Critica Sociale - anno XLII - n. 21 - 1 novembre 1950

CRITJC~ SOCIALE di • Dieci anni sociale 1 n politica Francia La N,.KF., rivista della Nouv~lle Equipe Prar,,ça-lse, q.edica ·un numero speciaie a indagar.e e meqitare sul- 1'« ordine e · disordine della Francia» nel decennio 1939-1949, chiamando a collaborare numerosi scrittori esperti nei vari campi dello scibile, dalla filosofia alla scienza. dalla letteratura alle arti figurative e ricrea– tive. Per l'affinità che corre fra il popolo francese e il nostro, e la somiglianza degli eventi occorsi in questo ultimo periodo, e dato pure che, non di rado, atteg– giamenti politici e sociali ed anche stati d'animo e del costume sono stati precorsi a non lunga distanza in Francia, e noi, se non li abbiamo imitati o copiati, ne abbiamo risentito l'influsso, giova attingere a quel– le osservazioni, nel campo sociale, per qualche utile ammaestramento o, per lo meno, per qualche motivo di rifless-ione. Un acèertamento di carattere generale di Lucie Fau– re si è che oggi, anche nel campo del pensiero, per molti uomini dediti alla letteratura « l'azione soltanto conta, perchè essa è l'immediato». « Tutto si fa azio- 11ee l'azione non trae valore che dal risultato. A parti• re dal risultato non c'è più da spiegarsi ni.a da giusti– ficarsi». « I sentimenti primeggiano sulle idee come l'azione primeggia sul pensiero, nel disordine del mon– do». Ma « forse il nostro disordine presente non è altro che un pullulare umano, generatore di vita e di virtuosità diverse ... ». Con questo viatico, accingiamoci a delibare il me– glio che il volumetto· ci presenta. Per Maurice Druon, « è ormai impossibile costruire qualsiasi cosa che abbia valore, avere un pensi,ero di qualche importanza, far progredire, fosse pur d'un millimetro, la civiltà in qualsiasi campo, senza tenere · conto di Marx, Freud ed Einstein, senza conoscere, fosse, pur di seconda mari.o, le loro opere e le loro sco– perte, e· senza appoggiarvisi, sia per superarle sia per confutarne taluni aspetti. Questi tre s_piriti sono, lo si voglia oppure •rio, i creatori del mondo moderno; in e_ssi, per opera lorò, è stato rivelato all'uomo quello .d1e esso cercava da seeoli. Essi formano· sull'altare del futuro una specie di santa trinità. « Ognuno di essi ha aperto nuove e infinite prospet– tive nei tre campi che comprendono l'intero territorio del pensiero e della vita umarii: conoscenza di noi me– desimi, della società e dell' universo. L' armonia del mondo di domani dipende da ·una specie di nodo, di legamento, di fusione d:i forze nell'interno di ognuno di noi fra i loro tre pensieri. « E' confortante accertare in.cidentalmente, che quan– do· la Germania produceva i s\1oi cosidetti ariani i quali si avviavano ad abbattere, a inéendiare, a distruggere gli avanzi di una civiltà più che bimillenaria, aveva già prodotto i tre ebrei sui quali stava per costituirsi la civiltà che segue. ' · . · « C'è da domandarsi se nelle misteriose -leggi della evoluzi~me del mondo non ci fosse tra gli uni e gli altri un accordo segreto, che loro stessi ignoravano». Per tenerci al campo che più da vicino çi interessa, vediamo che il processo di evoluzione del capitalismo e del socialismo si• svolge parallelamente senza che si possa, fino a quésto punto, affermare 1~ preminenza dell'uno sull'altro. · Scrive Georges Izard: « A voler andare più a fondo il socialismo si trova di fronte a contraddizioni eh~ erano care al Marx, ma che sono originate dalle sue stesse vittorie. La fiscalità progressiva, la sicurezza sociale, le nazionalizzazioni consi\}erate più o meno ~ome dei serviii publ::>lic;i, cj.eiquali il rendimento vien considerato come secondario, ecco delle innovazioni eh~ ~~~yario ~ut capf~al~mo. Eppure il sistema rimane Biblioteca Gino Bianco capitalistico e liberale. Il partito socialista rimane al potene per difendere i s1,1,1sµcçessi che <:ond~o già: 'il régi'tne del quale esso assUme per for:ia la gèÌ'eh– za. Come uscire da questa contraqdizione? La dose di sociàlisriio 'è. abbastanza. grande per impacciare· il pro– fitto, e, di conseguenza, per paralizzare il fiorire del capitçilismo: mçi il capitalif?mO è abbastç.nza po– tente per conservarsi come che sia. In tal modo non si hanno i °".antaggi di nessuno dei due regimi nemici, ma gli inconwnienti di entrambi"· Posizione d~ equilibrio dunque, ma equilibrio insta– bile che può rompersi ad ogni evento dando la premi– nenza ora all'uno ora all'altro, oppure a nessuno dei due e impegna:ndoli ad una collaborazione tempora– nea, amica-nemica, in cui il capitalismo cerca di difen– dersi per sussistere ed il socialismo di attaccare per divenire. Ma entriamo nei particolari dell'azione svolta dai so– cialisti francesi per affrettare il loro avvento sul ter– reno delle conquiste effettive e trasformatrici, sulla scorta di quanto scrive Georges Boris. « Non sono ancora trascorsi sei anni dall'elaborazio– ne del programma della Resistenza, cinque dalla ·libe• razione, dacchè il governo provvisorio, in cui tutti i partiti erano rappresentati, 1:aveva fatto proprio e si era accinto a realizzarlo. Di fatto, I.e nazionalizzazioni richieste sono state attuate, la pianificazione è stata istituita, il sistema delle assicurazioni sociali, esteso e perfezionato, alcuni provvedimenti adottati per asso– ciare i lavoratori alla direzione dell'economia». Quel che veniva considerato come una grande tappa verso il socialismo è stato dunque varato. Ma era decisivo? Si è superato il punto ·o la biforcazione è· ancora pos– sibile'? « Per sè solo; il fatto che_ la direzione del governo sia tornata in mano di uomini che non sono affatto socialisti e che una parte influente della maggioranza si proclami perfino antisocialista induce a dubitarne. Sono per lo meno due anni che la marcia verso il so– cialismo si è arrestata. Poteva non esser altro che una pausa, fenomeno normale; sotto la pressione di fQrze ostiti, è diventata un riflusso. Basti accertare che le nazionalizzazioni sono battute in breccia, la sicurezza sociale viene discussa, la pianìiicazione denigrata, il qirigismo sprezzato. La violenza degli attacchi, a· dire il vero, farebl:)e pensare che il socialismo ha fatto un passo reale. Eppure, all'altro estremo, si riduce 1 nul– la l'opera compiuta e. si dipingono come ognor piì:I trionfanti il capitalis~o. l'imperialismo dei monopoli. Davanti a queste affermazioni è a queste correnti av– verse si sente il bisogno di fare il punto al fine di -va– luta~e la portata delle riforme della IV Repubbli,ca ,. Ora, da questa indaginè risulta che « le riforme dette di struttùra non hqnno riformato la ripartiziòne. Ac• certamento questo il quale non· può far altro che in– durre alla modestia gli uomini della IV Repubbliea. Solo per ricevere una eguale porzione del prodotto na– zionale gli operai lavorano in maggior numero e per più lungo tempo che non prima della guerra». Peral– tro « non si può disconoscere l'immenso sforzo compiu– to in fatto di sicurezza sociale, sforzo che in questo momento conduce a primo tratto a ridistribuire quasi il 10% del reddito nazionale: percentuale notevole e che, a questa sola stregua, porrebbe la Francia in pri· missima fila in questo campo. . « Ma quel che non debbono dimenticare tanto i difen– sori come i· detrattori del si"stema di sicurezza sociale in Francia si è che, in rapporto all'anteguerra, tutto si svolgè come se i lavoratori, essendosi vista attribul.J:e una parte ·quasi costante del prodotto nazionale, erlU,l0 stati indotti a dedicarne una frazione più importante a spese riguardanti la loro igiene e la loro salute, alla pari con il mantenimento dei loro figlj e del lòro vec- chi». . . . E « le nazionalizzazioni rappresentano un gra11 ~ so verso ui)a s~nittura socialista? » Certo si è ébe .politica di rtazionalizzazione non ha· procurato al lavi · . . ·.

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