Critica Sociale - anno XLI - n. 6 - 16 marzo 1949

CRITICA SOCIALE 131 spressione, è ,più difficile e fatkosa l'attuazione di un progresso fisico specifico ad una materia (ato– mismo) che l'enunciazione di un ;principio filosofi- co generale. · Mi sembra dun,que che' il primo compito dei so– cialisti, delle intennazionali socialiste, dovrebbe es– sere proprio quello di ,porre in evidenza queste i– stanze, per stimolare le idee sociali, per adeguarle ai fatti attuaili. Ora, se vogliamo rendere attuale il rivoluzionari– smo socialista, dohbiamo badare essenzialmente e princi,pa1mente e innanzi tutto a chiarire a noi stes– si, e poi a tutti -gli altri uomini, le idee. Lotta prima di tutto contro l'jnerzia mentale, contro i miti, c001- tro i luoghi comuni. Parlare meno di libertà e di giu– stizia ,genericamente e •chia,rire di ;più cosa intendia– mo oggi, cosa S()lll.O oggi, cosa possono e devono essere oggi libertà e giustizia. E non chiudersi nel– la dogmatica di autori che sono il passato, e non. volere il mono,polio del giusto e de'l vero, ma guar– dare all'avvenire e abbandonare il concetto che esi– ste la vterità, di cui noi saremmo i sacerdoti, ma consiiderare le verità e l'evoluzione delle verità e chiama•re- tutti a prospettarle .ed attuarle, valendosi dei -progressi che la scienza ci offre. Questo mi sem– bra l'attuale socialismo scientifico. Vogliamo ap.ri- re una discussione per chiarirci maggiormente le idee? FAUSTO BIMA Il Jiessieo: una rivoluzione nel vuoto Il viaggiatore che a11riva nel Messico è iÌnmedia– mente colpito dai contrasti che trova. Palazzi e grattacieli vicino a capanne, ragazzi a piedi nudi presso gli ultimi modelli di macchine americane, e in molte persone un grande orgoglio nazionale insieme al desiderio di essere presi per discendenti di europei. Il contrasto è altrettanto forte per il viaggiatòre nutrito di letture sul Messico; il quale non trova nella realtà alcun segno di quello che ha letto. · Egli ha letto, soprattutto, degli studi sulla rivo– luzione messicana. E crede di trovarsi in un paese in cui gli operai godono di un alto livello di vita, in cui i contadini 'possiedono la terra, in cui lo spirito progressivo si manifesta in tutte le cose. E, al posto. di ciò, vede operai miserabili, mal nutriti, mal pagàti, dominati dal « pulque » (la be-– vanda alcolica tratta dal maguey), contadini altret– tanto mal nutriti degli operai, ragazzi che non hanno frequentato scuole e che lavorano a sei o sette anni, donne interamente sottomesse al marito, uomini che per un prezzo infimo portano per le strade, sfiorando le limousines di lusso ed i camions enormi, pesi inverosimili. Vede nelle città come nelle campagne il prete dominare completamente la mentalità del popolo e della borghesia, incontra intellettuali fanatici di « indianismo » ma che imi– tano i cattivi usi della « cultura » americana, e donne eleganti che sfoggiano le orribili mode di Hollywood sulla loro bella pelle bruna che nessun trucco potrebbe migliorare. Vede anche, certo, qual– che museo, qualche scuola superipre, un Istituto delle Belle Arti, qualche rivista e talvolta un film, • che gli lasciano indovinare quel che potrebbe essere questo paese. Ma immediatamente resta sorpreso constatando che nella vita politica le ideologie con– tano molto meno del fascino delle personalità e delle rivalità dei leaders. · E tuttavia, dopo mi. certo tempo, se riesce a stare al di fuori dei circoli turistici e, del!e colonie stra– niere, molto chiuse, egli si affeziona a questo paese, oltre che per le sue bellezze grandiose, perchè indo– vina, sente le possibilità enormi che O Messico ha ln &è. E cerca di comprendere. BibliotecaGino Bianco Allora vede che il paese, in fondo, offre tutti questi contrasti e corrisponde cosi poco a ciò che si C'rede'la di sapere su di esso, perchè ha vissuto una rivoluzione fatta nel vuoto, ed i suoi contrasti violenti non sono clie la conseguenza di questo fatto. Quando la stori-a fu interrotta. Il Messico fu il primo paese in ~ui i religiosi spa- . gnoli riportarono dei successi fra gli indiani. Essi sostituirono dei e feste aztechi con santi e feste cattolici, e l'indiano ha creduto di essere divl)ntato cattolico pur restando quello che era. Le poche mi– gliaia di conquistadores ricevettero delle terre con gli indiani che le coltivavano, e in cambio essi portarono a costoro il cavallo, risparmiando loro di portare a spalla ogni sorta di merce. I monaci, difendendo le loro pecoreHe, si opposero ad una troppo forte oppressione dell'indiano, senza tuttavia dargli una cultÌl'ra europea. Ciò •attaccò per molti secoli la massa della popolazione alla Chiesa e ancor oggi il ricordo di Fray Bartolome de las Casas, « il difensore degli indiani ,, che voleva sostituire la loro schiavitù con quella dei negri, resta vivo nei più selvaggi tuguri del paese. Il feudalesimo agrario che gli spagnoli stabili– rono continuò dopo le lotte per l'indipendenza, che furono fatte dagli elementi più reazionari della colonia per separarsi da una Spagna in cui il liberaJismo cominciava a dominare all'inizio del secolo XIX. Juarez, il Presidente indiano che lottò contro Massimiliano ed i francesi, ma che, ispi– randosi I all'Enciclopedia, volle fare una riforma politica se{lza modificare l'organizzazione sociale del paese, fallì. Come, più tardi, fa!U Porfirio Diaz durante i trent'anni della sua dittatura, quando volle modernizzare economicamente il Messico senza mutare nulla al sistema delle hacien·das latifon– diste e al regime politico. Fu appunto per impedire una sesta elezione di Diaz che gruppi di intellettuali e di industriali si sollevarono nel 1910. Francisco Madero, proprietario fondiario del Nord, fu eletto e poco tempo dopo assassinato da un generale: La guerra civile si scatenò. E quella che era cominciata come una rivoluzione. semplicen;iente politica divenne, grazie alla presa delle armi da. parte dei contadini gui– dati da Zapata, una rivoluzione contadina. Le_ haciendrrs furono bruciate, 1e terre divise. Poi, la vita politica riprese un corso rélativamente tran– quillo. I Presidenti successivi tentarono di svilup– pare l'educazione (Obregon), di limitare il potere economico e politico della Chiesa (Calles), di -divi– dere le terre e d_i nazionalizzare il petrolio (Car– denas). Mi;mel Aleman, l'attuale capo della Na– zione, il primo civile che sia riuscito ad accedere al'la Presidenza, si 'sforza di coordinare questo insieme di tentativi e di dare una struttura allo Stato sviluppando l'insufficiente industria del paese, meccanizzando l'agricoltura, chiamando i capitali stranieri, elevando il livello di vita del popolo. Ma con tutto questo il contadino indiano e me– ticcio, se si è lanciato sulla terra, continua ad essere un elemento reazionario, nemico di ogni modificazione delle sue abitudini, di ogni progresso nella vita spirituale del paese, di ogni misura vera– mente' rivoluzionaria, e ciò perchè subisce di buon grado l'influenza antica della Chiesa che domina tutto il suo comportamento e allontana le grandi masse da una comprensione della vii~ politica, lasciandole in preda ai piccolj' capi di villaggio ed ai politicanti professionali. - Il Messico, come tutti i paesi sortiti dalla corona di Spagna e come la Spagna stessa, ha voluto fare una rivoluzione politica, cambiare il corso della storia, senza fare nello stesso tempo'. 'una rivolu– zione sociale. La storia fu così tagliata da questa mancanza di sincronizzazione, che si maJJifPsta nei più piccoli particolari della vita come nelle· riso-' luzioni deci<iive. Una minoranza di intellettuali, di generali della rivoluzione e di leaders sindacali spinge a prendere misure radicali, progressive, ma il popolo che deve beneficiare di queste misure e collaborare alla loro applicazione resta legato al più inerte conservatorismo per ignoranza e fana– tismo. In questo senso il Messico è una grande lezione, poichè ci insegna che in pieno periodo di capita-

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