevano i figliuo– li. A Xatale c'era la melanconia della natu– ra e la nostra famiglia, raccolta, gli facevi.l ricordare troppo la .:sua, sperduta, dispersa, i nostri fratelli, la nostra madre morta. Jia a Pasqua c'è la complicità del sole. "C"nfratello ,i,-eva ~ontano, pie.no di ran– core, contro tutti, per una miserabile que- 6t~one d'iuteres~e, per qualche lira che egli pretencle,ça ancora dalla famiglia. Gli ma11- darono il denaro e lo richiamarono pensan– do che quei figliuolo lontano, fosse la spi– na na.::icOcitadel padre, il segreto d'una me– lanconia C05Ì persistente e così inguaribile. A Pasqua, mentre la casa ai riempi,a di •ole e di tri!Ii, il padre ebbe la, sorpresa di -veder arri,are il - figliuo~o. Jia ebbe un tri!:lte sorriso:-- < Doman.i. 7 per poche decine di lire. le nostre anime ridiYente1anno ne– mjche. )(°el mondo non ,'è che in;micizin, rancore, odio. v·è un nem;co implacabile della felicità e della bontà umana: « il denaro n. E rimase triste. Pare,a che l'alleg~ia de– gli altri segnasse, nella sua fronte 7 un sol– co piu profondo e che negli occhi s'accen– tuasse un'ombra incon:;olabile. Allora le nuore e i figli pensarono che il ,eechio doveva scendere neil'olllbra del oe– polcro senza aver avuto il 6uo giorno di .,,,µ,eranza e di gioia. AP!'El>DICE 2 ----------------- Lamoglie del"Cavaliere,, - Il tuo amante'. 11a se sei una ragazzet– ta ! Cosi piccola ancora.! Quanti auni hai l - Diciasette. Ci vogliamo bene. Egli e piu buono degli altri, più intelligente. - :.\la il cavaliere dice che Andn·a, in~·gna– ça ai contadini a non temerlo, che diceva loro, nei crocchi, alla. sera, cattive parole di ri– be!lione. - ~ on so. A me non parlava che cli amor.e e ili cose belle, belle. Egli non ha avuto mai il pensiero di uccidere. E 1 buono Quando ab– biamo sentito la fucilata ci siamo spaventati; poi lui, vedendomi impallidire, mi ha ... Poichè la signora. aveva negli occhi una. dol oe-zza buona. e amica continuò dopo un'ombra d'esitazione: - 11.i ha abbracciata. E non abbiamo pt"n– sato più a nulla, nè a.Ha fucilata, ne ad altro. S egli occhi timidi pareva le ridesse, ora, il ricordo tenero. - 'fi ama molto 1 - domandò la i::ignora, piano, timid~me1;1te, ~om~ se si vergognasse d'intrattenersi d1 cosi piccole cose con una contadina. Il viso della fanciulla aveva ora l'espre&– sione di una gioia. profonda. d'una tranquilla. sicurezza: - :\folto, molto! :Nella grande sala dai_ mc:bili ,:rechi, scuri, se,-eri la lampada a petrolio oscillava, span– deva ~na luce mite; un po' triste. AttenuM·a il contorno di ogni cosa, delinean– do bene solamente. due Yisi ugualmente pal– lidi m~ d'una pallidezza diversa, di cui un0 -a,-e;a, i segni d'una tristez:.3.: abituale, l'alt_ra di un'angoscia recent'"", mitigata da. un g10- ,·anile bisogno di sp_eranza. _ Senti, disse la signora. Io non so se potrò LA Dll'ESA DELLt•; l,,\ V'URATRTCI ... Una mattino, oll'all,a, il wcc-hio si alzò. .I Ja. città dorrniYa ancora, nella luco pallida Ld incerta. 11.a poco, a poco si sYegliò, pre– .:;e un'aria fe,stiYa. :Xon ~i. ~entir,1110 il fi– schio delle sirene <" lo scampau-ellìo de~ tram. Jl YC'cchio disse: ]~ppurc non è fe,sin. Che avYicne? Ed uscì. Pn~.:;aYano operai a. torme. vestiti con l'abito delle domc-niche, bimbi lieti, donne che- aYC'Yanoqnakhe cosa d'insolito negli occhi sorr;clcuti. una forza, una spcrnnza, un pensiero nuoYo. _\..YeYano tutti un gn1·of:1no Tos:-.o. ] 1 vecchio pensò :11: la. sua compagna che coìti,rn·a, nei tcmp~ lontani, i Ya~l di garofani fiammanti. ~ ri\-edendola. ('osì. c-omc in un sogno, penso che- mai la sua faccia cli donna abbrutita. nella miseria e nel clolore, a,eva ~r'"'uto la. forte e tranquilla espressione deJìe donne che YecleYa.l)a..,sarc ora. Allora se~uì tutta. quella gente, per sape– re. Camminarono a lungo. Le tonne s' in– gros.snYano e. tutti. uomini, donne, fanciul– li a,evnno la stessa cspTessione gaia e fe– stiva.. Pa.reva che in tutti, per un giorno, il do– lore avesse una sosta. .t\.rrivarono in un'arena, vastissima, gre– mita di gente. Il Yecch,io p-ensò: Forse mi sono lasci~to trascinare in una dimostnu,io– ne. Egli era -,,-issuto in un paesello sperduto e dimenticato e a-i,-eva dell~ dimostrazioni un concetto vago, pauroso, l'impressione cE una forza travolgente e brutale. hla la gaiezza. tranquilla cli tuth 1o rassicurò. Un uomo saliva su una tribuna drappeggiata di rosso e uno scroscio <l'~pplausi lo accogl\e– Ya. Ristabil-ito il silenzio corninri,J a par– LaTe. Qualche frase arri,·ani, chiara e preci sa fino al vecchio che ascollava., senza bat– ter palpebra, in un'aUcnzioue muta e gTave ! E via, via cbe l'oratore pnrln.va pareva che nella mente del V<'cchio qualche cosa ~i C"biaTÌssr, e che pensrieri ~ncc-rti e vaghi prendessero una forma più definita. L'o1·alore aY-eYa ragione. r0rto, La sua vita. q~t(•l1a cli tuUa quella gente convenuta con lui a sentirlo. non era una dedizione continua, una .sofferenza, l'avvilimento d'o– gni giorno, Ma perchC', perchè? Ecoo: l'oratore ,spiegaYa il pnchè, un percbè chf' egli non si era ma.~ chiesto, nrn r·lw non dovoYa essere -irremo,·ibile come il destino. .\h, qu,U1te parole nuove cli spernnza ar– ri\-avauo ora al Yecchio'. ~on aveva egli inconsciamente sentito sempre- che alla sua Yita mancava qualcùe cosa, la gioia d'una speranza, un pensiero di sicurezza, non per lui, per gli altr;, poi figli nati da lui, e pei qua1.i non pote,·a vedere che il lavoro bruto, il silenzio, il buio della vita dei poYeri? C'ra sapeva che una via di redenzione c'e· ra! J~ i suoi occhi bril~~wano d'una gioia non mai pro,ata. Tornando, disse- ai figli, alle nuore, ai ni– poti: < 1 Ora posso morire ii. Scnhirono tutti che qua1che cosa d'insoli– to era av,enuto. Guardarono il padre che a,·eva un'espTe65Ìone così mutata, un ,-iso che pareva ringioYanito, una dolcezza JlUO– ni negli occhi. Anohe Falba di maggio nveva, fuori, u· na serenità dolce, cliH:usa u~:l'aria profu– mala, nel oielo pallido e sereno, nel sole cosl pieno cli promesse e di forzn. 1 M.tnL\ PEROTTI Bonx.,GHL La casa del soldato • fare qualche cosa per te. Ne parlerò al cava– liere, vedrò .... La fanciulla giunse le mani, le tremarono le labbra per lo spasimo: - Oh, signora, signora buona! Pensi, io so– no povera. ~on ho avuto che miseria, miseria f' dolori. N"on ho chP lui: Andrea, Non posso rPggere al pensiero che è in prigione. Se penso che !o possono condannare rngiustamente, im– r,azzLSco. Lo preghi il cavaliere. Lo preghi tanto. Egli può dire chr s'è sbagliato, farlt, rilasciar<' i.u– bito. Se lo prega lei, che è cosi. buona, che e sua. moglie, il cavaliere lo farÀ... - Tutto quello che posso lar0 - rispose la, signora - sta sicura, lo farò. Torna domani. Ti darò notizie. Il cavaliere ha. una ferita da. poco, sta meglio. Si è preso un grande spa.– ,·ento, però. Ora riposa, gli parlerò domatti– na, Va, va... E cerca di star tranquilla. Non piangore, e non soffrire più. Vi ~po~crete e sarete felici. Come ti chiami l - Linda - rispoi:e la fanciulla col viso con– r;rJJato. E _guardò la signora, parendolo <l'indr}– visiare nel suo viso pallido un più profondo doloro oltre quello che le procurava la frrita df•l cavaliere. Quando la fanciulla uscì, la !'lignora entrò in punta. di piedi ndla camera del marito. Egli dormiva. nel grande letto_ 1• a.nva la 1'·'4ta fasciata e il vigo palli,fo. Piano, pian0 f•lla s'avvicinò al letto, sf'.:dete mila poltri)· n~, posò la tPRta sulla spalliera, 1: c0n gli oc chi chiuei, pn1sò. Qudla. bimba, col visò pit:rH, d'a.ngrJscia. e d au1òre, le fac:eva risalin·, sn1za qua i dli' ,.J la lo Vùles~, a ritroso della sua ,·ita, fin ;.1.l giùrno in cui na una giovinetta ella pur"' ,, lP ridf:vano n,:gli occhi i sogni e l<· ~w•ranz-~ più dole.i. .\on l'avevano sempre creduta, tutti, in pal'• se, !elic<:, ignara dei ti a<lirnl"'uti del marito, contenta della riccheua che la circ0n<lan1 1 che aumentava ogni anno, Obi aveva contato lo sue lagrirne, le sue delusioni, le atroci ama- rezzo d'una vita, più miserabile di ogni altra 1 Ella aveva sempre taciuto e sorriso, col cuo– re sanguinante, pieno di un disprezzo che non osava, che non poteva manifestare. Perchè aveva taciuto 1 Ecco; 1~ voce !atta Lacero per tanti anni, risorgova, ora, improv– ,·isamente, ed era una voce implacabile e se– vera, non di consentimento e di lode . .Perchè aveva taciuto 1 Per fierezza. per dignità 1 O non forse per quel triste doHirc i nst•gnato alla <lonn~ di ubbidire, di nou vedere, di chinare il capo, <li non chiedere troppo alla vita1 H.es ~ituire Linda aù Andrea! Certo era un atto di giustizia.. Nel viso cli quella. bimba tremava il terribile l.iisogno di carezze e di baci. Come dovevano amarsi! Gli occhi della vecchia piccoli, tristi, velnti pareva che inseguissero una visione. Non sentiva quasi più il respiro faticoso del marito. Linda aspettava Andrea, uascosta nel ura– no, t.utta rosea, ridente e felice. E lui arri– vava pieno di giovinezza e d'amore. La fucilata ~inistra faceva tra.sa.lire e im pa.llidir-c la fanciulla. E<l egli corno l'abbrac– ciava stretta per rassicurarla, quanlc parole dolci le diceva! Quando un uomo l'a.veva abbracciata cosl, lei l Quando ella si era scnlita così, perduta– mente, di un'altro7 Avna forsr riso una vol– ta nei suoi occhi la serena, dole(' sicurezza di Linda, quando diceva: Egli mi ama molto, molto! Ecco, la vita era ormai sulla fine, ogni de– siderio s'era quietato e pareva anche finito lo spasimo <l'ogni rimpianto. E bastava il volto drJlorante e innamoralo cl_i una povcnL creatura. che passava la sua gio– nnczza. nel lavoro, ll('-lla 111is<'ria, nella <lcdi- 1.ion~ ~1 og1_1i giorno pcrch1~ogni dolore sopi– t1J s1 risvcglia!'tSCe i ncor<l1. i tcrribili ricordi f1Jrnassl"'ro tutti tri'-ti e scn•ri, popolassero la tauiera di \"isioni a\'cssero rnill,e voci di ama– rezza, di rimpianlo, di rancore! Ab, che freddo, che freddo nel cuore'. Cho 3 A1 pa:n..e Salve, o pane, che ovunque tu vada sei apportatore cli gioia e di conforto. T~, o ?non paue bianco, hai la potenza. magica d1 salv-ai:redalla morte, dal suicidio, dal delitto e dal carcere una grande parte del genere umano che attra\"'erso a ruulti– formi in~ranaggi del lavoro, ti crea, ti pla– sma e ti rende savrano e re dì tutte le ruense. 'l'u, o buon pane, tutte le volte che a stento enhi nel tugurio del povero fai ces– s_are come d'incanto il ·plani.o e i lamenti dei bimbi e le impreca.ziollli e la disperazio– no degli adulti e dei genitori. Per te, o punc, sono sbattuti come nau– fraghi, dii casa in casa, di I borgata in borgata, vecchi cadenti, bimbi laceri e scal– zi che colle tremanti mani ti cercano ovun– que e ti chiedono jn atto di carità. Ed è per te, buon pane bianco. che nel rnon~lo_ &i comba.ttooo lotte cruenti fra gli uom1n1. 1 l 1 utti ti vogliono, tutti ti contendono! E per te, o pane, vediamo spesso entrare nel– la lotta armi e armati; armi e armati che qua~i sempre, il più delle volte, sono mesa:i a clnfeoderti quando stai soltanto in abbon– <lanza sulla tn.vob della ge11te che non la– Yora e neanche sa. le fa.rtiche e i sudori che costi. . E le_armi e gli armati s-empre tentano di 1mpe<lne ohe tu, o buon pane bianco, abbia a~1 -essere libero di poter entrare nel tugu– rio del povero n distruggere i ger:r:pi <lelia fomo, d':lla pellagra, dello morte, del delit– to e della vergogna. Per 'te, o pane, si sp_nrgono ancora ogni giorno fiumi di 1a· cnme. Sono tenere crent.ure che I.i diYorano co– gli OOéhi, o pane bianco apportatore di paco <' e:unsolatoro cleg-li nffl,itti ! i.chwncl'è clic- tu, g·crrno <li vita o ~mur1.::-:– toro di lotte barba.re e prepn.ralore di pace, 5arai cli tutti? Saral specialmente cli coloro che laYorano? E tu rispondi, o pane: che sarai cli tutti, che tu sru01·z.erariJe brutali e sehaggie lotte che si oornbattono dagli uomini per con– tenderti; che tu porterai un po' di pace e di am?re fra g-li uomini; Ja tranquilla g-ioio– sa gaiezza fra i bimbi e che asciugherai lo lagrime di molto madri, q'lrnndo la mag– gior varle delle genti del lavoro saranno meglio afj1·atellafe in 'I.lii solo ed inàco var• tifo del lavoro avente per g11,ida e pe1· bit.~– solri la fede sentita M/la lotta per la ,·ealiz• zrtzione del socìab.smo. Allora soltanto, tn rispondi o buon pane, cho tutti i miseri ti conquisteranno su! se– rio e sapranno di te farne buon uso. Ebbene, o buon pane bianco, .se quo.sta è la tua vooo, se questa è la voce della verità, p~rchè dobbiamo ancora. spolmonarci a pre– dncare che devo raccoglicl'la.. farla sua o trndurla in atto la gente dellru farne e del lavoro? SENOFONTE ENTRATA. Uomvagne, schieratevi coragr;io-~e e deci:-re nella bo,ftagl-ia a fia,,nco dei cmnvagni vostri, date novelle energie alla buona cctusci, date fiori ai cadut,i durante il cammino, date sorri– so ai fat<icanti nella lotta g'iornaliera; ai vih clie la temono, agl,i apati~ che la -~fuggono, il vostro sdegno. terribile brivido, pareva le scendesse dalla nu– ca, giù, giù. irrigcndola tutta, in uno spasimo fisico, che risv-egliava ogni sua sofferenza spi– rituale! Nessuno veniva ora a stringerla sul cuore7 Il cavaliere fu scosso da un piccolo gemito disse alla moglie: - Anna, Anna! che hai 7 Ti sei presa pau– !·a, vero 1 Ma non temere; la. ferita è leggera e quel briccone la pagherà. Guardò la moglie al lume incerto della lam– pada, e la vide così rifinita. così pallida, coi piccoli occhi aperti che sembravano inseguire una dsione di dolore e di terrore. - 'l'i sei presa molta paurc.d - ripetè. - Sì, - <lisso la vecchia. senza guardar- lo con gli occhi ostina.tarnentc fissi e lo labbra sbiancate e trciniLnti. Rimase qualche minuto immobile e il cavaliere si rassicurò, credendo che dormisse. Egli che ora cosi forte, insensibile o brulalo con lei, quando s'annnalava la voleva vicino, coma un bambino, trema.va. che lo mancasse, si altaccava a lei, diventava. buono, umile, vile. La vecchi<L non dormiva. Parlava. ora come in un sogno. - Certo. bisogna che tu m'aiuti a salvare Andrea! Tu non l'hai vista, poveretta! Setn– brava un piccolo fiore, trn,·olto dalla bufera. Bisogna che ella non abbia, senza di lui, una vit;L di tri~.tezze, di disamore como ho avu– Lo io! Anna, Anna t che dici 1 domandò il cava– liere impaurito. ImpaLzisei1 Ella ebbe un sussulto, come se si sveglia.<;se o parve che luccssc, veramenle, nei piccoli oc– chi, un pensiero di pazzia: - 'l\t ne hai fatto troppo del male! Ne hai ~~t~ à"e~fi~ 1 ~: Non è Andrea che t'ha colpito! E scoppiò in sing"hiozzi. 1f. P. Il. FINE.

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