Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948

CRITICA SOCIALE 25 ~i quella filosofico-pratica data dalla sezione poli– tica; penso pure che, se è pur vero che il fraziona– mento del Congresso rappresenta un'arbitraria vivi– sezione del complesso problema politico, è altret– tanto vero eh.e, .se così non si farà, i problemi sin– dacali, economici ed organizzativi non saranno mai discussi; e tra i due mali io preferisco l'arbitraria vivise~ione dei lavori del Congresso. Aggmngo ancora che, se sapremo organizzare be– ne il Partitc, e dare alla Direzione organi delibera– tivi efficienti, per integrare la volontà espressa dai congressi m!ile mutevoli contingenze della vita po– litica, noi conferiremo effettivamente alla Direzio– ne del Partito soltanto compiti esecutivi, per l'at– tuazione dei - quali basta essere dei galantuomini, consci dei limiti del mandato ricevuto. Infine penso èhe il Congresso non debba chiu– dersi con la -nomina della nuova Direzione, lascian::– do così l'impressione ai Congressisti che tutto si sia risolto in una corsa ai cadreghini, conquistati i quali arrivederci e grazie ... ; impressione fondata su con– ·siderazioni superficiali, se si vuole, ma cli cui si deve tener conto. Propongo quindi che il Congres– so- si chiuda con una seduta plenaria nella quale un delegato della Presidenza riassuma il complessiv0 risultato dei lavori ed il completo indirizzo politico datosi dal Partito attraverso i lavori del Congresso. Sarà questo il modo per meglio precisare aila Dire– zione del Partito il mandato che le viene conferito e per segnare ai Delegati la trama per le relazioni che §.aranno tenuti· a dare presso le organizzazioni "locali del Partito stesso. Mi rendo perfettamente conto che una organizza-_ zione come quella che sono venuto tratteggiando to– glierebbe molto della « spettacolarità » dei tradizio– nali Congressi; ma io penso che sia necessario por– si in grado di svolgere un proficuo lavoro, in quanto il Partito in questo momento ha soprattutto bisogno di idee chiare e ben ponderate. · DobQiamo, insomma, organizzare un Congresso che si risolva in un conc reto contribu,to di spirito, di idee e di iniziative p.er la soluzione dei problemi della classe lavoratrice e della pace e non in una rassegna di forze beantisi della musicalità di parole altisonanti e ·vuote. PIETRO BEGHI Noi e 1 Democristiani Come è vero che l'attuale coalizione governativa si propone solo limitati. fini contingenti, altrettanto è certo che all'indomani delle elezioni una allean• za con la Democrazia Cristiana non potrebbe pro– filarsi se non come un accordo duraturo,· destina– to ·a proiettarsi nell'avveni_re. Naturalmente di tale accordo si potrà parlare solo nel caso in cui nelle prossime elezioni la Democra– zia Cristiana conservi le attuali posizioni, e da1 can– to suo il nostro Partito, unitamente ai Repubblica: ni, ottenga ùna discreta affermazione .. Chè, se la bi– lancia dovesse invece pencolare verso destra a sca– pito dei democristiani, oppure, per un altro verso, le posizioni della sinistra democratica dovessero ve– nire erose, si creerebbe un equilibrio affatto diver– so, destinato a sfociare in una combinazione gover• nativa di altra natura. Visto per altro che esistono notevoli possibilità che l'esito delle prossime elezioni porti in primo piano la questione della nostra collaborazione co~ la Democrazia Cristiana, visto d'altro canto che 11 Paese desidera sapere quali condizioni noi inten– deremmo porre domani per la collaborazione gov1ir– nativa è bene che fin da oggi affrontiamo con chia– rezza 'di idee e con assoluta sincerità questo im- portante problema. . . Qualche settimana fa abbiamo accett~to d1 en~ra: re a far parte della compagine governahva, co1:1-vm_h di fare cosa utile alla causa della democrazia,. m relazione alla necessità di garantire al popolo Ita: liano una pacifica consultazi~ne elett?rale. 1':fa no~ sappiamo perfettamente che m questi pochi mesi non si farà nessuna importante riforma nel no~tro Paese; e, per quanto concerne la classe lavoratrice, ib.liotecaGino·Branco non ci proponiamo se non di éontribuire ad elevare di un altro gradino il suo troppo modesto tenore di vita. Ben diversamente si porranno le cose all'indo– mani delle elezioni, quando si tratterà di dare vita ad un Governo chiamato, in relazione alla durata ~ella legislàtura ,a impostare un programma quin– quennale, e a pronunciarsi quindi chiaramente in ordine ai maggiori problemi che travagliano il Paese. Si possono escludere, sì; i comunisti dal Governo, troppo difficile riuscendo la collaborazione 'con un Partito che dovrebbe conciliare gli interessi della classe lavoratrice italiana con le ferree esigenze del– la politica estera russa; ma non si può ignorare che esistono dei gravi problemi ai quali urge dare al– meno u_nprincipio di soluzione, se non si vuole por– tare acqua al mulino dei comunisti, che rimprove– rano appunto ai Governi democratici una pretesa costituzionale incapacità di risolvere i problemi del– la classe lavoratrice. Noi non abbiamo aderito alla cosiddetta Costi– tuente della Terra, alla Costituente dei Comuni de– mocratici ecc., ben sapendo come queste - talvolta carnevalesche - parate non siano altro che le tap– pe di una ·vasta manosva agitatoria del P. C. Ma· non possiamo d'altronde ignorare che ~siste un pro– ·hlema della riforma agraria, della democrazia intra– ziendale, dell'autonomia locale ecc. E riteniamo che, se si vuole far fronte alla marcia del bolscevismo ri– conquistando alla democrazia la classe lavoratrice, bisogna dare a questi ed altri problemi,' nei pros– simi anni, una soluzione che, al di là di ognì facile demagogia, vada incontro ai più urgenti e più sen– titi bisogni di quei ceti verso i quali il regime d~– mocratico ha i maggiori doveri. Il più grave errore che un socialista e un demo– cratico in genere possano oggi compiere è certo quello di credere che non si debba e non si possa « rpmpere » con i comunisti. No! noi dobbiamo, al– l'occorrenza, se provocatì, essere pronti a risponde– re CON f ermezza all'attacco comunista, e disposti ad arriv.a.re fino in fondo, così come hanno fatto i com pagni francesi. Ma su questa via non ci si può incamminare, se non a patto che si abbia la sicura coscienza di poter conquistare la fiducia delle clas– si lavoratrici con una politica sociale avanzata. Se no, un eventuale nostro atteggiamento anticomuni– sta non avrebbe più modo di distinguersi da una qualunque politica conservatrice. Orbene, la Democrazia Cristiana non ha, fino ad oggi, dimostrato di comprendere appieno l'istanza fondamentale della classe lavoratrice. Essa ha volu– to il più delle volte barcamenarsi tra il rigurgito del passato_ e le istanze del presente, e alla fine, il più delle volte, ha rinunciato a calcare le vie nuove per seguire quell_e vecchie. Ma dopo le elezioni anche questo complesso e contraddittorio Partito dovrà finalmente decidersi. Noi non ci illudiamo· ingenuamente di poter do– mani far leva sulla cosidetta sinistra democristia– na contro la destra. Sappiamo troppo bene che, al– l'esterno, il partito si present\!- collie un blocco mo- , nolitico. Ma speriamo di porre la democrazia cri- .stiana dì fronte alle proprie responsabilità: dì farle intclìdere, cioè; come due sole vie le sono aperte dinnanzi. L'una è quella della leale collaborazione con la sinistra democratica: e per essa si deve ne– cessariamente pervenire ad un coraggioso rinnova– mento dei rapporti economici ·e sociali nel nostro Paese. L'altra via è qu_ella del mantenimento dello status quo, e implica la rinuncia, da parte della D. C., alla nostra collaborazione. Per questa strada il Partito cattolico non potrà evitare un progressivo slittam~nto in senso conservatore e reazionario, che . lo porterà a tradire in ultima istanza la causa della democrazia e del progresso. -Il Partito cattolico francese ha dimostrato di sa– per scegliere la strada del progresso sociale e della genuina democrazia. I cattolici italiani, pur P~~te~-. do da posizioni meno avanzate e risentendq pm di– rettamente l'influenza, non sempre benefica, .del Va– ticano, hanno pur essi senza dubbio 1~ possibilità di intendere il dramma della democrazia europea e di incamminarsi conseguentemente sulla medesima strada dei loro colleghi francesi. Se la D. C. pertanto accetterà, in piena coscienza,

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