La Difesa della Razza - anno I - n.2 - 20 agosto 1938

Auo. rosTA1.•:. 20AGos1·0.. "' wlENl I DOfUUmIT'' 'IIA\lE nruEu A o I. • 2. SPEUIZIONE I ..,., J\ IJIJJl1I\IIVl1 fVL IJ[ft,I\ I

____ , ,~'!"!"'----------------------.------------~ 2 ANNO 1 - N. 2 SOMMARIO 20 AGOSTC' T, I.: CONOSCERE GLI EBREI. 1 SCIENZA GUIDO LANDRA: CONCETTI DEL RAZZISMO ITALIANO; LA FORMA DEI CAPELLI NELLE RAZZE UMANE; EDOARDO ZAVATTARI: ITALIA E ISLAM DI FRONTE AL PROBLEMA RAZZISTA ; MARCELLO RICCI: LE "LEGGI DI MENDEL; LIDIO CIPRIANI: RAZZISMO COLONIALE; CARLO MAGNINO: ASCHENASI E SEFARDIM, UN DISSIDIO CHE LA POLITICA NON DEVE IGNORARE; DIFFERENZE FRA BIANCHI E NEGRI NEL TERZO MESE DI VITA EMBRIONALE; ELIO GASTEINER: UN PERICOLO PER LA RAZZA : LA DECADENZA DEI CETI SUPERIORI; LEONE FRANZI: CONCETTI FONDAMENTALI SULL'EREDITARIETA'. • POLEMJ MASSIMO LELJ: COMIN IAMO DAL VOLGARE; SEPPE PENSABENE: L' VOLUZ;ONE E LA RA CINQUANT'ANNI DI P EMICHE NE < LA CIV CATTOLICA»; ANTONI . PETRUCCI: NEGRI E I I CHI IN AFRICA ; VINC~ZO BUONASSISI; INTE ZIONALISMO E RAZZISMO. I UMENTAZJo· FRANCESCO CALLARI: LA FORTUNA DEL VC BOLO « RAZZA » NELLA OSTRA LI fGUA; RICCA MICELI: DIGNIT A' DI UJlfiPOPOLO; UGO CANGIF. LA DlfESA DELLA RA2tzA NELL'ATTUALE LEGI ZIONE PENALE FASCIS A. Romo - Uffici: Largo Cav.alleg.geri, 6 - Tele;foni 64.191 - 60.~ ANO N FJREr Biblioteca Gino Bianco

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• ISTITUTO DI CREDITO 01· DIRITTO PUBBLICO - . 4 DIREZIONE GENERALE PALERMO CAPI TALE L. 230.000.000 RISERVE L. 246.865.876,81 L'ISTITUTO RACCOGLIE DEPOSmARISPABMIO E 1HC.C. FBUTfIFEBO E COMPIETUTTELE OPERAZIONI DIBANCA Biblioteca Gino Bianco FILIALIIN ITALIA ACIREALE - ADRANO - AGIRA - AGRIGENTO - ALCAMO - ARAGONA - AVOLA - BAGHERIA - BARCELLONA - CACCAMO - CALTABELLOTTA - CALTAGIRONE - CALTANISSETTA - CAMMARATA - CAMPOBELLO DI LICATA - CANICATTI' - CANNETO LIPARI - CARINI - CASTELBUONO - CASTELVETRANO - CASTROREALE - CATANIA - CATTOLICA ERACLEA - CEF ALU' - COMISO - CORLEONE - ENNA - FIUME - FRANCAVILLA - FRANCOFORTE - GANGI - GELA - GENOVA - GIARRE - GRAMMICHELE - LENTINI - LEONFORTE - LERCARA - LICATA - LIPARI - MARSALA - MAZARA - MENFI - MESSINA - MILANO - MILAZZO - MILITELLO VAL DI CATANIA - MINEO - MISILMERI - MISTRETTA - MODICA - MONREALE - NARO - NASO - NICOSIA - NISCEMI- NOTO - PALAZZOLO ACREIDE - PALERMO - PALMA MONTECHIARO - PANTELLERIA - PARTANNA - PARTINICO - PATERNO' - PATTI - PETRALIA SOTTANA - PIANA DEI GRECI - PIAZZA ARMERINA - PORTO EMPEDOCLE - PRIZZI - RACALMUTO - RAGUSA - RAMACCA - RANDAZZO - RAVANUSA - RIBERA - RIESI - RIPO- , STO - ROMA- SALEMI - S. AGATA DI MILITELLO - SCIACCA - SIRACUSA - SORTINO - TAORMINA - TERMINI IMERESE - TORINO - TRAPANI ·- TRAPANI (Borgo Annunziata) - TRIESTE - TROINA - VENEZIA - VITTORIA - VIZZINI. • • " FILI.ALI IN COLONIA E NEI POSSEDIMENTI TRIPOLI D'AFRICA RODI COO

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6 Bibliot eca • DI , EI..E11R\Cl1A ANON\MA PER Al\QN\ coN SEOE \N \IENEZ\A soC\ALE URE989.000 Gino s· ianco -- ..• ····· ····· ·•··· .......

A O I OMERO 2 20 AGOSTO 1938-XVI ESCE IIL 5 E IL 20 DI OGNI ~ESE ~ MERO SEPARATO LIRE 1 ABBO_ A.llE,,TO AN_-uo LIRE 20 Direttore: TELESIO INTERLANDI C. omitato di redazione: prof. d]ott. GUIDO L.t\,.NDRA prof'. dott. LIDIO CIPllIANI - dott. LEONE FRANZI - dott_ MA.RCELLO RICCI dott. LINO BUSINCO - . ·~;:~ ,e,.-,_..,... ~-!·~ . • J : ,•_;; ...... :; SCIENZ! DOCU~ENT!ZIONE POlEMltl ,. ,·. ' : Il rapporto dev'essere italiani tollereranno~ riei di discriminazione1 non da dominazione. Ogni mille limiti del decoro nazionale1 un ebreo; Biblioteca Gino Bianco non lo subiranno 7

• 8 I uo GL 1 0SUERE EBBEI _ _....,... enorrne interesse de lato in Italia e alt estero dalia nostra rirista I il primo 1rnmeru_ tiratu Ùl 75.UOO esemplari, era esaurito dopo pochi giorni dalla messa in cendita 0 e 01:rà es er ri tampato per gli abbonati. rhe sono diecine di migliaia) dimostra. con L'eloquen::.a delle cifre che il pr lema della ra::.:.a è attuale per il popolo itnlia.110e che il popolo italiano lia già una coscienza razzi ta. 1 due aspe ti più drammatici del problema sono quello ebraico e quello a/ ricano. Il secondo è più esplicito, facile ad e er capito nei u-oi termini estremi· il primo è ancora coperto da equivoci, deformato da pregiudizi. reso imperv dalla ignoran::.a delle cose iudaiche_ Già la sorpresa di niolti, che non si erano mai posti il problema della co viven::.a con gli ebrei. fu grande quando si UP_presec~ie qu~s~i non ,appa_rtenev~no alla razza italiana. la sorpresa erp ~n~h-essa dovu.~aalfignoran:.a dei fatti e dei metodi ebraici; dell ebraismo si conosceva soltanto la maschera rehnssiva e non zl volto tracotante. La maschera che l'ebraismo a·z:e1:a ssunto in Italia, come del resto in tutte z I altre na:=ioni sottoveste affim:asione rispondeva alla necessità di sojf ocare ogni rea:;ione al( ebraismo, di age o/are la presa di p~ssesso, en::.a scandàlo. delle lei:e di cornundo nel congegno politico-sociale del paese, di str ncare sul nascere ogni velleità di àiscussione, a me:;zo d'una « confusione di persone» nella qual e solo (ebreo fossr capace di discernere jacilmente. C'è un periodo della storia iL~J,iana,recente, in cui_l'ebreo n~n si (~ist~n_gue . J~iù daf italiano, e la caus~ dell:uno ( ~he ~ estranea a quella del! altro) avei:a trovalo 1 necessan punti d1 idenlita occas n.ale per con.fonders1 con l altra· sicche noi ancora troviunw gli ammùat,ori degli ebrei « patrio/ti» del Risorgin nto quasi che non fos e ormai chiaro essere a « patriottismo » di quei pochi ebrei una occasionale coincidenza i fini ebraici coi fini della nostra riscossa: {abbattimento di una poten:;a cattolica, per gli ebrei, d'una poten a oppressiva, per gli Italiani; la « rii:oluzione », per gli ebrei, l'unità nazionale, per gli Italiani. Là dore i fin diversi si incontrar:ano. itJi si sovrapposero e crearono la menzogna dell'identità fra ebreo e patriotta italiano. Questa menzogna sarà qui a suo tempo illustrato .. Ha gli Italiani vollero, fino a ieri, subire l'inganno degli ebrei. Anche in tempi non o pelti,-guamlo l' ebraisnw dominava palesemente in l talia, e si gloriava d' es ersi identifi alo con l'Italia, l esclusivismo ebraico tro-i:ava in mille occasioni il modo di affermarsi co1l /'antica tracotan:.a; li Italiani non ci facerano caso. Luigi Lu:.:.atti, ebreo giunto alle più alte cariche di govenw in paese che non er il suo, non aveva ritegno a proclamare_ nel 1913, alla rigiha della grande guerra, la stupefacente ma vera massii che « ogni popolo ha gli ebrei che i 11_1erita »; conferma11clo così, _in u,n improvviso 7!1-0to c~i,sincerità, ~a inass· iilab_ilità dell'~breo, l'esclusivismo_de/- l ebreo, la mulevole;;::.a dell ebreo in seno all umanzta non ebr01ca che l ospita, la tattlca delI'ebreo e la minacciosa riserva dell'ebreo. Non essendo stato ancora impostato, su principi. igorosamente biologi.ci, il problema della razza italiana, l'antisemitis,no potew sembrare o un:ingiusli::.ia. o una crudeltà, o un vezzo polemico. in ogni caso una inutile presa di posi::.ione. Non si pensava che il prim,o e più irred cibile ra=::ismo era quello ebraico e clie arebbe bastalo prenderne conoscen::.a e trarne le legittime conseguen:e per difendersene e riportare «li t-brei allo misura e al_loro posto. Il F ascisnw ha fatto da reagente nella impossibile ernul ione d'italiano e 'ebraico che sera 1:enula Jormumlo 11elLa. vita pubblica del paese. La prima operazione fu jatta denunciando, coi esti alla ma'!-o, {inconciliabilità dei fini ebraici coi fini nazionali. I fini dell'ebraisrno costituiscono la vera immagirr.dell'ebraismo. Avevamo dunque strappala /a maschera ad Israele e riconosciuto che la pianta ebraica non ha r ici nel nostro paese; essa è puras ita.. non L"ive con noi ma di noi. La seconda oper~zione sarà quella di delim are la vita parassitaria degli ebrei e di alzare i ripari necessari a un nuovo tentativo d'invasùme. L'invasione giudaica non è oltanlo una pre a di po - esso di posti di comando, è l'adulterazione della razza e del geni,o popolar . E' la sovrappo izione di elementi t-stranei al nostro particolare genio e la lenta so/ focazione di q'uesto; è la morte dell1talia. Gli ebrei non s1:considerano, per loro stessa affermazione, nè una con/ sione religiosa, nè un.a comunità na=io11ale; essi vogli,0no essere un « popolo », esistente come una realtà vivente al i fuori dei limiti territ-oriali e delle contingenze politiche; essi sono, infatti,; il « popolo eletto», reame di sacerdoti e di genle consacrata. Gli ebrei vogliono costituire una unità ·sovranazionale, della quale le v ie colonie na::ionali non iano che li organi peri/ erici d'una armonica attività. Ecco il senso delle parole di Lui i Luzzatti: « ogni popolo ha gli ebrei che si merita». La Diaspora è nulla se resta dispersione degli ebrei nel mo do; nulla è lo Yishouv se resta un esperirnenlo di colonizzazione in Palestina. Nè Diaspora, nè Sionismo; ma Dia 1 pora più ionismo, cosmopolitismo e na::.ionalismo, essere ebrei fra i non ebrei e ebrei Jra gli ebrei; a un solo copo: dominare le ra:::.e inferiori, reali:.:;are i j ini politici e religiosi dell'ebraismo consacrati\ da una tradizion millenaria. La Diaspora dicera uno crittore ebreo qualche anno fa, deve organiz::.arsimilitarmente nel mondo deve « disporsi in quadrato> per proteggere la nascita e la crescita del centro di propulsione ebraico. Noi dunque dovrenuno ammettere che la nostra terra sia un campo di op ra::.ioni militari ebraiche; che gli ebrei L'Ì manovrino per i loro lontani fini; che gente di razza diversa vi agisca c me in un territorio d'occupa::.ione. Il ra:=- zismo italiano ha dato al popolo coscienza di questa minaccia; gli darà i me:.:.i per rintuzzarla. serenamente ma dPf initi-i;amenle. BibliotecaGino Bianco

', • se1enza CONCETTI DEL RAZZISMO TALIANO Fig. 1 - Donne di razza italiana: una figura di 'rmano. Concetto fondamentale per il razzi mo italiano è che esiste una netta di tinzione tra il gruppo <lei p ,oli ariani e indoeuropei da una parte e il 0 n1ppo dei popoli canìito-semiti dall'altra. Questa distinzione ha le sue basi non solo i profonde di ff crcnzc culturali, ma anche e soprattutto in differenze razziali. Il gruppo dei popoli ariani comprende a sua volta un sotto-gruppo indo-irano ed un altro europeo; a questo ultimo appartengono, gli Italici, gli Illiri, i Greci, gli Slavi e i Germani Il gruppo camito-semita è suddivi o in ·ece nei camiti, che comprendono i Libi, parte degli Etiopi coi Somali, Dancali, Galla, gli Egiziani, e nei semiti, distinti, alla. loro volta in semiti settent ionali, quali i Caldei, i Siri, gli Ebrei, i Samaritani. i Fenici, e semiti meridionali, quali gli Arabi ed altra parte degli Etiopi. E' con il primo apparire della civ tà dei metalli che gli Arii hanno occupato l'Italia, imponendo la loro civiltà e la loro lingua. Da quei tempi preistorici la composizione razziale dell'Italia non ha subito grandi mutamenti, p ichè le genti che nei movimenti mio-ratori giungevano nella p~isola erano soprattutto di Fig. 1 bis - Donne di razza italiana: una figura di Botticelli. . ongme anana e quindi venivano facilmente assorbite in ·poche generaz1om. Con 2f_na ragione si può quindi parlare oggi di una razza italiana che comprende tutti gli Italiani dalle Alpi alla Sicilia. Questa affermazione non può essere contra<ldetta dall'esistenza di differenze somatiche fra gli Italiani, come per esempio nel colore dei capelli o nell"indice cefalico. Contro la malevolenza di questa insinuazione bisogna reagire energicamente, poichè, come afferma il :Montandon, sviluppando la teoria ologenetica del nostro grande Daniele Rosa, si sa ormai con certezza che le migrazioni non costituiscono l'unico fattore della distribuzione geografica dei caratteri razziali. Infatti da una determinata razza si possono differenziare per una diversa distribuzione di detti caratteri dei tipi particolari, che possono più o meno pre,·alcrc nelle diverse regioni occupate dalla razza originaria. I caratteri razziali fisici e psicologici di tutti gli Italiani oscillano quindi intorno ad un tipo ideale, che non è il risultato di una astrazione, ma corrisponde ad individui reali. Se noi così osserviamo una serie di rig. 2 - Uomini di rau jtaliana: Leonardo da Vinci, Vittorio Alfieri, Giuseppe Garibaldi, Vincenzo Bellini. 9 Biblioteca Gino Bianco

Fig. 9 - Tipica fotografia di ebreo, con ben manifeste le caratteristiche della sua razza. ritratti di grandi italiani, di tutti i tempi e di tutte le regioni siamo colpiti dalla inconfondibile fisonomia e dalla notevole somiglianza (fig. 2). Sono questi i più puri esponenti delle nostre caratteristiche razziali, figure ,gigantesche che in tutti i tempi hanno dominato la storia dell'umanità. Ad uguale risultato si giunge osservando una serie di bellezze femminili immortalate dai nostri massimi artisti (fig. I e I bis). Invano in una qualsiasi di queste figure si potrebbe identificare un tipo regionale, esse sono al disopra di ogni tipo regionale, perchè rappresentano l'immagine reale della razza italiana. E' meraviglioso osservare come nelle diverse regioni d'Italia vi ·sia quasi un compenso; infatti mentre gli Italiani di alcune province P.iÙspesso corrispondono al tipo ideale della razza per quello che riguarda alcuni caratteri, quelli di altre province più spesso vi corrispondono per altri. Valga per tutti l'esempio del colore della pelle, degli occhi e dei capelli, da una parte, e quello 4ella .forma della testa, espresso dall'indice cefalico, dall'altra, per cui, se più spesso gli Italiani di alcune regioni si avvicinano all'ideale della razza per la pigmentazione chiara, nello stesso modo gli Italiani d'altre regioni vi corrispondono meglio per la forma della testa. Il che dimostra ancora una volta come l'ideale della razza, rappresentato dalle figure dei nostri grandi, è veramente un ideale nazionale. Si comprende da quanto è stato esposto come giustamente il razzismo italiano respinga nella maniera più recisa l'aff ermazio- -ne che gli Italiani delle province meridionali e delle isole appartengano ad una .comune razza mediterranea di origine africana, comprendente anche le popolazioni semitiche ·e camitiche. L'esame del tipo razziale del .più civile popolo camitico, quale fu quello degli Egiziani, mostra come sia inaccettabile l'idea dì una pretesa unità razziale mediterranea. Si osservino i particolari del naso, delle labbra e dell'occhio e si veda come si stacca dal nostro tipo razziale. (fig. 3). 10 BibliotecaGino Bianco Fig. 6 - Ebreo del . ;urkeslan (asi~co anteriore). fig. 3 - Se poi facciamo ·1 paragone ,con una civ.ile popolazione enntica dell'Asia Minore, le differenze appariranno ancora maggiori, come è indica o ,dalle figure che rappresentano tipi dell'antica Assiria. (fig. 4~ Identico al nostro appare invece l'ideale estetico degli antichi Greci poichè anche essi erano Arìi, come noi~ Arrivati a questo punto, bisogna aggiungere come la maggior parte dei moderni antropologi impiega il termine di « orientale » per indicare il tipo somatico molto diffuso fra diversi popoli semitici e camitici, del quale è dato un esempio con la .figura 5, e quello di « asiatico anteriore> per indicare invece il tipo che abbiamo rappresentato con la .fig. 6. « ordico > è .invece il termine per indicare il tipo estetico classico_ (figg. 7 e 8) Da quanto è stato esposto appare quindi come sia pienamente giustificato l'indirizzo ariano-nordico seguito dal razzismo italiano per l'azione di d1 esa e di. esaltazione della razza italiana. Questa chiarificazione dei termini è necessaria dato che questa azione si deve svolgere n n solo nei riguardi delle popolazioni negre propriamente dette, ma di tutte le popolazioni semitiche e camitiche, il che non sarebbe stato possibile se il razzi mo italianu fosse stato semplicemente impostato sul termine molto comprensivo e vago di e razza bianca». E' -soprattutto po· nei riguardi degli ebrei che uesto indirizzo appare in tut o il suo vafore, dato che gli kbrei banno una origine razziale completamente diversa dagli Italiani (fig. 9). Gli Ebrei rappresentano in Italia l'unico elemento semita di fronte alla popolazione ariana. Dal punto di vista somatico gli Ebrei dell'Italia per lo più si avvicinano al tipo « orientale » con forte influenza « asiatica anteriore »; sono caratterizzati dal naso semita inconfondibile, dalla forma particolare del labbro inf erio.re, da \m certo grado dii sporgenza della faccia, dall'occhio a mandorla, dai capelli scuri e spesso ricci, o crespi, dalla; statura mediocre, infine dal modo inconfondibile di muoversi e di parlare. Il fatto che talora tra gli Ebrei si trovino individui con i Fig. 7 - Venere dei Medìci.

11cipesse egiziane. capelli rossi o biondi,, non è segno ohe questi individui abbiano un'altra origine, poichè come fuadimo ltrato il Livi essi presentano ancora più degli altri spiccate le cara teristiche ebraiche. Da quanto è stato detto scaturisce I evidente come il razzismo italiano, pur essendo contrario a qu"lsiasi distinzione tra razze superiori e inferiori e pur rispettanao le altre civiltà, reagisca profondamente contro ogni forma _ i alterazione della nostra razza e di devia.zione della nostra civiltà. Questa azione politica ha le sue ragioni essenziali nei dati della. bioloeia, la quale insegna la impossibilità di assimilazione di elementi razziali eteliOgenei, poichè la presenza di tali elementi ha una funzione disgregatrice, rompendo la perfetta armonia che caratterizza sotto diversi aspetti una razza pura . .Ma il razzismo italiano non p_uòlin:titarsi ad un semplice atteggiamento di difesa. In realtà esso, quale logica conseguenza ed e,·oluzione di tutta la politica. fin qui seguita dal Regimé, si propone soprattutto di indirizzare sempie ~iù gli Italiani verso gli ideali eterni della razza. Sotto ques o punto di vista, quanto è rig. 8 - S. Giorgio di Donatello. stath fatto in Italia potrebbe se1:tre a qualsiasi altro paese poichè il movimento razzista dedsamente qualitativo prende co istenza quando già da tempo e stato impostato il razzismo da un punto di vista generale. I.fattuale nostro movimento apwre quindi come una consegu~za di quella grande battagiiJ che da tempo si combatte in Ita -a contro la crisi di valori spÌ ·tuali dell'Europa democrati ebraizzata. Un aspetto particolare di questa crisi è quella profonda malattia, dominante in olti paesi di Europa, che è la perdita della coscienza cli un legame tra uomo e uomo della stessa razza. Queste considerazioni assumono tanto più valore quanto più voluta è la nostra razza. A mi ra che l'umanità diventa più vecchia, il peso dell'eredità div nta maggiore. Oggi soltani to l'eredità può lottare contro l'er dità, avendo essa solo la possibilità di dissociare con l'im:rocio i caratteri fissati in unal razza, opponendogli dei carat eri contrari. BibliotecaGino Bianco Fig. 4 - Testa di figura alata di Ninive. Allorquando due razze molto <lifferenti si incrociano, il risultato è disastroso per ambedue, poichè ben tosto appare una razza intermedia, che dal punto di vista intellettuale può talora rappresentare una specie di media tra le due razze, <lalle quali è sorta, ma che moralmente è sempre inferiore all'una e all'altra. Dissociato così in un individuo tutto il suo passato ereditario, esso ondeggia forzatamente tra due morali differenti; per lo più eredita dalle due razze soltanto quello strato inferiore di primitività che si trova in tutti i popoli sotto gli strati, talora imponenti, sovrappostisi lentamente. Mai i meticci hanno fatto progredire una società, poichè non hanno mai fatto altro che degradare, abbassandole al loro livello, le civiltà delle quali avrebbero dovuto essere gli eredi. Il• risultato disastroso dell'incrocio di elementi eterogenei era perfettamente noto ai popoli dell'antichità. Grazie al sistema delle caste, potentemente appoggiato dalla religione, gli antichi Arii, quando penetrarono nell'India, abitata da altri popoli, poterono preservarsi da ogni imbastardimento e dalla deg.enerazione e assorbimento che li minacciava. Il ritorno alle vecchie e salutari leggi della razza apparirà tanto più giustificato quando si consideri che l'umanità nel suo sviluppo progressivo non mostra affatto una tendenza delle razze a ugualizzarsi, ma al contrario a differenziarsi sempre maggiormente, come del resto si verifica negli individui. Pochi paesi hanno dato nel corso della storia un così grande numero di uomini superiori come il nostro. Come il merito di questi uomini è stato di sintetizzare in un <lato tempo la civiltà della razza italiana, così essi anche biologicamente ne rappresentano la incarnazione. E' verso questo ideale, che saranno potenziate sempre più le nostre antiche virtù I GUIDO LANDRA Assistrnt.· di Antropologia nella R. Unil't•r1ità di Roma

• Pellerossa. Eu~peo. Australiano. b e d e f Fig. 1 - Classificazione del capello umano secondo la forma (R. Martin}: a. rigido; b, liscio; c, leggermente ondulato; d, ondulato; e, molto ondulato; f. arricciato; g, molto arricciato; h. crespo; i. lanoso; k, fil-fil; I, spirale. .. Tra i diversi caratt i esterni per cui distinguiam-0 una razza dall'altra la f o a dei capelli è tra i più interessanti. Tutti avranno o servato, per esempio, come i negri che vengono da noi prTsentano i capelli molto corti e q~ si lanosi e tutti avr1nno pure osservat,o come molto spesso gli ebrei hann i capelli più crespi della popolazione nazionale insie e alla quale vivono. Lo studio di questo carqttere nelle diverse razze urna- .ne ha fatto sì che m lti antropologi si sono serviti appunto della forma detca. pelli per le Wro classificazi,mi. Se noi osserviam gli individui appartenenti alle razze più ·di1:erse,fa ciamo subito la constatazione cke le popolazioni comunemente designate con il nome di mongoliche presentar: i capelli molto lunghi e rigidi, mentre invece al pol opposto stanno le popolazi.oni ne- , gre e negroidi in geqere, le quali presentano i capelli molto crespi, lanosi, e talora addirittura a forma di minute spirali. Gli euro. ei presentano in genere i capelli molto ricci. E' ancora da tenersi presente come il colore scuro dei capelli si trovi presso tuUe le razze indipendentemente dalla forma dei capelli stessi, mentre viceversa le varie tonalitf. chiare si acco.mpagnano soltanto alle forme leggcrmenr,e onduJ.ate. Un'eccezione a questa regola è data dai ca!JClli spesso rossi e TIWÙO arricciati di alcuni ebrei. La f ig. n. l presenta una classificazi.one dei capelli umani sec ndo la loro forma . A questo punto il lettore potrà domarod-arsi-:percliè sono così· di-versi i c pelli nelle razze umane? In realtà la differenza di for di capelli nelle varie razze umane è in relazione ad una intima struttura de.l capello stesso e ad 11,ndivers modo di impiantarsi del capell-0 nel cuoio capelluto. ·a fig. n. 2 mostra I.a microf otograEptdei:mts lAndulà - .. Vaina e:i:t~rna Vatna Raiz Paplla ·~ .•. ·. ·,· . . . Ralz Bulbo reJldo subcu neo Vaina Valna interna Tejldo intersti- 1,, cial Bulbo ·Paplla. Fig. 2 - Sezioné longitudinale del cuoio capelluto di un europeo (ingr. 20 volte). Fig. 3 - Sezione longit ~ ale del cuoio capelluto di ~ ;negro (ingr. 20 volte), .. 12 BibliotecaGino Bianco

Tasmano. Caledonese. Neqro. nelle razze 0D1ane Fiq. S - I capeHi lisci degli inl:ligeni di Cuba prima della scoperta. DELL'ISOLA DI CUBA ATTRAVERSO LA FORMA DEI CAPELLL 4•~- .· ~ . , ~ <Q..-,;-; C'.~~ capelli lanosi degli schiavi negri all'epoca della tratta. Fig. 8 - I capelli spiraloidi dell'attuale popolazione meticcia. Fig. 6 - I capelli ondulati degh spagnuoli all'epoca della scoperta. fia di u,r.a sezione longntudinal, del cuoio capelluto di come si chiamavano gli indigeni di Cuba. Quindi con rui euro11eo, ingrandita circa TJinti volte. Come si vede il traffico degli schiavi arrivarono nell'isola moltissimi ch.~aramente, la radice del pelo 1 è inserita con una legge- negri, appartenenti in prevalenza alle tribù della costa ra obliquità riel cuoio capelluto stesso. La fig. n. 3 in- guineo-congoese. Si trattava di migliaia di soggetti dai vece mostra la sezione longitudfnale del cuoio capelluto capelli molto crespi, spesso lanosi o a grano di pepe, di un negro. In que to caso il caJ1ellopresenta una radice come mostra la fig. 7 Il risultato di questo mosaico fortemente incurvata. Questo diverso modo di inserirsi etnico, al quale si deve ancora aggiungere una recente del capello puo servire a spiegare pcrchè il capello del immigrazione mongolica prevalentemente cinese, è stata negro è co , fortemente arricciato al contrario di quello l'attuale popolazione meticcia di Cuba. Ora è molto intede/l europeo. . ei mongoli che presentano i capelli più ressante vedere come prevalgano a Cuba tra i sanguemirigidi ancora degli europei tins-erzione è quasi verticale. sti in maniera assolutamente dominante i capelli di I capelli nelle diverse razze umane non di/ feriscono forma spiraloide del tipo indicato alla fig. 8. In altri soltallto per una diversa forma sterna e per una diversa termini è stato il tipo africano che ha dominato su tutti inserzione, ma si presenlano anche molto di/ ferenti nel- gli altri tipi nell'incrocio verificatosi a Cuba, cancellanle sezioni trasversali, sia per quello che riguarda la do quasi il ricordo dei primitivi siboney e degli scopriurossezza, sia per quello che niguarda la forma della tori spagnuoli. · sezione.La fig. n. 4 mostra a onf ronto le sezioni trasversali di quattro capelli app rtenenti rispettivamente ad un cinese, ad un europeo, un negro dell'Africa e ad un negroide dell'Oceania. Colfe si vede, il capello del cinese presenta una sezione circdlare, quello dell'europeo una se::ione ovale piutwsto larga, e quello dei negri, delle sezioni molto allungate. Ef da notarsi anche il diverso grado di pigmentazione di questi capelli. A questo punto pu.ò sorgere un'altra domanda: quando individui di razza diversa sj, mescolano, quale è la forma del capella che prevale? La questione è molto complessa comunque è molto ignificativo quanto si è verificat-0a Cubanegli ultimi s coli ed è risultato da un interessante studio del Costellarws. Gli indigeni di Cuba prima della scoperta a·vevano i upelli rigidi e lisci come in genere le popola ioni amer~ne native (fig. ·5). L'isola fu occupata dagli spagnuo~t che avevano tip.iri capelli ondulati,. fig. 6, che si incrodaro~o con i sibuney, BibliotecaGino Bianco A B e o Fig. 4 - Seuoni trasversali di capelli umani ingrandite 260 volte (da Martin). A, capello di cinese; B, capello di europeo; C. capello di negro; D, -cap~llo di un negroide delle isole Salomone. 13 ..

I • E' stata in questi giorni da qualcuno avanzata la domanda se l'adozione da parte nostra di un categorico e assoluto indirizzo razzista possa essere in antitesi con la politica filoislamica instaurata e con tanto successo perseguita dal Governo Italiano, se la dichiarazione di piena intransigenza nell'applicazione di tale principio possa in qualche modo alienarci la profonda simpatia che nutrono verso di noi i popoli seguaci dell'Islam. Crediamo che si possa rispondere nella più recisa maniera che un simile dubbio non ha alcuna reale consistenza e che non regge ad una critica anche non molto profonda. Il mussulmano non è razzista, anzi è decisamente antirazzista, come ha potuto facilmente constatare chiunque abbia viaggiato a lungo o abbia dimorato in un paese mussulmano . Constatazione che è stata assai di recente ribadita dallo Sceicco el Maraghi, Rettore dell'Università di el Azhar a proposito del movimento panarabo che si sta fortemente affermando in Egitto. Dopo avere fatto rilevare che panislamismo e panarabismo sono due concezioni e due orientamenti assolutamente diversi, lo _Sceicco el Maraghi ha precisato che la caratteristica unica e vera del mussul mano è quella di segurre i dettami della sua religione e che perciò non esiste distinzione fra mussulmano e mussulmano, e che non vi èJ di conseguenza, differenza alcuna fra un siriano e un indiano, ·fra un berbero e un somalo. Il mussulmano è sop attutto e innanzi tutto un fedele del Corano, è una particella della grande famiglia islamica; giacchè la religione tutti unisce e tutti eguaglia di fronte a Dio e di fronte- a Maometto, così come e scritto nel libro sacro: « ecco la vostra nazione, essa e. una ed io sono il suo capo che dovete adorare >. La dottrina islamica ,e sotto questo punto perfettamente definita; chiunque è fe ele ai principi della religione coranica è nella grazia ili Dio, e quindi è up buon figlio e un buon fratello, e come tale è uguale a tutti gli altri, qualunque sia la sua p evenienza e il suo colore, qualunque sia la sua origine il suo passato. Cosicchè chi si soffJrmasse a questa prima constatazione, sarebbe portato I pensare che gli islamici non possano vedere di buon occhi.o una politica decisamenté razzista. El Gatran: scuola coranica. 14 BibliotecaGino Bianco

... Se non che, occorre procedeTe più innanzi e valutare nella sua intierezza il contenutd di questo principio generale che regge la mentalità islamica. Se il mussulmano è dottrinalmente antirazzista, è Jerò categoricamente islamista; se non oppone obbiezioni a mescolanze razziali, oppone invece barriere infrangifili a mescolanze religiose; non ammette connubi con genti professanti un'altra fede. Perciò una politica filoislamica, una politica nella quale all'islamismo sia concesso il p sto che gli conviene, una I due problemi adunque: politica filoislamica e politica razzista !1,0n possono essere posti di fronte, non possono esser considerati come paralleli e interdipendenti. Il mussulmano è antirazzista, ma è categoricamente islamista, nel senso che ammette nella sua nazione (secondo la dizione' del Corano) solo chi segue le leggi di Maometto; quindi ogni altra questione che sia al di fuori di questo cerchio non ha per lui alcuna importanza, mentre ne ha una massima quella di sapere di non essere fronte al problema razzista politica che nconosca ai. mus ulmani piena libertà religiosa: e piena ossequienza alle .leggi coraniche, non può evidentemente che favorire ed esaltare questo principio assoluto di opposizione ad ogni mescoìanza con genti di altra religione e quindi non può che essere in piena armonia con uno dei principali caposaldi di tutto il nostro movimento razzista; quello cioè di ~pedire la mescolanza in colonia dei me1!opolitani con le genti del paese. Il mussulmano non può preso::indere dal principio religioso, e perciò su questa categorica imposizione egli modella la sua vita e i suoi. rapporti con le restanti nazioni; cosicchè non può essere minimpmente toccato da quelle che sono le nostre enunciazioni- per lui esistono islamici e non islamici; i primi sono i fratelli e quindi come tali •tutti a lui eguali; i secondi sodo gli infedeli, con i quali non vi deve essere contaminazi.6ne di sangue ... Di conseguenza egli non si sentirà mai colpito da una dottrina che fa precisazioni di razze al di fuori dell'ambito islamico; è una questione questa che esulp da quelle che sono la sua mentalità, le sue finalità, i suoi principi; ciò che egli vuole e il rispetto alla sua ere enza e alla sua dottrina religiosa. Quindi non ci pare vi possa essere alcuna antinomia fra una politica razzista italiana e una politica filoislamica italiana; giacchè sono due co cezioni per nulla affatto contrastanti; la difesa della rClZZì italiana da ogni mescolanza con razze extraeuropee, particolarmente asiatiche e africane, non impliéa affatto un concetto di menomazione delle p:::,polazioni islamiche, le quali ciò che vogliono è soprattutto il riconoscimento della piena libertà di seguire la loro religione. Dunque non solo non sono anìiletici questi due momenti, ma anzi conducono ad un iden ·co risultato, giacchè permettendo che il mussulmano segua integralmente e senza restrizione alcuna i dettami che il Corano gli impone in materia di rapporti con le altre genti, noi veniamo, come si diceva più sopra, a portare u contributo fondamentale alla risoluzione del nostro problema razzista coloniale, giacchè quanto più profondamente mussulmane saranno le popolazioni islamiche dei nostri territori d'oltremare, tanto più difficili saranno le mescolanze, e quindi tanto più si porrà una barriera al pericolo del meticciato. BibliotecaGino Bianco Sudanesi Murfuclc. oppresso, di non essere tenuto in soggezione, ma di potere liberamente praticare la sua religione, di essere valutato per quello che vale. P~rciò la politica filoislamica non ha nulla da temere della enunciazione di un principio di difesa dell'integrità· della nostra razza italiana, ma anzi ne ha tutto da guadagnare, perchè i popoli islamici, che sono profondamente fieri e che hanno un alto concetto della loro unità spirituale, sono quanto mai idonei ad apprezzare i popoli che hanno un uguale altissimo concetto della loro compattezza e della loro unità, e quindi avranno un rispetto anche maggiore per l'Italiano che si -presenterà a loro pienamente conscio di quella che è la sua individualità e la sua nobiltà razziale, che mostrerà di sapere che conosce le loro leggi, che le rispetta e che non cerca in modo alcuno di intervenire ad alterare quelli che sono per loro i principii più sacri, quelli cioè della netta separazione fra mussulmani e non mussulmani. Prof. EDOARDO ZAVATTARI l)ire//ort! del/"Js1it1110di Zoologi,, della R. U11inr.ri1tì Ji R-()111.1

.. .. .. . ..,, ·~,_ ~ . ..,, --i . .- .., ..... # ..... ~ .. ~ • ~ .. ·~ Fig. 1 - Incrocio tra polli, uno nero ed uno bianco, che generano la varietà azzurra conosciuta col no e di andalusa, priva pe.rò di caratteie di stabilità (da Trlinke) . LE LEGGI DI M NDEL Lei conoscenza delle leggi che regolrmo la trasmissione ereditaria dei caratteri è necessaria .ner poter comprendere I' origine e la /i nalità del raz:isrno. Le caratteristiche psicologiche e somatiche di una razza SO!!O il retaggio di più o meno lontani progenitori, pervenuto ai discendenti attraverso l'eredità biologica. Il raggiungimento delle finalità ciel razzismo, il potenziamcnlo cioè ed I miglior<Nnentodella razza è condiziu11atoalla pratica applicazione delle leggi delle eredità. Di fondamentale importanza per l'intelligenza del meccanismo della trasmissione dei car(literi ereditari è una ben chiara conoscenza delle leggi dì Mendel. Si può infatti as?erire che ogni studio dell'eredità pone su di esse la sua base; ed a ciò appunto si deve il fatto che la loro scoperta ha avuto nel campo della biologia un'importanza tale da poter veramente essere paragonata, come lo è stata, a quella della scoperta della costituzione atomica della materia nel çampo della chimica, o della legge dBlla gravitazione universale in quello della fisica. Ricorderemo ancora che queste leggi, pubblicate dal Mendel tra il 1865 e il 1869, passarono per ìungo tempo inosservate e che solo assursero all'importanza che loro competeva nel 1900, in seguito alla loro quasi contemporanea riscoperta da parte di tre diversi autori: il De Vries, il Correns, il Tschermak. Da allora però, come si è detto, esse dominano incontrastate tutti gli studi dell'eredità biologica. Premettiamo ancora che i caratteri che si prendono in considerazione in queste esperienze sono antagonisti, o allelomorfi tra loro, cioè. tali che ]a presenza dell'uno esclude o riduce con la sua azione quella volta in altro senso dell'altro; nel caso poi che in una coppia allelomorfa uno dei caratteri abbia tale preponderanza sull'altro da mascherarlo del tutto, si dirà dominante 16 tale carattere e recessivo l'altro. Si parlerà ir_ fine di omozigosi quando un individuo presenti uguali i caratteri di una coppia, e di eterozigosi quando invece nella coppia saranno contemporaneamente presenti i due caratteri allelomorfi; quindi per esempio sarà omozigote la così detta linea pura, mentre un ibrido si mostrerà eterozigote. Il Mendel cominciò col prendere in esame varietà di piante di cui considerava un solo cm attere differenziale, del quale precedentemente verificava il grado di stabilità, per essere ben certo di operare su linee pure, almeno per quel dato carattere in esame. Prese così due varietà di piselli diverse per il colore dei semi, giallo in una, verde nell'altra; le incrociò ed oltenne delle piante figlie tutte a semi gialli; si verificò cioè che i Egli presentassero somaticamente il carattere di uno solo dei genitori. Procurando poi mediante autoimpo!Ìinazione la riproduzione dell'ibrido si ebbero per risultato non· solo piante a semi gialli, ma anche un certo numero di piante - ¼ del totale - a semi verdi, in tutto simili all'avo verde. Si potè poi pure dimostrare . .che i rimanenti Y~ di piante a semi gialli non erano tutte uguali tra loro, ma bensì costituite per ¼ di piante a semi gialli pure, che avevano cioè gli stessi caratteri di purezza del nonno, e per 2/4 da piante identiche agli ibridi di prima generazione. Più dimostrativo della scissione dei caratteri nell'ibrido eterozigote col ritorno di una i:arte dei figli all'omozigosi, è l'esempio fornito dall'incrocio fra due varietà di " Mirahilis jalapa ", diverse per il colore dei fiori rosso in una, bianco nell'altro; infatti qui n.on c'è dominanza di un carattere sull'altro per cui si producono alla prima generazione piante ibride tutte a fiori rosa; la fecondazione fra questi ibridi ha per risultato la produzione di un 25% di piante a fiori rossi, un 25% di piante a fiori bianchi, e di un 50% di piante a· fiori rosa. Cerchiamo una spiegazione di questo comportamento: sappiamo che i caratteri ere ·tari vengono equamente trasmessi da ameeàue i genitori attraverso le cellule ger~inali, che sono appunto il substrcrto delll: sostanze responsabili della trasmissio I ereditaria. Si può quindi immaginare che ciascun carattere sia rappresentato nel e cellule germinali stesse - gameti - àa qualcosa positivamente esistente, che ge . ricamente chiameremo fottere Dalla fec 111dazione, fusione dei due gam'eti masch' e e femminile, si originerà un'unioa cellul , lo zigote, in cui, dalo che ogni eleme io germinaìe conteneva una serie dj fatt Ii rappresentativi dei caratteri, si verrà quindi a trovare una serie doppia dei lattori stessi, che sa;rà appunto caratteristica del e ·cellule somaticlie dell'individuo. Per un dato carattere poi lo zigote sarà omozigot se i due iattori di esso saranno uguali, ed_ eterozigote se invece sono antagonisti_ Quando però si formeranno le nuove céllul germinali si tornerà in queste ad una sere semplice di fattori, il che si otterrà con la ipartizione delle due serie una in una cel la germinale ed una in un'altra. E' ovvio allora che se l'individuo era omazigola i gameti saranno tutti uguali, mentre si avpnno gam~ti diversi se era eterozigote. a:ppresentiamo con A il carattere domin te e con a quello recessivo di una coppi allelomorfa; due genitori pur.i - Òmozig ti - avrannp allora per simbolo uno A e l'altro aa, 1 gameti saranno per ogni ·tare tutti uguali A od a; dalla loro unione verra generato l'ibrido A.a - eterozigo e -. Se ora avviene che si uniscono due ibr:i"ciii risultati della combinazione potranno esJere vari, in quanto i gameti di ogni singo o genitore si presentano diversi, potendo essere A o a. Tre saranno allora le po sibilità di combinazione Ira essi, e tre si imostrano .inlatti i casi ottenibili, cioè: l'u ione dej due dominanti AA, o dei due re ressivi aa, o di un dominante con un ~ecessivo con neoformazione dell'ibrido Aa. La [statistica insegna che le pertentuali delle po sibilità di formazione di ogni tipo saranno deì 25% per AA, del J2.5% per aa, e BibliotecaGino Bianco

• del 50% per Acr. Tutto questo è riassunto 1:ei seguenti schemi e rappresentato I dalle figure I. 2. e 3. SCHEMA I: Farmm dall· IIJlido da.due linee pure Genitori Gemelll Prole AA aa • l A . a. ""-/ Aa SCHEMA 2: Pmclottl della riJI ana tr Pwole AA di S'ca.turis:ce dalle esperienze citate un primo fatto assiomatico, che cioè il prodotto della fusione di due linee pure dà o~igine ad ibridi di prima: generazione tutti sdmaticamente uguali, sia che si formi un p 1 dotto intermedio sia: che il carattere di un genitore domini quello dell'altro. Aggiungiamo poi qui, come correttivo del concetto i dominanza, che anche in caso di ap ente cssolufa prevalenza: di un fattore sull aJtro, la: prole non è probabilmente mai del tutto simile al genitore di cui rinnova il carattere; si sono infatti potute constatare di frequente delle dissimiglicmze almeno microscopiche tra: l'omozigote e l'eterozigote apparentemente simili. · Dalle stesse esperienze scaturisce anche una: seconda: legge,. quella della segregazione dei fattori; si è infatti visto come i figli degli ibridi non siano lutti simili ai genitori, ma come una certa percentuale cli essi tenda a tornare ai caratteri di purezza dei nonni. Il che è come dire che i prodotti dell'incrocio non si stabilizzano, e ciò porta: di conseguenza: ad asserire l'impossibilità: della formazione mediante ibridazione di una: nuova razza durai~ che porli per s.empre commisti in s.è nelle generazioni future i caratteri del padre e quelli della madre. Da: un'altra: esperienza di Mendel. in cui fu. presa in esame non pi' una sola: coppia: di caratteri allelomorfi ma due, si ricava: la: terza: legge dell'eredità, o dell'indipendenza dei fattori. Fig. 2 - L'incrocio tra. due, varietà di \Mirabilis ialapa,. una: a fiori rossi ed una ~ fiori bianc:fu. genera piante a: fiori. rosa. QC>è a camttere intermedio txa i genitori. !i'che qui i figli degli. ibridi fomano in parf alla linea. pura. dei genitori. (da Corre ) Biblioteca Gino Bianco • Furono incrociate tra di loro due varietà di piselli diverse oltre che per il colore giallo (A) o verde (a), dei semi, anche per la forma di essi, rotonda (B) o grinzosa (b), cioè piselli a semi gialli - rotondi - con · altri a semi verdi - grinzosi -. In osservanza della prima legge dell'eredità, gli ibridi ottenuti furono tutti simili presentandosi di colore giallo e forma grinzosa, questi due\ appunto essendo i caratteri dominanti (schema 3). Particolarmente interessante fu il risultato delle successive generazioni degli ibridi; si produssero infatti quattro diversi tipi somatici e cioè individui a semi giallo-rotondi (A B), giallo grinzosi (A b), verdi rotondi (a B), e verdi grinzosi (a b), nelle rispettive proporzioni di 9:3: 3:1. L'importanza di tali risultati consta nel fatto che esso prova la possibilità di sepa-. razione e di azione indipendente dei fattori in un primo tempo legati tra loro, come si trovano ad esempio nella linea pura. Ammessa infatti tale separazione, deve pure· di conseguenza ammettersi la possibilità di formazione di quattro tipi diversi di elementi germinali da ciascun genitore ibrido di prima generazione, e cioè A B, Ab, aB, ab (schema 4 a). Come poi mostra lo schema 4 B, tra. tanti tipi di. gameti sono possibili ben 16 comFig. 4 - L'incrocio tra la Drosophila grigia con ali lunghe - carattere· dominante - con la nera ad ali vestigiali. Nella prima generazione tutti i figli sono uguali per la dominanza di due caratteri; nella seconda si formano quattro tipi somatici diversi, ér seconda della presenza dei due caratteri dominanti, o di uno solo, o di nessuno dei due ( da Morgan) binazioni di coniugazione, con produz_ione di 9 tipi genetici diversi, che si riducono a 4 somatici (fig. 4), con 9 esemplari di un ti:po, 3 di un secondo, 3 di un terzo, e uno di un quarto. Fatto questo che collima perfettamente con quanto ci ·si poteva aspettare dopo ciò che si sa sull'azione svolta dalla presenza di un carattere dominante in un ibrido. In 9 individui infatti si ha la presenza di ambedue i dominanti, benchè in varie proporzioni - uno solo è omozigote -; in 6, 3 e 3, si avrà la presenza di un dominante in una coppia e· di due recessivi nell'altra; in un solo infine le due coppie saranno date dai soli caratteri recessivi. Riepilogando e concludendo: due nozioni particolarmente importanti si possono acquisire dall'esame delle leggi di Mendel: la prima è che l'ibrido non può rivestire il carattere di un'entità stabile, tenendo esso nelle sue successive generazioni a tornare verso i caratteri estremi di parte materna · e paterna. In secondo luogo viene provato che in caso di polibridi le molte coppie di caratteri esistenti possono una indipendenFig. 3 • Incrocio tra due varietà di urtica, una a margini interi e l'altra a margini seghettati. E' evidente: la dominanza del carattere seghettato sull'intero; la costanza dei caratteri nella linea pura; la disgiunzione dei caratteri negli ibridi (da Correns). SCHEMA 3: ' Formazionedell'Ibridoda genitoridiversi per due caratteri. Genitori gameti prole AABB AB aabb ab AaBb SCHEMA 4: a) gameti p0sslblll da un dllbrldo. Genitori AaBb ~ gameU AB Ab aB ab b) tipi di combinazionipasslblll tra I quattro generidi game ti. AB Ab aB ab AB AABB AABb AaBB AaBb Ab AABb AAbb AaBb Aabb aB AaBB AaBb aaBB aaBb ab AaBb Aabb aaBb aabb temente dall'altra trasmettersi alla discendenza ciascuna disgiungendosi e comportandosi come se le altre non esistessero. Dott. MARCELLORICCI AssÌJtente di Zoologia · nella R. Università di Roma

Senza dubbio possibile, ciascuno dei caratteri per cui una razza umana si distingue da un'altra è trasmesso, più o meno modificato, coll'incrocio. Nelle successive generazioni dei meticci si assiste, poi, a fatti di scissione mendeliana, che non conducono mai, però, alla ricomparsa di individui con doti uguali a quelle delle razze di provenienza. Nel caso dell'incrocio <li Europei con Africani, ad esempio, può considerarsi perduta per sempre la finezza propria della razza bianca. Le razze umane differiscono tra loro in svariati modi, all'infuori di quanto è noto a tutti circa il colore della pelle, la natura dei capelli, la forma del naso, della bocca, della faccia e dell'intera testa, il volume e le dimensioni, assolute e proporziali, <lelle singole parti del corpo. Certamente, funzioni quali le circolatorie, le digestive, le respiratorie, le sessuali, le secretive ed altre, offrono non poco di diverso da razza a razza; e così pure la successione dei periodi di accrescimento, la distribuzione dei gruppi sanguigni, l'acuità sensoriale, l'equihbrio ormonico, quello nervoso, ·i te·mpi e le modalità delle reazioni nervose, la forza renale, la fecondità e la frequenza dei sessi, il modo di reagire alle influenze ambientali e alle malattie, si che può benissimo fondarsi una fisiologia e una patologia com- . parata delle razze. In ·particolare variano, e talora notevolmente, le doti psichiche. Il parlare di differenze mentali fra le razze, o anche fra i singoli _appartenenti ad una medesima razza, è generalmente arduo, quando non impossibile, perchè riflette una cosa, come l'intelligenza, non facilmente suscettibile di misura. Per difetto di indagini, frattanto, è necessario ispi,rarsi, nel decidere, quasi solo a ciò che ognuno dei gruppi considerati ha dato attraverso ai tempi in quanto a prodotti dello spirito umano, anzichè, come occorrerebbe, a una valutazione precisa delle funzioni psichiche nei vari soggetti.· Comunque, là superiorità o inferiorità mentale resterà sempre non facile a affermarsi, se si tiene conto che, nei confronti fra le razze o gli individui, al difetto dei contegni da un lato, può corrispondere qualche vantaggio da un altro lato. Così per alcune forme di memoria, per la resistenza al" dolore fisico, per il senso di orientamento tanto decantato nei selvaggi. Delle buone luci nella questione le offrono le nozioni acquisite sulla testa nel suo insieme, sul cranio e sul cei::-vello.Per quest'ultimo, benchè gli studi etnici comparativi ancora difettino, sono da ammettersi almeno delle differenze di volume nei sessi e nelle razze, ma poco sappiamo .a tal riguar<lo del'le particolarità morfologiche perfino delle regioni il cui valore è fondarmentale nelle funzioni psichiche. _Si posseggono numerosi dati sulla testa e la capacità cranica nelle razze e nei sessi. Se ne hanno di interessanti sulla circonferenza della testa, a!lla nascita, in Negri e in Europei. Nei BibliotecaGino Bianco In Africa, procedendo da Nord a Sud, passiam-o dal più puro elemento arabo al più primitivo negro del centro-Africa per gradi e insensibilmente, s e n z a cioè incontrare mai una frontiera razziale. Di fronte a questo stato di fatto si può praticamente accertare la verità del seguente principio: è possibile la unione fra elementi vicini. è oltre modo pericolosa la Negri puri dell'America, diretti discendenti, quindi, di guelli importativi a cominciare dal XVII secolo, il Davenport trovò quella misura ~ggirarsi i°i ~edia, ~ei neon~ti,. sui 325 ~.., per passare a 337 nella pnma settimana d1 vita. Il Martm, invece, dà per i Tedeschi,ila nascita, una corrispondente misura di 347 mm.; ·per i lgi di 335 mm.; per i Fr:aneesi di 429 mm.; per i Russi di 2 IJilID.; per gli Ebrei di 327 mm... mentre il peso del corpo I neonati è alfincirca lo stesso o magari superiore nei Negri. Alle differenze accennate è da aggiungere l'.aversi non raro nei Negri uno spessore notevole nelle ossa craniche, sebben,e non aocompagnato da una corrispondente maggiore robust zza del rimanente dello scheletro. A uguaglianza, perciò, di circonferenza massima della testa, nel neonato quanto nell'adu:lto, in Bianchi e in egri, la capacità del cranio e quindi ~ massa cerebrale viene ad essere mino~e in questi ultimi. Alnche il peso del cranio, nel secco, non trovasi, allora, in uno tesso rapporto rispetto al peso òel corrispondente cervello nei vari tipi umani. Evidentemente le misure della testa non pos no interpretarsi senza dare il debito valore a que5ti àiversi fattori, nonchè alla probabile identica composizione chmnica I del cervello da uomo a uomo, e soprattutto da razza a razza. La capacità media del cranio nel .maschio adulto, secondo il Martin, è di 1530 eme. 1''egli Olan'1es~ -di 1538 nei Savoiardi, di 1546 negli Svizzeri, I di 1559 nei Pari~ di 1564 nei

unione fra elementi razziali t r o p p o disparati e lontani. In queste fotografie si possono riscontrare i tristi effetti dell'unione fra elementi della costa e elementi sudanesi. gli uni e gli altri spesso imbevuti di sangue rispettivamente più del nord e più del sud, / ciò che aumenta atlcora la distanza razziale dei genitori. (Foto Magnino) Ucelon4 di 1584 nei Baschi spag uol~, mentre è di 1329 nei ""uhian.i, henche dotati di alta statura, di 1462 nei Negri in genere, di 1540 nei r reg.ri sud-afri;cani, di 1570 negli Amaxosa, con un peso del cervello stimato oscillare tra i 91 e i 94 grammi per- ogni eme. delle capacità' considerate. Naturalmente queste cifre brute dicono poco se non messe in rapporto., caso per caso., al volume generale del corpo o almeno alla tarura dei singoli individui, perchè una testa voluminosa per un piccolo corpo avrà un significato diverso di quando funziona in un corpo molto sviluppato. A parità, poi, di ogni altra condizione volumetrica, il d,esumere di superiorità psicbica richiederebbe resame compalrativo delle diverse regioni del cervello. Per la nostra razza, sembra comunque accertata una relati a eccedenza. volumetricidella testa negli individui le di cui manifestazioni psichiche no da ritenersi al di sopra della media. Raramente gli uom· i di alto intelletto hanno piccola test<1,ie mentre i:n essi la circonferenza massima cefalica -upera pesso i 570 mm., con I 560 o 550 mm, si possono a\·ere buone capacità mentali ma anche, e con maggior frequenza, facoltà mediocri. Scendendo ancora al di sotto si incontra.no quasi soltanto scarsi intelletti, mentre a 530 mm., e con qualunque statura, si può già parlare di condizioni patolo!!i.che. Quella medesima misura ~on dà, nei Negri, <lifferenze molto sen ibili con la nostra razza. Ad esempio, in 34 indigeni del lozambico da me studiati, la trovai oscillante fra .. BibtiotecaGino Bianco .. un massimo di 575 mm. ed un mrn1mo di 520; in 39 Zulù fra 578 e 510 mm.; in 23 Batonga della Rhodesia fra 600 e 515 mm., con frequenze assai maggiori attorno alle cifre minime e quali nella nostra razza significherebbero una vera deficienza mentale. Per altre dimensiO'lli, come la larghezza e l'altezza della testa, si ha concordanza talora stretta fra Bianchi e Africani In questi eccede talvolta fa lunghezza, facendo supporre una capacità cranica superiore, smentita però dalla misura diretta. Benchè sia necessario ammettere l'esistenza di un rapporto stretto delle dimensioni, volume, peso e conformazione del cervello con le manifestazioni psichiche in ogni individuo, l'indagine circ.a una probabile differenza innata delle possibilità mentali nelle òiverse razze non consiste prevalentemente in una questione di misure o rilievi morfologici limitata alla testa nel suo complesso e nelle sue varie parti, ma piuttosto in uno studio dell'intero organismo, a complemento di quanto può risultare dall'analisi dei comportamenti dei singoli individui osservati nel loro ambiente di vita. Certamente, ogni ordine di fenomeni psichici resta dominato da un particolare substrato anatomico e funzionale, non proprio soltanto del cervello. Le diversità etniche della psiche non potranno allora indiziarsi a sufficienza, se prima non si cerca Iuce con studi comparativi di Anatomia e Fisiologia. Per ora, i primi hanno cominciato ad affermarsi, mentre i secondi sono appena agli inizi. L'indagine può avvantaggiarsi pure di alcune nozioni d1 biologia, come quella secondo cui in tutte le specie animali, selvaggie o domestiche, cambiamenti evidentissimi di comportamento si .associano ad ogni minima differenza corporea o alterazione endocrina. L'uomo non può fare eccezione a questa regola. Seguendo, inoltre, nelle specie animali, le modificazioni dei contegni, si osserva con chiarezza .un progredire cli questi in ·parallelo all'aumentare proporzionale del volume del cervello in rapporto al corpo, onde, passando dai gradini più bassi a quelli più alti -della scala zoologica, si assiste a quel fenomeno, noto col nome di cefalizzazione, per cui la scatola si amplia mentre si riducono le ossa del muso e migliorano le funzioni della massa cerebrale. In ridotta misura, qualcosa del genere si ha anche per i tipi umani. Cooì un Negro presenta uno sviluppo facciale ed una proiezione all'innanzi, di tutto il viso, senza confronto nella nostra razza. Certo, i Negri si ravvicinano per tali caratteri agli antropoidi assai più di quanto sia per qualunque Bianco. In ogni specie sono poi fissi i limiti entro i quali possono svolgersi le manifestazioni psichiche; perc10, in organismi affini, sebbene tanti fatti morfologici vi appariscano comuni, quanto concerne le 19

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