Critica Sociale - anno XLII - n. 12 - 16 giugno 1950
CRITICA SOCIALE 163 4sare una es.pressione largamente diffusa nel linguaggio tecnico anglosassone, gli stabiliz– zatori automatici, dovrebbero varia,re a se– conda della struttura economica di un paese e de]Je possibilità del sistema fiscale e am– mi,nistrativo. Per i paesi altamente industrializzati (e con un. sistema fiscale impernia,to sulla imposta personale sul reddito) esse dovrebbero consi– stere· nella predispiosizione di diverse schede di aHquote delfimposta personale sul reddi– to e diverse schede di contributi per la sicu– rezza sociale. In pratica, al segnale di peri– colo, il governo dovrebbe adottare aliquote più basse di imposte ed i contributi per la sicurezza socia,le dovrebbero essere ridotti. Se, a,ggiungono i relatori, nè l'imposta perso– nale sul reddito nè i contributi per la sicu– rezza sociale potessero essere -diminuiti in. mi– sura tale da aumentare il reddito spendibile, non dovrebbe essere impossibile adottare provvedimenti in b ase ai quali il meccanismo clei contributi p.er la sicurezza, sociale vi'ene automati,camente in ve'rtito ed è sostituHo da pagamenti periodici sia ai lavoratori che ai datori di lavoro su scala prestabilita. Nei paesi in cui nè l'irnposta persona,le sul red– dito nè .i, con.tributi per la sicurezza sociale sono ampiamente svilup,pati, la stabilizzazio– ne automatica dovrebbe essere ottenuta va– riando l'imposta sull'entrata o le imposte in– dirette; d) unitamente alla politica per il conseguimi,nto e H mantenimento della piena occupazione, ogni governo dovrebbe attuare una politica di stabilità monetavia. 'Una pressione inflazionistica può so-rgere: 1) perchè la politica diretta ad aumentare la domanda effottiva si combina con fattori imprevi-sti e fa aumentare la domanda ef– fettiva oltre il livello corrispondente alla piena, occupazione; 2) perchè si verificano scarsità temporanee in certi settori produttivi che provocano aumenti dei prezzi di na,tura speculativa; 3) perchè certi: gruppi (sindacati operai, unio– ni indu,striali, unioni di agricoltori, cai-– telli, etc.) sfruttano la situazione di pie~ia òccupazione per richiedere o rimunera,z10- ni più alte o prezzi più Glti per i loro prodotti. Nel primo caso, occorre combatter.e la pres– sione inflazionistica con. misure di carattere generale rivolte a contenere o diminuire la domanda effettiva; nel secondo, si richiedono invece intervenh di natura specifica e limita– ta,; nel terzo, e, in particoLare, quando si ha un. aumento di salari che supera l'aumento della efficienza produttiva, i relatori consi– gliano che il governo, i rappresentanti dei la– voratori• e i rappresentanti deii datori di la– voro riescano, con una azione comune, ad evi– tare la concessione di aumenti salariali che, se superiori all'aumento della produttività del lavoro, costituirebbero una perenne spinta verso l'inflazione. e) Infi:ne, il Rapporto ricorda che una siffatta politica generale contro la di·soccupazion.e ri– chiede uno snellimento della procedura le– gislativa, una organizzazione amministrativa efficiente e la tempestiva disponibilità di sta– tistiche e informazioni. 5. Piena occupazione e libertà di scambi sono stret– tamente connesse; u,n.a depressione che si svilup– pa in un paese tende fatalmente a propagarsi: al– l'estero provocando dai paesi co}J)iti misure. che, in quanto son.o rivolte ad isolare il paese dal BibliotecaGinoBianco contagio, finiscono in·evitabilmente a restringere la libertà di scambi. E' per questo che i relatori, affermano senza ambiguità che nel tentativo di conseguire i due obiettivi gemelli della piena occupazione e di un sistema di scambi multilaterali relativamente Hberi, il primo, quello della piena occupazione, deve avere certamente la precedenza sul sec,pndo; perchè mentre i paesi possono perseguire una po– litica di piena occupazione anche senza un si– stema, di scambi multilaterali, il ristabilimento di un tale sistema non è possibile senza che sia conseguita la stabilità economica nei' paesi scam– bianti. Il risultato principale della libertà degli scambi e della specializzazione produttiva iiinter– naziona,le, cioè l'aumento della efficienza produt– tiva, perde molte delle sue attrattive quando, co– me avviene nei periodi di depressione, vi sono ·risorse produttive inutitlizzate in patria. {Cmvrinu,a) SILVIO BACCHI ANDREOLI sulla Una lettera riforwa agraria Pubblicando nel fascicolo del 1 ° maggio l'articolo del compagno Aldo Pagani sulla riforma agraria, abbiamo invitato altri compagni particolarmente competenti in materia ad intervenire nel dibattito. Per primo hd risposto il compagno sen, Nino Mazzoni. Pubblichiamo qui di segllito la, .ma lettera, nella quale espone le r.a,gioni per cui non ha fatto un articolo sull'argo– mento. La lettera, comunque, pu1· nella sua brevità, è ben chiara ed esplicita, e costi– tuisce quindi,, come ognuno puo vedere, una autorevole presa di posizione. LA CRITICA SOCIALE Cari ·compagni di Critica, . avrei fatto il pezzo: vorrei quasi dire ch'e già ne avevo imbastito l'ossatura. Ma ho visto Crritim e mi accorgo che sostanzialmente Pagani - col quale io concordo in pieno - ha dato fondo alJ.'argomento. Certo la materia è vasta ed allettante ed a me non mancherebbe la possibilità di ampliare ed ag– giungere argomentazioni. Ma veramente non vale la pena : perohè se c'era un punto particolarmente interessante per 1/JO'i ( ol– tre gli argomenti tecnici di merito) è quello che ri– chiama l'indirizzo seguito per oltre mezzo secolo dal nostro partito in questa materia; e le decisioni e gli atti che lo convalidano e lo confermano (decisioni di convegni e persino progetti parlamentari). Il mot– to riassuntivo di· questo indirizzo è « fa, forra in uso ai contadini » contro la illusoria e demagogica for– mula « la terra ai contadini». · li contrasto violento tra le due formule dimostra - a chi vuole e sa capire - che l'accettare la se– conda formula significa non adeswne act un criterio di gradualità ma negazione delle nostre idealità e re– gresso. Tutto ciò, .ripeto, risulta così chiaro dagli scritti di Pagani che sarebbe vanità aggiungere delle peri– frasi. Questa la ragione per cui non vi mando il pezzo. Saluti, NINO MAZZONI
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