donne chiesa mondo - n. 18 - dicembre 2013

L’OSSERVATORE ROMANO dicembre 2013 numero 18 Sua madre confrontava tutte queste cose nel suo cuore donne chiesa mondo Molte cose da dirgli «Quale sarebbe il vantaggio di credere in Dio?». Lo chiede Shibo, una giovane donna giapponese, a Papa Francesco. Abbiamo scelto di pubblicare la sua domanda insieme a quelle di altre giovani donne agnostiche e non credenti che, in parti diverse del pianeta, si rivolgono al Pontefice per avere una sua risposta sulle grandi domande della vita e della fede. Domande semplici e importanti, antiche e audaci, naturali e irrituali, che vanno al cuore dei pensieri di tante di noi. C’è un filo che le lega, c’è un sentimento che traspare in ognuna di esse: la fiducia in un Pontefice che non rifugge dal dialogo, non si limita ai richiami della dottrina, ma è capace di entrare nel cuore dei loro dubbi e delle questioni che pongono. Crediamo che questa fiducia in Francesco sia di molte, moltissime donne, che hanno ascoltato con sollievo le sue parole di apertura, hanno osservato con emozione la sua capacità di aprirsi al mondo degli umili e, soprattutto, hanno constatato con soddisfazione la sua intenzione di dare un ruolo maggiore alle donne nella Chiesa. Le donne sanno di trovarsi di fronte a un Pontefice che le ha perfettamente comprese quando ha detto: «Soffro quando vedo nella Chiesa e nelle organizzazioni ecclesiali ridurre il servizio delle donne a una servitù». Francesco ha parlato di una teologia della donna per fare della diversità un punto di forza. Ed è consapevole che se questo non avviene è la Chiesa a rimetterci, a non crescere. E allora è naturale che le donne — tutte, non solo quelle che abbiamo ospitato in queste pagine o quelle, come noi, che cercano di mantenere vivo il dibattito sul rapporto fra la Chiesa e le donne — ma molte, molte altre pongano delle domande. Per cominciare subito — hanno aspettato anche troppo — quel dialogo che Francesco ha auspicato con tanta forza e convinzione. Augurandosi che il Pontefice, che ha parlato e in modo così profondo e suggestivo di loro e della loro condizione, parli anche con loro. Perché hanno molte cose da dirgli. E nel suo ascolto confidano. ( r.a. ) Come le danze circolari sacre Intervista a Tea Frigerio sull’esperienza decennale delle Comunità ecclesiali di base in Brasile di T ERESA C AFFI «La vita di una comunità ecclesiale di base (Ceb) — ci spiega Tea Frigerio — si concen- tra nella celebrazione domenicale della Pa- rola fatta dai laici. La novità, in queste co- munità tradizionali, è la centralità della Pa- rola a partire dalla quale comincia a rinno- varsi anche la pastorale. La lettura della Parola a partire dalla vita impegna nelle trasformazioni sociali. Nascono le prime lotte per un sindacato libero che, sganciato dalla soggezione ai latifondisti, diventi strumento di giustizia. L’impegno per la vi- ta cresce anche all’interno della comunità mediante azioni di solidarietà, attraverso i cosiddetti mutirão , cioè l’aiuto vicendevole nel lavoro dei campi. Una Ceb è come una ruota: il perno centrale è Gesù, i raggi so- no i ministeri vissuti, il cerchio è la vita». Come e perché sono nate in Brasile le Comu- nità ecclesiali di base (Cebs)? Nella Lumen gentium il concilio aveva definito la Chiesa popolo di Dio. L’incon- tro di Medellín nel 1968 ha ripreso questa profezia, incarnandola in una pastorale ri- volta agli ultimi. È stata constatata nei piú abbandonati la presenza di comunità, spesso sostenute da una religiosità popola- re, che ricevevano la visita del prete una o due volte l’anno, celebravano la Parola e rimanevano legate a Gesù e a Maria da una fede profonda espressa in modalità tradizionali. I vescovi hanno riconosciuto in queste comunità il seme delle comunità descritte degli Atti degli apostoli . Da questa constatazione è iniziato un processo di formazione dei laici basato sulla Parola di Dio che si incarna nella vita. In questo processo la teologia della liberazione è stata un grande supporto. La teologia della liberazione ha preceduto le Cebs? Non c’è un prima o un dopo. C’è un processo teologico, c’è un cammino eccle- siale che vede accomunati popolo, missio- nari e religiosi, sacerdoti e vescovi. Quanto l’oppressione politica ha influito sul percorso delle Cebs? Non è solo la Lumen gentium che influi- sce su questo processo, ma anche la Gau- dium et spes che chiama la Chiesa a essere speranza per il mondo. Questi due docu- menti, a mio parere, sono la luce che gui- da l’incontro dei vescovi a Medellín quan- do affermano che c’è un grido silenzioso che nasce dal popolo e che deve essere ascoltato. In quel momento il Brasile era in piena dittatura. In questo processo, la pedagogia di Paulo Freire è di somma im- portanza: dare voce a chi non ha voce. Molti laici, religiosi, religiose e preti, a partire dalla situazione di oppressione ge- nerata dalle dittature, si impegnano a far nascere movimenti di coscientizzazione e contestazione. In questo periodo la rifles- sione sull’ Esodo e su Gesù liberatore sono di fondamentale importanza. C’è tutto un fermento che vede coinvolta la Chiesa, le comunità già esistenti, i movimenti di li- berazione, come le leghe campesine, movi- menti che nascono da una coscienza cri- stiana rinnovata. Queste tre componenti interagiscono e faranno nascere le comuni- tà ecclesiali di base. Quale impatto ebbero le Cebs sulla vita del popolo? Nacque un laicato cosciente di essere portatore di una buona notizia e non solo destinatario, coscienza che ha portato a una trasformazione non solo delle struttu- re ecclesiali ma anche delle strutture socia- li. Molti che oggi sono nel sindacato, nel partito o in altri impegni sociali hanno fatto questo cammino. Un esempio: conta- dini e pescatori legati a una dipendenza dai grandi, a partire dalla vita di comunità sono riusciti a costituire cooperative che sussistono tuttora. Il Vangelo che li ha fat- ti comunità li ha portati a pensare come vivere questa Parola in una trasformazione che permetta una vita degna per loro e per le loro famiglie. La coscienza di essere popolo di Dio li ha portati a sentirsi pro- tagonisti non solo nella comunità ma an- che nella vita sociale. Tutti i movimenti che hanno condotto il Brasile alla trasfor- mazione democratica hanno alla base que- sto cammino di coscienza cristiana. pia di una società egualitaria è contenuta nell’analisi marxista. C’è chi ha visto una carenza di spiritualità Non sono d’accordo: un cammino di Chiesa che ha dato tanti martiri — preti, religiose e religiosi, vescovi, laici — può es- sere sostenuto solo da una profonda spiri- tualità. Quali altri fattori dietro la crisi delle Cebs? Ci sono anche cause interne. L’esperien- za è nata nelle zone dell’interno, sulle rive dei fiumi, nelle campagne: le Cebs non hanno ancora trovato il modo di essere Ceb nella città. Ma all’indebolimento ha concorso anche la diffusione in questi de- cenni del pentecostalismo, che risponde a una certa anima popolare magica che cerca il guarito- re, un conforto psicologico senza impegno. I gruppi del Vangelo nelle città di cui tanto si parla og- gi sono la stessa cosa delle Cebs? Nella mia esperienza a Belém, i gruppi del Vangelo, gruppi di ascolto della Paro- la, sono il cammino di ricerca del nuovo volto delle Cebs nella realtà urbana. Sono il seme delle Cebs che stanno percorrendo un cammino di ricerca perché l’utopia del- la Chiesa popolo di Dio e della Chiesa a servizio del Regno non è morta, ma è un piccolo fiore da coltivare. In questa ricerca la sete della Parola è sempre molto forte: la Parola letta a partire dalla vita. E quan- do i laici scoprono questo, scoprono che l’essere cristiani è legato alla vera tradizio- ne che è l’utopia presente negli Atti degli apostoli , non come qualcosa di già realiz- zato ma come un’utopia da realizzare. Il libro di Gustavo Gutiérrez e Gerhard Ludwig Müller, «Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chie- sa» (2013) cosa può significare? Non è il solo segno di speranza. In questo momento storico, il documento di Aparecida, nato dall’assemblea dei vescovi latinoamericani del 2007, è ispiratore per la vita delle chiese dell’America latina: ri- chiama l’utopia delle Cebs. Papa France- sco parla spesso di comunità, di ritornare ai poveri. Sono convinta che sia le Cebs sia la teologia della liberazione prima di essere una teoria sono state una vita. An- che se si parla di morte della teologia del- la liberazione e delle Cebs, anche se non sono più di moda, resta però la vita di tante persone che credono che la comuni- tà sognata da Gesù sia comunità per la vi- ta ed essa continua a essere vissuta nella base, tra il popolo. È come un fiume car- sico che può sembrare estinto, ma cammi- na sotto terra e si purifica per venire alla luce con acqua maggiormente limpida e rinfrescante per la vita. Dal 7 all’11 gennaio prossimi si terrà il tre- dicesimo Interecclesiale delle Cebs. È l’incontro triennale itinerante di tutte le Cebs del Brasile, con la presenza delle Cebs latinoamericane. Il tema — «Giusti- zia e profezia a servizio della vita: Cebs pellegrine del Regno nella campagna e nella città» — è accompagnato da un testo base di riflessione, in preparazione all’in- contro. Promosso dal consiglio permanen- te delle Cebs, di cui fanno parte anche due vescovi, preti, religiosi, religiose e lai- ci, il suo scopo è quello di verificare il cammino delle Cebs e tracciare quello per il triennio successivo, secondo il metodo del vedere, giudicare e agire. I vescovi brasiliani dunque continuano a cre- dere nelle Cebs. L’episcopato latinoamericano non ha mai rinnegato questa scelta, anzi. Il fatto che la Conferenza episcopale brasiliana abbia designato due vescovi per rappre- sentarla nel consiglio delle Cebs è un se- gno dell’importanza che annette a questo percorso. È la Chiesa brasiliana che si prende cura del cammino delle Cebs. Cer- to questo può essere visto come un tenta- tivo di ricupero, ma la storia non torna mai indietro: ci può essere un riflusso, ma la vita avanza. Nelle danze circolari sacre, danzi sedici passi e torni indietro per quattordici, perché la vita non ritorna mai allo stesso punto, c’è sempre una crescita. L’esperienza fatta non sarà mai dimentica- ta. Papa Francesco non è venuto casual- mente: è frutto di un cammino, di una pa- storale, di una Chiesa, di un sentire, come Gesù è frutto degli anawim , del popolo dei “poveri” d’Israele, del cammino di un popolo. Un’esperienza che è vita non ri- torna mai al punto zero. Una Ceb è paragonabile a una ruota Il perno centrale è Gesù i raggi sono i ministeri vissuti mentre il cerchio è la vita Anche se non sono più di moda resta però la vita di tante persone che credono che la comunità sognata da Gesù sia comunità per la vita Missionaria saveriana, Tea Frigerio è in Brasile dal 1974. Vive nella periferia di Belém (Pará). Insegnante di Sacra Scrittura, è stata coordinatrice e direttrice del dipartimento di pastorale dell’Istituto di pastorale regionale. Dal 1985 è membro del Centro studi biblici, del quale coordina il programma di formazione. Dal 1999 anima anche il cammino di Lettura popolare della Bibbia in Italia. Tra i suoi libri, ricordiamo Sfida al patriarcato. Lettura femminista del Libro di Rut (2011) e Fonte d’acqua viva (2006). donne chiesa mondo Papa Francesco saluta una mamma e il suo bimbo in arrivo in piazza San Pietro (28 ottobre 2013) Cosa ha fermato il cammino delle Cebs? Sviluppatesi a partire dagli anni Settan- ta, sono state in piena fioritura per due decenni: la stasi è iniziata con il processo alla teologia della liberazione, che conte- stava anche un modo di essere Chiesa. Credo che chi osservava dall’esterno abbia avuto paura. Ma anche all’interno quei pochi che non avevano fatto la scelta, ebbero paura e spinsero perché il cammino venisse in- terrotto. Temevano di perdere poteri e ruoli, temevano un laicato co- sciente e un’eccessiva politicizzazione, teme- vano che nella teologia della liberazione e nelle Cebs si fosse infiltrato il marxismo. Ma dal marxismo non si era preso che lo strumento d’analisi. Usando il me- todo vedere-giudicare- agire, nel vedere l’anali- si era fatta con i para- digmi marxisti. Fernado Belo pubblicò allora un libro sul Vangelo che ne dava una lettura po- litica. La lettura della realtà fatta alla luce dell’ Esodo e di Gesù li- beratore ha suscitato un sospetto di marxismo che a mio parere era in- fondato, anche se l’uto- Isabella Ducrot, «La relazione amorosa» (2013)

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