Critica Sociale - anno XXXIX - n. 12 - 16 giugno 1947

\ 21.2 CRITICA SOCIALE Il Congresso di f irenze Il primo con"resso unitario della Confedera_zione Generale Italia;a del :i,a,:oro _si_è ~voi!~ o:dma~a~ mente nono· tante a]i mc1dent1 mev1t~b1)J d1 tutti 1 congr;ssi proletari, 0 e si è concluso fel;ce1:1ente. ~•u– nità della classe lavorat_rice, che era I umco obbiet- tivo del congresso, è salva. . , . E' d'uopo spiegare ancora una .volt!" eh~ per ,un!– tà qui si deve intendere la concentraz1on~ 1~ un uni– ca Confederazione di tutte le organizzaz~o.n1 pr?fes~ sionali, senza distinzione di colore pol1t1c_o ne . di qualificazione professionale. Il lavoro classico, c10e il lavoro manuale, salariato, dipendente, no!1 è p1u il solo che si organizza sindacai.mente per d!fender~ i propri interessi. L'organizzazione. profess1ooale _e praticata ormai, da tut~e le categorie d1 prodt)tton, manuali ed intellettuali, che v1':'ono d~l proprio la– voro e che tutti insieme costituiscono 1)_ ryerbo ~e.Ila nazione. « La C.G.I.L. conta oggi un m1l1one d1 in– tellettuali fra i suoi iscritti», s\ è gridato al Con– gresso. Ne prendiamo atto con piacere, ma non pos– siamo 'fare a meno di porci il pro_blem_a del d~ce!1- tramento e delle autonomie profess1onal1. Proprio rn questo momento la C?stilu~nte ~ta discutendo la qu_e_– stione delle autonomie regionali; dopo ottanta e prn anni di unità nazionale, pare a molti italiani che sa– rebbe bene decentrare e creare addiri.tt_11;ra l'Ent~ re· gionale. !Nell'ordinamento del lavoro, invece, s1 se· gue il criterio· opposto, facendo un ~utt'uno dell'u– nità, morale e dell'accentramento funzionale, metten– do insieme ·i braccianti ed i magistrati, gli artisti ed i pubblici funzionari, e per poc? non sj arri".a a ti– rar dentro anche i conduttori d opera, 1 quali, dopo tutto lavorano anch'essi. Non discutiamo questo in– diriz'zo puramente tecnico del probl_ema, di~iam? sol· tanto che le autonomie profess10na11· e funz1onall non hanno mai nuociuto in passato all'unità, e tiriamo via. Dicevamo dunque che il Congresso ha trattato t~n solo argomento, quello dell'u_ni!à, _che era J?0_stam pericolo soltanto d~i democrist1am. I ~1battit1,_ pro– trattisi per una settimana, vert,rono umcamente sul– la relazione morale dei Comitato Direttivo, la quale includeva necessariamente l'indirizzo politico dell'or– ganizzaz,ione. Le correnti sindacali in seno all~ C.G I.L. sono parecchie, e già si sapeva come i voti si sarebbero divisi, perchè le varie correnti si erano sarebbe troppo lungo enumerare qui, ma che è fa· ci!e immaginare. Con,seguenze, intel'nazionali. La pronta e vivace .reazione americana, ·oltre a quella br:tanni•ca e di altri paesi occidenta'.i, ,indie~ che avvenimenti di que~to genere non sono_ toll_eratI dalle grandi potenze. Ma per noi, che consideriamo gli avvenimenti attuali dal punto di vista della de– mocrazia e del socialismo che i grandi antagonismi m:nacciano di soffocare, il pericolo appare gravis– simo, anche se noi non crediamo ali'imminenza di una guerra atom:ca. v L'offe'nsi1va sovietica ha già contribuito a portare a destra e ad un dich'arato anti-comunismo (vedi dottrina di Truman e piano Marshal') l'opinione ed il governo americani, e non solo americani. Ed an– che questo è un grave pericolo. Il giorno iin cui non ci saranno che i dùe blocchi, e nessuT)a voce se non di coùtrasto si leverà,, la guerra sar/j. inevitabile. Do– ve arriveremo? Oggi ancora esistono le forze della pa– ce, ma sono già più debo:i. Esse sono \nsopprimibili, · ma potrebbero essere fatte ancora µna volta tempora– neamente tacere. A!Jora, la fascia di sangue che già · avvolge il mondo dalla Cina a!Ja Palestina, a)l'India, alla Grecia:, diverrebbe mare. Riuscirà la democrazia, i] progresso .umano, a: contrapporsi ag:i egoismi ed ai calcoli e ad annullare il di!emma: comunismo ·o fa– sci'smo dittatura bolsceviva o dittatura capitalisti– ca? Ndi non siamo ottimisti. 1'1:!ròsappiamo che pos· siamo tutti dare un contributo a questa l_otta. PIERO GALLARDO Bibl_ioteca Gino Bianco pronunziate in anticipo, pro~pettandp 'ognuna il pro– prio programma. Gli oratori che preser~ la _paro]~ sulla relazione mo.raie _non f~<;ero. eh;~ ribadire coi loro discorsi, quasi tutti conCJol1anll, c10 che avevano scritto nelle loro mozioni. L'opposizio~e _ap~rta e pu– gnace era rappresentata dai democri~t1am. ?er 1:1 prima volta, dacchè si fanno con_gress1 ope'.,a1, e ri– suonata alta e balda la voce degli eterodossi. Come tutti sanno; dalla fondazione delle prime ç;a– mere del Lavoro in poi, il movim~nto sindacale Ita: liana si ispirò sempre alla dottrma della lotta di classe ed anche oggi rimane, in grande maggioranza, fedele a tale dottrina. Ora, dato che per il passalo non era nemmeno pensabile la coabitazione sotto il me– desimo tetto dei socialisti e dei cattolici, ne veniva di conseauenza che non c'era la possibilità di urti di;etli tr~ .Joro. Le cose cambiarono in seguito, alla creazione della Confederazione Unitaria, che fu il risultato della fusione delle due Confederazioni pre· fasciste, -la rossa e la bianca. ' • II pomo più grosso della discordia ,era rappresen: tata, come è noto, dall'art. 9 dello ,statuì?· .Ma qu\ sorge spontanea una domanda: come ma1. 1 demo– éristiani hanno aspettato tanto a rompere m guerra contro qò.ell'articolo? Perchè la verità è questa: lo statuto confederale è stato approvato all'unanimità dal Congresso di Napoli del gennaio 1945, ·e quindi anche dai democristiani. Come si spiega dunque la tardiva 1evata di scudi di questi ultimi contro l'art. 9 ed altre parti dello statuto, che per un biennio al– meno non ha dato luogo a discussioni? La rivolta della corrente dem'l:lcristiana è dovuta, a mio debole parere, al c,ambiamento del clima po– litico. Come è avvenuto nell'altro dopoguerra e co– me doveva avvenire a maggior .ragione dopo il di– sasfro politico e militare c:tie· ha colpito il nostro Paese, bisognava dare .qualche so~disfazion_e ~l po– polo, lasciandogli, come si suol dire, la briglia sul collo. Se non che anche questa volta il pendolo della libertà, dopo di essersi spostato fo_rtemente a sini- · stra tende nuovamente a spostarsi a destra. Con que~to non· voglio dire che ci sia in Italia un peri~ colo imminente di dittatura borghese (e neppure d1 dittatura proleta.ria), ma indubbiamente le forze 9-el– la conservazione sociale, che sono ·ancora ben vive, tendono a riprendere la 'direzione del Paese e,a crea– re un equilibrio conforme :;i.gliinteressi e alle aspi– razioni loro. Questo equilibrio si può ~@nseguire anche in re– gime repubblicano e democratico. In fondo il suffra– gio unive_rsale esteso anche alle donne, çon relallva proporzionale, è una garanzia di un proceder lent{! e pacifiço dell'evoluzione politico-sociale. Senza ~l esso i democristiani non. avrebbero :potuto ~onqm– stare oltre duecento segg'l nelle elez1on1 J])er la Co– stituente. L'errore di molti socialisti sta nel credere che la classe operaia possa prendere da sola ed in « -toto » il potere coi mezzi -legali e democratici. La cosidetta base, la classe .Javoratric;e unita come un sol uomo, animata da un -unico ideale e da. questa unità fatta, onnipotente, è una figura letteraria. che poteva servire quando si trattava di risvegliare Ja coscienza del proletariato, ma che ora non -basta p1u. E' bensì vero che i comunisti .hanno la maggio– ranza ·assoluta nella Confederazione Generale ·dèl La– voro e che comunisti e socialisti uniti insieme di– spongono di 3.748.658 voti, contro 600.000 voti ot– •tenuti dai democ ristiani su un totale di 4.568.087 vo– tanti (il resto è anda.to ai partiti minori), secondo i risultati delle v otazioni congressuali, rna il rapporto delle forze cambia se ci trasferiamo dalla Confede– razione alla Nazione. Per il momento i democristia– ni costituiscono il partito più forte, e come partito di centro dispongono di un'ampia :Ji~e~tà di m~– novra. Fin qui hanno uuntato verso s1n1slra, m~ po1- ch.è il Tripartito ha fatto cattiva prova, ora s1 vol– gono a destra. I comunisti hanno uh bel giuocare d'astuzia coi chierici,' fingendosi magari più papi~ti del Papa, ma riorr riusciranno mai a vincere le diffidenze delle ge– rarchie cb:e~astiche a loro riguardo, così come que– ste non creaono a quei socialisti i quali vorrebbero far dimenticare i loro trascorsi massonici' ed an_ti– clericali, protest:rndosi amici sviscerati della relig10-

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