Critica Sociale - anno XLI - n. 6 - 16 marzo 1949
,. CRITICA SOCIALE 129 sioni in materia doganale sulla base di reciprqcità. Ma ogni accordo. commerciale deve obbligatoria– mente comportare una « escape clause ». Questa clausola prevede che ogni ribasso dei diritti di dogana potrà essere revocato da una decisione uni– laterale di ciascun firmatario, se esso si rivela nocivo all'industria naz.ionale o se porta ad un accrescimento eccessivo delle importazim1i. Questo compromesso rappresenta un grave peg– gioramento della situazione, la quale, anche senza ciò, era lungi dall'esser brillante. Tutte le conces– sioni che i rappresentanti degli Stati Uniti saranno eventualmente portati a' fare resteranno sempre alla mercè della Commissione delle Tariffe del Con– gresso, che potrà interpretare a modo suo questa formula generale che è l'« escape clause ». Ritorno a vecchi errori. Purtroppo la mentalità che prevale fra i legi– slatori americani non è per nulla favorevole a lasciar libero corso alle importazioni. Attratti dai loro problemi interni, pressati dai produttori poco efficienti che reclamano la protezione contro ogni concorrenza straniera, .essi sembrano inca;mminarsi sulla stessa via che i loro predecessori percorsero dopo la prima guerra mondiale. La. politica di Cordell Hull era appena sufficiente ad· assorbire un'ecce-denza di esportazioni dell'or– dine di alcune centinaia di milioni. I suoi metodi sono. stati sorpassati dagli avvenimenti. Il mondo ha bisogno di una rivoluzione vera e propria nella politica commerrciale americana. Invece di questo, gli si porge vn'accentuarsi del protezionismo, giu– stificato esattamente con gli stessi argomenti che· si mettevano avanti fin dal tempo di Cool!idge e. Hoover. . . In ·queste cçmdizioni, non c'è da meraviglio,rsi che l'avvenire immediato del commercio interna– zionale sia giudicato con poco ottimismo da osser– vatori imparziali. Malgrado tutte le <dichiarazioni di principio e tutte le conferenze internazionali, gli accordi commerciali bilaterali rischiano. di aver vita lunga. E ci sono le preferenze imperiali, ed i contingentamenti, e le licenze d'importil,zione. Il mondo non è maturo per il commercio libero e plurilaterale. E gli sarà molto .difficile di diven– ta:rlo fin tanto che gli Americani, malgrado ll!, strut– tura attuale •della 10110 bilancia dei conti, conti– nueranno a praticare una politica commercjale protezionista. GIUSEPPE MARANELLI · Agli abbonati agli . . amici I tempi sono certamente duri. Duri specialmente per la vita della cultura, tlel peri.siero,per lo stu– dio e per gli studiosi, mentre 1astiinchezza, lo scet– ticismo e lo sterile pesi;imismo distolgono tante energie dalle attività utili ,e disinteressate. Ànche per la nostra rivista, la sola in Italia e una delle poche nel mondo che, fedele alla nobile ed alta tradizione impersonata. per noi nella fi– gura di Filippo TuJ: '18.ti , esprime oggi la voce del socialismo democratico al di sopra delle ~ildenze contingenti, è dura la vita. Il socialismo ha attra– versato in questi anni crisi e travagli, ha subito colpi e ricevuto fieritè, ma è pur vivo non solo nel– la fede e nei cuori di chi mai lo ha abbandonato, ma _nella esigenza delle cose e degli uomini. Far sentire ciò, e al tempo stesso preparare at– traverso lo studio le pi:oposte concrete è· com– pito anche della• nostra Rivista. Ma per poterlo assolvere, sono· neoessari 111. solidarietà, l'aiuto di chi comprende tutto questo. Abbonarsi e p 'rocurà.re n uovi abbonati è il modo migliore di appoggiare la. nostra. fati~. Biblioteca Grno Bianco La crisi del pensiero socialista Non passa giorno senza che una voce si levi ed intoni il ritornello della crisi del socialismo. Io stes– so in un precedente artkolo (« Critica Sociale» del 1° gennaio 1949: Antitrasformismo) accennavo ad al– cuni fatti e motivi concreti di questa crisi. Ma ora vorrei risalire alle cause prime e constatare che die– tro queste tormentate esitazioni, questi massimali– smi, questi filisteismi che isteriliscono l'azione so– ciali-sta vi è anche una profonda crisi di pensiero, una crisi che non è soltanto italiana, ma europea e mondiale. E qui vorrei precisare che la crisi del so– cialismo, così come noi la in.tendiamo, coincide con la più vasta crisi del pensiero filosofico contempo– raneo. Di fronte allo svilU1prparsi,di concezioni teolo 0 gali, dittatoriali, assolutiste, a « credo unico » - tipo comunismo, fascismo, confessionaJismo catto– lico -, non si posson·o ·che contrapporre posizioni strettamente razionalistiche, spregiudicate. La con– cezione dittatoriale è. antica; è il regresso; la con– .cezione razionale è attuale ed è il progr-esso. Quando il socialismo, evolvendo in senso attuale la sua dot– trina, adeguandola alla concezione fisica che oggi . abbiamo dell'unive·rso, riesca a superare i suoi dòg– mi, i suoi miti, allora avrà veramente il diritto di indirizzare il pensiero del mondo. Ogni società, ogni epoca hanno una filosofia, una politica, che esprirmono l'ambiente e la mentalità da cui sono sorte. La società medioevale è una so– cietà teologale, pienamente' rfspondente alla con– cezione allora dom~ante -dei rapporti fra l'uomo e la natura. Quando la concezione fisica del mondo era tolemaica, con la terra al ,cent·ro ,ed il cielo co– me una grande cupola Fortuny, era logico, erà coe– rente che la Cl)IJCezione metafisica fosse teologica e •che vi corrispondesse l'ordinamento ·politico feu– dale. Quando la conoezione dell'universo passò al sistema copernicano, si ebbero, nella evoluzione di tre seh•li, la Riforma e l'Illuminismo, concretati po– liticamente nei diritti dell'uomo e nella società bor- · ghesr. . Ma oggi la concezione fisica del mondo è ancora mutata. Relatività, atomismo e ·psicanalisi sono con– cetti già !J.Cquisiti ,daLle scienze e non ancora dalle coscienze. Cosicchè noi assistiamo ad uno sfasa– mento, che, come ,conseguenza, dà uno sfalsamento dei rapporti fra l'uomo e la natura. In un mondo nuovo, fisicamente •parlando, sussiste un mondo me– tafisico vecchio. Donde la crisi del mondo, che si manifesta eome crisi di pensiero .filosofico, politico, artistico. l,a causa di questa crisi è proprio rleterminata dal– fatto che gli uomini vivono fisicamente in un mon– do che conosc,e la energia atomka, la teoria della relatività e la psicanalisi, in un mondo che da queste premesse ha prospettive di una vita fisica e di una. conreziorie dell'universo diversa da queJla di cin– quant' :m.ni fa, ma si osfrnano a pensare e,· di conse– guenza, ad agire sul piano filosofico, politico, arti– stico, come se questi eventi fossero ignoti. Acc2de co~i cnc gli uomini di oggi non vogliono o non san– no adeguarsi nei loro, pensieri al.Ia natura del tempo e continuano a pensare a modelli scaduti. ed a cre– dere a schemi superati. Sul piano politico, libertà, •giustizia e democrazia, per citare argomenti di attualità, sono ancàra con– cepiti sui modelli di un mondo copernicano e non aiomico. Appa.e quindi chiaro che in un mondo <'he ha per la guerra la bomba ;i.tomica, dovrebbe es– serci una politica adeguata per la pa,ce; se no ,si : corre· iJ rischio, che in effetti si sta correndo, di
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