Critica Sociale - anno XLII - n. 12 - 16 giugno 1950
CRITICA SOCIALE 159 pubblica, questa democrazia, questi partiti demo_– cratici. E sarebbe bene che nessuno si facesse troppe il– lusioni sulla limitatezz~ di tale scontento intorno alla democrazia, nè sulla' totale inconsistenza delle sue cause. Non è che manchino negli avversari di destra sottili cattiverie, come q11-ella per cui, ad esempio, si fa di Rommel un eroe per il suo infe– ìice tentativo di ribellarsi a Hitler, mentre si tac– ciano di traditori quei generali che, ubbidendo al re contro Mussolini, ubbicl.irono anche- al futuro del– la Patria. Queste sono le tipiche storture logiche di gente che, stanca: di, dHettarsi altrove, cerca di distrarsi con la politica. No, i guai di quei,ta Repub– blica sono altrov•e: nella sua difficile costruzione, nella sua mancanza di autorità Ijlorale, nella sua defi~iente durezza, nella sua totale assenza program– matica, e, oggi, nella sua esclusiva impronta demo– cristi:i-na. So bene clie i risultati del suffragio sono quelh che sono, e che oggi in tutta Europa è im– possibile prescindere da una collaborazione catto– lica al governo, come del resto in Italia è impos– sibile. prescinC!l.ere - nè sarebbe politicamente· o moralmente corretto prescindere - dagli ex · mo– narchici, ·e sin dagli ex fascisti, se non altro per ragioni di numero. Ma quale collaborazione? E qui viene la risposta al secondo problema fondamentale. Con quali forze si può difendere la democrazia in Italia? E' notorio che moltissimi autentici demo– cratici hanno votato il 18 aprile per la democrazia cristiana; ma questo non significa che tale partito sia nella SU\l essenza, nella sua tendenza te0rica (che è quel che conta, alla lunga) un partito di democrazia moderna. Democrazia moderna è, pri– ma di tutto, Sta,to, nella sua originalità spirituale, e questo evidentemente non può esser-e, e non è, consentito dalla democrazia cristiana; democrazia moderna è senso della inevitabilità e della nobiltà dei contrasti. sociali,. nell'orbita di una legge libe– rale per tutti, e democrazia cristiana è tentativo cor– porativistico di una loro disciplina; democrazia mo~– derna significa politica internazionale mirante a vaste integrazioni s~nza preoccupazione di interessi religiosi, e la democrazia cristiana punta oggi in certe sfere su un geloso isolamento, e in certe altre su un vago europeismo che sa di poter agevolmente controllare attraverso i suoi vari partiti fratelli, ma aborre da concentrazioni più vaste, anche se più necessarie all'Italia. Infine, ma soprattutto, la de– mocrazia moderna sa che la verità storica e politica è cosa che si costruisce nobilmente e faticosamente ogni giorno. (e di qui il suo. inestinguibile slancio liberale), mentre per la democrazia cristiana tale verità è già fatta immobilmente da secoli, e si trat– ta solo di applicarla (e di qui il suo fondamentale spirito totalitario). E allora, come imbrigliare, come disciplinare una collaborazione con la democrazia cristiana? La chia– ve per risolvere questo quesito non è nello stare al governo, nè nello stare all'opposizione. Quando si hanno dietro di sè scarse forze è inutile stare al governo, è ozioso stare all'opposizione. La cllià– ve è una sola: rafforzarsi; e per rafforzarsi ii me– todo è uno solo: unirsi. Se oggi quello che minac– cia di crollare non è solo il metodo liberale, o quello repubblicano, o quello socialista, ma addi– rittura il metodo democratico, che tutti i partiti de– mocratici copre e difende, il dovere di ciascuno di noi è soltanto di dare forze alla democrazia, attra– verso l'unione dei partiti democratici. Lunghi e non del tutto inutili discorsi si possono fare sul come provvedere alla loro unità. Ma la risoluzione poli– tica è urgente. Ma la decisione di marciare uniti non è più pror·ogabile. MARIO PAGGI Biblioteca Grno Bianco Panorama delle forze sindacali La CGIL, dominata fin dall'inizio dai comunisti - i qua– J.i controllavano .Ja maggioranza delle masse operaie orga– nizzate, sindacalmente attive - si trovò ad un certo mo– mento di fronte a un vicoJ.o chiuso. LI pers,i,stere ,nella fra– diziona~e politica di OJ!litveam.ento col P.C. quando, rotti i ponti tra Russia ed America, ed inseritasi l'Italia nel s,i;. sterna occidentale, tale allineamento veniva ,fatalmente a significare offensiva politica contro i•l sistema democrntico e1,1ropeoed [.taliano, non poteva non provocare la ribd.Jione e quindi la secessione delle correnti sindacali « occidentali– stiche». Il che appunto avvenne. I sindacati e i comunisti L'accusa fatta ai comu,n-isti di asservire di sindacato ad un partito in spregio alla p,resunta nostra tradizione sinda– cale, è com~revsibi.Je in bocca ad elementi cattolici, i' quali rigettano i,! principio deJ.la lotta, di cla-sse; denota viceversa con.fusione mentale o mala fede, qua,ndo vwga :ripetuta da elemepti socialisti, i quali non dovrebbero ,ignorare che una Confederazione sindaca-le è organismo forgiato per la lotta di classe, e come tale - dovunque esistano forti partiti: clas– sistt· - è soggetta alla loro preminente influenza. Esempi in contrario in Europa non esistono; mentre anche i re– centissimi, avvenimenti· del Belgio stanno a dimostrare co– me tuttora, in ultima istamza, ,sia il, parttto di classe (che in questo caso non è il partito comunista, ma il partito so– cialista capeggiato 9all'ultramoderato 1 Spaak) a dare l'o– rieatamento politico alla 0rganizzazijone sindacale tvedi io sciopero generale contro il ,rito11nodel Re!). H torto dei comunisti - che "è poi necessaria estrinseca– zione della .Joro fede - è stato anzitutto quello di, subor– dinare la loro azi•one alle esigenze politiche di Mosca, poi, in relazione anche con questa, di combattere in forma così drastica e pericolosa Ja politica generale dello Stato italia– no, a cominciare dal 1948, da rendere impossibile la coabi– tazione degli « occidentalisti », p.reoccupati di d[ventare lo– ro compl.ici involontari, nelle o.rganizzazioni in cui la mag– gioranza fosse di fede moscovita. La scissiope sindacale italia,na fu salutata con soddisfa– zione daÌ!a opinione pubblica di tutto ,!'Occidente europeo e dell'America. I dirigenti sfodacali americani - informati, come sempre, molto sommariament~ suHe cose d'Ita.Jia,. e propensi a giudicare le situazioni europee col metro USA - osannaro:i.o addirittura alla costituenda nuova organizzazio– ne, convintr che, sorta finalmente in Italia la Confedera– zione ,sindacale «pura», ,!-ibera da ipoteche di partiti•, i: la– voratori -italiani, che nel loro intiino - secondo gli ameri– ca~~ - respingerebbero le ingerenze dei partiti come la cosa più aberrante dall'azione sindacale, si sarebbero presto raccolti sotto le nuove bandiere. / Gli ambienti industriali <>d agrari: italiani• si mostrarono soddisfatti, convinti che ogni -indebolimento dei comunisti to110assea loro favore, e convinti pure - in genere - che con i ,sindacalisti non comunisti sarebbe stato meno diffiòle trattare. In complesso, se gli ambienti padronali giudicarono la · scissione sindacale una sconfitta della dasse operaia, e per– tanto u,rr loro indiretto successo, non si può dire che ab– biano errato. Ma è anche vero che a questa conclusione si ar-rivò soprattutto per la politica di subordinazio11e al· Co– minform moscovita del maggiore partito della classe ope– raia. La v:ita delle organizzazioni: dissidenti, nonostante i note– voli aiuti morali e materiaÌi co:i. cui hanno potuto intra– prendere la .Joro battaglia, si è rivelata S1'bito e continua a manifestarsi tutt'altro che facile. Infatti, mentre i sindacati comunisti- continu,ano a mobilitare in ogni provincia. centu– rie di attivist[ entusiasti e fanatici - nei quali la coscienza
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