Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950

CRITICA. SOCIALE 305 -La· Chiesa e ·la • scienza (A proposito dell'enciclica « Bumani generis») Da qualche tempo la Chiesa - intendo dire la Chie– sa cattolica - si compiace di formulare nuove diret– tive, che dovrebbero guidarè gli uomini tutti sul ter– reno morale e sociale. Ho udito disapprovare questa pratica da sinceri fedeli. Io mi permetto di essere in disaccordo con questi ultimi, e in pieno accordo con le supreme gerarchie ecclesiastiche. Ogni religione non deve essere soltanto un complesso di più o meno astru– se cerimonie liturgiche. Deve avere una sua conce– zione della vita, della società, della politica e ad essa deve, con la sua parola, con la sua autorità, cercare di piegare i fedeli. Il che nòn può escludere, per conver– so, il diritto (o l'obbligo?), da parte di credenti e di - non credenti, di discutere le dottrine della Chiesa tan– to più che esse si dimostrano estremamente mutevoli nel tempo. Quando, infatti, si pensa a ciò che fu il Sil– labo di Pio IX, il quale condanrfi).va tutte le conquiste, politiche e civili, del liberalismo e della democrazia, e si considerano i criteri politici della Chiesa di oggi, non si può non rilevare l'evoluzione compiuta dal pensie– ro cattolico negli ultimi otta:at'anni, e non sentirsi ·rafforzati nella coscienza del diritto di discuterne, ove Or bene, alcuni recentissimi documenti vaticani e prima fra tutti, per la sua importanza, l'Enciclica Hu– mani generis, hanno voluto affrontare un grave pro– blema: quello dei rapporti, che debbono intercedere fra la scienza e la dottrina della Chiesa e dei limiti, · che la prima deve osservare di fronte alla seconda. Che cosa sostiene la recentissima Enciclica? Essa sostiene innanzi tu.tto che ci sono talune «verità», le quali hanno origine e fondamento nella Rivelazione divina; che esse, quali che siano i fatti che vi contra– stano, debbono ritenersi assolutamente intangibili, e · che tutte le verità di diversa origine, che osassero con– tradirvi, debbono venire intransigentemente ripudiate. Tale, per esempio, deve essere il destino di una dot– trina scientifica deHe più fondate, ma che l'Enciclica, con foga inusitata, condanna implacabilmente: quella cosl detta del poligenismo, la qualè sostiene che il ge– nere umano non deriva da un'unica coppia - quella biblica di Adamo ed Eva - ma che esso appare in più di una località del nostro pianeta, suscitato dalle stesse energie, che avevano determinato la poligenesi di altre specie naturali. Or bene sì fatta dottrina an– drebbe condannata senza remissione perchè essa non si accorda con quanto le fonti della Rivelazione inse– gnano circa il peccato originale. Questo, come altri ca– pitoli della biblica Genesi, contiene - si ammette ~ affermazioni e narrazioni, che contrasterebbero coi risultati della ricerca, storica e scientifica, ma che tale. fatto non può spogliarle del valore di « testimonianze di verità», « che rimangono fondamentali per la nostra salvezza ... », e perciò esse sono da valutare con criteri diversissimi da quelli praticati dalla metodologia sto– rica ... Come è noto, il Concilio di Trento aveva anche stabilito che, ove risultassero discordanze fra il testo originale della Bibbia e la traduzione latina di San Girolamo, bisognava dare la preferenza alla traduzione piuttosto che al testo: affermazione audace, dalla qua– le (sia detto fra parentesi) sono derivate notevoli con– seguenze dottrinali e dommatiche. Or bene l'afferma– zione della Enciclica che la Bibbia conterrebbe conce– zioni e racconti positivamente errati, ma che pur bi– sogna preferire agli altri, che si riconoscono più con– formi alla scienza e alla storia, è una tesi di egual ge– nere e di pari (come dire?) singolarità. Ma oltre alle verità rivelate esistono altre verità, diciamo così, di secondo grado, che il magistero della Chiesa ha elaborate attraverso i secoli, di cui la Chie– -sa ha potuto modificare successivamente le formulazio– ni.. ma cui del pari non sarebbe lecito contrastare per- chè esse furono dettate da uomini « di non comune ibliotecaG1nol:jlanco santità e sotto la guida e la illuminazione dello Spi– rito Santo». Per tale loro origine, e non perchè sug– gerite o confermate dall'osservazione, dall'esperimento, dalla ragione, non sarà lecito ricusarle o contestarne il valore; sarà soltanto consentito aggiungervi altre .«verità» che le completino, le ribadiscano, o, meglio ancora, ne mostrino il pieno accordo con la Fede. « Dio » (l'Enciclica sa, e sa dirci), « Dio, Somma Ve– « rità, ha creato e regge l'intelletto umano, non perchè « alle verità rettamente acquisite esso ne contrappon– « ga di nuove, ma affinchè aggiunga verità ·a verità nel « medesimo ordine e còn la medesima organicità, con « cui vediamo costituita la natura stessa delle cose « da cui la verità si ·attinge ... ». In conseguenza, pe; addurre un altro esempio, che si riferisce a questa se– conda specie di verità, non sarà lecito alterare il signi– ficato tradizionale della Eucaristia, praticata dai fe– deli col convincimento che in essa ha luogo 1a presen– za reale del Cristo, e ridurre quell'atto a una simbolica commemorazione dell'ultima cena di Gesù, come pure altre chiese cristiane interpretano e sostengono. Senza dubbio l'Enciclica ammette che la ragione umana è in grado di conquistare la verità, ma soggiun– ge immediatamente che può ottener questo soltanto se sorretta dalla Grazia e dalla medioevale filosofia sco– lastica, che, al solito, non può essere sovvertita o so– stituita perchè « qualsiasi verità la mente umana con sincera ricerca (?) ha potuto scoprire non può essere in contrasto corr .la verità già acquisita ... ». L'Enciclica tiene a poFre in evidenza le tendenze li– berali della Chiesa. E sceglie ad intenzione un esem– ·pio tipico: la dottrina della evoluzione. Oggi la Chiesa permetterebbe ai cattolici ed anche agli ecclesiastici di fare di questa dottrina, un tempo fieramente com– battuta, ma di cui .non è più possibile contestare la fondamentale verità, oggetto di meditazione· e di di– scussioni. Senonchè gli studiosi e, più ancora, i docen– ti, dovranno guardarsi dall'affermarne la sostanziale ve– rità; dovranno, invece, esporre il pro e il contro della dottrina, soprattutto badando a spiegare che l'evolu– zionismo conduce le sue ricerche sulla origine del cor– po dell'uomo, ma, quanto all'anima, « la Fede insegna che essa è stata creata immediatamente da Dio... ». Non si direbbe che in questa accomodante spiegazione si na– sconda un .granellino di quel peccaminoso « irenismo», ossia di quella tendenza a indebite concessioni, cui ta– luni ecclesiastici, per amore di conciliazione,. si lascia– no andare, e che la Chiesa fieramente condanna? Dopo di che è da concludere che, contro le sue osten– tate dichiarazioni, la volontà della Chiesa di imbriglia– re lo sviluppo della scienza, e non già a motivo di qual– che inconsiderata applicazione pratica, ma sul terreno puramente teorico, rimane qùella che· era stata un tem– po. La Chiesa continua a regolarsi come al tempo del– la ufficiale censura ecclesiastica, del vecchio confes– sionalismo culturale, inaugurato dal Concilio di Tren– to, e di cui furono vittime, fra gli innumeri, Galilei e i Galileiani. E perciò l'Enciclica conclude, ordinando ai Vescovi e a tutte le autorità ecclesiastiche di cura– re « con ogni diligenza » che opinioni eterodosse « non « siano sostenute nelle scuole o nelle a dunanze o nelle « conferenze, nè con scritti di qualsia.si genere, e nem– « meno vengano insegnate in qualsivoglia misura ai « chierici o ai fedeli...». L'Enciclica non aggiunge altro, nè minaccia di voler reclamare, in sostegno dei suoi avvertimenti, la colla– borazione, come un tempo, del « braccio secolare». Ma le intenzioni dei suoi autori sono chiarissime: essa _ continua a imporre al pensiero umano, col fascino dell'autorità, con gli scmpoli della coscienza, col ter– rore della perdita della salvezza eterna, l'idea della esistenza di reticolati pericolosi, di cancelli invalica– bili, oltre i quali esso non deve procedere, salvo che per confermare le tradizionali verità della Fede. Che par– rebbe sia una nuova, speciosa denominazione per desi– gnare la scienza cattolica. CORRADO BARBAGALLO

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