Critica Sociale - anno XLII - n. 12 - 16 giugno 1950

158 CRITICA SOCIALE tendenza capeggiata da Schumacher, e che è la più rigida, sono altro che divergenze di tattica. Il 42° congresso della S.F.I.O. si è tenuto a Pa– rigi dal 26 al 29 maggio. Esso era atteso, all'interno della Francia e all'estero, anche perché molti gior– nali indipendenti francesi avevano cominciato tem– po prima ad affermare che c'erano all'interno del partito dissensi sulla questione della partecipazione al govern{l. Addirittura qualcuno aveva pensato che un gruppo di favorevoli alla partecipazione avrebbe dato battaglia. Invece, le mozioni sono state votate o all'unani– mità o a stragrande maggioranza e· così i priJ!ci– pali problemi, pur affrontati con molta chiarezza, non hanno lasciato dubbh La mozione di politica interna, tra l'altro', che era proprio quella che avreb– be dovuto dar luogo ai maggiori dissensi, presen– tata daH'ex ministro dell'Interno Jules Moch, ha avu– to 3.851 voti contro 102 e 583 astensioni. Essa, dopo un appello ai lavoratori francesi a raggiungere il partito socialista superando la divi– sione imposta dalla tattica degli stalinisti, si ralle– gra 1 drll'opera compiuta in questi anni dai socia– listi ,_0J1ehanno contribuito all'opera di difesa della repubblica e di consolidamento della democrazia e della ricostruzione del paese. Ma essa richiama poi il fatto che il miglioramento della situazione inter 0 na avrebbe dovuto porre in primo piano la neces– sità di migliorare le c@adizioni di vita della classe lavoratrice. Poichè gli altri partiti della coalizione repubblicana sono rimasti sordi a queste necessità, i socialisti hanno dovuto intérrompere la loro col– laborazione ed o-ra essi intendono più che mai re– stare se stessi e determinare la loro condotta in Parlamento e all'interno del paese in funzione del– l'interesse dei lavoratori.. E la mozione precisa quin– di i punti concreti su cui si intende impostare l'a– zione del prossimo avvenire. In politica estera la mozione, presentata da An– dré iPhiHp, riafferma la volontà sociali,sta di orga– nizzare la pace, la quale non può essere durevole che nella sicurezza collettiva, mediante il disarmo generale, progressivo e simultaneo, sotto un con– trollo internazionale effettivo. Precisa poi che il -pericolo di guerra atomica non può essere evitato con interdizioni teoriche e messe .fuori della legge inefficaci, ma con l'appropriazione O collettiva inter– nàzionale delle fonti di energia atomica' ed il con– frollo permanente e illimitato delle fabbriche che le utilizzano sotto qualsiasi forµia (~): La mczione poi riafferma i _principi del federafismo europeo, fuori da ogni illusione di impossibili n~utralità . J di isolamento dalla comunità atlantica, ma tale da assicurare indipendenza all'Europa _come organismo, e ricorda la necessità di non aumentare le spese mi– litari a detrimento della ricostruzione econf,mica d.egli Stati; infine ribadisce il già noto atteggiamen– to dei compagni francesi nei confronti del piano Schuman: · Oltre a queste due principali, il ·congresso ha vo– tato anche _altre mozioni tra cui particolarmente in– teressante una sulla laicità, ove si riprende la di– fesa della scuola laica minacciata dal confessiona- lismo'. . . · , In sostanza, lo spirito che è possibile scorgere in queste mozioni e negli interventi maggiori che le hanno accompagnate, è uno spirito di fiducia e di volontà decisa di lotta. Nella situazione che st pre– para per la Francia nell'avvenire il socialismo è presente e in.tende far valere le propri-e istanze di Ubertà e di progresso civile e soci,9-le. P. G. (2) Occorre precisare a questo proposito che in Francia, do– ve i comunisti halluo svolto u'na campagna silnile a quella effettuata da noi, essi hanno poi fatto una sottile distinzione trn usi di pace e usi di_ guerra dell'arma atomica. Biblioteca Gino Bianco Per l'unità democratica Gli amici di Critica Sociale mi hanno invitato a proseguire ·il dibattito iniziato da Mario Boneschi sulle colonne della loro Rivista. Ho il dovere di rin– .graziarli, -e -forse anche quello di deluderli un po'. Deluderli, nel senso almeno che non farò polemica con Boneschi, nè col suo invito a considei·are il partito repubblicano come il centro della riscossa democratica in Italia. Non lo farò, perchè credo che a lui e al suo partito si potrebbe presso a poco rispondere con le medesime parole e con i medesi– mi argomenti che si possono opporre alle identiche lusinghe che vengono dal Partito Socialista deì La– voratori, dal PartitQ Soda-lista Unitario e dal Par- -tito Liberale. E poi perchè credo s~a l'ora di finire con le polemiche, e cominciare un'opera costruttiva. Penso che la constatazione che ciascuno dei quat– tro partiti ritiene - e ciascuno per conto proprio, legittimamente ~ di potersi offrire come l'inter– prete della augurata rinascita democratica nel pae– se, sia la migliore confutazione della loro pretesa, individualmente considerata. Mi pare che in una situazione complessa, difficile come è quella ita– liana, dove non si sa quale singolo problema consi– derare per sottolinearne la priorità e la gravità - s~ quello internazionale con le questioni degli schie– ramenti strategici ed economici; se quello istitu– zionale con Ia necessità di creare' uno Stato che an– cora oggi, avendo una costituzione rigida, manca della Corte ·Costituzionale, che è non già il tetto bensì il fondamento; se quello economico, in una situazione in èui rovina l'antico apparato interven– zionistico e corporati".O senza che si siano creati i postulati per. una effettiva ripresa della economia privata - in queste condizioni, dicevo, la scelta del partito è evidentemente sub~rdinata ad una du– plice diagnosi politica. Qual'è il problema più gra– ve da affrontare? Quali sono le forze su cui fare affidamento, per la .buona soluzione?. Prescindere dà, questi due interrogativi è, a mio avviso, cÒmpiere 1 opera politicamente oziosa e, a lungo andare, dan– nosa. La risposta al primo 1;1uesito è, secondo me, pe– rentori;i,. In questo momento l'urgenza maggiore della d·emocrazia italiana è quello di difendersi. Difendersi da ,chi? Tutti s@no d'accordo di difen– dersi dagli attacchi dell'estrema sinistra. Tutti, tran– ne naturalmen,te gli ,interessati, rimpiangono che alla lotta poli'tica italiana vengano oggi a mancare i sussidi di gròsse aliquote proletarie e no che, guidate dal Partito Comunista e dal· Partito Socia– lista Italiano, sono praticamente estromesse da una ·effettiva partecipazione e, comunque, rappresénta'no ·,un sistema di opinioni e dottrine ,le quali, laddove hannÒ trionfato, hanno dato vita a una organizza– zione statale che non è democratica se non in virtù di bisticci filologici.' - Ma l'esistenza di questo pericolo, una vdlta pre– cisatine i limiti e la possibilità, non c( deve far di-1 menticare l'esistenza di un altro pericolo, più grave o almeno più attuale: il pericolo che viene dalla de– stra; il pericolo di una rinascita neofascista, non del tutto estranea a certi settori della democrazia cristiana, se è vero, come è_pur vero, che tale rina– scita non ha trovato ostacolo alcuno nell'opera di un governo di cui la democrazia cristiana è, per adoperare un eufemismo, tanta parte. Quando Bo– neschi, al principio del suo articolo, racconta quei due casetti capitati a proposito di Pacciardi, non sbaglia nell'indicarne la gravità; sbaglia invece ri– te.nendo destinatario di quei lazzi e sberleffi il par– tito republbicano; essi investono invece questa re-

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