Critica Sociale - anno XL - n. 18 - 16 settembre 1948

CRITICA SOCIALE 413 I ' tidiano di Roma dèl 2 settembre, si prnclamano as– sertori di una « lo,tta per l'affermazione della li– bertà dei sindaca~i », lotta giustificata, dichiara il Segretario dell'A,C,LI. di Bologna in. una inter– yjsta a1 Giornal'e dell'Emilia dei 4 settembre, dal fatto che in essa i dirigenti sono preceduti dalla " base »·, la .quaìe, per « generazione spemtanea »_, « precorre i tempi », e « -anticipa [e immancabili de– cisioni del Congresso » dell'A,C.L.1. stessa, Dunque, sanzionando il Congresso dell'A,C,LI. fa scissione, è ovvio che [a Democrazia Cristiana n.on solo 'ha voiuto e accelerato la crisi, ma la vuole altr-esì ·sviluppare e portàre alle ·sue estreme con– seguenze. Da ora in poi la crisi sindacale sarà incorag– giata e giustificata dall'articolo 39. Il quale è il risultato di un'altra sconfitta delle sinistre, che, in. seno alla Commissione dei 75 e al Parlamento, sono staie giuocate, con la loro stessa complicità, _dalla scaltrezza della borg):J.esia. Si trattava, infatti, di vedere com·e la .dichiarazione dell'articolo 39, se– condo cui «_l'ç>rgani-zzaiione sindacaJle è libera », andava interpretata e applicata. Ogni partito, in– ~ressato nella soluzione del problema, ;pensava, evi– dentemente, di trarne i maggiori vantaggi a danno degli a!ltri. I comunisti, per esempio, data la loro preponderanza numerica, nell'accettarn il principio dell'esistenza di più sindacati p€r ,ogni categoria professionale e il riconoscimento giuridico dei me– desimi, doman.davano che fosse _riservata la facoltà di stipulare ì contratti colfottivi di lavoro, val~voli ;per tutta la categoria, all'organizzazione· numeri– camente più forte. Il che, pur salvaguardando il principio deUa libertà dei -sindacati, praticamen.te voleva dire, nel pensiero~ dei ipr(i)ponenti, affidare il monopolio della tutela dei lavoratori al lorn par– tito, cioè al Partito Comunista. La borghesia evitò questa soluzione, prop_osta dai comunisti, agitan<lo il princi.pio della libertà, richia– mandosi rforse anche agli immortali diritti dell'uo– mo. Sta <li fatto che, invece della proposta dei co– mÙ11isti, venne acc-ettato, anche dalle sinistre, l'art. 39, così come è uscito dal voto della costituente. 0.1'.a,l'art. 39, è bene pr@cisar1o e ripeterlo, sancisce, non la libertà sindacaie, come noi l'intendiamo, ci0è come indipendenza. dalle interferenze dei partiti e del Governo, ma come l'ha sempre concepita e de– sideFata la borghesia, ci0è la libertà di ·creare ;più sindacati per ogni categoria, in a•perta concorrenza tra di loro. - . _,. · Nè vaie, ad attenuare la gravità di questo prin– cipio, la facoltà, con la quale i liberisti hanno cre– duto di salvare le apparenze, facoltà concessa dallo stesso articolo 39 ai «'sindacati registrati », in base alla quale essi « possono, rap,presentati unitaria– mente in proporzione dei loro iscritti, stipulare con– tratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti aHe categorie alle quali il contratto si riferisce ». Senza mettere iri dubbio il nobile intendimento che si pro,p·one questo capo– Yerso dell'articolo 39, la sua attuazione appare, an– _ehe !Prescindendo dall'attuale speciale situazione, 11SSai difficile, poichè presume una preliminare in, tesa tra i sindacati concorrenti, il cui consegui– mento non giustificherebbe più la loro divisione, mentre non farebbe che confermare l'esigenza uni– taria del sin<lacato. Questo fatto, che è pure un aspètto della lotta di Cli.asse, mette in luce· come la borghesia, p:ur di conseguire i suoi scopi, sap,pia adottare criteri tat– tici divensi a seconda delle situazioni storiche, Cosi, nel periodo della rivoluzione francese, la borghesia riuscì a fare approvare dall'Assemblea Costituente la legge Le Chapelier del 17 giugno 1791, che proi– biva « le coalizioni operaie per fare aumentare i salari, come le coalizi0Ili padronali per farli ribas– sare », in quanto esse costituivano « ,atteRtati alla iblioteca .GinoBianco libertà e alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo ». Mediante questa legge, che in pratica venne appli– cata solo nei riguardi degli operai e che proibiva non solo gli scioperi, .ma anche il diritto di orga,niz– zazione, la borghesia riuscì, allora, a conseguire il suo scopo, quello cioè di poter liberamente sfrut– tare i lavoratori, le cui condizioni dì miseria e di abbrutimento ci rivela Marx nel Capitale, Oggi, non potendo p,iù proibire gli scioperi e il diritto di organizzazione, la borghesia è riuscita a fare accettare, da un'altra Assemblea Costituente, l'articolo 39, che proclama, al contrario della legge del 1791,-la libertà dei sindacati, sapendo che que– sta libertà si convertirà in un danno sicuro per i lavoratori, a vantaggio proprio dei suo,i corifei. La Democrazia Cristiana, facendosi promotrice, della scissio_ne sfodacale é garante dell'applicazione dell'articofo 39, si è resa interprete p,iù di una esi– genza liberista che di un'esigenza prQpria, se è vero che, pur armnetten<lo per ragioni contingenti, la li– bertà dei sindaçati, -essa riconosceva, in altri tempi, che « in linea teorica l'unità sindacale sarebbe pos– sibilissima, ma ciò implica un'avanzata educazione politica, e che l'organizzazione operaia fosse, con gelosa cura, mantenuta indipendente dai partiti po– litici » (Dott. A. Cantono: n Programma del Par– tito Popoiare Italiano, seconda edizione, l'orino, 1919, pagg, 63-64). · Ora, date queste premesse teoriche, dovrebbe ap– parire chiaro· anche alla Democrazia Cristiana -che non -è creando le scissioni che si favorisce il pro– cesso di unificazione· sindacale, ma solo adoperan- · dosi per creare le condizioni che la rendono -pos- sibile, · · L'atteggiamento del liberista n.on è, invece, su– bo:rdjnato, come quello della Democrazia Cristiana, a considerazioni di opportuni,tà contingente. Esso è rettilineo, perchè ritiene che l'articolo 39 attui il vero interesse dell'operaio., Infatti, ìl senatore Luigi Einaudi, che è indubbiamente iJ più alto ed au,to- - revole esponente in Italia di questa scuola_, dichia– rava, in una intervista al Giornale d'Italia, nel– l'agosto 1943, che egli non crede che l'unità sin– dacale costituisca una conquista per i lavoratori, poichè questi, secondo l'Einaudi, avrebbero- una più genuina e sicura rappresentaillza, e quindi una mi– gliore tutela dei pro,p•ri interessi, in un sistema sin– dacale plurimo, il quale dovrebbe consentire « il diritto negli organizzatlj_ di poter uscire dal sinda– cato, di non pagare contributo, di iscriversi ad un sindacato concorrente », Così, per quanto riguarda il contratto collettivo di lavoro, il sen. Einau<li, pur riconoscendo che « il contratto c.oUettivo è conqui– sta sicura della classe operaia », ritiene tuttavia che ·questo« acquista valore» solo« se il non iscritto (al sindacato) abbia diritto di rifiutare l'adesione e di contrattare per conto suo fuo-ri dal sindacato ». Queste idee -di Luigi Einaudi, di cui è pur notu il riconoscimento della fecondità delle lottè del la– voro, prevalenti ispiratrici dell'articolo 39, riportano il problema delle relazioni tra capitale e ·1avoro ad uno stato di fatto dal quale l'operaio ha proprio tratta la giustificazione della necessità di una orga– nizzazion·e sindacai-e unitaria e compatta. ,Poichè i lavoratori ben sanno, come scriveva un insigne eco– nomista, Attilio Cabiati, in un suo famoso articolo pubblicato ne La Stampa di Torino del 10 agosto 1922, che se « in uno stesso mestiere coesistessero più · organizzazioni in concorrenza fra di -loro, ciò equivarrebbe a ritornare al sistema del così detto lavoro libero, che è poi nella realtà la libera schia– vitù per la maggior gloria del capitalismo ». Del resto questa necessità ~ imposta non solo dagli -inte– ressi e dalle_ aspirazioni della classe lavoratrice, ma

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